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Autore: Farkas    31/08/2014    5 recensioni
È sempre la stessa storia creata da Rick Riondan ma con un 'unica grande differenza:il POV è quello di Percy.Mi è piaciuta moltissimo la storia dal punto di vista di Carter ma non ho potuto fare a meno di chiedermi che abbia pensato il nostro mezzosangue preferito del suo incontro con l'occhio di Horus.
Long Island:Percy Jackson è sulle tracce di un essere misterioso e pericolosissimo che pochi giorni prima ha portato il caos nel campo.Quando lo trova strappa letteralmente dalle fauci del mostro un ragazzo che non conosce,armato di una magia molto diversa dalla sua che sarà determinante nel corso della battaglia.
-Ehi ma come ti chiami?-chiese con il fiatone senza smettere di correre.
Gli scoccai un'occhiata diffidente.
-Non sono sicuro che sia il caso di dirtelo.I nomi possono essere pericolosi.
-Giusto-rispose-Prima io.Mi chiamo Carter.
-Percy-ricambiai io.
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Percy Jackson
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Poco dopo avevamo legato il coccodrillino nel bosco, usando la famosa corda di prima non sapendo di preciso cosa farne di lui.
Carter mi diede un po’ di nettare (o almeno qualcosa che pensai fosse nettare).
Poi ci sedemmo in un fast-food troppo sfiniti per parlare.
A ripensarci è strano che il proprietario non ci abbia cacciati via: sembravamo due rifugiati scappati da una zona di guerra.
Carter era bagnato fradicio, e la sua maglietta era piena di piume; mentre io pur essendo perfettamente asciutto avevo la maglietta strappata, e i capelli sporchi e spettinati.
I mortali avevano deciso che tutta la devastazione che avevamo provocato, era stata causata da una fuga di gas, sebbene i bambini cercassero di dire che era stato il mostro della palude di Long Island a distruggere tutto , nel corso di uno scontro con due ragazzi.
E così avevano visto tutto così com’era.
Chissà magari c’era qualche mezzosangue fra di loro… avrei chiesto a Grover di mandare un satiro in quel quartiere.
-Una fuga in un collettore del gas- dissi alla fine del servizio.- Questa è la prima volta che la sento.
-Tu, forse-borbottò Carter in tono seccato.- Per quel che mi riguarda, sembra che io provochi questo tipo di incidente ovunque vada.
Mi ricordai di colpo che qualche anno fa, ce n’era stata una grossa a Washington e più recentemente una in Texas. Forse Carter era collegato in qualche modo a questi incidenti?
-Su col morale- esclamai.- Il pranzo lo pago io.
Frugai nelle tasche e tirai fuori Vortice. Nient’altro.
-Oh…-Non avevo un centesimo dietro. Ero uscito dal campo in tutta fretta.- Ehm, in effetti…Riesci a evocare un po’ di soldi?
Ci riuscì. Così alla fine, fu lui a offrire il pranzo a me (meno male! Dopo tutto quello che avevamo passato, non ce l’avrei fatta a sfuggire a un cameriere inferocito).
Poco dopo arrivarono cheeseburger e patatine e il mondo divenne meno brutto.
-Cheeseburger – sospirai. Talia avrebbe fatto carte false per essere con noi.- Cibo degli dei.
-Completamente d’accordo – rispose lui, ma ci guardammo e capii che pensavamo la stessa cosa: io e lui ci riferivamo a dei DIVERSI.
-Allora, la collana- chiesi mentre mangiavamo.- Com’è la storia?
Carter esitò prima di rispondere, e io lo capivo. Eravamo vicini a qualcosa di… ENORME, molto più grande perfino della scoperta dell’esistenza del Campo Giove.
Certo ora che io e Carter avevamo combattuto fianco a fianco non riuscivo a non fidarmi di lui, lo rispettavo ormai, sia per i suoi poteri che, per il suo coraggio eppure capivo che non potevamo essere amici. Non ancora.
Era…era SBAGLIATO che fossimo seduti uno davanti all’altro.
-La collana è incantata -disse di colpo Carter, interrompendo le mie riflessioni.- Qualunque rettile che la indossi si trasforma nel prossimo petsuchos, il figlio di Sobek. Quel coccodrillino, in qualche modo se l’è infilata al collo.
Un brivido mi corse lungo la schiena:-Come a dire che qualcuno gliel’ha MESSA al collo- commentai.
Carter annuì.
-Quindi? Chi?- lo incalzai sperando che avesse la risposta.
- Difficile definire una rosa di candidati- rispose lui.- Ho un sacco di nemici-.
Sbuffai; evidentemente avevamo più cose in comune di quanto sembrasse:-Questo posso capirlo. Qualche idea sul perché, allora?
