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Autore: Wyatt White    31/08/2014    4 recensioni
Edward è un ragazzo anglo-coreano di diciotto anni che, dopo aver vinto un concorso per imitatori degli SHINee, dovrà convivere con gli stessi componenti del gruppo musicale che sconvolgeranno tutti i suoi equilibri.
[accenni JongKey]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Minho, Nuovo Personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Edward allora sospirando disse:
“Perché a me?”
“Edward, va tutto bene?”
“Sì, preside. È che...che...”
Il ragazzo doveva inventarsi una scusa alla svelta, per poter scappare.
All’inizio non riusciva a pensare ad una bugia abbastanza convincente; poi all’improvviso l’illuminazione:
“...ho dimenticato lo zaino in classe; sarà meglio che lo vada a prendere.”
Ed, quindi, con uno scatto felino, corse verso la porta; pensava di essere salvo, quando la preside disse:
“Aspetta, Edward! Visto che la tua classe si trova dall’altra parte dell’istituto, potresti portare questi talentuosi ragazzi a visitare la scuola.”
“Sarebbe veramente interessante vedere le varie parti di questo edificio. Ti dispiacerebbe accompagnarci a vederla?”
“Molto! Preferirei spaccarmi una gamba piuttosto che accompagnarvi!”
Ecco quello che Edward avrebbe voluto rispondere a Taemin, ma però pensò che non fosse il caso di dirlo; non sarebbe stato cortese. Sì, certo: gli SHINee non li sopportava, ma non doveva mica darlo a vedere.
Perciò, sforzandosi di sorridere, disse:
“Niente affatto. Sarebbe un vero piacere accompagnarvi!”
“Perfetto. Oh, Edward, potresti andare a prendermi in teatro il programma del concerto?”
“Naturalmente, signora preside. Dove lo trovo?”
“Dovrebbe essere nell’ufficio del personale.”
“D’accordo.”
“Grazie mille.”
Quindi Ed uscì dalla presidenza seguito dagli SHINee, che sembravano stupefatti dalla grandezza e dalla vastità della scuola; continuavano a girarsi, a indicare, a volte anche a toccare pareti. Sembravano incantati da tutto ciò che li circondava.
Intanto il ragazzo, osservando il comportamento dei cinque cantanti, pensava:
“Ma non sono mai stati in una scuola prima d’ora?!”
Il giro incominciò dalle aule, naturalmente vuote: Edward non ci teneva ad essere investito dai decibel delle urla delle studentesse alla vista dei cinque idols del k-pop.
Soprattutto aveva paura di una cosa in particolare: che si mettessero a cantare qualche loro canzone; per lui era già una tortura dover stare con loro, pensate ascoltarli!
Poi li portò a visitare il laboratorio di chimica: un’enorme aula con almeno dieci tavoli piastrellati provvisti di scaffali per gli strumenti; di solito quell’aula non veniva usata molto, visto che quella scuola puntava più sulla musica e sull’arte più che sulle scienze.
Però, i cinque nuovi studenti insistettero per visitarla comunque, perciò Edward chiese ad un bidello, che stava pulendo il corridoio, di aprirgli cortesemente quell’aula.
Il bidello aprì immediatamente il laboratorio e i sei ragazzi, dopo averlo ringraziato, entrarono a visitare l’aula.
 All’inizio sembrava andare tutto bene: i ragazzi guardavano i vari strumenti che erano presenti nell’aula; lo studente controllava da lontano: non voleva stargli con il fiato sul collo, ma non voeva neanche che si facessero male; quindi stava attento che non si mettessero a scherzare con i coltelli o con le beute in vetro.
All’improvviso, Onew, che si trovava nei pressi della porta, cadde in avanti, come al suo solito, sbattendo contro un tavolo.
Allora gli altri suoi compagni scoppiarono a ridere e a dire:
“Onew, sei sempre il solito!”
“Ti devi sempre far riconoscere, leader?”
“Sì, sto bene ragazzi! Grazie per avermelo chiesto.”
Edward, allora, scosse il capo nel vedere il caos che erano riusciti a creare in pochi secondi.
Pensò:
“Due mesi con questi individui? È già tanto se li sopporto una settimana! Figuriamoci un mese!”
Poi i sei cantanti si diressero verso la palestra.
Arrivati davanti all’ingresso dell’aula di ginnastica, Ed si fermò e disse, rivolgendosi agli SHINee:
“In questo momento è in corso la lezione di ginnastica artistica. Devo entrare un secondo a prendere una cosa; voi aspettatemi qui, non dovrei metterci molto.”
