Nick raggiunse Louis al bancone del
bar. La loro pausa non sarebbe durata molto ma c’era il tempo di prendere
qualcosa da bere. Ordinò ma fu poi distratto da un ragazzo che passava proprio
lì accanto. Si sporse oltre la spalla di Louis, rimanendo in bilico sullo
sgabello, per osservarlo.
“Dovresti cominciare a lavorare per la
scommessa” gli fece notare Louis rimettendolo dritto e porgendogli il bicchiere
che gli era appena stato portato. “Quella?” propose indicandogli con la mano
sotto il bancone una ragazza dall’altra parte del bar.
Aveva i capelli biondi, decisamente
ossigenati, su cui spiccavano strisce viola, unghie decorate e un abito
attillato che lasciava poco all’immaginazione. “Non è un po’ troppo sofisticata
per Kevin?” chiese Nick, bevendo un sorso. “A proposito…
Com’è il suo tipo?” si sentì in dovere di chiedere.
“In realtà nessuno lo sa: da che ho
memoria mio cugino non ha mai avuto storie”.
Nick rischiò di strozzarsi “Nessuna? In… ventisei anni?”
Louis scosse la testa “Prima dei dieci
anni non conta. Poiché non abbiamo indizi, dovremmo cominciare da qualche parte… Andiamo a conoscere questa ragazza!”” Fece convinto,
saltando giù dallo sgabello.
Nick afferrò il suo bicchiere e lo
seguì, fermandolo per la giacca “hai intenzione di aiutarmi?”
“Vuoi tenerti tutto il divertimento?”
gli allontanò la mano con un ghigno.
Nick represse un moto di stizza. Capiva
la voglia di divertimento di Louis ma non era pronto a presentare una ragazza a
Kevin in modo così improvviso. Di certo comunque quella non sarebbe stata il
suo tipo.
Dopo le dovute presentazioni (la bionda
si chiamava Kendra), Louis le offrì qualcosa da bere e la invitò a rimanere
fino alla fine della loro esibizione, nel suo solito modo che non lasciava
scampo alle povere vittime “Quando avremo finito sul palco potremmo prenderci
qualcosa insieme. Oppure puoi venire nel retro e ti facciamo ascoltare
qualcos’altro: la chitarra è molto piacevole da ascoltare anche da sola”.
“La suono anch’io, sai? Potremmo
scambiarci qualche impressione” propose prendendo da bere “Mi piace il tuo tapping a otto dita”.
“So fare magie con le dita” Nick pregò
che nessun sorrisetto affiorasse sul suo viso: i doppi sensi di Louis si
sprecavano.
“Anch’io” rispose Kendra. Louis annuì
convinto, fingendo di guardarle le dita. Peccato che la ragazza avesse portato
le mani all’altezza del seno per sollevare il bicchiere. Nick, dopo aver
lasciato osservare all’amico quello che voleva, capì che era il momento di
intervenire per dargli modo di sganciarsi dalla conversazione.
“Dovremmo tornare sul palco” gli fece
presente.
“Allora ci vediamo dopo?” Chiese il
biondo afferrando una delle mani di Kendra e facendole il baciamano. La ragazza
annuì.
“Il fascino della chitarra funziona
sempre” fece notare Louis intrappolando le spalle di Nick in una morsa e
rubandogli il bicchiere ancora mezzo pieno.
“Se non l’avessi saputo, mi sarebbe
venuto veramente il dubbio di cosa stessi guardando”.
“Non è così stupida, quella è rock’n roll, te lo dico io” concluse saltando sui gradini che li
separavano dal palco. Poi sembrò ripensarci e tornò indietro “La chitarra ha il
suo fascino ma Kevin dovrà suonarle la batteria”.
Nick lo guardò, sforzandosi di
sorridere “Non è la tua donna? Vi siete intesi alla grande, tienila per te” lo
invitò.
Louis imbracciò la chitarra e si
sistemò la tracolla “Se non mi faccio lei mi farò qualcun’altra. L’avevamo
scelta per lui, no? Non si dica mai che rubo la donna a mio cugino. Se lui la
rifiuta, allora mi sentirò in dovere di consolarla” rise, ben consapevole di
ciò che lo attendeva dopo lo spettacolo.
Nick rimase in silenzio, mentre Louis
cominciava a notare che sul palco mancava proprio Kevin. “Nick, va’ tu a
cercarlo, io intrattengo con qualche accordo” gli intimò, mettendosi a
riscaldarsi proprio con il tapping di cui aveva
parlato prima.