Carter morsico il suo panino, prima di rispondere:-Qualcuno che ha voluto creare un problema.- Si fermò un istante poi aggiunse-Credo forse…-mi fissò come per decidere cosa potesse dirmi Forse qualcuno voleva creare un problema che attirasse la nostra attenzione.
L’attenzione di ENTRAMBI.
Gemetti tra me e me. Disegnai l’iniziale greca di Gea con una patatina nel ketchup. Creare una simile baraonda solo per farmi incontrare Carter, sarebbe stato da lei.
-Il mostro aveva un nome greco- mormorai ad alta voce. – Si stava mangiando un pegaso nel mio…- Esitai; a questo punto ero convinto che Carter non fosse un nemico, ma qualcosa mi diceva che non dovevo dirgli troppo.
-Nel tuo territorio- completò per me lui.- Una specie di campo estivo, a giudicare dalla tua maglietta.
Mi agitai, a disagio sulla sedia. Carter era decisamente troppo acuto.
Alla fine lo guardai e pur dispiacendomi di non potergli spiegare nulla sul mondo degli dei greco/romani dissi:- Senti, Carter. Tutto sommato non sei così irritante come credevo. E oggi siamo stati una buona squadra, ma…
 Di nuovo concluse lui la frase al posto mio:- Non hai voglia di condividere i tuoi segreti. Non ti preoccupare. Non ho intenzione di indagare sul tuo campo. O sui poteri che hai. O su qualunque altra cosa.
Mi sentivo come se mi avessero tolto il peso del cielo dalle spalle (di nuovo) ma non ero sicuro, che stesse dicendo la verità. Inarcai un sopracciglio:- Non sei curioso?
-Sono CURIOSISSIMO. Ma finché non riusciremo a capire che cosa sta succedendo, penso sia meglio tenere un po’ le distanze. Se qualcuno -o qualcosa- ha sguinzagliato quel mostro sapendo che avrebbe attirato la nostra attenzione…
Stavolta fui io a concludere per lui:- Allora forse quel qualcuno voleva che ci incontrassimo- dichiarai- Sperando che succedesse qualcosa di brutto.
Lui annuii. Sinceramente mi dispiaceva però: ero arrivato a rispettarlo molto durante il combattimento con il petsuchos, e mi sarebbe piaciuto averlo come alleato nelle future battaglie, come era stato in quella contro il coccodrillone
-Il fatto è che ora ci siamo conosciuti- dissi alla fine dando voce ai miei dubbi.- Tu sai che io sono là fuori, a Long Island. Io so che tu vivi a Brooklyn. Se dovessimo cercarci per qualche altra…
-Io lo sconsiglio- rispose.- Perlomeno finché non ne sapremo qualcosa di più. Ho bisogno di fare qualche indagine… uh, per conto mio, per cercare di scoprire chi c’era dietro questo piccolo incidente del coccodrillo.
-Va bene- concordai – Io farò lo stesso.
Poi indicai la collanina magica che aveva causato tutto quel guaio: - Che ne facciamo di quella?
-Posso mandarla in un luogo sicuro- mi assicurò.- Non darà altri problemi. Noi abbiamo spesso a che fare con reperti di questo genere.
-NOI- mormorai.- Intendi dire che… siete in tanti?
Poteva esserci un campo di semidei egizi da qualche parte? La mia domanda non ebbe alcuna risposta.
-Va bene- dissi alzando le mani con i palmi aperti a in segno di resa.- Non ho chiesto niente.
 Ho qualche amico al Ca… uh, dalle mie parti, a cui piacerebbe molto gingillarsi con una collanina magica come quella; ma mi fiderò di te. Prendila pure tu.
Con “qualche amico” intendevo le case di Atena e Efesto e forse anche di Ecate, che avrebbero fatto di tutto per mettere le mani su quella collana ma qualcosa mi diceva che meglio lasciare quell’ affare a Carter, sperando che lo costudisse bene.
Lui tirò un sospiro di sollievo:- Grazie. Perfetto.
-E il coccodrillino?- chiesi poi.
Carter ridacchiò:- Lo vuoi tu?-
-Cielo, no .
-Posso prendere anche lui, dargli una belle casa.- Rispose.- Ma sì, credo che ci starà benissimo.
Dopo questa sua uscita ero lì lì per chiedergli che razza di posti frequentasse o che genere di roba avesse in casa se, credeva di poter tranquillamente trovare un luogo in cui crescere un coccodrillo, ma mi trattenne: sia perché forse non avrebbe risposto, sia perché avevo paura di offenderlo di nuovo e magari stavolta, gli sarebbe partito un calcio luminoso che mi avrebbe rispedito al campo senza bisogno di pegasi.
Perciò mi limitai a rispondere: - Ok bene…- e tendergli la mano. – E stato bello lavorare con te Carter.
