«non so che dire».
«almeno un “mi
dispiace” sarebbe gradito, padre».
Brocken Jr. osservava cupo le
fotografie che il figlio gli
stava mostrando dal cellulare. «come le hai avute?»
«le ho scattate io
stesso» mentì il ragazzo «Brocken, come
hai potuto rischiare di metterti in un guaio simile?! Che cosa ti ha
preso?
Pensavo ne fossi uscito, e poi…e poi adesso sei anche un
cleptomane, oltre che
un alcolista?»
Il primo istinto di Brocken Jr., che
solitamente non era
tipo da tollerare simili mancanze di rispetto, fu quello di assestare
al
ragazzo un bello schiaffone.
Poi però, contando fino a
dieci, riconobbe che quella detta
da Jeager con tono disperato non era stata un’ingiuria.
Ma una semplice constatazione
realistica.
«Jeager…ho fatto
uno sbaglio. Un grosso sbaglio. Ho…si, ho
avuto una ricaduta, lo ammetto».
«padre, lo so che non ti
piace l’idea, ma forse è il caso
che tu ti faccia aiutare da persone qualificate».
Di nuovo l’istinto avrebbe
portato Brocken ad urlare al
figlio di farsi i fatti propri, perché la vita non era la
sua, e che lui non
aveva minimamente bisogno d’aiuto…ma anche in quel
caso riuscì a mantenere il
controllo. Non poteva dare addosso a Jeager solo perché era
preoccupato per
lui; meglio riservare la durezza o la rabbia nel caso che suo figlio
facesse
qualche idiozia.
«no» disse con
decisione «davvero, non ne ho bisogno. È
stato un caso isolato».
«in tre diversi
discount».
…ok, minacciava di
riuscire a farlo arrabbiare davvero. Era
proprio un tedesco, così maledettamente fiscale.
«d’accordo, in tre diversi
discount, ma l’ho fatto nella stessa giornata, per cui
possiamo considerarlo un
caso isolato, e poi…e poi avevo un motivo valido»
mormorò, voltandogli le
spalle ed afferrando l’impermeabile.
«non puoi andartene
così! Non c’è alcun motivo valido che
ti
giustifichi dall’aver rubato!» ribatté
l’altro cercando di costringerlo a
voltarsi. Con quell’atto Brocken sentì di essere
arrivato al limite, ed afferrò
il polso del figlio torcendoglielo con una mossa improvvisa.
«aargh!!!»
«ti ho detto che so
benissimo di avere sbagliato! E ti
assicuro che non lo rifarò! Ma non seccarmi oltre con questa
storia, Jeager!»
«se…»
il ragazzo si lasciò scappare una smorfia mentre si
liberava dalla presa del padre «se mi dicessi almeno quale
è il motivo…il
motivo per cui l’hai fatt-»
«non vedo che ragioni avrei
di dirtelo. Jeager, senti…» in
un gesto che era anche di scuse per quello scatto di rabbia improvviso,
il
tedesco gli mise le mani sulle spalle «lo so che siamo una
famiglia, oltre al
fatto che sono il tuo allenatore e tra allenatore ed allievo non
dovrebbero
esserci segreti. Ma a volte è inevitabile. Mi dispiace.
Posso solo giurarti su
quanto mi è più caro che non berrò
ancora, né ruberò più».
Jeager sembrava combattuto.
«posso anche crederti padre,
però…il fatto è che sono preoccupato
per te».
«non
c’è bisogno, davvero» Brocken
riuscì anche a produrre
un sorriso «adesso sto bene. E ti ripeto che mi dispiace,
anche per il mio
scatto di rabbia ingiustificato e per averti fatto male».
“si…perché
te ne ho già fatto abbastanza, povero figlio mio,
e dovrò fartene ancora” aggiunse mentalmente.
«non fa niente.
Però…»
«”però”
nulla. Come sta il figlio di Terryman?»
«l’ho trovato
bene, infatti lo dimettono nel primo
pomeriggio, quindi non devi disturbarti nemmeno a preparare il pranzo
per
entrambi. Io e gli altri mangeremo qualcosa tutti insieme».
«sono contento che ti sia
fatto degli amici. Quindi…»
Brocken diede un’occhiata all’orologio
«considerata l’ora hai giusto il tempo
per una doccia, per cambiarti e per raggiungerli».
«eh si! Ci ho messo un
po’a tornare perché, sai…ho
riaccompagnato a casa Meat, Trixie e Roxanne».
