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Autore: Lutea Eos    31/08/2014    1 recensioni
Nick ci pensò su “Scommettiamo che, lasciando fare a me, entro un mese avrai una fidanzata?”
Lo sguardo che Kevin alzò al cielo fece capire a tutti che non credeva minimamente a ciò che diceva l’amico. “Cosa ci guadagnerei io, se non essere tormentato da te e da ragazze per il prossimo mese?”
Nick era perfettamente consapevole di non avere speranze: Kevin era eterosessuale e questo bastava a troncare anche la più remota delle possibilità. Si era rassegnato e aveva cercato di toglierselo dalla testa ma non poteva negare che vederlo non interessato all’amore gli fosse di consolazione. Fino a quella sera.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Un amore di scommessa'
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Nick raggiunse Louis al bancone del bar. La loro pausa non sarebbe durata molto ma c’era il tempo di prendere qualcosa da bere. Ordinò ma fu poi distratto da un ragazzo che passava proprio lì accanto. Si sporse oltre la spalla di Louis, rimanendo in bilico sullo sgabello, per osservarlo.

“Dovresti cominciare a lavorare per la scommessa” gli fece notare Louis rimettendolo dritto e porgendogli il bicchiere che gli era appena stato portato. “Quella?” propose indicandogli con la mano sotto il bancone una ragazza dall’altra parte del bar.

Aveva i capelli biondi, decisamente ossigenati, su cui spiccavano strisce viola, unghie decorate e un abito attillato che lasciava poco all’immaginazione. “Non è un po’ troppo sofisticata per Kevin?” chiese Nick, bevendo un sorso. “A proposito… Com’è il suo tipo?” si sentì in dovere di chiedere.

“In realtà nessuno lo sa: da che ho memoria mio cugino non ha mai avuto storie”.

Nick rischiò di strozzarsi “Nessuna? In… ventisei anni?”

Louis scosse la testa “Prima dei dieci anni non conta. Poiché non abbiamo indizi, dovremmo cominciare da qualche parte… Andiamo a conoscere questa ragazza!”” Fece convinto, saltando giù dallo sgabello.

Nick afferrò il suo bicchiere e lo seguì, fermandolo per la giacca “hai intenzione di aiutarmi?”

“Vuoi tenerti tutto il divertimento?” gli allontanò la mano con un ghigno.

Nick represse un moto di stizza. Capiva la voglia di divertimento di Louis ma non era pronto a presentare una ragazza a Kevin in modo così improvviso. Di certo comunque quella non sarebbe stata il suo tipo.

Dopo le dovute presentazioni (la bionda si chiamava Kendra), Louis le offrì qualcosa da bere e la invitò a rimanere fino alla fine della loro esibizione, nel suo solito modo che non lasciava scampo alle povere vittime “Quando avremo finito sul palco potremmo prenderci qualcosa insieme. Oppure puoi venire nel retro e ti facciamo ascoltare qualcos’altro: la chitarra è molto piacevole da ascoltare anche da sola”.

“La suono anch’io, sai? Potremmo scambiarci qualche impressione” propose prendendo da bere “Mi piace il tuo tapping a otto dita”.

“So fare magie con le dita” Nick pregò che nessun sorrisetto affiorasse sul suo viso: i doppi sensi di Louis si sprecavano.

“Anch’io” rispose Kendra. Louis annuì convinto, fingendo di guardarle le dita. Peccato che la ragazza avesse portato le mani all’altezza del seno per sollevare il bicchiere. Nick, dopo aver lasciato osservare all’amico quello che voleva, capì che era il momento di intervenire per dargli modo di sganciarsi dalla conversazione.

“Dovremmo tornare sul palco” gli fece presente.

“Allora ci vediamo dopo?” Chiese il biondo afferrando una delle mani di Kendra e facendole il baciamano. La ragazza annuì.

“Il fascino della chitarra funziona sempre” fece notare Louis intrappolando le spalle di Nick in una morsa e rubandogli il bicchiere ancora mezzo pieno.

“Se non l’avessi saputo, mi sarebbe venuto veramente il dubbio di cosa stessi guardando”.

“Non è così stupida, quella è rock’n roll, te lo dico io” concluse saltando sui gradini che li separavano dal palco. Poi sembrò ripensarci e tornò indietro “La chitarra ha il suo fascino ma Kevin dovrà suonarle la batteria”.

