Storie originali > Azione
Segui la storia  |       
Autore: Lotiel    30/08/2014    2 recensioni
(Sequel di "Dopo la Pioggia")
Erano passati poco più di due anni da quella triste notte. Dmìtrij lo aveva lasciato al porto di Tokyo agonizzante e aveva saputo poco dopo che era morto.
L’assassina si trovava in una delle zone più belle di Kyoto, sulle rive dello stagno che accoglie il Tempio del Padiglione d’Oro, con i suoi meravigliosi giardini.

REVISIONATO FINO AL CAPITOLO 6
Genere: Azione, Drammatico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
02
Banner by _marty
http://i.imgur.com/61B7aIT.jpg

14 - Invisible


Aveva accavallato le gambe fasciate in delle calze color fumo. Si vedeva leggermente il pizzo che adornava la calza delle sue autoreggenti che le davano un fascino particolare e selvaggio.
I capelli erano raccolti in uno chignon castigato, come se volesse cozzare completamente con il suo abbigliamento provocante, anche se indossava un tailleur decisamente semplice.
Era quello sguardo che attirava le prede. Era quel modo di guardare uomini e donne che le permetteva di arrivare dove ogni donna vorrebbe essere. Al potere.
E Karina era proprio così.
Era una donna completamente succube del passato. Non del suo, non ne aveva avuto uno essendo sempre vissuta sotto l’ombra del nonno e soprattutto sotto l’ombra della madre. Tutti le dicevano che somigliava moltissimo a lei e che i suoi capelli rossi rappresentavano il fuoco della sua rabbia che aveva sempre covato, anziché il temperamento passionale della madre.
No, non si sentiva in colpa con se stessa e con nessuno della sua famiglia, ma dava tutta la colpa a quella donna che si era intromessa tra lei e suo marito, anche se non la conosceva affatto. Non riusciva a mandare giù la cosa che George amasse un'altra e non lei; che gli avesse chiesto soprattutto un figlio che lui cercava in tutti i modi di non darle.
Karina aveva stretto le mani sui braccioli della poltrona. Attendeva semplicemente che un altro cliente finisse di parlare e concludere un affare. Non sentiva quasi più le voci che nella sua testa le raccomandavano di andare cauta. Le labbra colorate di un rosso acceso e voluttuose avevano disegnato un sorriso delicato mentre asseriva alle parole dell’uomo che le stava di fronte.
Annuiva lei, ma non rivolta verso il suo interlocutore ma verso un’idea che le era passata per la testa.
-Abbiamo finito?
L’uomo di fronte a lei rimase per qualche istante interdetto e alla fine annuì sconfitto e si alzò, non senza aver rivolto un inchino verso Karina ed uscire.
La donna si stiracchiò e fece girare la poltrona girevole verso la grande vetrata che si buttava sulla grande Piazza Rossa. La neve continuava a scendere copiosa e aveva formato un altro strato sulle grandi strade sotto il Cremlino illuminato.
Karina aveva poggiato la testa sulla mano e aveva sospirato mentre cambiava gamba accavallando quella che prima stava sotto l’altra. Assottigliò lo sguardo, come se volesse vedere meglio ciò che si nascondeva sotto la coltre bianca e pura della neve. La malvagità.
Quella permeava tutto il suo essere al momento, non dandole un istante di tregua. Si sentiva come rinchiusa in una prigione fin troppo piccola per lei. A volte le sembrava anche che le mancasse l’aria nei polmoni e annaspava quella che riusciva a recuperare, sempre durante la notte e sempre dopo un incubo.
La sua vita era rimasta come un limbo sospeso da quando la madre si era tolta la vita. Lei aveva solo due anni e sapere più tardi il motivo per cui lo aveva fatto le era costato caro. Eliminare completamente la dolce e cara Karina e mettere al suo posto un mostro dedito alla vendetta.
Ricordava bene e quella neve non la aiutava assolutamente a dimenticare ciò che era e ciò che era diventata. Non si preoccupava di chi doveva calpestare; doveva arrivare al suo scopo e non si sarebbe fermata per nulla al mondo.
Il cielo era nero sormontato dalla nuvole della neve. Stava arrivando la sera e le luci avevano cominciato a rischiarare la città rossa. E in quel momento lo sguardo della donna si spostò verso un punt imprecisato del buio che si stava formando, verso un volto che conosceva bene.
Karina aveva sempre amato George. Fin dalla prima volta che lo aveva visto, presentatole dal nonno. Aveva sentito le classiche farfalle nello stomaco. Ora, invece, lui non la vedeva proprio. Non sapeva neanche se mai l’avesse amata o provato un briciolo di apprezzamento per quello che lei era.
La donna, dimentica dei suoi pensieri, aveva girato nuovamente la sedia verso la scrivania e aveva premuto il pulsante dell’interfono.
-Chiamami Alexander.
Solo un assenso dall’altra parte e intanto poggiò la schiena su tutta lo schienale e attese, guardando il soffitto con quei tenui occhi verdi. Se la si guardava da questa prospettiva, i tratti del suo volto assumeva una linea assolutamente giovanile e dimostrava realmente la sua età. Il volto le si addolciva e le labbra di stiravano in un sorriso tranquillo, come se ne mondo non ci fossero problemi.