«Roxanne, eh?
di’, hai mai pensato di provare a diventare un
po’più intimo con quella ragazza?»
Si pentì di averlo detto
appena l’ultima parola aveva finito
di uscirgli di bocca.
“…ma
perché poi dovresti…considerando quel che temo
dovrò
fare…?”
Jeager arrossì
brutalmente, farfugliando parole
incomprensibili. «i-intimi…no, siamo
amici…e poi piace a Kid Muscle, e…vado a
fare la doccia» concluse, andandosene a grandi passi.
Brocken dapprima fece un mezzo
sorriso, ma durò poco.
Il tempo di tirare fuori il cellulare.
“L’alcol
alimenta i bollenti spiriti al punto da
dar fuoco alla casa degli zii di Jeager. Io e te sappiamo che non
è una voce
infondata, vero Brocken? Se non vuoi che Jeager ti ripudi, e magari ti
spedisca
in galera dove dovresti stare, tra quattro giorni metti tra le cose di
Jeager
il regalino che ti ho lasciato sepolto sotto il vaso di peonie prima
che lui si
svegli.
#R”.
Quell’sms anonimo gli era
arrivato due giorni prima. Quello
attuale era il terzo, e quella che si apprestava era la
“notte X”.
Per leggero che fosse, il
“regalino” di cui parlava #R e che
lui teneva imprudentemente in tasca gli pesava come un macigno.
Come avrebbe potuto mettere della
droga tra le cose di suo
figlio, col rischio che questi fosse squalificato a vita da ogni
competizione?!
Jeager era un chojin nato, e lui gli voleva bene, come poteva fargli
una cosa
del genere?!
“se
non vuoi che
Jeager ti ripudi e ti spedisca in galera”.
Chiunque fosse il maledetto -o la
maledetta- #R, sembrava
sapere più che bene dove colpire oltre che un suo torbido
segreto, se così si
voleva chiamare. Non era un mistero che tale sospetto su di lui fosse
in giro
già da un po’, considerando che perfino quel verme
di Mars lo aveva usato per
cercare di confondere il povero Jeager e metterglielo contro.
“Jeager, figlio mio,
avresti solo ragione ad odiarmi”.
Aveva passato così tanti
anni senza di lui…così tanti anni.
Impossibilitato a prendersene cura a causa della depressione, e
dell’alcolismo.
E adesso che erano finalmente
insieme, #R tentava di
separarli.
E se sapeva quella parte della
storia, vuoi che non sapesse
od immaginasse anche il resto? Che non si rendesse conto del dolore che
gli
stava dando? Qualunque scelta avesse fatto, Brocken Jr. avrebbe
distrutto
qualcosa: la carriera di Jeager, o il loro ritrovato rapporto.
La sua mano tremava mentre stringeva
la bustina di plastica
a chiusura ermetica contenente la droga.
Di una cosa era certo: chiunque fosse
a ricattarlo così,
doveva avere in mente anche la distruzione della Lega, oltre che alla
sua
personale. Non a caso Jeager era tra i più forti della nuova
generazione,
insieme a Kid Muscle e Kevin Mask.
C’era da chiedersi se anche
loro avessero ricevuto un
messaggio da parte di #R.
.: qualche
ora dopo :.
«oook ragazzi, bisogna
festeggiare il ritorno di Terry e Dik
con una bella bevuta!» esclamò Kid Muscle.
«KIIIIIIID!!! Sono appena
stati dimessi dall’ospedale!!!
Devono mangiare sano, altro che bevuta!» gli urlò
contro Meat.
«m-ma…e una
bevuta di coca cola?»
«credo che quella si possa
fare» disse Roxanne «ad ogni
modo…la polizia ha chiamato la madre di Chichi prima che
partissimo per
l’ospedale: dicono che potrebbe essere scagionata!»
«davvero? bello!»
Già, peccato che non
sapessero ancora quali prove erano
state trovate, ossia l’arma di Terry, il quale non si era
ancora accorto della
sparizione.
«si, comunque io mi chiamo
Dik Dik Van Dik!» si premurò di
ricordare a tutti l’africano, come se a qualcuno interessasse
qualcosa.
«sono contento che ci siamo
riuniti tutti quanti…mi siete
mancati, ragazzi» ammise il tricheco, approvando la bevuta di
coca cola ed
aprendone una lattina, sollevandola
«quindi…» disse timidamente
«io avrei un
brindisi da proporre…»
«a cosa, Wal?»
sorrise Terry.
