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Autore: DarkRose86    22/09/2008    5 recensioni
Anche oggi la mia mente si fa vaga, chi sei tu?
Non ricordo nulla.
Stringi con forza la mia mano, e sulla mano che stai afferrando hai versato le tue lacrime.
< Ricordi, Gaara? C'è stato un tempo, in cui io e te riuscivamo a capirci l'un l'altro solo con uno sguardo. Perché adesso i tuoi occhi non mi vedono più? >
.Sandcest - Kankuro/Gaara - accenni Gaara/Temari.
{ Storia scritta per il concorso Sandcest, indetto da 2$bill }
Genere: Malinconico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kankuro, Sabaku no Gaara , Temari
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Autore: DarkRose86
Titolo: La Stanza 304
Personaggi / Pairing: Kankuro, Gaara, Temari [ Kankuro X Gaara - accenni Gaara X Temari ]
Raiting: Giallo
Avvertimenti: OneShot, Sandcest, shonen ai
Genere: Malinconico, introspettivo, sentimentale

Storia scritta per il concorso Sandcest, indetto da 2$bill sul Forum di EFP, purtroppo annullato. ;_;



< Ricordi, Gaara? C'è stato un tempo, in cui io e te riuscivamo a capirci l'un l'altro solo con uno sguardo. Perché adesso i tuoi occhi non mi vedono più? >


La Stanza 304
Anche oggi la mia mente si fa vaga,
chi sei tu? Non ricordo nulla.
Stringi con forza la mia mano,
e sulla mano che stai afferrando hai versato le tue lacrime. [*]

Un corridoio dalle pareti bianche e anonime, l'odioso rumore delle ruote di un lettino d'ospedale che scorrono sul pavimento polveroso, quella porta con su una targhetta a recitare tre cifre, tre numeri che ogni notte, quando chiudo gli occhi, mi si parano davanti, torturandomi senza alcuna pietà. Riportando alla mente momenti che vorrei cancellare. Da quanto tempo non torno nella stanza 304?
Da quanto sei da solo là dentro, tremante e impaurito su quel letto? Mi sono svegliato di nuovo alla stessa ora, il ticchettio della sveglia mi tiene compagnia, mentre singhiozzo nel buio di questa camera, nella quale abbiamo dormito assieme, stringendoci in abbracci che non lasciavano spazio alle parole, troppo piccole e insignificanti, per descrivere quel che c'era fra di noi. Accendo la luce e fisso il soffitto del colore che abbiamo scelto assieme, una delicata sfumatura di giallo, tu dicevi sempre che ti ricordava la sabbia che tanto amavi; la sabbia di quella spiaggia nella quale abbiamo passeggiato assieme, sotto gli occhi di coloro che vedevano il  nostro rapporto sotto la luce dell'invidiabile, indissolubile amore fraterno. Chissà cosa avrebbero pensato, se avessero saputo che al calar della sera tu ti rifugiavi fra le mie braccia ed io sussurravo al tuo orecchio dolci parole; non sono mai stato un tipo romantico, ma guardarti negli occhi aveva il potere di trasformarmi in una persona migliore. Osservo le foto incorniciate, appese al muro di quel piccolo alloggio solo nostro; c'è polvere ovunque, sai? E' da un bel po', che non ho la forza di pulire quelle piccole parti di me, di noi. In una delle fotografie c'è anche lei; chissà se non riconosci più neanche la sorella che ci è stata sempre accanto, colei che ti ha portato via da me. Sinceramente, da egoista quale sono, spero che un giorno di questi, quando lei varcherà quella soglia, tu la manderai a quel paese ferendola più volte nell'orgoglio. Stringo i pugni, maledicendo la mia debolezza, e il momento in cui le dissi: “ Gaara ha bisogno di te. ”
Ti vedo ancora di fronte a me, che sorridi timido, ho ammirato quell'espressione sul tuo volto pochissime volte, in tutto il nostro tempo; e adesso mi chiedo se fossi realmente sincero, in quei momenti. Perché è bastato così poco, ad allontanarti da me.

Il suo volto. La sua morbida pelle. Gli occhi di una donna.