Nick lo guardò, sforzandosi di sorridere “Non è la tua donna? Vi siete intesi alla grande, tienila per te” lo invitò.

Louis imbracciò la chitarra e si sistemò la tracolla “Se non mi faccio lei mi farò qualcun’altra. L’avevamo scelta per lui, no? Non si dica mai che rubo la donna a mio cugino. Se lui la rifiuta, allora mi sentirò in dovere di consolarla” rise, ben consapevole di ciò che lo attendeva dopo lo spettacolo.

Nick rimase in silenzio, mentre Louis cominciava a notare che sul palco mancava proprio Kevin. “Nick, va’ tu a cercarlo, io intrattengo con qualche accordo” gli intimò, mettendosi a riscaldarsi proprio con il tapping di cui aveva parlato prima.

A Nick non aveva mai dato fastidio il comportamento di Louis nei confronti delle ragazze più avvenenti, anche perché lui faceva lo stesso con i ragazzi. I loro diversi orientamenti sessuali non impedivano loro di avere metodi di corteggiamento comuni, molto diretti. Entrambi sapevano di essere apprezzati e potersi permettere anche uscite poco felici, in alcune occasioni: se il loro interlocutore del momento non avesse apprezzato, sarebbero andati da qualcun altro.

Nick non era molto cambiato da quando aveva capito di provare qualcosa per Kevin. Era stato un sentimento che era nato piano ed era convinto che se Kevin fosse stato un ragazzo qualunque ci avrebbe provato senza troppe remore e se lo sarebbe potuto togliere dalla testa. Invece per non rovinare il loro gruppo (un qualsiasi etero gli avrebbe dato picche) aveva deciso di sopire ciò che provava, convinto che non ci avrebbe messo molto a distrarsi. In effetti le distrazioni non erano mancate ma erano state solo momentanee e non gli avevano permesso di scordarlo, anche perché lo vedeva regolarmente.

Aveva imparato a conoscerlo sempre di più e l’attrazione era aumentata. Come se non bastasse, a questa si era aggiunto anche io semplice desiderio di passare del tempo con lui, anche senza parlare: Kevin era sempre così silenzioso che quasi non lo si sentiva. Quando era arrivato a casa di Louis per risolvere i problemi del suo computer, Nick non se ne era accorto finché non era sceso dalle scale, incuriosito da tutto il tempo necessario all’amico per prendere due bottiglie di birra. Così lo aveva visto al tavolo della cucina, intento a sistemare le impostazioni del wi-fi manualmente. Alla fine si era fermato lì con una scusa e lo aveva osservato bene, rendendosi conto di quanto fosse a proprio agio in quel mondo virtuale, controllato e regolare. Lui odiava gli imprevisti, tanto quanto la sporcizia.

Nick non si stupì più di tanto nel trovare Kevin su uno sgabello nel retro del locale, impegnato nello strofinare le sue bacchette: era un vizio che aveva da qualche mese. Le voleva perfettamente nitide e, quando provavano, arrivava a far fermare tutti per togliere i segni delle dita dal legnetto lucido.

“Stiamo per riprendere” lo informò, cercando di reprimere l’istinto di abbracciarlo da dietro e togliergli il panno di mano.

L’altro commentò sommessamente, rigirandosi l’oggetto tra le dita. Nick sentì il bisogno di rompere il silenzio “C’è una ragazza che dopo dovresti conoscere”.

L’espressione esasperata sul viso di Kevin lo fece sorridere “È molto carina e si chiama Kendra. Le piace la musica, ha conoscenze in merito e un fisico da paura. Potrebbe andare”.

“È in biancheria intima?” Chiese esasperato il batterista voltandosi e guardandolo in faccia.

“Se la vuoi così devi venire di là, offrirle da bere e passare con lei almeno un’oretta, forse qualcosa di più” cercò di stimare Nick, senza sopravvalutare le doti dell’amico.

“Vedremo” gli concesse Kevin alzandosi e uscendo.

*

Quando Kevin venne presentato a Kendra appurò come i pareri nell’ambito della moda di Louis e Nick fossero totalmente inaffidabili. La ragazza era chiaramente in biancheria intima o avrebbe voluto esserlo, come quello straccetto che portava addosso dimostrava.

Provò a stringerle la mano ma fu guardato come un alieno che fa l’autostop e, quando dopo un attimo di esitazione la ragazza ricambiò la stretta, gli conficcò un’unghia nella carne. Un’unghia colorata. Perché le donne avevano questa mania di dipingersi le dita?

