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Autore: Raksha3    31/08/2014    0 recensioni
In una notte di tanti anni fa il destino di una bambina verrà scritto nelle rune della sua terra dai suoi antenati.
Esmeralda e Kay, così diversi ma così simili, un'amicizia che attraversa i confini di razze e territori, una lotta contro il potere per salvare le loro famiglie.
Genere: Azione, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sound of Emerald.

Fuori dalla tenda la guerra imperversava. Erano arrivati in massa alle porte del castello e Tiara non sapeva proprio cosa fare se non aggrapparsi al suo cavallo e correre all'accampamento. Nascosta, aspettava il segnale dei superiori per poter cominciare quell'ultima battaglia.
Se lo sentiva così come le batteva il cuore che sarebbe stata l'ultima. L'odore acre della piana disseminata di piccoli vulcani spenti le perforava le narici.
La serva assegnatale stava mettendo in ordine la tenda da molto tempo, ormai, e Tiara voleva solo uscire e recuperare quel vigore perso con il regno pacifico dei due sovrani della Luna.

    “Serva, aiutami.”, le ordinò avvicinandosi all'armatura che, bianca come la neve, aspettava di essere indossata.
Si infilò con forza il busto con lo stemma del suo regno sopra la cotta di maglia. La serva le strinse gli spallacci mentre, con sguardo affilato, Tiara si osservava allo specchio.
La pelle scura, quasi nera, risaltava sotto il bianco dell'armatura e la spada, ormai fissata dietro le sue spalle, risplendeva di un alone candido. I capelli color platino legati in una lunga treccia e gli occhi rossi ridotti a fessure.
Si guardò le lunghe dita affusolate, ricoperte dai guanti placcati, pensando a quanto sarebbe stato bello riabbracciare l'elsa della sua spada, dopo tanto tempo. I lunghi artigli che appartenevano alla sua gente non le erano mai piaciuti, ma aveva imparato a sfruttarli in battaglia per ferire il nemico. Morsi e unghiate l'avevano difesa in allenamento quando veniva disarmata.
Guardò fuori dalla tenda ed udì il corno che le dette il via libera.

    “Che la Regina della Luna ci protegga.”, disse montando sul cavallo nero come la pece che la stava aspettando.
Più correva verso la guerra e più si sentiva viva, ma qualcosa la turbava.
Il vento le scompigliava i capelli ma non era quello a farle chiudere gli occhi: il ricordo persistente di due mani che la sfiorano, che la toccano e che la rendono vulnerabile; un amore che non doveva esistere in quei tempi così duri e che adesso si ritrovava a dover combattere. Gli occhi gentili del mago, del suo mago, adesso la guardavano dall'altra parte del campo mentre lei se ne stava di fronte ai suoi soldati. Avrebbe voluto fare un discorso di incoraggiamento, ma la voce non si degnava di uscire dalla sua gola.
Il mago indossava la sua umile tunica nera con lo stemma reale, lo stesso di Tiara, solo di colore diverso. La loro storia, il loro amore, non poteva cedere sotto quei campi, sotto quelle spade e sotto quelle lance.
La loro voglia di costruirsi una casa insieme, di vivere per conto loro e sorridere al mattino aspettando il momento giusto per avere dei figli. Lei li aveva sempre immaginati più simili al suo mago, ad Astor. Così belli e candidi, non con la sua pelle nera, bruciata dall'avidità dei Khromae.
Avrebbero avuto poteri come lui, ma si sarebbero completati con l'allenamento di arco e spada, come la madre. Ma purtroppo i suoi sogni si infransero quando nacque Deio, un ragazzetto mingherlino con poca attitudine alla magia e ancora meno per l'allenamento di forza.
Astor e Tiara, però, lo amavano immensamente.

    “Deio, l'atto che sto per compiere lo faccio solo per te.”, sussurrò Tiara toccandosi il petto.
Il momento che lei stava aspettando era vicino, doveva scattare e correre ad abbattere le prime linee, anche se c'era lui. Fu quando una lacrima le cadde da una guancia che capì quale fosse il suo vero destino.
Al suono della tromba batté gli speroni sui fianchi del cavallo e si diresse verso Astor senza sfoderare la spada. Dietro di lei, altri due generali le urlavano di armarsi e di prepararsi, ma fu fiato sprecato. Quando fu vicino a lui, l'unica persona che poteva aiutarla, lo fece aggrappare alla sella e cominciò a correre verso la Piana dei Templi.