A Nick non aveva mai dato fastidio il
comportamento di Louis nei confronti delle ragazze più avvenenti, anche perché
lui faceva lo stesso con i ragazzi. I loro diversi orientamenti sessuali non
impedivano loro di avere metodi di corteggiamento comuni, molto diretti.
Entrambi sapevano di essere apprezzati e potersi permettere anche uscite poco
felici, in alcune occasioni: se il loro interlocutore del momento non avesse
apprezzato, sarebbero andati da qualcun altro.
Nick non era molto cambiato da quando
aveva capito di provare qualcosa per Kevin. Era stato un sentimento che era
nato piano ed era convinto che se Kevin fosse stato un ragazzo qualunque ci
avrebbe provato senza troppe remore e se lo sarebbe potuto togliere dalla
testa. Invece per non rovinare il loro gruppo (un qualsiasi etero gli avrebbe
dato picche) aveva deciso di sopire ciò che provava, convinto che non ci avrebbe
messo molto a distrarsi. In effetti le distrazioni non erano mancate ma erano
state solo momentanee e non gli avevano permesso di scordarlo, anche perché lo
vedeva regolarmente.
Aveva imparato a conoscerlo sempre di
più e l’attrazione era aumentata. Come se non bastasse, a questa si era
aggiunto anche io semplice desiderio di passare del tempo con lui, anche senza
parlare: Kevin era sempre così silenzioso che quasi non lo si sentiva. Quando
era arrivato a casa di Louis per risolvere i problemi del suo computer, Nick
non se ne era accorto finché non era sceso dalle scale, incuriosito da tutto il
tempo necessario all’amico per prendere due bottiglie di birra. Così lo aveva
visto al tavolo della cucina, intento a sistemare le impostazioni del wi-fi manualmente. Alla fine si era fermato lì con una
scusa e lo aveva osservato bene, rendendosi conto di quanto fosse a proprio
agio in quel mondo virtuale, controllato e regolare. Lui odiava gli imprevisti,
tanto quanto la sporcizia.
Nick non si stupì più di tanto nel
trovare Kevin su uno sgabello nel retro del locale, impegnato nello strofinare
le sue bacchette: era un vizio che aveva da qualche mese. Le voleva
perfettamente nitide e, quando provavano, arrivava a far fermare tutti per
togliere i segni delle dita dal legnetto lucido.
“Stiamo per riprendere” lo informò,
cercando di reprimere l’istinto di abbracciarlo da dietro e togliergli il panno
di mano.
L’altro commentò sommessamente,
rigirandosi l’oggetto tra le dita. Nick sentì il bisogno di rompere il silenzio
“C’è una ragazza che dopo dovresti conoscere”.
L’espressione esasperata sul viso di
Kevin lo fece sorridere “È molto carina e si chiama Kendra. Le piace la musica,
ha conoscenze in merito e un fisico da paura. Potrebbe andare”.
“È in biancheria intima?” Chiese
esasperato il batterista voltandosi e guardandolo in faccia.
“Se la vuoi così devi venire di là,
offrirle da bere e passare con lei almeno un’oretta, forse qualcosa di più”
cercò di stimare Nick, senza sopravvalutare le doti dell’amico.
“Vedremo” gli concesse Kevin alzandosi
e uscendo.
*
Quando Kevin venne presentato a Kendra
appurò come i pareri nell’ambito della moda di Louis e Nick fossero totalmente
inaffidabili. La ragazza era chiaramente in biancheria intima o avrebbe voluto
esserlo, come quello straccetto che portava addosso dimostrava.
Provò a stringerle la mano ma fu
guardato come un alieno che fa l’autostop e, quando dopo un attimo di
esitazione la ragazza ricambiò la stretta, gli conficcò un’unghia nella carne.
Un’unghia colorata. Perché le donne
avevano questa mania di dipingersi le dita?
Nick gli indicò imperiosamente il
bancone da dietro la schiena della ragazza ma ottenne solo di fargli osservare
meglio i suoi capelli: non erano le luci, erano veramente strinati di viola.
Dovette aver avuto proprio
un’espressione terrificata se Louis girò con forza la ragazza e la accompagnò
in prima persona al bar. Kevin si guardò intorno e si fece coraggio: doveva
resistere una manciata di minuti per non sembrare sospetto, fingere un malore e
farsi riportare a casa da Nick. Magari polemizzare durante il viaggio, se ne
avesse avuto voglia.