Pensavi che gli altri ti avrebbero perdonato, se tu ti fossi presentato davanti a loro con la mano nella sua? Eppure anche quello era un amore sbagliato. Cos'ha nostra sorella, che io non potevo offrirti?
Volgo gli occhi alla finestra, osservando la luna fiera, alta nel cielo; quante storie potrebbe raccontare, se potesse parlare. Quante corse in riva al mare, quanti baci proibiti. Però, potrebbe narrare anche della sera in cui mi hai detto che quello che c'era fra noi era un errore; e allora chissà in quanti storcerebbero il naso. Perché adesso non lo fanno? Perché le persone si soffermano unicamente sulle apparenze? Per quale motivo lasciano fiori e biglietti d'auguri davanti alla porta della 304?  Come mai le persone sono così maledettamente sadiche?

Ti etichettano. Ti deridono. E quando ti vedono steso inerme su un letto, fingono compassione.

Mi alzo a sedere passandomi una mano fra i capelli, mi guardo allo specchio e vedo un fantasma; chi sono? Sono ancora il Nii-san che di notte abbracciavi forte, che beavi della tua candida pelle e di quei sospiri insicuri? Sul comodino quel che usavi ogni mattina per truccarmi come piaceva a te, accarezzandomi le guance. Sto rischiando di dimenticare quel che provavo al tocco delle tue dita affusolate. Non devo, non deve accadere. L'unica cosa che devo scordare, è il luogo in cui adesso ti trovi; così non ci sarà più il rischio che bussi nuovamente a quella porta, con in mano questo cuore che ancora ti appartiene, e nell'altra una scatola di biscotti, quelli che ti piacciono tanto.
Stacco il telefono, non voglio chiamate, voglio isolarmi, pensare solo a te, Gaara. Ai tuoi capelli rossi, a quegli splendidi occhi nei quali adoravo perdermi dolcemente, al corpo esile che si rifugiava assieme a me sotto le coperte, quasi a voler nascondere il nostro peccato. Alla tua voce calma, alle tue abitudini severe e autoritarie, nonostante fossi io il fratello maggiore.
Fuori comincia a piovere, forse il cielo ha deciso di farmi compagnia nel mio pianto disperato; e lo specchio si frantuma in migliaia di piccoli pezzi, il sangue cola dalle mie nocche sul pavimento e sul tappeto color acquamarina, che mi ricorda le tue iridi preziose. Perché Gaara? Perché sostieni di non avermi mai conosciuto? Per quale motivo i tuoi occhi non riconoscono più la verità?
Ricordo la prima volta che sono entrato in quella stanza; circondato da bianche pareti, varcai la soglia lentamente, e ti vidi. Ti vidi su un lettino anch'esso bianco, con la testa appoggiata sul cuscino e le braccia stese lungo i fianchi. Ti voltasti verso di me ed io ti sorrisi, cercando di non pensare al luogo in cui mi trovavo, sebbene dentro di me sapessi già come avresti reagito. Un timido sorriso.Un'occhiata stranita.
“ E tu chi sei? ”
Ed il mondo mi crollò addosso, dopo quattro semplicissime parole.
“ Ma come? Non mi riconosci? Sono Kankuro... tuo fratello. ”
Ancora quella dolcissima espressione da cucciolo indifeso.
“ Kankuro? Non ti ho mai visto prima d'ora... ”
Una pugnalata al cuore, voglia di morire.