«alla nostra
amicizia» rispose dolcemente lui «augurandoci
di restare uniti di fronte a qualunque avversità».
«uh! Che discorso
commoventeeeh» Kid aveva i lacrimoni
«Wally, dici sempre cose così profonde!»
«no, stavolta hai ragione
amico» approvò Dik Dik.
«d’accordissimo»
annuì Terry, quasi in contemporanea con
Jeager. Anche Meat li guardava sorridendo…
«ma che scenetta
commovente. Oserei dire stucchevole».
Peccato che il momento fu rovinato da
Kevin Mask, che quel
giorno era di pessimo umore. Lui e Lord Flash poche ore prima erano
tornati da
un allenamento, ed aprendo la porta di casa si erano trovati investiti
da due
dita d’acqua; ebbene si, qualcuno aveva allagato casa di
Kevin, e l’inglese
aveva giusto la vaga impressione che
il vandalo delle sue povere viole c’entrasse
qualcosa…anche se a Lord Flash
aveva parlato di tubature rotte.
Non sapeva se lui gli avesse creduto
o meno.
Probabilmente no.
«Kevin Mask,
perché non te ne vai a rompere la scatole a
qualcun altro?!» sbottò Jeager «non sei
il benvenuto qui».
«è un parco
pubblico, e non sono certo ansioso di starmene
con un branco di perdenti» ribatté lui, in piedi
sull’altalena.
«appunto, se il
“branco di perdenti”» Roxanne
mimò le
virgolette «ti fa tanto schifo, perché non vai a
fare qualcosa di utile
rilasciando una nuova deposizione con dentro meno cazzate?»
«Roxanne!»
allibì Trixie, come tutti del resto. Per quanto
tutti quanti avessero pensato che alla luce dei nuovi avvenimenti Kevin
quella
sera avesse visto lucciole per lanterne -e a detta di Jeager
probabilmente
fosse ubriaco- in pochi avrebbero avuto il coraggio di parlargli
così.
«sentimi bene ragazzina, lo
so benissimo cosa ho visto»
replicò Kevin saltando via dall’altalena -e
Roxanne sperò inutilmente che si
rompesse l’osso del collo- atterrando non distante da lei
«se la tua amichetta
voleva evitare noie, poteva evitare di uccidere il suo
ragazzo».
«già, peccato
che il detective abbia chiamato oggi sua madre
per informarla che probabilmente verrà scagionata. Prova
evidente che qui c’è
qualcuno che mente. Ossia tu».
«ehm, Roxanne, non ci stai
andando un po’troppo pesante?...»
disse esitante Dik Dik vedendo Kevin incombere su di lei, con lo
sguardo che
era passato da sorpreso ad assassino.
«sei stata
tu…dillo, che sei stata tu».
Non era tipo da picchiare le donne,
di solito, non lo era
nel modo più assoluto…ma quel biglietto, le sue
povere viole distrutte,
l’allagamento di casa sua, il senso di minaccia continuo
avrebbero mandato fuor
dai gangheri chiunque.
Che poi, a dire il vero, di prove che
Roxanne potesse
entrarci non ne aveva proprio. Probabilmente se fosse stato Kid Muscle
a
parlargli in quel modo, Kevin avrebbe pensato che fosse stato lui!
«a fare cosa?!»
«le viole.
L’allagamento. Sei stata tu!!!»
Sembrava potesse aggredirla da un
momento all’altro, ma
Jeager intervenne prontamente assestando all’inglese un
diretto in piena
faccia. «non azzardarti a toccarla, capito?!»
«non impicciarti,
tedesco!» ringhiò l’altro, e dopo
ciò i
due diedero inizio ad una brutta rissa. Altro che festa!
E nemmeno trenta secondi dopo
arrivarono, quasi
contemporaneamente, un’ automobile ed un appiedato.
«oh!»
«Kevin!!! Che ti salta in
testa?!» l’ultimo ad avere parlato
era stato Lord Flash, che per fermare Kevin dal commettere qualche
altra
sciocchezza e separarlo da Jeager lasciò cadere la sua
inseparabile valigetta,
lanciandosi in mezzo alla rissa e tirandone fuori il suo pupillo con
una forza
che Kevin stesso avrebbe definito quasi insospettabile «ti
sembra il momento di
metterti a fare a botte?! non fare lo sciocco!»