Si avvicinò al bancone e trovò Kendra
intenta a muovere le dita in modo confuso, cercando di imitare qualche gesto di
Louis. Sembrava in preda a un raptus.
Nick ne approfittò per passargli un
braccio sulle spalle, evidentemente voleva parlare senza essere ascoltato ma
Kevin non aveva mai gradito quelle intrusioni nel proprio spazio personale,
così lo scacciò di malo modo.
Rassegnato, si issò sullo sgabello
accanto alla ragazza e le ordinò da bere: poteva non avere esperienza ma sapeva
cos’era l’educazione.
Era Kendra che non sembrava saperlo,
visto che dopo svariati minuti continuava a ignorare il bicchiere che le aveva
appoggiato vicino. Spazientito, Kevin si girò verso il bancone e spiò oltre la
fila di bottiglie cosa accadeva nel resto della sala. Nick si era eclissato
dopo aver ricevuto la sua gomitata nelle costole e si era rifugiato in pista: tra
i pochi avventori ancora presenti in pista le sue mosse da ballerino emergevano
nettamente e avvolgevano il malcapitato che danzava con lui. Kevin riflettè che
probabilmente avrebbe dato un calcio negli stinchi a Nick se avesse osato farlo
con lui ma il ragazzo sembrava gradire; tutti gli sconosciuti che Nick
rimorchiava nei bar sembravano gradire.
Kendra si voltò e scorse il bicchiere
che era poggiato lì. Evidentemente dovette ricollegare con quello la mano o la
voce di Kevin che glielo avevano offerto prima, così gli sorrise e alzò la
coppa in un improvvisato brindisi, facendola scontrare con il pugno che Kevin
teneva chiuso come base d’appoggio. I peggiori presentimenti di Kevin si
avverarono quando il liquido fuoriuscì con un’ondata e investì la sua manica.
Il ragazzo si impose di stare calmo e
non dare spettacolo di sé, anche perché quando alzava la voce si ritrovava a
urlare come una bimbetta stridula. Certo, il tentativo di tamponare il disastro
con dei fazzolettini che erano stati usati per contenere degli stuzzichini non
stava migliorando la situazione. Allontanò Kendra bruscamente e intimò a Louis
di riprendersela prima che chiedesse al barista di prestarle il lurido
strofinaccio con cui stava pulendo il bancone per rimediare al suo danno.
Improvvisamente Nick cercò con lo
sguardo il bar e si ritrovò a fissare negli occhi Kevin. Era stupefacente come
ogni volta gli leggesse in faccia meglio di chiunque altro. Lasciò perdere il
suo nuovo amico e si affrettò a raggiungerlo; Kevin lo fulminò prima che
potesse anche solo pensare di circondargli le spalle con un braccio, così Nick
si limitò a trascinare un altro sgabello vicino a quello del batterista.
“Le hai parlato almeno?”
“Perché dovrei sprecare parole se so
già come andrà a finire?”
Nick sorrise scuotendo la testa “È
carina, non trovi?”
“E scortese. Se ti piace quel tipo di ragazza… Louis l’adora!”
“Louis può conquistare un’altra ragazza
questa sera” rispose secco Nick.
“Perché? Folle, dedita all’apparenza e
alla moda, frivola e senza obiettivi. Potrebbe diventare mia cognata. Come
posso fermare un amore così grande?” Ironizzò Kevin.
“Se quella diventa tua cognata tu
rinneghi la famiglia?”
In effetti l’idea di Nick non era così
brutta, riflettè Kevin. Si poteva prendere in considerazione in qualunque caso,
anche perché era quasi certo che non sarebbe andato d’accordo con una futura
moglie di Louis.
“Spiegami chi è il tuo tipo” lo spronò
Nick sporgendosi verso di lui per colmare l’aumento di volume della musica.
Kevin gli indicò proprio le casse,
rispondendogli “più tardi”.
“Andiamo via; casa mia non è lontana,
sali e poi riprendo la macchina e ti riporto dove vuoi”.
“A quanti ragazzi l’hai detto con un
intento diverso?” Chiese Kevin, ma stava già alzandosi dallo sgabello. Tutto
pur di lasciare quell’anarchia più totale.
Nick sorrise.