“Aspetta, aspetta, aspetta! Ci stai chiedendo di restare qui fuori, quando lì dentro ci saranno almeno una ventina di ragazze?!”
Edward, allora, cercando di rimanere più calmo possibile, rispose a Jonghyun, che sembrava sconvolto dalla richiesta del ragazzino:
“Sì, Jonghyun. Una ventina di ragazze che vedendovi potrebbero urlare talmente forte da demolire la palestra.”
Allora Ed entrò in palestra, chiudendo dietro di sé la porta così in fretta che i ragazzi non fecero nemmeno in tempo a sbirciare.
Intanto nell’aula le ragazze del corso di ginnastica artistica erano impegnate a provare una specie di coreografia con i nastri.
Naturalmente erano tutte vestite con dei body coloratissimi, ma che erano leggermente un po’ troppo attillati, non lasciando nulla all’immaginazione.
Il ragazzo non appena le vide non poté fare a meno di arrossire: non si sentiva molto a suo agio in una situazione del genere;
Dopo essersi leggermente ripreso dall’imbarazzo di quel momento, Edward iniziò a cercare il professore di ginnastica: il professor Chung.
Il professor Chung non era il solito insegnante di ginnastica, ma più uno spirito libero: infatti a questo professore non importava nulla delle medie o della bravura di uno studente, ma la sua tenacia ed il suo spirito d’iniziativa.
Inoltre, il professore, per distinguersi da tutti gli altri professori, veniva sempre a scuola in bermuda e con una camicia a fiori; per non parlare poi della bandana arcobaleno che portava legata intorno alla testa per tenere raccolti i suoi lunghi capelli neri.
Insomma, non era una grossa impresa riuscire a riconoscerlo! 
Dopo qualche minuto che cercava l’istruttore, notò che si trovava proprio in mezzo alle ragazze, che coordinava e dava indicazioni sui movimenti utilizzando un lungo nastro, che agitava in aria accennando dei passi di danza.
Il ragazzo, allora, sospirando, si avvicinò al professore, evitando accuratamente di sbattere contro una delle ragazze.
Quando gli fu accanto, il ragazzo disse:
“Buongiorno, professor Chung.”
“Buongiorno, Ed. Come va?”
“Beh, ho avuto giornate migliori. Sono venuto a prendere il programma delle prove del mio gruppo.”
“Ah, sì certo. Eccolo.”
Quindi diede un fascicoletto ad Edward, dopo avergli dato un’occhiata.
Dopo averlo letto attentamente e aver controllato gli orari delle prove, disse al professore:
“Grazie. Adesso devo andare: sto mostrando la scuola a cinque nuovi studenti.”
“Allora la preside ha incastrato te questa volta!”
“Già. A quanto pare, ogni tanto, avere buoni voti a scuola è uno svantaggio.”
Il professore, quindi, scoppiò a ridere.
Edward, un po’ contrariato dalla reazione del professore, uscì dall’aula per ritornare dagli SHINee: non sapeva spiegarsi il motivo, ma aveva un brutto presentimento, temeva che avessero combinato qualche guaio.
Come dargli torto: dopo quello che era successo in laboratorio, era più che comprensibile il suo timore!
Per fortuna, però, il suo timore si rivelò immotivato;
Infatti, stranamente, i cinque ragazzi erano rimasti seduti su una panchina del giardino, che si trovava davanti alla palestra, ad aspettare che la loro guida uscisse per poi continuare la visita.
Ed ne fu sorpreso: forse li aveva giudicati male!
Minho vedendolo uscire dalla palestra, gli chiese:
“Fatto?”
“Sì. Continuiamo il giro se volete.”
“Certamente.”
“Va bene. Andiamo.”
Quindi ripresero il giro.
Prima andarono nell’aula d’informatica: qui i ragazzi iniziarono a toccare tutti gli schermi e tutte le tastiere; Ed però non si preoccupò più di tanto stavolta: ormai aveva capito che erano delle persone in grado d’intendere e di volere.
Poi, li portò a vedere l’aula di arte; non appena entrarono, tutti e cinque i cantanti rimasero a bocca aperta: quell’aula era enorme ed era piena di opere d’arte.
Infatti l’aula d’arte era lo spazio a cui la preside teneva di più e che riforniva sempre di nuove attrezzature: tele, pennelli, tempere...qualsiasi cosa venisse in mente agli studenti, lei lo comprava. 