“ Signore, purtroppo suo fratello ha subito uno shock dal quale difficilmente potrà guarire; lei comunque gli stia più vicino possibile. Magari, la presenza di una persona cara potrebbe compiere un miracolo. ” disse il dottore, scuotendo però la testa, non proprio convinto delle sue ultime parole.
“ Capisco... ma sa dirmi perché? Perché ha perso la memoria? ”
“ Non siamo riusciti a capirlo, purtroppo. Vostra sorella sostiene di averlo trovato in casa, di fronte alla tv, con lo sguardo perso... e che sia ridotto così da allora. ” spiegò il medico, posandomi una mano sulla spalla, “ Si tiri su... purtroppo la vita riserva continue prove, che vanno necessariamente superate, per quanto difficili possano rivelarsi. ”
Io non voglio superare alcuna prova, ormai è diventato tutto inutile. Senza di te, niente ha più senso.
Neanche il cibo di cui il frigorifero è stracolmo, nemmeno le scorte d'acqua nello sgabuzzino; bere e mangiare, a che mi serve oramai? A cosa, se la mia ragione di vita non mi riconosce più?
Qualcosa dentro di me mi spinge ad uscire di casa, a mostrare alla gente che passa il dolore che mi dilania; cammino sotto la pioggia battente senza ripararmi, e gli altri mi guardano curiosi, chiedendosi probabilmente che cosa ci faccia un ragazzo come me, alle 6 e mezza del mattino, fuori, con quelle condizioni atmosferiche.
“ Mi scusi, ha qualche spicciolo...? La prego, sto morendo di fame... ” mi supplica un barbone, seduto sul marciapiede, alzando il braccio verso di me. Lo guardo per qualche secondo senza fiatare, per poi frugarmi in tasca e dargli quelle poche monete che mi sono portato dietro; se io e mio fratello non possiamo essere salvati, che almeno un destino migliore venga riservato a qualcun altro. Al fin che non muoia assieme a me e alle mie vane speranze. Almeno lui potrà alzarsi dall'asfalto sporco e indecoroso, guardare il cielo e dire d'essere stato aiutato. Provo invidia per lui.
Perché il mio angelo è caduto e non si è più rialzato.
“ Kankuro... ”
Mi volto, conosco questa voce. Mia sorella. La bella Temari è anche lei sotto la pioggia, ma ha un ombrello, con il quale adesso cerca di coprire anche me per quanto può. Mi osserva con sguardo triste e preoccupato, senza sapere cosa dire.
“ Ciao, Temari. ”
La saluto senza chiederle neanche come sta, e mi allontano di qualche centimetro da lei, esponendomi nuovamente alle intemperie.
“ Kankuro, così ti ammalerai! ”

Che te ne importa?Perché sei così gentile?

Vorrei tanto dirglielo, ma le parole mi muoiono in gola.
“ Dove te ne vai a quest'ora? ” le chiedo, freddo, e lei abbassa lo sguardo, facendo spallucce.
“ Stavo andando... all'ospedale. ”
A trovare Gaara. Lo immaginavo.
“ Capisco... ”
“ Da quanto non torni a trovare nostro fratello? Ti rendi conto di quel che stai facendo? Io non ti riconosco più! ” mi urla contro, sputandomi in faccia tutta la rabbia che le ribolle dentro.

E tu te ne rendi conto, di ciò che stai facendo? Lasciami in pace.

“ Da una settimana... scusami, è un periodo un po' difficile... ” le rispondo così, con la prima, insulsa scusa che mi è venuta in mente.
“ Sì, e tu pretendi che io ci creda? Adesso vieni con me, andiamo a trovarlo insieme! ”

Non sia mai, non sopporterei di vederlo guardarti negli occhi e magari sorriderti.