*
Nick allungò sul tavolo la mano che
reggeva la birra, offrendola con un gesto. Kevin la ignorò bellamente, mentre
si guardava intorno analizzando ogni particolare. Tra le sue manie c’era quella
di controllare meticolosamente la pulizia delle case dove andava, senza
esclusione. Da quando lo aveva conosciuto, Nick aveva imparato ad accumulare la
spazzatura nella lavanderia per evitare che l’amico la trovasse.
“Bionda, mora, rossa; quali sono i tuoi
gusti?” Esordì per distrarlo dalle pentole ammucchiate sul lavandino.
“Non mi piace la birra, di nessun
tipo”.
Nick represse una risata o l’avrebbe
fatto infuriare e non era il caso “Ragazze, Kevin” lo redarguì.
“Ah” l’amico rimase un attimo in
silenzio “Mora, credo”.
“Alta?”
“Mah, normale”.
“Formosa?”
“Con una dieta si mette a posto tutto”.
“Carnagione?”
“Le ragazze sono tutte uguali!”
“Ho capito, le caratteristiche fisiche
non sono il tuo forte. Veniamo al carattere che sarà già complicato trovarne
uno che ti vada bene. Forse è meglio che tu non abbia pretese fisiche troppo
elevate”.
“Poco appariscente” Mise subito in
chiaro Kevin.
A Nick cominciò a sorgere qualche
dubbio “Già tu non parli molto e sei introverso. Se lei è come te e non si fa
notare passerete le vostre giornate in silenzio”.
“Cosa c’è di male?”
Nick scosse la testa “Gli animali hanno
questa straordinaria tendenza alla comunicazione”.
“Gli esseri umani sono superiori. L’ho
sempre detto che tu e Louis nelle teorie di Darwin non sareste classificati
tali”.
“Quindi cerchi una persona con cui
poter tacere?”
Kevin assentì, confermando a Nick che
non avrebbe potuto continuare a cercargli la fidanzata nei locali in cui
suonavano normalmente. “Passioni?”
“Nulla di estremo; niente strani giochi
sull’acqua o in aria, niente fanatiche di moda, niente viaggiatrici incallite
né cantanti o ballerine mancate. In effetti se si intendesse di tecnologia non
sarebbe male”.
“Se si trovasse il modo di duplicarti
andrebbe bene?” Ironizzò Nick.
“Direi che potrei accettarlo” Kevin
rispose composto. Poi precisò “In versione femminile, però”.
Nick si alzò per buttare la sua birra
per mascherare l’imbarazzo di ciò che voleva chiedere “In versione maschile
proprio no?”
Kevin lo guardò di traverso, una di
quelle occhiate che Nick si sarebbe aspettato da uno che non fosse a conoscenza
della sua omosessualità. Metteva in chiaro che tra loro in quel senso non ci
sarebbe mai potuto essere nulla.
Gli sorrise, cercando di rimanere al
suo gioco “Lo specificheremo ai genetisti”. Buttò la bottiglia ma fece in modo
di versare qualche goccia residua, così da avere una scusa per rimanere in
piedi ancora un po’ e trovare qualcos’altro su cui concentrarsi.
Kevin si sistemò meglio sulla sedia e
passò la mano sul lucido tavolo della penisola. Seguì i movimenti dell’altro e
quando ebbe finito esordì “Non deve essere tinta”.
Nick ebbe un veloce ricordo delle
ciocche viola di Kendra e si voltò per strizzare la spugna che aveva usato. Per
quanto incarnasse l’antitesi della fidanzata ideale di Kevin, lei avrebbe avuto
comunque più possibilità di lui.
Con un gesto veloce prese un’altra
birra e cercò un attrezzo da usare per aprirla. Ne aveva bisogno se voleva
arrivare alla fine della conversazione e dormire quella notte.
Quando si sedette vide subito la
smorfia sdegnata di Kevin “È proprio necessaria?”
“Non sai quanto” gli rispose Nick,
prendendone la prima sorsata. Avrebbe dovuto ricordarsi di metterla in frigo
per la prossima volta. Era meglio farlo subito, riflettè conoscendosi.
Quando stava per mettere il cartone con
sei bottiglie in frigo, Kevin lo interruppe “Hai intenzione di berle tutte
stasera? Credo che prenderò un taxi. O, meglio, mi accompagni a casa adesso”.
Finì con tono imperioso.
“Reggo meglio di te qualunque cosa
alcolica” lo rassicurò “e dopo questa non berrò più prima di guidare” terminò
agitando la bottiglia che aveva già aperto.