Ed era vero: possedeva poteri incredibili, era coraggioso e pronto a sacrificarsi per gli altri.
Lui mi strinse la destra; quasi quasi credevo che al tocco delle nostre mani si sarebbe scatenata un’esplosione, o che sarebbe comparso chissà quale dio a fulminarci ma non accadde nulla. Fu una stretta di mano normalissima… fra due ragazzi che di normale non avevano un bel niente.
-Anche con te, Percy.-
Stavo per andarmene, quando mi venne in mente una dettaglio che avevamo trascurato.
- Un’ultima cosa- dissi.- Se questo qualcuno, chiunque sia, che ci ha fatto incontrare… se è un nemico di entrambi… E se avessimo BISOGNO l’uno dell’altro, per combatterlo? Come faccio a contattarti?
Dopo qualche istante rispose:- Ehm, posso scriverti una cosa  sulla mano?
Aggrottai la fronte ricordando, quando eravamo usciti dal Labirinto:- Tipo il tuo numero di cellulare?
Dopo tutte quelle magie mi ero aspettato qualcosa di più impressionante. Non fui deluso.
-Uhm… Non esattamente.-
Prese una strana penna e mi disegnò un occhio sulla mano. Il simbolo brillò e poi scomparve.
-Basta che pronunci il mio nome- disse- e io ti sentirò. Saprò dove sei, e verrò da te. Ma funzionerà una volta sola, perciò scegli quella giusta.
Mi guardai la mano prima di rispondere:- Quindi devo fidarmi: non si tratta di un qualche tipo di congegno magico per rintracciare le persone.
-Esatto- rispose.- E io devo fidarmi che quando mi chiamerai non sarà perché mi vuoi attirare in qualche sorta di imboscata.
Lo fissai ricordando la mia diffidenza iniziale, ma poi ricordai anche come avevamo lottato fianco a fianco. Sorrisi.
-Perfetto- dissi.- Arrivederci, C…
-Non pronunciare il mio nome!- urlò lui.
-Ti stavo solo prendendo in giro.- Gli puntai contro un dito e gli feci l’occhiolino.- In gamba, amico.
Poi me ne andai e richiamai il mio pegaso nero.
Ora tutta la storia con Carter è così strana persino in base ai miei criteri che credo sia meglio non parlarne a nessuno. Nemmeno ad Annabeth.
Non che non mi fidi di lei, ma dopo tutto quello che abbiamo passato dopo la scoperta del mondo romano, non voglio turbarla con l’idea che potrebbe esserci anche il mondo egizio, a pochi passi da noi.
Chirone deve saperne qualcosa però: ci sconsiglia spesso di andare a Brooklyn , e sapeva già dei romani.
Forse gliene parlerò in privato un giorno. E mi consulterò con lui su cosa fare.
Comunque credo che ciò accadrà presto: qualcuno ha scatenato quel mostro e non credo proprio, che abbia fatto incontrare me e Carter solo perché io potessi scroccargli il pranzo.
Un giorno forse non lontano dovrò dire il suo nome. Sentirà di colpo il suo nome e saprà che abbiamo un nemico comune.
Un nemico, da non sottovalutare.
A presto Carter.


Angolo dell’autore
Bè eccomi qui. Sono finalmente arrivato alla fine della mia prima long e, mia prima fic in assoluto.
E’ stata una fatica dura scrivere questa storia, ma mi sono divertito e spero di aver fatto divertire anche voi.
Spero che recensirete in molti questo ultimo capitolo. Ogni recensione a qualsiasi capitolo di questa storia sarà ben gradita e riceverà una risposta il prima possibile, oggi come fra cent’anni.
In tanto passiamo ai ringraziamenti.
Grazie alle fedelissime gwinny e AveJackson che hanno recensito questa fic sin dal primo capitolo.
Grazie anche, a dubhe06 che segue la storia dal terzo capitolo.
Grazie a Emma_Powell e a la_nuova_figlia_di_ade che hanno recensito lo scorso capitolo.
Grazie a DiamanteLightMoon, eiden, feli_007, FraDresPj, Fiamma, e di nuovo ad Avejackson e gwinny che hanno messo la storia fra le seguite (spero che ora che si conclude, la farete passare nelle ricordate).
Grazie anche a giugiu8 che ha messo la storia nei preferiti.
Grazie anche a tutti voi che leggete e basta, se volete lasciare un commento sarà come ho già detto cosa gradita.
Tornerò nel fandom con un’altra long fra qualche tempo; tuttavia ho già scritto su altre cose e se vi va fate un giro sulla mia pagina autore e date un ‘occhiata alle altre mie fanfiction.
Fino a quel momento arrivederci e auuuuuuuuuuuuuuuuu da Farkas!
 
 
  
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