I cinque cantanti iniziarono a guardare uno per uno i disegni presenti nell’aula, senza tralasciare nessun particolare.
All’improvviso Taemin, che si stava guardando intorno incantato dai colori presenti nella stanza, corse davanti ad una particolare tela: era una grande tela rettangolare sulla quale erano dipinti tutti e cinque gli SHINee in una scena di Ring Ding Dong.
Il disegno era stato eseguito con una tecnica mista, utilizzando tempere e matite per poi essere completato con dei dettagli argentati, che probabilmente erano stati realizzati con un pennarello dalla punta grossa.
Il cantante allora disse:
“Ragazzi venite a vedere...”
Allora gli altri cantanti si avvicinarono al quadro ed ebbero la stessa reazione del compagno.
Minho iniziò a guardare attentamente il disegno e all’improvviso notò un dettaglio che gli fece intendere qualcosa che gli altri suoi compagni non capirono.
Allora il cantante, rivolgendosi alla loro guida, disse con un sorriso smagliante:
 “Complimenti, Edward. Quanto ti ci è voluto per finirlo?”
Allora Ed, imbarazzato, disse:
“N-non so di che cosa stai parlando...continuiamo il giro!”
Usciti dall’aula di disegno, si diressero verso il teatro per prendere il programma del concerto.
Durante la strada i sei ragazzi rimasero per la maggior parte del tempo in silenzio, poi però, ad un certo punto, Key, che stava osservando da un po’ Edward, gli chiese:
“Edward, posso farti una domanda?”
“Certo. Chiedi pure.”
“Sei coreano? I tuoi tratti non sembrano coreani al 100%.”
“Che occhio, Key! No, sono anglo-coreano: mia madre è inglese mentre mio padre coreano.”
“Forte!”
Edward poi, prendendo coraggio, continuò:
“Posso farvi io adesso una domanda? Come mai siete venuti in questa scuola?”
Allora, Jonghyun, con una smorfia di rabbia e di disgusto, disse:
“Per colpa di cinque sfigati che hanno vinto il concorso! Il nostro agente, vedendo il loro successo, ha pensato che, se loro riescono a conciliare la scuola con le prove, noi potevamo riuscirci almeno per un paio di mesi!”
Il minore si offese molto dopo aver sentito il discorso del vocalist: avrebbe voluto urlargli contro tutto quello che pensava.
Avrebbe voluto dirgli ad esempio:
“Ma come ti permetti! Brutto, minuscolo, dinosauro che non sei altro!”
Oppure:
“Brutto idiota! Perché non ti cuci quella brutta bocca che ti ritrovi!?”
Ma poi, con il tono più freddo che aveva, disse semplicemente:
“Vi assicuro che non era nostra intenzione.”
Onew, allora, quasi come se qualcuno lo avesse folgorato, realizzò il senso implicito della frase. Perciò disse scioccato:
“Aspetta! Non sarai...”
“Uno dei cinque sfigati che hanno vinto il concorso? Sì!”
Detto questo, Edward riprese a camminare in maniera più spedita; non aveva più intenzione di sopportare un minuto di più quei ragazzi se lo dovevano prendere in giro.
I cinque cantanti provarono a chiamarlo per chiedergli scusa; non era loro intenzione mancargli di rispetto. Era stato solamente uno spiacevole incidente di percorso.
Edward, però, non gli diede ascolto: era troppo infuriato per poter ragionare con calma con quei ragazzi, ma soprattutto non voleva ascoltarli.
Minho, allora, disse seccato a Bling Bling:
“Bel colpo, dinosauro: ora è arrabbiato sul serio!”
“Ma come potevo sapere che era uno di loro?”
“Potevi stare zitto!”
Jonghyun era a terra. Non voleva combinare quel macello.
Adesso si sentiva veramente in colpa per quello che era successo e non vedeva l’ora di chiedere scusa allo studente.
Ad Edward, che aveva ascoltato da lontano tutta la loro discussione, dispiaceva che rimproverassero il vocalist: non poteva sapere che lui era uno dei cinque cosplayers.
Voleva salvarlo in qualche modo.
Perciò, con un tono freddo e distaccato, disse ai cantanti:
“La potete smettere: non voglio aspettarvi per tutto il giorno!”
Allora gli SHINee smisero di litigare e raggiunsero la loro guida che si era fermato un secondo per aspettarli.
