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Autore: Nelmezzo    31/08/2014    1 recensioni
Sei fuggito via. Nell'oscuro silenzio notturno sei scivolato nel tuo mondo. In quale buco sconosciuto della terra ti nascondi, Max?
Nell'oscuro silenzio notturno sei riscivolato nel mio mondo. In quale buco sconosciuto della terra ti rinasconderai, Max?
Genere: Drammatico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ai folli.
Al mare.
A chi lecca.
A chi bacia.
A chi abbraccia.
All'arte.
A chi vive una guerra.
A me.




Sei fuggito via. Nell'oscuro silenzio notturno sei scivolato nel tuo mondo. In quale buco sconosciuto della terra ti nascondi, Max?
 
L'ispirazione raggiunge Nev in una notte afosa d'agosto. Una coltre di sudore gli ricopre la pelle, una sensazione di innata prigionia lo ossessiona da ore. Forse da giorni. In quel letto troppo vuoto Nev si dimena alla disperata ricerca della sua libertà persa. Non fa altro che pensare che se la sia data a gambe levate, che sia fuggita con Max. Il tizio che tempo fa giaceva accanto a Nev e che tra una sigaretta e l'altra si divertiva a sparare cazzate sui suoi desideri di pace, di un mondo migliore. Un folle con la Nikon appiccicata alle mani e che regalava discorsi senza senso al mondo. Era stato quello spirito indomabile dai capelli bianchi a farlo andare fuori di testa. Nev s'era ritrovato da un momento all'altro a bramare ogni suo lembo di pelle.
S'erano conosciuti come si conoscono tutti, nei momenti più strambi, in quelli in cui non ci si aspetta l'entrata di un altro giocatore che potrebbe stravolgere le carte, nella propria vita. S'erano conosciuti mentre il vicino di casa di Nev preparava la cena, mentre un business-man stava per chiudere un contratto da cui avrebbe profittato una montagna di soldi, mentre una bomba scoppiava in qualche paese dell'est Europa causando decine di morti, mentre Putin autorizzava l'uccisione di ucraini in Russia, mentre una stella che per milioni di anni aveva orbitato nell'universo era pronta a spegnersi.  
Nev ora scrive, getta parole. Vede le lettere affiancarsi ad altre lettere. Dovrebbe sfornare un nuovo romanzo. Nuovo, nuovo, di zecca. Fresco e pulito per i suoi giovani lettori, per la casa editrice che lo tiene alle strette, per qualcuno. Per se stesso che ammazza il tempo non facendo nulla, se non aspettare che il suo telefono si illumini, che Max, il suo Max, gli invii uno stralcio di messaggio con su scritto:"sono vivo".
Nev sa che Max s'è cacciato in qualche favela del Brasile o in qualche baraccopoli del mondo. Forse questa volta ha deciso di allearsi a qualche organizzazione pacifista in Russia o in Palestina. Nev è anche consapevole che potrebbe accendere il televisore e sapere che Max è morto a causa di un'esplosione, di una granata, di una sparatoria. Sapere che non può più fare l'amore con lui, che non può più toccarlo, che non può mai più baciare lentamente la sua schiena nelle notti insonni, che non può più tenere stretta la sua pelle e tirarla a morsi, che le loro salive non possono più mescolarsi. Gli mancherebbe un bel po', un bel po' troppo.
Nev va' a nanna ché 'sti pensieri stronzi devono darti filo da torcere.

«Allora, scrittore dei miei stivali, se una di queste sere t'invitassi a cena, accetteresti?»
«Dovrei dirti di sì?»
Qualche sera dopo Nev si ritrova nudo, sdraiato sul pavimento di un sudicio appartamento. Max sta scattando foto a raffica mettendolo completamente in soggezione. Appena era entrato in casa, Max aveva iniziato a spogliarlo rassicurandolo che non aveva nessuna intenzione di saltargli addosso, a meno che Nev non l'avesse esplicitamente richiesto.
«Tutto questo è assurdo» blatera Nev quando gli viene chiesto di mettersi a gambe incrociate.
Max risponde citando una poesia della Merini, "La Semplicità".
Conclude dicendo che se volesse, potrebbe saltargli addosso tranquillamente.
Non si sa come. Si ritrovano davvero uno sull'altro. Aggrovigliati tra le lenzuola. Le loro labbra si cercano, i loro piedi si carezzano. Si abbracciano nel mentre. Nev si aggrappa a Max. Sa già cosa accadrà, il suo inconscio. Sa che il destino è già segnato. Sa che Max si abbandonerà al mare, che sarà portato via dalla corrente e  ritornerà su zattere della fortuna. Stanotte, quindi, s'aggrappa a questo corpo sudicio come l'appartamento. A questo corpo che puzza di sudore e shampoo all'arancia. Lo graffia e si mantiene stretto. Almeno stanotte vuole che sia tutto suo, che non appartenga a nessun desiderio folle, né al suo spirito di libertà innata, né alla voglia di amare troppo il mondo.