    “Tiara, che stai facendo?!”, urlò Astor issandosi sul cavallo.
    “Vado a fare ciò per cui sono nata.”
    “Ma così condannerai migliaia di persone!”
Tiara sorrise. Astor era sempre stato il più razionale dei due, quello che si era sempre fatto prendere meno dalle situazioni, dalle passioni che lei non riusciva a controllare.

    “Che senso ha vivere una guerra contro ciò che mi è più caro, quando posso salvarlo?”
    “Tiara, torna indietro ti prego, dev'esserci un altro modo!”
    “Non far finta di essere cieco! Non ci possiamo salvare se non liberando Omega, se non dando la nostra vita per spezzare le sue catene!”, urlò la donna spronando il cavallo.
    “Ma non vedremo mai quel mondo di pace che tanto sogni.”
    “Ma lo vedranno i nostri discendenti. Tuo figlio è vivo, è al castello, e la sua discendenza vivrà felice ricordandoci come degli eroi.”
Astor rimase in silenzio e poi chiuse gli occhi. La strinse a sé un'ultima volta prima di voltarsi, schiena contro schiena, per difendere la loro corsa. Qualche soldato a cavallo li stava rincorrendo, ma non era un grosso sforzo per lui, che ormai invocava la magia per ogni cosa.
Deio era la sua motivazione, adesso.
Con qualche formula, urlata al cielo e tra le lacrime, riuscirono ad entrare al galoppo nella Piana dei Templi. Lì, al centro, stava l'Altare del Sacrificio, in cui solo la figlia di Omega e il suo vero amore potevano mettere piede. Scesero in silenzio e si guardarono attorno. Niente volava, correva o nuotava in quei territori morti, tranne loro e il nero cavallo di Tiara. La terra era poco fertile e solo qualche albero punteggiava la Piana.
La donna corse all'Altare e pose un grosso medaglione azzurro al centro dell'effige del regno di Ateraia. Le pietre che lo adornavano cominciarono ad assorbire la luce diventando di tre colori diversi: una rossa, una bianca e una nera.
Guardò Astor e se lo impresse bene nella mente che ormai non le diceva più di andarsene, di scappare e tornare da Deio: un uomo bellissimo, con le orecchie allungate e i capelli biondi scompigliati dal vento, gli occhi azzurri e il sorriso fiero di chi sa che sta per morire per il suo popolo.

    “Sei pronta?”, domandò lui stringendole le mani. Tiara fece un respiro e prese il coltello dagli stivali.
    “Omega, io tua figlia Tiara ti invoco per porre fine a questa guerra e per spezzare il mondo. Salvaci ti prego e noi ti daremo il nostro sangue, la nostra carne. Semper fidelis Omega.”, disse incidendosi il palmo della mano. Così fece anche Astor e lo posizionò sul medaglione, vicino a quella di lei. Il loro sangue bagnò l'Altare insinuandosi nella roccia scavata, nelle crepe e nei cunicoli che uniti diedero vita al sigillo del loro regno, ormai scarlatto.
Una forte luce si innalzò nella Piana fino al cielo ed invase i terreni circostanti.

    “Io, Tiara, sacrifico il mio cuore per legare le anime future a questa terra e a questa passione che mi ha vista vincitrice.”, sussurrò Tiara lasciandosi trasportare dalla voce del vento.

Ciao a tutti ^^ Sono Jane e sono tornata con una nuova storia. Vi chiedo di non giudicarla dai primi capitoli ma di continuare a leggere e magari di criticare o di indirizzarmi con i vostri commenti sia positivi che negativi. E' la prima storia di questo genere che scrivo e spero di non sfociare nei cliché ^^
Non mi dilungo, aspetto i prossimi capitoli per essere petulante. Grazie dell'attenzione <3 

Jane. 

   
 
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