Finalmente arrivarono in teatro; allo studente era sempre piaciuto quella sala: fin dalla prima volta che ci era entrato, rimase rapito dal grande sipario rosso damascato che serviva a nascondere l’enorme palcoscenico di legno intarsiato, posizionato in cima ad una piccola rampa di scale, che serviva a collegarlo alla zona in cui erano state posizionate le poltrone per gli spettatori.
Edward fece segno agli altri di seguirlo dietro le quinte del palcoscenico; lì raggiunsero una porta sulla quale c’era scritto:
“Accesso acconsentito solo agli autorizzati”
Quindi Ed prese una chiave che era dentro un mobiletto attaccato ad una parete.
Il ragazzo aprì la porta ed entrò.
Poi, notando che i cantanti erano rimasti davanti alla porta con un’aria dubbiosa, disse:
“Volete entrare?”
“Possiamo?”
“Certo.”
Gli idols, allora, entrarono nell’ufficio, anche se un po’ esitanti.
Appena entrarono, rimasero stupiti nel vedere quanti fogli erano presenti nella stanza: sembrava che un tornado li avesse sparsi per tutto l’ufficio.
Però, stranamente, Edward sapeva esattamente dove fossero le cose; infatti, dopo pochi secondi, esclamò:
“Trovato!”
“Hei Edward, come mai c’è una nostra foto qui?”
Allora Ed si avvicinò ad Onew per guardare la foto che gli stava indicando; la guardò un secondo e poi scoppiò a ridere.
Il cantante, un po’ confuso, chiese:
“Perché ridi, scusa?”
“Quelli non siete voi...siamo noi al concorso!”
“Cosa?!”
Allora gli altri quattro cantanti si avvicinarono alla foto ed ebbero la stessa reazione di Onew.
Quelli nella foto sembravano proprio loro; erano identici: stessi occhi, stessi capelli, perfino i lineamenti.
Dietro ai cinque ragazzi erano ben visibile il cartellone del concorso ed il premio, ma i cantanti continuavano a trovare incredibile quello che gli aveva appena detto Edward.
Erano sconvolti!
Jonghyun, curioso, chiese:
“Edward, ci sveli l’enigma, per favore?”
“Prego?”
“Dai che hai capito: chi imiti di noi cinque?”
“Ah...non ve lo dico.”
“Perché?”
“Non ci credereste mai. E poi sarebbe troppo semplice.”
“Sai che lo scopriremo, vero?”
Intervenne Minho, sfidando Ed con lo sguardo; il ragazzo rispose:
“Naturalmente: sarebbe strano se non ci riusciste in due mesi. Ora andiamo.”
Dopodiché i sei ragazzi si avviarono verso l’uscita; nel tragitto, intanto, gli SHINee cercarono di cogliere qualcosa nel modo di camminare della loro guida che gli permettesse di capire a quale di loro potesse assomigliare.
Naturalmente fallirono miseramente!
Finalmente giunsero a destinazione; lì Key disse:
“Grazie di cuore per averci fatto vedere la scuola.”
“Figurati. È stato un piacere.”
“Vuoi un passaggio fino al condominio? Tanto viviamo nello stesso palazzo.”
“No, grazie.”
“Sicuro? È abbastanza lontano da qui.”
“Sicurissimo. Inoltre, devo portare questi documenti alla preside.”
“D’accordo. A domani allora.”
“A domani.”
Salutati i ragazzi, Edward rientrò a scuola, recuperò la cartella e portò il programma del concerto alla preside.
Arrivò a casa verso le 20:00.
Era esausto e non vedeva l’ora di andare a dormire.
Stava per aprire la porta quando notò che sopra di essa era attaccato un biglietto con sopra scritto:
Grazie di tutto e scusa per la frase infelice di Jonghyun.
                                                                                                 Gli SHINee

Edward sorrise: aveva veramente giudicato male quei ragazzi.
Poi entrò in casa e andò a dormire, sfinito dopo tutta quella giornata.    

Nei panni dell’autore

Incredibile! Sono riuscito a rispettare i tempi che mi ero stabilito! Evviva! *saltella dalla gioia*
Allora in questo capitolo ho cercato di descrivere meglio le emozioni e i luoghi della storia ^^ spero di esserci riuscito ^^
Ringrazio tutti quelli che hanno letto il primo capitolo di questa storia e ringrazio HikariKamishi per la sua recensione e per i suoi consigli ^^
Grazie a tutti, spero che il capitolo vi piaccia e che recensiate questo capitolo ^^
A domenica prossima,
                                    Wyatt
  
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