Nick gli indicò imperiosamente il bancone da dietro la schiena della ragazza ma ottenne solo di fargli osservare meglio i suoi capelli: non erano le luci, erano veramente strinati di viola.

Dovette aver avuto proprio un’espressione terrificata se Louis girò con forza la ragazza e la accompagnò in prima persona al bar. Kevin si guardò intorno e si fece coraggio: doveva resistere una manciata di minuti per non sembrare sospetto, fingere un malore e farsi riportare a casa da Nick. Magari polemizzare durante il viaggio, se ne avesse avuto voglia.

Si avvicinò al bancone e trovò Kendra intenta a muovere le dita in modo confuso, cercando di imitare qualche gesto di Louis. Sembrava in preda a un raptus.

Nick ne approfittò per passargli un braccio sulle spalle, evidentemente voleva parlare senza essere ascoltato ma Kevin non aveva mai gradito quelle intrusioni nel proprio spazio personale, così lo scacciò di malo modo.

Rassegnato, si issò sullo sgabello accanto alla ragazza e le ordinò da bere: poteva non avere esperienza ma sapeva cos’era l’educazione.

Era Kendra che non sembrava saperlo, visto che dopo svariati minuti continuava a ignorare il bicchiere che le aveva appoggiato vicino. Spazientito, Kevin si girò verso il bancone e spiò oltre la fila di bottiglie cosa accadeva nel resto della sala. Nick si era eclissato dopo aver ricevuto la sua gomitata nelle costole e si era rifugiato in pista: tra i pochi avventori ancora presenti in pista le sue mosse da ballerino emergevano nettamente e avvolgevano il malcapitato che danzava con lui. Kevin riflettè che probabilmente avrebbe dato un calcio negli stinchi a Nick se avesse osato farlo con lui ma il ragazzo sembrava gradire; tutti gli sconosciuti che Nick rimorchiava nei bar sembravano gradire.

Kendra si voltò e scorse il bicchiere che era poggiato lì. Evidentemente dovette ricollegare con quello la mano o la voce di Kevin che glielo avevano offerto prima, così gli sorrise e alzò la coppa in un improvvisato brindisi, facendola scontrare con il pugno che Kevin teneva chiuso come base d’appoggio. I peggiori presentimenti di Kevin si avverarono quando il liquido fuoriuscì con un’ondata e investì la sua manica.

Il ragazzo si impose di stare calmo e non dare spettacolo di sé, anche perché quando alzava la voce si ritrovava a urlare come una bimbetta stridula. Certo, il tentativo di tamponare il disastro con dei fazzolettini che erano stati usati per contenere degli stuzzichini non stava migliorando la situazione. Allontanò Kendra bruscamente e intimò a Louis di riprendersela prima che chiedesse al barista di prestarle il lurido strofinaccio con cui stava pulendo il bancone per rimediare al suo danno.

Improvvisamente Nick cercò con lo sguardo il bar e si ritrovò a fissare negli occhi Kevin. Era stupefacente come ogni volta gli leggesse in faccia meglio di chiunque altro. Lasciò perdere il suo nuovo amico e si affrettò a raggiungerlo; Kevin lo fulminò prima che potesse anche solo pensare di circondargli le spalle con un braccio, così Nick si limitò a trascinare un altro sgabello vicino a quello del batterista.

“Le hai parlato almeno?”

“Perché dovrei sprecare parole se so già come andrà a finire?”

Nick sorrise scuotendo la testa “È carina, non trovi?”

“E scortese. Se ti piace quel tipo di ragazza… Louis l’adora!”

“Louis può conquistare un’altra ragazza questa sera” rispose secco Nick.

“Perché? Folle, dedita all’apparenza e alla moda, frivola e senza obiettivi. Potrebbe diventare mia cognata. Come posso fermare un amore così grande?” Ironizzò Kevin.

“Se quella diventa tua cognata tu rinneghi la famiglia?”

In effetti l’idea di Nick non era così brutta, riflettè Kevin. Si poteva prendere in considerazione in qualunque caso, anche perché era quasi certo che non sarebbe andato d’accordo con una futura moglie di Louis.

“Spiegami chi è il tuo tipo” lo spronò Nick sporgendosi verso di lui per colmare l’aumento di volume della musica.

Kevin gli indicò proprio le casse, rispondendogli “più tardi”.