«Credo di essermi innamorato di te, Max.»
«Sai cos'è l'amore?»
«No, tu?»
«Nemmeno io.» E ride.

Sono le due di pomeriggio di un freddo dicembre quando Max sparisce per la prima volta.
Sono le cinque di pomeriggio di un freddo dicembre quando Nev si rende conto che Max è andato via lasciandolo in balia di disarmanti pensieri. Un post-it giallo fluo attaccato al frigorifero, un "ritornerò" senza senso. Una scrittura tremante, brutta, lettere che si riconoscono a stento. La sua scrittura.
Nev prende quel pezzo di carta, lo piega, lo mette in tasca. Lo tiene al caldo, lontano dal gelo che aleggia in casa. Non ha lacrime da versare, non ha ira da scatenare. Per adesso. Dà da mangiare al pesce rosso che sguazza nell'ampolla di vetro. Passa il pavimento con l'aspirapolvere. Cucina la cena per due. Apparecchia per due. Si siede. L'uovo fumante dinanzi ad una figura immobile. Parla, parla da solo. Nev è del parere che le parole non si debbano sprecare ma questa sera ha tante cose da dire. Deve raccontare cos'ha fatto durante la giornata. E' stato convocato dalla casa editrice. A quanto pare il libro è piaciuto. Sfonderà, andrà a finire nelle librerie e nei cassetti di migliaia di studenti.  Sogneranno 'sti studenti, lascia sognare almeno loro, Nev! Sua madre li hai invitati a cena per Natale, vuole conoscere questo fatidico fidanzato. "No, mamma. Max ha avuto un contrattempo" le dirà durante la vigilia. Nev prende il post-it dalla tasca. Lo apre e lo getta nel bicchiere d'acqua.
«Cazzo, Max.»
Parla Nev, parla coi demoni ché t'aiuteranno.

Sono le due di pomeriggio di una calda estate quando Max ritorna per la rpima volta. Un Max irriconoscibile è ora dinanzi alla porta, poi a Nev. Nev lo guarda, fissa la barba lunga, lunga e bianca. Le occhiaie giallastre. Sorride. Non sorride più come prima ma sorride. Nev vorrebbe odiarlo, sbattergli la porta in faccia. Farlo bruciare all'inferno ma non ci riesce, con tutta la buona volontà non ce la fa. Lo tira a sè e lo abbraccia. Gli sembra distante miglia e miglia. Forse Max non è mai ritornato davvero da quel viaggio. Forse il suo spirito è rimasto imprigionato in qualche parte dell'universo: nelle rughe di quell'anziano morto che ha ritratto in una foto, o tra le gambe della donna che ha visto partorire tra le macerie, o tra i denti mancanti di Haadiya.
Ora Max lacrima e non si sa perché. Bacia insistentemente il collo di Nev ricoprendolo di saliva. Nev lo stringe forte, vorrebbe entrargli dentro e strappargli il cuore a morsi. S'arrampica a lui, gli lecca le palpebre, la tempia sinistra.
Lecca, Nev, lecca. Arrampicati, Nev, arrampicati. Da bravo bimbo.

«Ho visto cose che non puoi immaginare. Non ho dormito. Ho pianto. Ho abbracciato corpi vivi ma morti. Provo ancora dolore al solo ricordo ma rifarei tutto daccapo, Nev.» Ride e piange. Piange e ride.
Max glielo confessa alcuni mesi dopo, nel loro letto. A voce bassa. E' un segreto, è tutto un segreto. Poi gli canta una ninnananna.
Sogni d'oro Nev. Dormi, da bravo bambino, dormi.


Nell'oscuro silenzio notturno sei scivolato nel mio mondo. In quale buco sconosciuto della terra ti nasconderai, Max?



Per i personaggi sono stata ispirata da Nev e Max di Catfish.
La poesia "La Semplicità", ripeto, è stata scritta della mia amata Alda Merini.
  
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