  http://www.codenemesis.altervista.org/gallery/divisore8.png

Non passò molto tempo da quando Alexander fece in suo ingresso all’interno dello studio, non senza essere preannunciato. Era arrivato di gran lena dall’altra sede della società e recava sotto il suo braccio una cartellina. Era uno degli uomini più fidati di Karina e le amministrava la maggior parte degli affari. Era un uomo alto, lo si poteva notare perché mettendosi a confronto con la donna la superava almeno di una spanna.
Alexander, appena raggiunto l’ufficio di lei, aveva chinato leggermente in capo in segno di saluto e alla fine si era avvicinato ad una delle poltroncine di fronte alla scrivania. L’arredamento era minimal e ciò che attirava di più erano le grandi vetrate che affacciavano direttamente sul Cremlino, come se da lì avesse potuto governare su tutta la Russia.
-Hai novità?
La voce della donna era bassa e calibrata. Aveva tranquillamente girato la sedia verso l’uomo e l’aveva guardato diritto negli occhi. L’uomo rimaneva ogni volta un po’ in soggezione da lei, anche se la conosceva ormai da tantissimi anni.
Alexander, che non dimostrava più di trentacinque anni, fisso i suoi occhi nocciola n quelli verdi di lei e aveva portato una mano a ravvivare i capelli scuri. Poi aveva preso la cartellina che aveva portato sotto il braccio e sbottonò l’ultimo bottone della giacca beige che portava, abbinandosi egregiamente con il pantalone blu scuro che indossava.
-Sembra che Jin non ce l’abbia fatta, Karina.
E subito sul volto di lei si disegnò un sorriso.
-Kajiro è riuscito a sapere dove si nascondeva Kamamoto. Il vecchio ha ammesso solo di aver spedito una lettera indirizzata in una località del Giappone ad un certo Signor Yukino che, come ha asserito prima di morire, è uno dei nomi dell’uomo che cerchiamo.
Alexander non era bravissimo a pronunciare nomi giapponesi, ma era un uomo che conosceva molte altre lingue, così come l’inglese e il russo che ormai padroneggiava quasi come la madre lingua.
-Che notizie abbiamo di questa località?
-Si chiama Suruga e affaccia sull’Oceano Pacifico. Abbiamo già mandato qualcuno dei nostri a controllare.
Karina annuì e per qualche istante rimase silenziosa. Picchiettava le unghie ben curate sulla scrivania e pensava. Quando quella donna meditava troppo poteva diventare più che malvagia, diabolica.
-Dopo che avrai un rapporto dettagliato su quella casa, voglio che cerchi quella donna. Si chiama Reila e Kajiro la conosce bene. Deve trovarla.
-Sembra sia sparita dalla circolazione, ma informerò l’assassino che deve trovarla. Sembra abbia un conto in sospeso con lei.
Karina annuì e si alza dalla sedia, sistemandosi la longuette sulle gambe tornite, frutto della palestra, ma non senza perdere il fascino classico della donna del’est.
Alexander si alzò a sua volta e chinò leggermente il capo.
-Dobbiamo concentrarci sulla ricerca, Karina. Non possiamo distogliere l’attenzione dal progetto.
Karina guardava Alexander e lui ricambiavo lo sguardo. Non c’era bisogno di troppe parole. Era solo un modo per pensare ad altro.
-Comprendo. Solo un passatempo quella ricerca, ma il padre è pericolo e sa troppe cose.
-Lo so e infatti c’è un’altra cosa.
Il volto della donna si girò lentamente verso Alexander, come se si aspettasse le prossime parole.
-Sembra che tuo marito cominci a sospettare qualcosa. Dobbiamo cercare di tenerla nascosta quanto più possiamo.
-Della Invisible occupatene tu, di mio marito me ne occupo io. Come procede a proposito?
Per l’uomo era il momento di rilassarsi, anche perché il pericolo era scampato. Karina era bella ma tanto quanto la sua cattiveria e a volte rivelare più del dovuto era fatale con lei.
-Tutto procede secondo i piani. Sembra ci siano stati dei piccoli problemi con l’erogazione all’interno delle capsule.