«Lord Flash, lasciami
finire!»
Anche Kid e compagnia adesso stavano
trattenendo Jeager dal
continuare la rissa.
«lasciatemi, devo insegnare
a quell’idiota come ci si
comporta con le fanciulle!»
«Jeager, lascia
perdere!»
«Kevin, piantala di fare il
bambino, d’accordo?! Abbiamo un
Torneo da vincere! Non vorrai accumulare motivi per farti squalificare,
vero?!»
l’idea della squalifica parve calmare il ragazzo
«oh, ecco, bravo».
«oh, che peccato. Era un
combattimento così violento…e
terribilmente divertente».
Tutti quanti si voltarono in
direzione della voce femminile
che avevano appena sentito, trovandosi davanti una ragazza dai capelli
rossi
che, chi per qualsiasi motivo l’aveva già vista,
riconobbe immediatamente come
Jacqueline MacMadd.
«uff. Solo lei ci
mancava» borbottò Roxanne.
…e, no, alle esponenti
femminili del gruppo di amici di Kid
non era affatto simpatica. Magari perché non sarebbero
riuscite a diventare
così carine nemmeno trascorrendo un anno intero in un centro
estetico.
«ah…signorina
MacMadd, mi auguro che non abbia frainteso
quanto visto qui, sa…sono ragazzi…»
disse subito Lord Flash pensando “ma porc…!
Proprio una MacMadd doveva venire qui ora!”
«l’unica cosa che
mi ha contrariata è stata la sua
interruzione» ribatté la rossa con estrema
tranquillità «non disdegno simili
spettacoli. E comunque non avrei detto nulla
al mio caro padre, e
tantomeno
al mio carissimo fratello».
Già, perché lei
era lì in veste di spettatrice.
Solo ed
unicamente di
spettatrice.
Niente ruoli di comando vero e
proprio per lei, forse perché
era la secondogenita, forse solo perché era nata femmina; e
questo nonostante
fosse molto più sveglia di suo fratello.
Per cui doveva accontentarsi di
godere della compagnia di
ragazzi carini, e per tale motivo era venuta a portare personalmente il
messaggio che seguì.
«sono qui per dirvi che, a
meno di qualche altro…incidente
di percorso…il Torneo chojin ricomincerà tra una
settimana».
«che cosa?! Tra una sola
settimana? Ma…Check Mate è mancato
da così poco!» allibì Meat.
«ne sono consapevole, ma
purtroppo queste non sono decisioni
che prendo io, e quello stolto di mio fratello dice che lo spettacolo
deve
continuare. Per cui, presentatevi allo stadio Budokan tra una
settimana…io sarò
lì, sapete?» concluse con un sorriso smagliante,
salendo di nuovo in macchina dalla
parte del guidatore e dando un’occhiata alla strada
«mh…pare che abbiate
visite».
Detto questo chiuse lo sportello e
fece cenno all’autista di
partire, proprio mentre Reynolds scendeva dalla volante.
«detective!»
esclamò Terry «è qui per darci notizie
di
Chichi?»
«si e no. Volevo fare due
chiacchiere con te, Terry Kenyon,
ma prima…chi era quella ragazza?»
«la figlia di Vance
MacMadd, Jacqueline MacMadd» rispose
pronto Lord Flash.
«ah! Capisco. Presumo che
riguardi il Torneo…»
«ricomincerà tra
una settimana, se non ci saranno altri
“incidenti di percorso”» disse Roxanne
con appena un filo di disprezzo nella
voce «perché vuole parlare con Terry?»
«vi sarà presto
chiaro. Innanzitutto, Terry Kenyon, devo
chiederti dov’eri la notte in cui Check Mate è
stato ucciso, dalle undici di
sera in poi».
Tutti quanti si scambiarono delle
occhiate, Kevin e Flash in
particolare. Che l’assassino fosse il texano?
«sospetta di me?!
…io quella sera ero al Quasar con Kid,
Wally e Dik Dik. È una discoteca dall’altra parte
della città. Credo che
qualcosa come cinquecento persone possano testimoniare che siamo
entrati alle
dieci di sera e ne siamo usciti solo alle cinque del mattino, e possono
farlo
anche i proprietari. Non dovrebbe avere problemi a procurarsi il
numero».
«no, infatti, e lo
farò sicuramente. Beh, assodato questo è
giusto il momento di dirvi cosa mi ha portato qui: pare proprio che
l’arma con
cui tanto il vostro amico quanto Sunshine sono stati uccisi fosse la
tua
pistola, ragazzo».