“Andiamo via; casa mia non è lontana, sali e poi riprendo la macchina e ti riporto dove vuoi”.

“A quanti ragazzi l’hai detto con un intento diverso?” Chiese Kevin, ma stava già alzandosi dallo sgabello. Tutto pur di lasciare quell’anarchia più totale.

Nick sorrise.

*

Nick allungò sul tavolo la mano che reggeva la birra, offrendola con un gesto. Kevin la ignorò bellamente, mentre si guardava intorno analizzando ogni particolare. Tra le sue manie c’era quella di controllare meticolosamente la pulizia delle case dove andava, senza esclusione. Da quando lo aveva conosciuto, Nick aveva imparato ad accumulare la spazzatura nella lavanderia per evitare che l’amico la trovasse.

“Bionda, mora, rossa; quali sono i tuoi gusti?” Esordì per distrarlo dalle pentole ammucchiate sul lavandino.

“Non mi piace la birra, di nessun tipo”.

Nick represse una risata o l’avrebbe fatto infuriare e non era il caso “Ragazze, Kevin” lo redarguì.

“Ah” l’amico rimase un attimo in silenzio “Mora, credo”.

“Alta?”

“Mah, normale”.

“Formosa?”

“Con una dieta si mette a posto tutto”.

“Carnagione?”

“Le ragazze sono tutte uguali!”

“Ho capito, le caratteristiche fisiche non sono il tuo forte. Veniamo al carattere che sarà già complicato trovarne uno che ti vada bene. Forse è meglio che tu non abbia pretese fisiche troppo elevate”.

“Poco appariscente” Mise subito in chiaro Kevin.

A Nick cominciò a sorgere qualche dubbio “Già tu non parli molto e sei introverso. Se lei è come te e non si fa notare passerete le vostre giornate in silenzio”.

“Cosa c’è di male?”

Nick scosse la testa “Gli animali hanno questa straordinaria tendenza alla comunicazione”.

“Gli esseri umani sono superiori. L’ho sempre detto che tu e Louis nelle teorie di Darwin non sareste classificati tali”.

“Quindi cerchi una persona con cui poter tacere?”

Kevin assentì, confermando a Nick che non avrebbe potuto continuare a cercargli la fidanzata nei locali in cui suonavano normalmente. “Passioni?”

“Nulla di estremo; niente strani giochi sull’acqua o in aria, niente fanatiche di moda, niente viaggiatrici incallite né cantanti o ballerine mancate. In effetti se si intendesse di tecnologia non sarebbe male”.

“Se si trovasse il modo di duplicarti andrebbe bene?” Ironizzò Nick.

“Direi che potrei accettarlo” Kevin rispose composto. Poi precisò “In versione femminile, però”.

Nick si alzò per buttare la sua birra per mascherare l’imbarazzo di ciò che voleva chiedere “In versione maschile proprio no?”

Kevin lo guardò di traverso, una di quelle occhiate che Nick si sarebbe aspettato da uno che non fosse a conoscenza della sua omosessualità. Metteva in chiaro che tra loro in quel senso non ci sarebbe mai potuto essere nulla.

Gli sorrise, cercando di rimanere al suo gioco “Lo specificheremo ai genetisti”. Buttò la bottiglia ma fece in modo di versare qualche goccia residua, così da avere una scusa per rimanere in piedi ancora un po’ e trovare qualcos’altro su cui concentrarsi.

Kevin si sistemò meglio sulla sedia e passò la mano sul lucido tavolo della penisola. Seguì i movimenti dell’altro e quando ebbe finito esordì “Non deve essere tinta”.

Nick ebbe un veloce ricordo delle ciocche viola di Kendra e si voltò per strizzare la spugna che aveva usato. Per quanto incarnasse l’antitesi della fidanzata ideale di Kevin, lei avrebbe avuto comunque più possibilità di lui.

Con un gesto veloce prese un’altra birra e cercò un attrezzo da usare per aprirla. Ne aveva bisogno se voleva arrivare alla fine della conversazione e dormire quella notte.

Quando si sedette vide subito la smorfia sdegnata di Kevin “È proprio necessaria?”

“Non sai quanto” gli rispose Nick, prendendone la prima sorsata. Avrebbe dovuto ricordarsi di metterla in frigo per la prossima volta. Era meglio farlo subito, riflettè conoscendosi.