La donna si era avvicinata alla scrivania e lì si era poggiata con le mani sull’angolo, ascoltando le parole di Alexander con un certo interesse.
-Hanno avuto dei problemi con l’innesco del primo prototipo. Sembra che abbiamo bisogno di più tempo per averne il pieno controllo.
-Bene, ma non avranno più tempo di quanto ne abbiano già. Sto aspettando fin troppo o i migliori scienziati del mondo non sanno creare ciò che gli ho chiesto?
Alexander si ammutolì di colpo, lasciando alla donna il modo di sfogarsi. Comprendeva e sapeva come Karina aveva intenzione di sbarazzarsi di qualche scienziato sbagliato, ma sapeva anche che avrebbe solo portato dei rischi inutili e al momento non ne potevano correre.
-Non possiamo permetterci che la C.I.A. sospetti qualcosa.
Karina parve soppesare le parole di Alexander, tanto che stiracchiò le labbra in un sorriso esasperato e mostrò quei denti bianchi come un leone in gabbia. L’uomo aveva ragione, non poteva permettersi di scoprirsi così tanto, non quando era così vicina alla sua meta.
Doveva continuare così, senza altri intoppi del genere.
-Allora sai come convincere i cervelloni a sbrigarsi.
Alexander annuì debolmente e strinse la cartelletta al petto come un adolescente, un chiaro segno di debolezza come gli capitava ormai da tempo con quella donna così carismatica.
Alexander aveva compiuto un passo all’indietro. Ormai il discorso con lei era concluso e avrebbe fatto tutto quello che lei chiedeva. Anche se gli premeva soltanto il fatto che continuando così sicuramente li avrebbero scoperti.
-Al momento non possiamo fare quello che chiedi. Nelle nostre file c’è sicuramente qualcuno che passa le informazioni.
Karina prese un rapido respiro e assentì lievemente.
-Ho sentito di questa talpa. Cercala ed eliminala.
Alexander strinse leggermente le labbra e fece un cenno di assenso verso la donna. Aveva sempre temuto il suo potere e soprattutto il suo carisma. Aveva avuto sempre il potere di far crollare la gente ai suoi piedi. Anche lui.
-Copri tutto se ce ne è bisogno, Alexander. Non farmi pentire di averti dato quello che hai.
L’uomo non fece nient’altro che allontanarsi e uscire fuori dalla porta, non senza un misto di preoccupazione negli occhi. Con lei sarebbe saltato anche lui se solo gli Stati Uniti avessero sospettato e di sospetti gliene stavano regalando a bizzeffe. Qualcuno passava le informazioni e questo non potevano permetterselo. Compromettendo la sua carriera avrebbe compromesso anche quella di tutti i suoi collaboratori e avrebbe perso tutto, per non parlare della prigione che gli sarebbe toccata.
No.
Alexander non l’avrebbe mai permesso. Non sarebbe caduto nella trappola che tutti si aspettavo che cadesse.
yin yang vettore

Angolo dell'autrice


Avete ragione. Sono in tremendo ritardo, ma purtroopo non mi è stato possibile aggiornare prima. Infatti non ho fatto assolutamente in tempo neanche di correggerlo come si deve. Così come l'ho scritto, correggendo solo quello che sono riuscita a vedere.
Spero vi siate goduti un po' questo capitolo. Anche perché questo capitolo, anche se di passaggio, rivela quello che sta succedendo. Spero vi sia piaciuto.
Rinnovo sempre il mio invito a farmi sapere come vi sembra, non credo vi porti via molto tempo una recensione, facendomi sapere cosa ne pensate di questa storia. Vi inviterei infine a leggere "Dopo la pioggia" per poter capire un po' meglio dell'intera vicenda. Infine vi ringrazio per chi l'ha messa tra le preferite/seguite/ricordate e ringrazio coloro che hanno recensito, facendomi sapere il loro parere. E vi indirizzo verso la mia pagina che terrò sempre aggiornata con  curiosità, spoiler e quant'altro.
Lotiel  Scrittrice - Come pioggia sulla neve


   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Azione / Vai alla pagina dell'autore: Lotiel