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Autore: Lutea Eos    30/08/2014    1 recensioni
Nick ci pensò su “Scommettiamo che, lasciando fare a me, entro un mese avrai una fidanzata?”
Lo sguardo che Kevin alzò al cielo fece capire a tutti che non credeva minimamente a ciò che diceva l’amico. “Cosa ci guadagnerei io, se non essere tormentato da te e da ragazze per il prossimo mese?”
Nick era perfettamente consapevole di non avere speranze: Kevin era eterosessuale e questo bastava a troncare anche la più remota delle possibilità. Si era rassegnato e aveva cercato di toglierselo dalla testa ma non poteva negare che vederlo non interessato all’amore gli fosse di consolazione. Fino a quella sera.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Un amore di scommessa'
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“Ricordati che domani siamo a pranzo dai nonni” sottolineò Louis, pizzicando alla base della nuca un ragazzo dai corti capelli neri.

“Vivo ancora con i miei: me lo ricorderanno” gli rispose piccato Kevin, voltando il viso. Il finestrino dell’automobile gli restituì l’immagine di un ragazzo appuntito, col volto ovale coronato da labbra sottili e perennemente strette.

“Stai ammettendo di aver bisogno di qualcuno che ti ricordi le cose?” Commentò Nick accanto a lui, dal suo posto di guida. I tre ragazzi stavano tornando da una delle loro esibizioni in un bar di Philadelphia. Il loro gruppo musicale non era famoso ma serviva bene allo scopo per cui Louis l’aveva creato: dare voce alla sua passione, che poi era anche quella di suo cugino, Kevin, e del suo migliore amico, Nick.

“Non è colpa mia se di solito sono gli altri a necessitare del mio aiuto e non il contrario”

Louis si passò una mano sulla corta barba bionda che gli cingeva il viso, meditando tra l’altro su quanto tagliarla in occasione della visita ai nonni. Decise infine che i cari coniugi avevano pensieri più urgenti, dei quali probabilmente il cugino non era a conoscenza. “Non credo che le aziende chiamino i tecnici informatici se hanno i computer funzionanti. Ma se ti decidessi a uscire dal tuo ambito lavorativo capiresti le tue debolezze. Per esempio…

“Suono in questo meraviglioso trio” disse Kevin con sarcasmo “ti pare parte del mio lavoro?”

Louis proseguì ignorandolo: sarebbe stato inutile spiegargli che andare su un palco a suonare la batteria scambiando poche battute nelle pause e non volendo conoscere nessuno non era la sua idea di vita sociale. “… parliamo di ragazze”.

Nella macchina calò il silenzio, interrotto dallo sbuffo di Kevin che prese a fissare ostinatamente davanti a sé. Il biondo si sentì in dovere di proseguire “I nonni vorrebbero conoscere la tua fidanzata. D’altronde sei il loro nipote più grande e, a rigor di logica, il primo che darà loro dei nipoti. Nessuno in famiglia ha avuto il coraggio di ammettere che probabilmente i tuoi nipoti non esisteranno mai, poiché sarà difficile trovare qualcuno che ti sopporti. Darai ai nonni un dolore immenso, lo capisci, cuginetto?” Aggiunse con l’epiteto finale che lo faceva irritare come non mai.

“Sono più grande di te, Louis!” Abbaiò Kevin come programmato, fissando ostinatamente fuori dal finestrino.

“Sei il più grande qui dentro e quello con meno conquiste all’attivo: c’è da preoccuparsi” calcolò rapidamente Louis.

“Il fatto è che, quando guardi una ragazza, sembri pronto a chiederle che modello di computer usa. O quale antivirus ritiene megliore. Alcune si spaventano, tutte capiscono che sei uno svitato e si allontanano” rincarò la dose Nick.

“Non mi interessano le ragazze” Kevin cercò di chiudere il discorso ma una risata volutamente non trattenuta di Louis riecheggiò nell’abitacolo.

“Nick è stato diretto quando mi ha detto di essere gay: proclamalo anche tu e cominceremo a cercarti un ragazzo. Ma l’impresa è altrettanto disperata”.

L’interessato si voltò verso Kevin, approfittando di un semaforo “Non vuoi uscire con me?” gli chiese, sporgendosi decisamente verso di lui. Troppo decisamente per Kevin, che lo allontanò con le mani riportandolo sul suo sedile.