Quando stava per mettere il cartone con sei bottiglie in frigo, Kevin lo interruppe “Hai intenzione di berle tutte stasera? Credo che prenderò un taxi. O, meglio, mi accompagni a casa adesso”. Finì con tono imperioso.

“Reggo meglio di te qualunque cosa alcolica” lo rassicurò “e dopo questa non berrò più prima di guidare” terminò agitando la bottiglia che aveva già aperto.

“Tu e Louis non avete il concetto di sobrietà, vero? Sempre esagerare, sempre andare oltre” lo rimbrottò.

“E tu non sei ossessionato dall’idea di uscire dal tuo guscio?”

Le parole di Nick sembrarono rimbombare nell’ambiente: che Kevin non gradisse il loro modo di fare ma lo sopportasse era appurato. Analizzare le ragioni del comportamento di Kevin era invece qualcosa che nemmeno Louis aveva mai fatto; almeno per quanto ne sapeva Nick, che un attimo dopo aver parlato fu sicuro che non avrebbe mai detto nulla del genere da interamente sobrio. Ma era un modo per testare il loro rapporto.

Kevin lo stava fissando con gli occhi spalancati ed era dannatamente carino nella sua stravagante espressione. Non era facile ottenerla e in una recondita parte di sé Nick si complimentò con se stesso.

“Forse proprio perché vedo quali sono le conseguenze dell’uscire” rispose con un’occhiata di sufficienza rivolta proprio a Nick. “È divertente cambiare persona ogni volta? È bello non voler avere certezze sul futuro? È facile combinare guai e non saperne uscire?”

Kevin non aveva mai alzato la voce ma ora era andato in crescendo. Questa volta fu Nick a rimanere sbigottito e attonito.

“Stai insinuando che non siamo in grado di prenderci cura di noi stessi? Chi vive ancora con i genitori?”

Kevin scattò in piedi e rovesciò la sedia. Il rumore fece entrambi riflettere sull’evento così raro. Nick prese un bel respiro “Vado un attimo in camera, mi cambio e torno giù”, proferì sparendo su per le scale.

Aprì la porta e si gettò sul letto senza preoccuparsi di richiuderla. Era dovuto scappare per evitare di far degenerare la situazione e anche Kevin doveva averlo capito. Almeno lo sperava: se avesse pensato che fosse fuggito per ostilità sarebbe stato peggio.

Fece affondare la testa nel cuscino e questa cominciò a pulsargli. La situazione si stava facendo sentire e il problema non era ancora stato risolto. Perché avevano cominciato a dirsi quelle cose? Perché avevano tirato in ballo proprio i loro stili di vita così diversi?

Un attimo prima Kevin lo stava rimproverando per le troppe birre e un attimo dopo i toni si erano accesi. Eppure non era una novità che Kevin lo invitasse a bere meno.

Però di solito non aleggiava su di lui lo spettro di una fidanzata. Con un gemito Nick capì che era stato lui stesso a trasformare la conversazione perché non era riuscito a controllarsi, perché era di cattivo umore.

Aveva portato Kevin a casa sua: sapeva che non sarebbe successo nulla, sapeva che era accaduto proprio per quella scommessa che glielo avrebbe portato via ma forse il suo inconscio aveva sperato. Forse, più semplicemente, non era pronto a sentirsi confermare ogni sera quanto le sue possibilità con lui fossero nulle.

“Così questo è lo studio dell’artista?” Chiese la voce di Kevin, un po’ affaticata per i due piani di scale.

Nick si alzò a sedere di scatto e colpì il soffitto del solaio con la testa. Controllò che non ne uscisse sangue mentre l’altro ragazzo, più circospetto, si accomodava ai piedi del letto dopo aver constatato che non c’erano altri posti per sedersi.

“Fare la camera da letto al primo piano e usare il solaio come solaio era troppo normale?” Gli chiese osservandolo mentre finiva di tastarsi il capo.

Nick gli sorrise a mezza bocca, mostrandogli i bianchi canini “Qui ho più luce” gli spiegò per l’ennesima volta indicandogli le finestre da cui si intravedeva qualche stella nonostante i lampioni.

Kevin fece vagare lo sguardo tutto intorno, tra gli schizzi, le riproduzioni e le fotografie che tappezzavano le pareti. “Ne hai aggiunte altre?”

“Sai che colleziono riproduzioni di qualunque opera mi piaccia. È così che me la cavo agli esami in università: approfondisco le opere che mi hanno colpito”.

