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Autore: _Safyra    31/08/2014    4 recensioni
Wanda si era salvata. Adesso era rinchiusa in un altro corpo. Felice. Amata dall'uomo che non aveva mai pensato potesse innamorarsi di lei.
Aveva ricominciato una nuova vita, la sua decima vita, ed era ora di iniziare a godersela. Ad imparare che in quel mondo non esistevano soltanto la compassione, il dolore e l'indulgenza, ma anche il piacere, il desiderio... l'amore di una famiglia, di un uomo.
Non sapeva che là fuori, oltre quelle caverne e quel deserto, c'era un mondo pronto ad accoglierla.
Wanda non sapeva nemmeno di essersi fatta un altro nemico... Ma non c'era fretta. Doveva scoprire molte altre cose oltre a quello.
Dalla storia:
Incrociai lo sguardo di Ian per un interminabile istante. Un istante interrotto da un colpo di scena.
Rimasi impietrita quando vidi esplodere il capannone che avevo di fronte.
Avevo cantato vittoria troppo presto [...]
Avevo promesso. Non lo avrei mai abbandonato.
«Wanda... non c'è più niente da fare, capisci? È andato ormai» singhiozzava Brandt dopo avermi preso il volto fra le mani.
«No» dissi «No. Ian non è morto»
Genere: Avventura, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ian, Jared, Melanie, Quasi tutti, Viandante
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Up In The Sky - the serie '
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15



Dolori



Sbattei piano le palpebre, confusa, e mi chiesi come fossi arrivata fin lì. La stanza in cui mi trovavo era bianca, bianchissima: l'unica cosa che si distingueva dalla spaventosa monotonia di quel colore era la coperta di plaid beige chiaro del letto, il resto era tutto uguale, tutto bianco, anche le sbarre che vidi quando girai la testa da un lato.

Tentai di alzarmi, sempre più confusa e spaventata, ma contro ogni aspettativa non ci riuscii. Sia perché fui immediatamente colta da un capogiro, sia perché scoprii di avere mani e piedi legati al letto. Ogni tentativo di liberarmi fu ovviamente vano, a partire dal fatto che non avevo la forza di poter rompere i lacci che mi impedivano qualsiasi movimento.

Mi sentivo debole, stordita. Ma la cosa più frustrante era che non riuscivo a capire come fossi arrivata lì dentro, semplicemente non ricordavo.

Forse non potevo perché di ricordi di come fossi giunta in quella cella non ne avevo mai avuti.

La paura, aiutata da un improvviso senso di panico, iniziò a scorrermi nelle vene. Dovevo chiamare qualcuno, urlare aiuto, liberarmi da quei lacci e scappare. Sapevo di doverlo fare, ma dalla mia bocca non poteva uscire nient'altro se non che un sospiro. Ero troppo frastornata, troppo confusa, troppo spaventata per trovare la forza per farlo e la lucentezza per calmarmi.



Alcune ore prima



Un raggio di sole strisciò in silenzio fino al mio viso, punzecchiandomi fastidiosamente gli occhi. Cercai di coprirmi col lenzuolo, ma la cosa si rivelò piuttosto difficile, dato che, quando tentai di tirarlo su fin sopra la testa, non ci riuscii.

A quel punto decisi di aprire gli occhi e mettermi a sedere, ma anche quel movimento risultò decisamente troppo faticoso da mettere in pratica.

La vista del mio corpo nudo arrotolato tre le coperte e di una schiena che non era mia a sinistra bastò tuttavia a farmi dimenticare del sole che continuava a colpirmi la faccia e del lenzuolo che non voleva collaborare. Le guance mi si tinsero automaticamente di rosso e un senso di disagio iniziò a farsi strada dentro di me mentre cercavo di scendere giù dal letto e rivestirmi in fretta.

Ma come mi era saltato in mente di fare una cosa del genere?

Raccattai il reggiseno ai piedi del comodino e lo indossai con le orecchie tese verso le mie spalle, dove c'era un Ian ancora assorto nei suoi sogni. Ancora inconsapevole dell'errore che avevamo fatto la notte prima, quando io avevo perso la testa davanti alla sua involontaria richiesta di baciarlo mentre tentava di scusarsi.