Momento di assoluto sconcerto, sia
per la rivelazione in sé
che perché…da quando in qua Terry aveva una
pistola?!
«una pistola?! Avevo una
pistola in casa?!! IIIIIIH» strillò
Kid Muscle.
«come tuo padre, eh
Terry?» sospirò Meat.
«ragazzi, non dovreste
avere paura delle pistole, ma di chi
le usa malamente» replicò il detective
«sono venuto qui a fare questo
accertamento quasi sperando che
lui
avesse un alibi… perché francamente sarebbe stata
una cosa troppo sciocca
uccidere qualcuno con la propria arma legalmente registrata e pensare
di farla
franca. Solo, l’hai data o mostrata a qualcuno?»
«mi ha preso per scemo? No!
Io ero convinto che fosse
nascosta al suo posto, non sono un pazzo ossessivo di quelli che le
lucidano
ogni sera, e nessuno qui sapeva che ce l’ho, per cui ero
tranquillo!»
«capisco. Ah, Kevin Mask,
giusto volevo parlare anche con
te; riguarda la tua deposizione. Sicuro di non avere nulla a dirmi? In
via ufficiosa
od ufficiale, in commissariato?»
Kevin osservò il
detective, cercando di ignorare il fatto
che tutti i presenti, tutti, lo
stavano fissando come per accusarlo. Come a dirgli “tu hai
mandato in galera la
nostra amica, è stata colpa tua, solo tua”. Senza
riservargli un minimo di
comprensione, specie considerando che non sapevano del fatto che quella
sera
era alticcio. Non potevano pensare che fosse rimasto sconvolto nel
vedere
quella scena, e che potesse aver detto quel che pensava di avere visto
proprio
per questo motivo? Non capivano che tipo di esperienza potesse essere
trovarsi
davanti una scena simile? Non capivano che anche lui era un essere
umano,
maledizione?!
Ad ogni modo a questo punto, forse,
al di là dell’essere
stato minacciato e tutto quanto sarebbe stato proprio il caso di
parlare con un
detective che nonostante il distintivo sembrava un uomo comprensivo e
non
stupido. Evitando di dirgli che era ubriaco, era abbastanza sicuro che
il
detective avrebbe capito in che condizioni si era trovato quella sera.
E la leggera spintarella che gli
diede Lord Flash gli fu d’aiuto
per decidere.
«io…mi
dà un passaggio lei?»
«seguimi».
Lord Flash osservò i due
allontanarsi, sollevato. Tutto sommato
sembrava che almeno quel problema che si era venuto a creare sarebbe
stato
risolto, ed un’innocente sarebbe stata scagionata
completamente.
«a quanto pare Kevin aveva
davvero scambiato lucciole per
lanterne» commentò Dik Dik.
«e Chichi è
finita in prigione per colpa di quell’idiota!»
sbottò Trixie. Roxanne si limitò a guardare in
cagnesco Kevin fino a quando non
partì con Reynolds.
«pare che non siate proprio
in grado di mettervi nei panni
di un ragazzo come voi che ha subìto lo shock di trovarsi
davanti la scena di
un omicidio» intervenne freddamente Lord Flash
«forse era pretendere troppo».
«senti un
po’-» avviò a dire Terry, ma Meat lo
interruppe
subito.
«tutti i torti non li ha,
Kevin deve aver subìto uno shock
non indifferente, ed ha sbagliato, ma da qui a linciarlo ce ne
corre».
Lord Flash rivolse a Meat un muto
ringraziamento prima di
andarsene in direzione di casa propria, a grandi passi, sperando di non
rivedere quelle persone per un pezzo. Chissà se le persone
he avevano chiamato
per quell’allagamento avevano finito con le riparazioni.
E chissà se le tubature si
erano rotte per fatti loro come
millantava Kevin. Da parte sua, Flash temeva che ci fosse ben altro
sotto,
pensò mentre camminava velocemente arrivando a casa circa
venti minuti dopo.
La cosa buffa era che a circa cinque
minuti dall’arrivo
aveva avuto come la sensazione di aver dimenticato qualcosa
d’importante, ma
cosa?
«che
idiota! La valigetta!»
esclamò una volta arrivato al cancello di casa e
maledicendosi ventisette
volte. Credendo che il posto più sicuro fosse sempre accanto
a sé, teneva
documenti, maschera e costume che rivelava la sua reale
identità di Warsman
proprio in quella valigetta.