“ Come vuoi. ”
Sono proprio un codardo, ipocrita e bugiardo. Fino al midollo. Chi di noi dovrebbe essere punito, dunque? O entrambi, o nessuno dei due. Perché sia io che lei amiamo Gaara più della nostra stessa vita. Adoriamo quel sorriso che raramente usa sfoggiare, la sua figura fiera e ribelle; semplicemente, è il nostro peccato.
Il più dolce. Il più sensuale. Il più doloroso.
Cammino accanto a lei lasciando che mi ripari dall'acqua piovana, ma serve a poco, dato che sono già bagnato fradicio; le mie narici vengono invase da un profumo familiare, il suo, dolce. Una delicata fragranza di vaniglia, quasi rassicurante. Talmente piacevole da farmi quasi dimenticare il rancore che provo ogni volta che la vedo o che penso a lei. In pochi minuti giungiamo di fronte all'entrata della prigione, varcando lentamente quella soglia maledetta. Temari chiude l'ombrello e mi sorride timidamente, ricevendo in risposta un'occhiata carica d'odio; perché mi ostino a voler far soffrire qualcuno che ha commesso il mio stesso identico errore? Sono geloso, fottutamente geloso.
Di lei che è così simile a me, di lei che allo stesso tempo è così diversa. Di lei che è la sua preferita.
Un dottore ci accompagna alla sua stanza, guardo la porta sospirando pesantemente.
304
Una cifra che da allora mi perseguita.
Che mi scorre davanti agli occhi non appena li chiudo per cercare di dormire.
Che leggo ovunque, anche quando di numeri non v'è neanche l'ombra.
La porta si apre con un leggero scricchiolio, dentro la camera c'è odore di fiori; qualcuno ha portato un mazzo di rose bianche [*], probabilmente lei.  Gaara è disteso sul letto, sembra stia dormendo.  Mi avvicino un po' esitante, sembra dimagrito dall'ultima volta che l'ho visto, eppure sono passati solamene sette giorni; mentre osservo il volto scarno, e gli occhi serrati in un sonno tormentato da chissà quali terribili incubi, mi volto con rabbia verso il medico, che mi guarda sorpreso.
“Qualcosa non va? ”
Stringo i pugni cercando di trattenermi, ma non ci riesco, non ce la faccio.
“ Come? E' ovvio che qualcosa non va? Per quale motivo non state facendo nulla per lui? Guardate com'è ridotto! Eppure siete dei medici, cazzo! Deve pur esserci qualcosa che potete fare... o volete lasciarlo morire così? Dannazione! ”
Mia sorella strabuzza gli occhi, portandosi una mano alla bocca; evidentemente non si aspettava una reazione del genere, da me che sono sempre stato un tipo tranquillo, che ci pensa due volte o anche tre, prima di fare o dire qualcosa. Il dottore mi lancia un'occhiata quasi schifata, mentre dietro di me mio fratello apre gli occhi e si alza a sedere puntellandosi sui gomiti.
“ Come si permette di offenderci in questo modo? Noi stiamo facendo tutto il possibile. Per favore, adesso esca dalla stanza, non accettiamo il turpiloquio qua dentro, specie questo tipo di offese gratuite verso la nostra professione. ” mi spiega, calmo, indicandomi la porta.
“ Io... ”
“ Aspetti... ” mormora una voce dietro di me.
“ Gaara? ” lo chiamo, voltandomi verso di lui con gli occhi velati di lacrime.
“ Non lo cacci via, la prego. ”
Possibile... che abbia recuperato la memoria?
“ Come desideri. ” dice allora il dottore, congedandosi, continuando però a guardarmi storto.
“ Temari... puoi lasciarci soli un attimo, per favore? ” domando a mia sorella, che osserva Gaara indugiando.
“ Ti supplico. ” insisto, e allora lei, seppur con riluttanza, si volta ed esce dalla stanza, chiudendo piano la porta.
“ Gaara... come stai? ” chiedo, inginocchiandomi accanto al lettino.
“ Bene, grazie. ” mi risponde lui, sorridendo un poco.