“Sono un eterosessuale che non desidera una fidanzata. Vi arriva il concetto o devo mandarvelo per mai?” finì di brontolare, spalmandosi sempre di più contro il finestrino. Le case erano sempre più vicine e si intravedevano condomini spuntare qui e là: dovevano essere quasi arrivati a casa di Louis. Ma questo discorso doveva essere portato fino in fondo.

“Con queste battute non hai proprio speranze. Secondo me sei consapevole dei tuoi limiti e non vuoi accettare una sfida che sai di perdere” fece Louis con aria saputa.

“Credo di avere più successo di te con le donne. E nemmeno mi interessano” concluse Nick ingranando la marcia per ripartire.

“Detta così suona veramente male…” Commentò Kevin, stendendo le lunghe gambe. Una cosa che adorava del fuoristrada di Nick era la grandezza dei posti del passeggero (e del bagagliaio, che consentiva loro di trasportare tutto l’occorrente per una serata).

“Ti stai forse deprimendo per la prima volta nella tua fulgida carriera?” Louis colse la palla al balzo. D’altronde Kevin aveva sempre serbato un forte orgoglio per la sua vita organizzata, istigato dalla rapidità con cui, appena terminata la laurea, gli erano state proposte varie offerte lavorative.

Il cugino lo liquidò però con un gesto: “Nicholas è uno sbruffone come al solito” disse rimarcando le origini francesi dell’altro usando il suo nome completo.

“Ehi, non scherzo!” disse Nick, poi ci pensò su “Scommettiamo che, lasciando fare a me, entro un mese avrai una fidanzata?”

Lo sguardo che Kevin alzò al cielo fece capire a tutti che non credeva minimamente a ciò che diceva l’amico. “Cosa ci guadagnerei io, se non essere tormentato da te e da ragazze per il prossimo mese?”

“Ci guadagni una fidanzata se vinco e… cosa vuoi nella poco probabile ipotesi che io perda?”

Kevin ci riflettè sopra, meditabondo “dettare le scalette del gruppo per almeno un mese, senza rimostranze da parte vostra”.

Louis intervenne con un suono strozzato tirandosi su dai sedili posteriori, su cui si era tranquillamente allungato. “Perché dobbiamo mandare all’aria il lavoro di mesi?” Non che Kevin fosse un perfetto incompetente in fatto di musica, faceva anche il batterista. Solo che non era competente quanto lui e Nick: probabilmente avrebbe finito per far addormentare la sala.

“Non tiriamo Louis dentro la nostra scommessa” cercò di riparare Nick “non vuoi niente per i tuoi numerosi computer?”

“Un altro hard dick”.

“Se avessi tante foto di ragazze quanti hard disk…” Commentò Louis tornando a sdraiarsi. Ormai il pericolo era passato: Nick aveva capito quanto fosse pericoloso dare il gruppo nelle mani di suo cugino e lo avrebbe impedito. Anche perché Louis non era poi così sicuro che avrebbe vinto: sicuramente il suo migliore amico aveva un fascino invidiabile e le ragazze sarebbero state più che felici di uscire con lui ma non sapeva quanto avrebbero apprezzato la compagnia di uno come Kevin. Era una lotta che Louis per primo voleva gustarsi con tranquillità.

“Te lo comprerò” lo assicurò Nick.

“Con che capacità?”

“Quella che vuoi”.

“Di che marca?”

“Quella che ritieni migliore”. Le competenze informatiche di Nick erano veramente scarse, meditò Louis.

Dopo il rapido interrogatorio Kevin si chiuse nel suo mutismo.

“Allora?” provò a svegliarlo Nick. Louis sapeva che il cugino stava silenziosamente valutando i pro e i contro dell’accordo e si limitò a sperare che lo giudicasse abbastanza soddisfacente.

“A queste condizioni posso accettare di essere torturato per un mese” proclamò alla fine con tono altisonante.

“Questo accordo mi pare vantaggioso” sogghignò Louis ancora sdraiato, fissando il tettuccio del fuoristrada. Sicuramente era meglio il tettuccio apribile che aveva sulla sua macchina: le ragazze stravedevano per il cielo notturno. Non che Nick ci portasse ragazze in quella macchina… Forse i maschi avevano altri desideri.