Ma perché non l'avevo lasciato parlare, dannazione?

Sull'onda delle mie elucubrazioni andai a recuperare le mie mutandine. Poi presi il resto dei vestiti e li gettai in bagno, evitando di guardarmi allo specchio per scoprire in quale pessimo stato mi trovassi. Quindi raggiunsi l'armadio e scelsi le prime cose che trovai – sempre senza fare alcun rumore.

«Non dovrei essere io quello che scappa dalla tua camera?»

Mi bloccai con le mani ancora infilate dentro l'armadio, come se da ladra mi fossi intrufolata nella casa di qualcuno e fossi stata scoperta, ascoltando il tono a metà tra il divertito e il pensieroso con cui Ian mi aveva avvisato di essere sveglio.

Lo sentii muoversi mentre io mi voltavo verso di lui e sospiravo. Si era tirato su a sedere nel letto, il torso in bella mostra, il lenzuolo che gli copriva a mala pena la pelle sotto l'ombelico, i capelli in totale disordine, l'espressione seria e la solita ruga pensierosa tra le sopracciglia.

«Non stavo scappando.» mormorai con un filo di voce, evitando di puntargli lo sguardo addosso mentre indossavo la maglia che mi era capitata tra le mani.

«Allora volevi farmi il favore di dovermi far rivestire per venirti a cercare?»

«Ma che dici...»

«Te ne sei pentita?»

Il mio spietato senso di colpa tornò tutto un tratto a logorarmi, facendomi arrabbiare prima con me stessa e poi con Ian, di nuovo. Ma non perché mi aveva trattata male o si era comportato indecentemente, ero arrabbiata anche con lui solo perché aveva permesso che accadesse ciò che era accaduto la notte precedente senza pensare alle conseguenze. Senza pensare al fatto che noi avremmo sbagliato.

«Perché non riesco più a capirti, Wanda?»

Continuò lui dopo che io non volli rispondere alla sua domanda.

Gli occhi iniziarono a pizzicarmi, ma cercai di non darglielo a vedere, così come cercai di nascondere il vile tremolio nella mia voce.

«Non devi vederla così, Ian. Tu... tu non sei Il Problema. Io invece sì, perché ho sbagliato a reagire tre giorni fa e ho sbagliato a reagire ieri sera. Ti ho fatto male, ho fatto male a noi e... e sono stata una stupida egoista. Okay?»

«No, Wanda. Non dire così...» Ian si attorcigliò il lenzuolo sui fianchi e si alzò per raggiungermi. Quando mi fu abbastanza vicino, prese entrambe le mie mani e mi fissò dritto negli occhi. «... Tu non sei una stupida egoista. Non potrai mai esserlo. E poi, insomma, non dovrei essere io quello dispiaciuto? Non mi sono fidato di te, mi sono lasciato sfuggire il controllo di mano, sono stato cattivo, iperprotettivo e...»

«Non pensavo veramente quelle cose, Ian.»

Dissi mentre lasciavo andare le sue mani per dargli le spalle ed evitare così di guardarlo in faccia.

«Io sì invece. E se non fosse stato per te probabilmente non me ne sarei mai accorto.»

Scossi la testa per continuare a dissentire quel che diceva, poi lui mi afferrò per un polso, costringendomi a voltarmi di nuovo nella sua direzione. Ed era dolce, Ian, mentre tentava di chiudere con questa storia e convincermi del fatto che non era successo niente di male; mentre mi accarezzava piano una guancia e piegava un minuscolo angolo della bocca in quello che doveva essere un sorriso per rassicurarmi.

Peccato che io non la vedevo al suo stesso modo.

«È tutto così sbagliato, Ian. Questo è sbagliato.» mormorai, indicando con una mano il letto sfatto su cui avevamo consumato il nostro amore. Lui si accigliò, lasciandomi andare il polso.

«Che cosa vorresti dire con questo?»

Vorrei dire che abbiamo avuto un momento di crisi che è servito a farmi capire quanto egoista io sia stata nei tuoi confronti, vorrei dire che non serve chiedermi scusa, perché dovrei chiedertelo io, vorrei dire che mi sono comportata da insolente e che ti amo più della mia stessa vita. Vorrei dire tutto questo, ma so che se lo facessi tu faresti di tutto per farmi dimenticare di questa distanza che si è creata tra noi tre giorni fa, e io non voglio. Non voglio perché sarebbe ingiusto, sarebbe un altro gesto da egoista nei tuoi confronti e io non voglio più esserlo con te, Ian.