Quanto è bello. Anche se le sue guance non sono più paffute come un tempo, anche se i suoi capelli sono poco curati, e le labbra rosee sono screpolate. Non c'è niente e nessuno a questo mondo, che lo eguagli. E neanche se cercate fino agli inesistenti confini dell'universo, potrete trovare creatura più affascinante.
“ Ehm... non so cosa dire. ” mormoro, un poco imbarazzato; si è venuta a creare una situazione strana, soprattutto perché non capisco che cosa gli possa passare per la testa in questo momento. Mi guarda e si rivolge a me come se mi riconoscesse, ma quel sorriso sulle sue labbra non è usuale; raramente mi mostrava quell'espressione, di solito lo faceva solo dopo aver fatto l'amore.
“ Mi manchi da morire,  Gaara. ” sussurro abbracciandolo, con la massima delicatezza; ho come paura di romperlo.
Lui sussulta dolcemente e se ne sta in silenzio per qualche minuto, mentre io gli accarezzo i capelli lentamente, ritorno per pochi attimi al più bel periodo della mia vita.
“ Ci siamo già incontrati, prima d'ora? ” mi chiede con aria confusa, ed io avverto l'ennesima fitta al cuore, forse la più dolorosa di tutte.
Cerco di non scoppiare a piangere, e mi frugo nella tasca dei pantaloni, tirando fuori quella foto che ho sempre portato con me; gliela mostro, e lui la guarda attentamente, indicando prima la sua immagine e poi la mia, inarcando un sopracciglio.
“ Questo sono io... ” osserva, “ ...e quest'altro... sei veramente tu? Ma chi sei? ”
In tutta sincerità, non so che rispondere; gli prendo la mano fra le mie, è leggermente ruvida. La accarezzo, la bacio, e non riesco a trattenere una lacrima, che la bagna appena. Lui è immobile e sembra non capire nulla di ciò che sta succedendo.
“ Gaara... perché ci ostiniamo a pensare al passato? Ti supplico, pensiamo al presente... e al futuro. Al nostro futuro... ”
“ Che vuoi dire? ”
“ Voglio dire che il mio unico desiderio è portarti via da qui... scappare assieme a te, non importa dove, non importa come... mi basta passare con te il resto dei miei giorni. ” confesso, guardandolo negli occhi. La sua espressione è ancora più confusa, ma è come se si fosse accesa una nuova luce, in quegli splendidi specchi d'anima.
“ Verrai con me, Gaara? ”
Ci pensa per un pochino, poi mi tende anche l'altra mano.
“ Io non mi ricordo di te... ma sento di potermi fidare. ” dice, “ Portami via con te. Non voglio più stare in questo maledetto posto. ”
E allora piango di gioia. Gaara, il mio Gaara, alla fine ha scelto me. Anche se non ricorda il mio nome, né tutti i bellissimi momenti passati in quel piccolo appartamento, ha deciso comunque di seguirmi. Lo aiuto ad alzarsi e gli sorrido, baciandolo sulla fronte; usciamo insieme dalla stanza, sotto gli sguardi increduli dei medici e di Temari, che mi afferra un braccio, strattonandomi.
“ Che diavolo stai combinando? Lui non può uscire! ” mi rimprovera, ma io non voglio nemmeno ascoltarla.
Le do una pacca sulla spalla chiedendole silenziosamente scusa, e lei allora s'inginocchia a terra con il bel volto nascosto fra le mani, a sfogare la sua frustrazione. Perché si è accorta di come Gaara si stringe al sottoscritto, quasi impaurito.
“ Spiacente, ma lui viene con me; lo ha appena deciso. ” informo i presenti, e lui sorride appena.
Nessuno mi ferma, mentre percorro il lungo corridoio che porta all'uscita; che ci guida verso una nuova vita, per ricominciare, per ricostruire nuovamente l'idillio perduto. E poco importa, se gli altri mi considereranno pazzo. Unicamente chi non è capace d'amare, può essere considerato tale.