“Tu e Louis non avete il concetto di
sobrietà, vero? Sempre esagerare, sempre andare oltre” lo rimbrottò.
“E tu non sei ossessionato dall’idea di
uscire dal tuo guscio?”
Le parole di Nick sembrarono rimbombare
nell’ambiente: che Kevin non gradisse il loro modo di fare ma lo sopportasse
era appurato. Analizzare le ragioni del comportamento di Kevin era invece
qualcosa che nemmeno Louis aveva mai fatto; almeno per quanto ne sapeva Nick,
che un attimo dopo aver parlato fu sicuro che non avrebbe mai detto nulla del
genere da interamente sobrio. Ma era un modo per testare il loro rapporto.
Kevin lo stava fissando con gli occhi
spalancati ed era dannatamente carino nella sua stravagante espressione. Non
era facile ottenerla e in una recondita parte di sé Nick si complimentò con se
stesso.
“Forse proprio perché vedo quali sono
le conseguenze dell’uscire” rispose con un’occhiata di sufficienza rivolta
proprio a Nick. “È divertente cambiare persona ogni volta? È bello non voler
avere certezze sul futuro? È facile combinare guai e non saperne uscire?”
Kevin non aveva mai alzato la voce ma
ora era andato in crescendo. Questa volta fu Nick a rimanere sbigottito e
attonito.
“Stai insinuando che non siamo in grado
di prenderci cura di noi stessi? Chi vive ancora con i genitori?”
Kevin scattò in piedi e rovesciò la
sedia. Il rumore fece entrambi riflettere sull’evento così raro. Nick prese un
bel respiro “Vado un attimo in camera, mi cambio e torno giù”, proferì sparendo
su per le scale.
Aprì la porta e si gettò sul letto
senza preoccuparsi di richiuderla. Era dovuto scappare per evitare di far
degenerare la situazione e anche Kevin doveva averlo capito. Almeno lo sperava:
se avesse pensato che fosse fuggito per ostilità sarebbe stato peggio.
Fece affondare la testa nel cuscino e
questa cominciò a pulsargli. La situazione si stava facendo sentire e il
problema non era ancora stato risolto. Perché avevano cominciato a dirsi quelle
cose? Perché avevano tirato in ballo proprio i loro stili di vita così diversi?
Un attimo prima Kevin lo stava
rimproverando per le troppe birre e un attimo dopo i toni si erano accesi.
Eppure non era una novità che Kevin lo invitasse a bere meno.
Però di solito non aleggiava su di lui
lo spettro di una fidanzata. Con un gemito Nick capì che era stato lui stesso a
trasformare la conversazione perché non era riuscito a controllarsi, perché era
di cattivo umore.
Aveva portato Kevin a casa sua: sapeva
che non sarebbe successo nulla, sapeva che era accaduto proprio per quella
scommessa che glielo avrebbe portato via ma forse il suo inconscio aveva
sperato. Forse, più semplicemente, non era pronto a sentirsi confermare ogni
sera quanto le sue possibilità con lui fossero nulle.
“Così questo è lo studio dell’artista?”
Chiese la voce di Kevin, un po’ affaticata per i due piani di scale.
Nick si alzò a sedere di scatto e colpì
il soffitto del solaio con la testa. Controllò che non ne uscisse sangue mentre
l’altro ragazzo, più circospetto, si accomodava ai piedi del letto dopo aver
constatato che non c’erano altri posti per sedersi.
“Fare la camera da letto al primo piano
e usare il solaio come solaio era troppo normale?” Gli chiese osservandolo
mentre finiva di tastarsi il capo.
Nick gli sorrise a mezza bocca, mostrandogli
i bianchi canini “Qui ho più luce” gli spiegò per l’ennesima volta indicandogli
le finestre da cui si intravedeva qualche stella nonostante i lampioni.
Kevin fece vagare lo sguardo tutto
intorno, tra gli schizzi, le riproduzioni e le fotografie che tappezzavano le
pareti. “Ne hai aggiunte altre?”
“Sai che colleziono riproduzioni di qualunque
opera mi piaccia. È così che me la cavo agli esami in università: approfondisco
le opere che mi hanno colpito”.
“Io e Louis ti prendiamo in giro ma non
è così strano che ti promuovano: sono proprio tante” Kevin si alzò e andò a
esaminare da vicino il muro.