«Vorrei dire che dovremmo fermarci un attimo.» dissi tutto d'un fiato, dando a vedere una sicurezza che in realtà non possedevo.

«... Fermarci.» ripeté incerto lui, socchiudendo gli occhi.

«Per riflettere.»

«Ed è una cosa... temporanea, Wanda?»

I suoi occhi e la sua espressione raccontavano un'immensa e sconfinata delusione mischiata ad un'altrettanta immensa e sconfinata incertezza.

«Dipenderà da noi.» risposi io.

«È un modo per dirmi che mi stai lasciando, Viandante?»

«No, Ian... Io... io non ti sto lasciando, non lo farei mai...» Eccolo di nuovo, quel senso di colpa pronto a far cadere rovinosamente la forza con cui avevo cercato di non farmi crollare tutto addosso. Trassi un respiro profondo.

«E allora cosa stai facendo? Stai rimandando la nostra relazione a data da destinarsi? O stai cercando di rovinare tutto perché la situazione ha iniziato a sfuggirti di mano? Spiegamelo, Wanda, perché io non riesco a capire. Insomma, ieri sera non sono venuto qui per mettere fine alla nostra storia. Sono venuto per dirti che mi dispiaceva, per rimettere le cose apposto, ma tu...»

«Non so cosa mi sta succedendo, Ian.» mugugnai dopo essermi voltata di nuovo verso di lui. «Forse tutto quello che ho dovuto sopportare nell'ultimo periodo mi si sta riversando contro. Forse sono troppo stressata... e... e non mi sento me stessa.»

Alzai la voce di un'ottava, facendo spallucce per non dare un peso eccessivo alle mie parole.

«Vedo che Liam ti ha fatto un brutto effe...»

«Oh, lo sai che Liam non c'entra niente.»

Ian mi guardò senza dire un fiato, con un'espressione affranta in viso e i pugni serrati lungo i fianchi, poi, sempre senza dire una parola, si voltò per recuperare i suoi vestiti da terra e indossarli.

«Fammi un fischio quando la Wanda di cui mi sono innamorato si decide a tornare indietro. Con questa che fa scelte per entrambi non voglio avere niente a che fare.» proruppe quando finì di rivestirsi, poi se ne andò.



§


«Wanda, non sai quanto mi dispiace... Non avrei dovuto permettergli di usare le tue chiavi per farsi trovare in camera nostra, scusami...»

«Non ti devi scusare, Mel. Non è colpa tua se è andata a finire così.»

Mi alzai dalla sedia, avvicinandomi alla finestra a braccia conserte. Una lacrima mi rotolò silenziosa sulla guancia, ma io la scacciai ancora prima che Melanie se ne accorgesse.

«Cosa posso fare per aiutarti?» mi domandò quando mi fu vicina, appoggiandomi una mano sulla spalla. Mi voltai nella sua direzione, sorridendo davanti alla sua premura.

«Niente, Mel, tranquilla.»

«Wanda... Lo so che stai cercando di non dare a vedere tutto il dolore che hai dentro. Scommetto che ti manca già.»

Risi piano, nascondendo il velo di amarezza e dispiacere che mi calò addosso non appena mi resi conto di quanto Melanie avesse ragione.

Stavo male. Stavo male da quando avevamo messo piede in quel posto, e mi ero fatta tanto prendere dal corso degli eventi da non pensare neanche più a Jeb, Kyle e Trudy, che erano ancora là fuori, bisognosi più che mai del nostro aiuto.

Altre due lacrime mi rigarono piano il viso, stavolta sotto lo sguardo triste e preoccupato della mia amica.

«Vieni qui...» sussurrò, abbracciandomi.

Non scoppiai a piangere come avrei dovuto fare, un po' perché di lacrime ne avevo già versate abbastanza da non averne più, un po' perché in mensa non eravamo proprio del tutto sole – e io non ci tenevo a montare su un teatrino davanti a tutti i presenti.