Gaara guarda fuori dal finestrino entusiasta, segue con lo sguardo paesaggi che un tempo conosceva, che adesso deve riscoprire; il treno ci sta accompagnando in un'altra città, lontano dalla nostra vecchia casa, lontano dall'ospedale, da lei. Per ora abbiamo deciso di dormire qualche giorno in un albergo, in attesa che io trovi un lavoretto, per poterci mantenere; non desideriamo essere ricchi, ci basta il minimo indispensabile. Mio fratello è sempre il solito; sorride poco, e decisamente non è molto logorroico. E' sempre stato un tipo di poche parole, e neanche adesso è cambiato. Ma che importa, mi bastano i suoi sguardi sinceri, rivolti solo a me, per farmi sentire amato; la persona più felice del mondo. Alla fine, ho scoperto che quel dottore aveva ragione: nella vita, ci sono ostacoli e prove che bisogna necessariamente superare, per afferrare la reale felicità. Io affronterò l'amnesia di Gaara nel miglior modo possibile; niente medicine, niente sedute da psicologi, e roba del genere.

Amore.

Solo questo. E questo basta.
Raggiungiamo l'albergo senza bagagli, solo con i soldi che mi ero tenuto da parte per ogni evenienza; ci accolgono calorosamente, invitandoci ad entrare, e la signora della reception mi domanda che stanza preferiamo.
“ Senta, signora... per caso è libera, la 304? ”
Lei mi guarda sorpresa, non capendo perché ho chiesto espressamente di quella.
“ Sì, ma ce ne sono anche molte altre... ”
“ Vogliamo quella. ” affermo, e lei allora prende le chiavi e me le porge.
“ Buona permanenza, ragazzi. ” ci augura sorridendo.
La ringraziamo e ci avviamo verso la camera, sempre mano nella mano; e chi se ne frega, se le persone in corridoio ci guardano borbottando chissà che cosa. Perché dovrei vergognarmi di considerare mio fratello come la mia ragione d'essere? Ci buttiamo sul letto, e lui si porta su di me, baciandomi a fior di labbra.
“ Avevo voglia di farlo. ” mi sussurra poi all'orecchio, ed è come se il mio cuore stesse per scoppiare da un momento all'altro. Quanto mi mancava questo tipo di contatto.

La stanza 304. Dove tutto è finito, e dove adesso tutto sta ricominciando.

Chissà che starà facendo in questo momento nostra sorella. Ma non sono preoccupato, lei è una ragazza forte. Troverà qualcuno che l'amerà davvero, e si costruirà una famiglia felice.

{ Sai, Kankuro, ho finalmente capito tutto.
Non sapevo che anche tu amassi Gaara a tal punto... è stato uno shock, devo essere sincera.
Ma non ti scrivo per dirti questo; volevo avvisarti che ho trovato, dentro un cassetto nel vostro appartamento, un quaderno che appartiene a nostro fratello. Te lo spedisco, starà poi a te decidere se mostrarglielo oppure no.
Quanto a me, sono riuscita a lasciarmi il dolore alle spalle, anche se mi mancate molto, davvero. Ma ho trovato una persona disposta a starmi vicino, nel bene e nel male. Sì, insomma, mi sento felice. Spero che anche voi lo siate.
Con affetto, Temari. }

Sfoglio il quaderno mentre mio fratello dorme beato, e le mie mani tremano; l'ultima pagina recita queste frasi:

“ Non riesco più a mentire a me stesso; quel che provo per Temari non è neanche paragonabile a quel che mi lega a mio fratello. Cosa posso fare? Una strana ansia mi sta logorando. Vorrei non farli soffrire più. Vorrei cancellarmi, sparire. ”

A quelle parole sussulto; possibile che si sia ridotto da solo in queste condizioni? E come potrebbe aver fatto? Non potrò mai saperlo, anche perché non intendo assolutamente chiederglielo. Adesso stiamo bene, che senso avrebbe? Nascondo il quaderno e mi stendo accanto a lui, svegliandolo senza volerlo.
“ Oh, scusa, non volevo svegliarti. ”
“ Dov'eri andato? ” mi chiede, stropicciandosi gli occhi.
“ In bagno. Adesso dormi, è ancora presto. ”
“ Va bene. Ma non allontanarti più, ok? ”
“ Non ti lascerò mai, Gaara. ”

La stanza 304.

Dove tutto, un giorno, finì in tragedia.

E dove tutto, fra le braccia del mio angelo, è meravigliosamente ricominciato.


. The End .


Note:

[*] 1 – strofa tratta dalla canzone “ 304 Goushitsu, Hakushi no Sakura ”, della band giapponese Dir en grey; l'ho inserita perché è stata la frase che mi ha ispirata per l'intera fanfiction.

[*] 2 – le rose bianche indicano, nel linguaggio dei fiori, l'amore puro e “ spirituale ”; ho scelto questo fiore per esprimere il sentimento di Temari che, a differenza di ciò che Kankuro pensa, non ha niente a che vedere col desiderio carnale.

Fiuuu... la mia prima sandcest; per la precisione, la mia prima Incest; personalmente amo questa coppia, e mi è piaciuto scrivere su di loro. In tutta sincerità, sono abbastanza soddisfatta della storia, peccato che il concorso sia stato annullato. ;_;
Spero che la fanfiction piacerà anche voi, me lo lasciate un commentino? ^^ Giusto per sapere se devo continuare a scrivere su questi personaggi, oppure lasciar perdere. XD Ergo, sono accettati anche commenti negativi. Fatemi sapere!
  
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