“Però voglio un premio anch’io, in nome della fatica che dovrò fare per convincere le ragazze a darti una possibilità” riflettè Nick. Svoltò nella via dove abitava Louis e si fermò davanti a casa sua ma il ragazzo non scese, curioso di sapere cosa avrebbe chiesto. “Dovrai portarmi a casa delle tazze di caffè per un mese”.

Kevin lo potè finalmente fissare negli occhi birbanti. Louis e Kevin conoscevano l’impellente necessità di Nick (o fissazione, come la definiva l’informatico) di essere svegliato con una tazza lunga di caffè, in particolare con quello di un bar della zona. Avevano provato a regalargli una macchina per poterlo fare a casa (ricordava perfettamente come l’avesse fatta scegliere a Kevin, essendo Louis del tutto incapace di valutare i prodotti dell’elettronica) ma il ragazzo continuava a preferire il caffè del bar. Un mese era un periodo lungo…

“Del bar nella traversa di casa tua. Va bene”. Gli disse Kevin infine.

Louis, rizzatosi a sedere per scendere, infilò la testa tra i loro sedili “Ora stringetevi la mano e sancite questo patto. Vi faccio da testimone” assicurò, dando all’accordo un’aria solenne che non aveva.

Nick, con quei suoi occhi sempre incurvati in un sorriso, tese giovialmente la mano a Kevin, che la strinse titubante, come se si aspettasse che il bassista cercasse di stritolargliela da un momento all’altro.

*

Dopo aver accompagnato a casa anche Kevin, Nick era tornato nella villetta che i suoi genitori gli avevano comprato quando aveva deciso di andare a studiare a Philadelphia. Suo padre, da grande manager quale era, l’aveva spacciata come un’idea geniale per un investimento a lungo termine, solo che Nick cominciava a rendersi conto che non aveva la minima intenzione di tornare in Francia. Bastava aspettare e se ne sarebbero resi conto anche i suoi genitori.

Controllò i messaggi di posta e stese il bucato. Guardò nel frigo e pensò a cosa avrebbe potuto mangiare il giorno seguente. Si mise alla scrivania e divise le pagine del libro che avrebbe dovuto studiare per il suo prossimo esame. Prese anche in considerazione l’idea di fare una corsa intorno all’isolato.

Alla fine si rassegnò e salì nella mansarda che aveva adibito a propria camera da letto. L’orologio segnava inesorabile l’avvicinarsi del mattino, con i suoi numeri verdi lampeggianti sul soffitto: era ora di sdraiarsi.

Si tirò il lenzuolo sopra la testa e chiuse gli occhi.

Ora avrebbe dormito e l’indomani mattina sarebbe uscito per comprare il suo caffè.

Caffè.

Scommessa.

Kevin.

I suoi pensieri erano virati esattamente dove non dovevano virare. Ritardare di coricarsi non era servito ad evitare di riflettere su ciò che era accaduto durante la giornata e con quello che era successo ne avrebbe avuto da pensare.

Cosa gli era saltato in mente di stipulare una scommessa simile con Kevin? Sarebbe stato divertente, avrebbe pregustato grandi risate, se al suo posto ci fosse stata qualsiasi altra persona. Non il ragazzo che gli piaceva.

Dannazione.

Nick era perfettamente consapevole di non avere speranze: Kevin era eterosessuale e questo bastava a troncare anche la più remota delle possibilità. Si era rassegnato e aveva cercato di toglierselo dalla testa ma non poteva negare che vederlo non interessato all’amore gli fosse di consolazione. Fino a quella sera.

Buttò la testa contro il cuscino chiudendo gli occhi. D’altronde, che Kevin avesse o meno la ragazza non avrebbe cambiato la sua situazione: avrebbe sempre considerato Nick il rumoroso migliore amico di Louis. O forse Kevin lo considerava già un suo amico: era così chiuso che era difficile capirlo ma Louis diceva che loro erano le persone con cui passava più tempo. Sì, forse Kevin lo avrebbe considerato un amico. Con la fidanzata o meno, Nick sarebbe sempre stato solo un amico.

E allora il suo amico gli avrebbe trovato una fidanzata adatta. E lo avrebbe fatto divertire mentre la cercavano. Questo era il suo compito, no?

 

 

La storia partecipa al contest dei Clichè di Exoticue sul forum di efp.

   
 
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