Perciò poco dopo io e Mel ci allontanammo, tenendoci per mano mentre ci scambiavamo sorrisi complici e sguardi affettuosi.

«Comunque basta pensare a me e ai miei problemi. Ci sono cose più importanti della mia relazione che va a rotoli o del mio status emotivo.» sentenziai.

«Giusto.»

«Da quando siamo arrivati qua ci siamo alienati dal resto del mondo, io mi sono addirittura scordata di Jeb e tutti gli altri... Dovremmo tornare a cercarli, non pensi?»

Melanie annuì. «Già, tanto ormai ci siamo ripresi, stiamo bene... perché non dovremmo proseguire nelle ricerche?»

«Senti, perché non facciamo così: tu vai a chiedere a Jared e gli altri cosa ne pensano, io invece vado ad accennare qualcosa a Claire.» dissi mentre ci avviavamo verso la porta.

«Va bene, ma... sai almeno dov'è lei?»

«In realtà no. Lì però c'è Thomas» indicai il ragazzo seduto poco più in là sulla panca «forse lui sa dirmi dove pos...»

«Ragazze! Vi stavo venendo a cercare.»

Claire spuntò da dietro la porta proprio quando noi stavamo per aprirla, salutandoci col suo solito sorriso abbagliante. Ricambiai di riflesso, opprimendo la sensazione di disagio che mi incutevano lei e Liam da quando avevo origliato la loro discussione.

«Che ironia della sorte, anche Wanda stava per venirti a cercare.» esclamò Melanie, alzando le spalle.

«Ma dai!»
«Già...» risposi mentre Melanie si allontanava di qualche passo prima di dire che ''allora vado a fare quella cosa, Wanda. Ci vediamo dopo, okay?'', lasciandomi sola con Claire.

«Cosa volevi dirmi, Wanda?» mi incitò lei dopo che Mel sparì nell'ascensore.

Il sorriso che avevo sulle labbra si allargò un po' di più, rendendo Claire curiosa.

«Volevo dirti che molto probabilmente partiamo. È una decisione che dobbiamo ancora prendere tutti insieme, ma io volevo comunque avvisarti, oltre che ringraziarti per ciò che avete fatto e per l'aiuto che ci avete dato. Vi verremo a trovare se...»

«Wow, wow, wow. Un attimo...» Claire mi poggiò le mani sulle spalle, socchiudendo gli occhi per riflettere su quello che voleva dire, poi proseguì «Volete partire? Così presto? Insomma, sono passati ancora pochi giorni da quando avete avuto quello scontro coi Cercatori e avranno sicuramente circondato l'area, messo delle pattuglie in punti strategici per trovarvi, stabilito un piano per catturarvi... Mi chiedo se non sia troppo pericoloso.»

Effettivamente non avevo pensato ai Cercatori e a tutto quello cui saremmo andati incontro una volta usciti di lì, il che mi fece mettere in dubbio i miei programmi. Tuttavia, il pensiero di dover aspettare ancora prima di poter tornare a cercare i nostri amici non mi piacque. E non sarebbe piaciuto nemmeno agli altri.

«Lo so, Claire. Ma... vedi, è che noi dovremmo proseguire nelle ricerche di altre persone e...»

«Altre persone?» domandò lei, sorpresa.

«Sì, degli amici. Si sono persi, così siamo venuti fin qui per trovarli.»

«Non me ne avevate mai parlato.»

«Perché non ne abbiamo mai avuto l'occasione.» sorrisi, poi lei scostò le mani dalle mie spalle, boccheggiando pensierosa.

«Sono due uomini e una donna quelli che state cercando?»

Sbattei le palpebre, socchiudendo la bocca per chiederle come poteva sapere dei miei amici, ma l'unica cosa che riuscii a dire fu un incerto ''sì''.

«Sai dove si trovano, Claire?»

Claire si abbraccio i gomiti e un'ombra si stipò sui lineamenti delicati del suo viso, inclusi i suoi occhi azzurri, che divennero un po' più scuri.

«Li hai visti? Claire, parlami ti prego.» la implorai, scuotendola piano per le braccia mentre mi facevo assalire dall'angoscia.