Ed ora, come il tonto
più
tonto tra i tonti,
l’aveva lasciata
in g-…
«…»
Eccola.
In bella vista davanti alla porta di
casa.
E di una cosa era certo:
lì non ce l’aveva messa lui.
«no…no-no-no-no-no»
si fiondò a prendere la valigetta
arrivata lì come per magia, la cui chiusura era visibilmente
ammaccata, oh no,
no, ci sarebbe mancato solo che…
“Warsman,
che
sorpresa mi hai
fatto! Adesso fanne tu una a Kevin questa notte, mettendo il
sacchetto” e
ce n’era uno accanto al biglietto: queste
due cose erano tutto il contenuto della valigetta “tra le sue
cose. Poi vattene. Fallo e riavrai quel
che ti appartiene. In caso contrario, dubito che a Kevin
piacerà sapere di
essere manipolato dall’ animale da
compagnia di suo padre. Scegli con giudizio!
#R”.
Il russo non sapeva se essere
più spaventato o infuriato per
quella faccenda, ma…mettere della droga tra le cose del suo
pupillo?! Mai! Non lo
avrebbe mai fatto, nemmeno se gli avessero promesso miliardi in cambio.
A quel punto sarebbe stato meglio
rivelare a Kevin la
propria identità, rischiando quasi sicuramente di essere
rifiutato e cacciato,
piuttosto che metterlo nei guai in quella maniera.
Si guardò attorno,
sentendosi come osservato.
Chi era l’artefice di
quella minaccia? Avrebbe potuto essere
qualunque persona su cui lui posasse gli occhi, qualunque macchina gli
passasse
davanti, la rossa, la nera, la bianca. C’era da diventarci
pazzi.
Ma lui non sarebbe stato a quel suo
maledetto gioco.
«…quindi non
vuoi dircelo?»
«no! mi pare che lo
sappiano già in troppi, visto che la
pistola mi è stata trafugata» ribatté
Terry a Kid, chiudendosi la porta alle
spalle.
Reynolds glielo aveva detto, ma gli
risultava difficile
credere che qualcuno potesse avere scovato il suo nascondiglio sotto le
assi
del pavimento, per cui nonostante sapesse benissimo che non avrebbe
trovato la
pistola, andò a controllare lo stesso.
E quel che vide nel cofanetto di
legno in cui teneva la sua
arma e le munizioni, che ovviamente non c’era, lo fece
sbiancare.
Un fiocco rosa, di quelli per
festeggiare le nascite dei
bebè, accuratamente ripiegato vicino ad un altro fiocco
azzurro.
Sotto ad essi, un biglietto.
“chissà
se sarebbe stato maschio o femmina. Non che a te importasse. Ma gli
amici si
scambiano dei favori, giusto? Io ho fatto questo a te, tu ne farai uno
a me.
Tieni d’occhio il telefono, che forse questa notte avrai modo
di ricambiarmelo.
#R”.
Ripensando al favore ricevuto a cui
doveva alludere quel
pazzo, o pazza, digrignò i denti mentre gocce di sudore freddo gli
colavano lungo la
schiena.
Col senno di poi si era reso conto
che non era quello che
avrebbe voluto.
Ma quando gli era arrivata quella
telefonata anonima che gli
aveva promesso di occuparsi di quella faccenda, di quel figlio o figlia
che a
quell’età gli avrebbe ostacolato la carriera, lui,
impulsivo e disperato, aveva
assentito.
E vuoi che #R non l’avesse
registrata? Doveva averlo fatto
per forza.
E lui non voleva che si sapesse.
Non di doveva sapere, che aveva
lasciato che qualcuno -visto
quanto era accaduto in seguito- facesse in modo che lei…
Strinse i pugni. Chissà di
che lavoro parlava…
Le cose si fanno cupe, gente! I segreti oscuri di Brocken, quelli di Warsman...e si inizia a capire anche qualcosa riguardo il nostro Terry-non-tanto-pulito-Kenyon.
Chi ha allagato casa di Kevin Mask?
Cos'ha in mente #R?
Cosa farà Warsman, e come reagirà Kevin?
Cosa decideranno di fare Brocken e Terry?
Lo scopriremo nella prossima puntata! E vi lascio con quello che ormai è diventato il tormentone di questa storia:
Who is #R?
Alla prossima!