“Io e Louis ti prendiamo in giro ma non è così strano che ti promuovano: sono proprio tante” Kevin si alzò e andò a esaminare da vicino il muro.

Nick lo osservò fermarsi accanto alla foto della Pietà di Michelangelo “è a Roma, nella Basilica di San Pietro. Rappresenta la Madonna che tiene Gesù dopo che lo hanno deposto dalla croce”.

“Da quando sei cristiano?” Lo interrogò Kevin mentre passava ad esaminare altri soggetti.

“Mai stato. Non è questione di religione: è il dolore di una madre che ha perso il figlio, che osserva il suo corpo straziato. Va oltre queste differenze”.

Kevin lanciò un’altra occhiata perplessa all’immagine di prima senza fare commenti. Staccò la puntina che teneva un altro disegno e lo mostrò a Nick “Anche qui c’è molto sentimento?” gli fece eco sarcastico.

“Esprime la vita, la confusione del mondo e i suoi colori. Tu cosa ci vedi?” Chiese Nick avvicinandosi fino a tenere il foglio in mano.

“Linee. Chiuse e aperte. E, oh, molto giallo” gli rispose ironico.

“Uno psicologo avrebbe molto lavoro da fare con te” gli rispose Nick rassegnato rimettendo a posto la riproduzione di Kandinsky.

“Perché, cosa c’è lì dentro?”

“C’è tutto quello che puoi vederci. In questo momento vedo un fondale marino, con pesci, meduse, cavallucci e anche un serpente di mare”. Avendo scorto la faccia basita di Kevin, Nick gli indicò la posizione di tutto ciò che aveva indicato.

“Sarà difficile trovare qualcuno che sia folle come te e veda pesci in quell’ammasso” fu il commento finale di Kevin.

“Il mio ragazzo ideale non deve avere necessariamente le mie opinioni; sta a me fargli apprezzare la bellezza dell’arte e trovare il suo artista preferito. Quando due persone sono troppo uguali finiscono per annoiarsi”.

Kevin soppesò un po’ le parole di Nick, mentre gli faceva posto sul letto e appiattiva con le mani le pieghe della coperta “Quindi tu pensi seriamente che dovrei provarci con una come Kendra?” gli chiese schietto infine.

“Lei era più un divertimento per Louis” ammise l’altro, cercando di tenere la distanza massima tra lui e l’amico. Vedere Kevin sul suo letto con un’espressione così franca lo rendeva irrequieto.

“Lo so che non sono come te e lui nei rapporti interpersonali” cominciò Kevin tornando a puntare lo sguardo sui fogli che tempestavano le pareti “e credo davvero che a volte esageriate un po’ ma ammetto che non è così male starvi dietro, ci si diverte molto”.

Nick si allungò nella sua direzione, prima di ricordarsi che non poteva stringergli la mano. “Siamo contenti di essere oggetti di divertimento per te” cercò di stemperare ricomponendosi.

“Come io lo sono per voi” Puntualizzò l’altro fissandolo negli occhi. “Per Louis soprattutto”.

“Tuo cugino ti vuole molto bene” si sentì in dovere di precisare Nick.

“Lo so, lo so. Ma io e lui siamo troppo diversi per poterci capire completamente” ammise Kevin “Con te a volte mi pare più facile. Mi sembra che tu capisca più di lui quello che penso”.

“Ti ho studiato” ammise Nick cercando di non assumere un’espressione colpevole.

“Sono un soggetto così interessante, artista?”

Nick scrollò le spalle “Sono sicuro che hai molti risvolti”.

“Allora non sono così piatto come dicevi?”

Nick lo guardò dritto negli occhi “No, ma penso davvero che dovresti cercare di aprirti al mondo: non è un posto così buio”.

“Ci sono più vantaggi a rimanere tranquilli”.

Nick gli sorrise, consapevole che non avrebbe mai ammesso di voler cambiare né lo avrebbe fatto volontariamente. Bisognava portarlo gradatamente lungo la retta via e forse quella scommessa poteva aiutarlo. “Una fidanzata è contemplata nella tua idea di tranquillità?”

“Non propriamente ma considerando quanto tu e Louis insistete sull’argomento se serve a farvi stare quieti e non pretende di essere portata fuori troppo spesso può passare”.

Nick sorvolò sulla scelta delle parole, più adatte a un cane che a un essere umano “Quindi possiamo continuare con la nostra scommessa?”

“Ovviamente, mi serve un nuovo hard disk”.

 

   
 
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