«Noi stavamo rientrando. Facevamo la solita strada per tornare a casa, quando una delle macchine dei Cercatori ci ha sorpassato.» Claire parlava con lo sguardo fisso in un punto indefinito dietro di me, come se fosse stata in una sorta di psicanalisi e stesse rivivendo quei momenti. «Pensavamo che ci avessero scoperti, e quando abbiamo visto che non eravamo noi il loro obbiettivo ci siamo fermati in un parcheggio non molto lontano. Per le strade non c'era nessuno, era tardi. Poi ad un certo punto abbiamo visto un'altra auto. I Cercatori erano tanti, forse la stavano pedinando da un bel po': l'hanno circondata e hanno intimato il conducente di scendere dalla macchina e mettere le mani sopra la testa. Era un uomo alto, anziano.»

«Jeb...» trasalii intanto che gli angoli degli occhi si riempivano di acqua e mi si formava un groppo in gola. «Cos'è successo dopo?»

«Li hanno presi, Wanda.»

«Oh santo cielo... No...» singhiozzai, coprendomi la bocca con una mano. Claire mi strinse una spalla.

«Mi dispiace, Wanda. Non sai quanto. Noi non abbiamo potuto fare nulla, altrimenti saremmo stati scoperti.»

Mormorò intanto che si avvicinava a me per abbracciarmi. Ma immersa com'era nel mio dolore non badai tanto a quel suo gesto inaspettato o alle parole con cui cercò di rassicurarmi subito dopo.

Jeb, Trudy e Kyle erano stati catturati, per loro non ci sarebbe stato più niente da fare. Melanie avrebbe sofferto, Ian avrebbe sofferto e... e...

«Ah... Claire, ma cosa...?»

Gemetti quando sentii qualcosa di piccolo e appuntito trapassarmi la pelle sulla schiena, proprio dove fino ad un attimo prima avevo percepito le sue mani accarezzarmi affettuosamente. Lanciai a Claire un'occhiata confusa, o meglio, sfocata, lei però non rispose, si limitò a sostituire l'espressione affranta e dispiaciuta con una cupa e malvagia. E prima ancora di riuscire a capire cosa stesse succedendo, i puntini che avevano cominciato a ostacolarmi la vista esplosero in un unico colore.

Il nero.


§



Provai a liberarmi di quei lacci ancora una volta, cercando di non dare troppo conto al senso di panico che si stava propagando in ogni centimetro del mio corpo. Poi, dopo aver fatto innumerevoli tentativi, sentii delle sbarre aprirsi e dei passi avvicinarsi alla cella in cui mi trovavo.

«Claire...» mormorai con la voce arrochita, ritrovando sul suo viso la stessa aria cupa che avevo visto prima di svenire e ritrovarmi qui dentro.

Claire rimase impassibile intanto che da dietro le sue spalle apparivano altre due persone. Alte, magre, familiari. Non sapevo perché, ma avevo l'impressione di averle già viste da qualche parte.

La cosa che più mi spaventò però, era che portavano entrambe una divisa bianca.




Spazio autore:


Hola! Mi credevate morta e sepolta, eh? Tranquilli, tranquilli, sono stata solo impegnata con un po' di mare e un po' di libri ahah.

Allora, come vi è sembrato il capitolo?

Ammetto che non è stato facile scrivere la parte di Ian e Wanda, infatti su World ho salvato almeno tremila bozze, senza mai esserne del tutto convinta. Spero che alla fine sia uscito fuori qualcosa di decente :P

Per quanto riguarda la primissima e l'ultimissima parte, be', posso solo dirvi che capirete meglio nel prossimo capitolo.

Spero che siate rimaste soddisfatte (anche se, lo so, gli unicorni e gli arcobaleni tra gli O'Wanda sono andati a farsi una vacanza – com'è giusto che anche loro facciano xD – e voi molto probabilmente ci siete rimaste un po' di emme. Ma che vi devo dire, l'amore non è bello se non è litigherello.)

Ringrazio di cuore le buone, ma soprattutto SEMPRE PIU' NUMEROSE, anime che si stanno moltiplicando come i pani e i pesci nelle liste seguita/preferita/ricordata.

Siete il mio orgoglio, ragazzi. <3

Alla prossima,

Sha

   
 
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