Nick lo osservò fermarsi accanto alla
foto della Pietà di Michelangelo “è a Roma, nella Basilica di San Pietro.
Rappresenta la Madonna che tiene Gesù dopo che lo hanno deposto dalla croce”.
“Da quando sei cristiano?” Lo interrogò
Kevin mentre passava ad esaminare altri soggetti.
“Mai stato. Non è questione di
religione: è il dolore di una madre che ha perso il figlio, che osserva il suo
corpo straziato. Va oltre queste differenze”.
Kevin lanciò un’altra occhiata
perplessa all’immagine di prima senza fare commenti. Staccò la puntina che
teneva un altro disegno e lo mostrò a Nick “Anche qui c’è molto sentimento?”
gli fece eco sarcastico.
“Esprime la vita, la confusione del
mondo e i suoi colori. Tu cosa ci vedi?” Chiese Nick avvicinandosi fino a
tenere il foglio in mano.
“Linee. Chiuse e aperte. E, oh, molto
giallo” gli rispose ironico.
“Uno psicologo avrebbe molto lavoro da
fare con te” gli rispose Nick rassegnato rimettendo a posto la riproduzione di Kandinsky.
“Perché, cosa c’è lì dentro?”
“C’è tutto quello che puoi vederci. In
questo momento vedo un fondale marino, con pesci, meduse, cavallucci e anche un
serpente di mare”. Avendo scorto la faccia basita di Kevin, Nick gli indicò la
posizione di tutto ciò che aveva indicato.
“Sarà difficile trovare qualcuno che
sia folle come te e veda pesci in quell’ammasso” fu il commento finale di
Kevin.
“Il mio ragazzo ideale non deve avere
necessariamente le mie opinioni; sta a me fargli apprezzare la bellezza
dell’arte e trovare il suo artista preferito. Quando due persone sono troppo
uguali finiscono per annoiarsi”.
Kevin soppesò un po’ le parole di Nick,
mentre gli faceva posto sul letto e appiattiva con le mani le pieghe della
coperta “Quindi tu pensi seriamente che dovrei provarci con una come Kendra?”
gli chiese schietto infine.
“Lei era più un divertimento per Louis”
ammise l’altro, cercando di tenere la distanza massima tra lui e l’amico.
Vedere Kevin sul suo letto con un’espressione così franca lo rendeva
irrequieto.
“Lo so che non sono come te e lui nei
rapporti interpersonali” cominciò Kevin tornando a puntare lo sguardo sui fogli
che tempestavano le pareti “e credo davvero che a volte esageriate un po’ ma
ammetto che non è così male starvi dietro, ci si diverte molto”.
Nick si allungò nella sua direzione,
prima di ricordarsi che non poteva stringergli la mano. “Siamo contenti di
essere oggetti di divertimento per te” cercò di stemperare ricomponendosi.
“Come io lo sono per voi” Puntualizzò
l’altro fissandolo negli occhi. “Per Louis soprattutto”.
“Tuo cugino ti vuole molto bene” si
sentì in dovere di precisare Nick.
“Lo so, lo so. Ma io e lui siamo troppo
diversi per poterci capire completamente” ammise Kevin “Con te a volte mi pare
più facile. Mi sembra che tu capisca più di lui quello che penso”.
“Ti ho studiato” ammise Nick cercando
di non assumere un’espressione colpevole.
“Sono un soggetto così interessante,
artista?”
Nick scrollò le spalle “Sono sicuro che
hai molti risvolti”.
“Allora non sono così piatto come
dicevi?”
Nick lo guardò dritto negli occhi “No,
ma penso davvero che dovresti cercare di aprirti al mondo: non è un posto così
buio”.
“Ci sono più vantaggi a rimanere
tranquilli”.
Nick gli sorrise, consapevole che non
avrebbe mai ammesso di voler cambiare né lo avrebbe fatto volontariamente.
Bisognava portarlo gradatamente lungo la retta via e forse quella scommessa
poteva aiutarlo. “Una fidanzata è contemplata nella tua idea di tranquillità?”
“Non propriamente ma considerando
quanto tu e Louis insistete sull’argomento se serve a farvi stare quieti e non
pretende di essere portata fuori troppo spesso può passare”.
Nick sorvolò sulla scelta delle parole,
più adatte a un cane che a un essere umano “Quindi possiamo continuare con la
nostra scommessa?”
“Ovviamente, mi serve un nuovo hard
disk”.