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Autore: Les_Cher    01/09/2014    0 recensioni
"Ma chi doveva dirlo, a noi, che sarebbe andata proprio così?"
Les, una ragazza di diciassette anni, si ritrova a vivere quella che, apparentemente, le sembra la vacanza peggiore della sua vita. Presto, però, scoprirà che i giorni passati nella località siciliana, meta delle vacanze, saranno i più belli mai vissuti.
Una storia dinamica, avvincente, coinvolgente e veritiera.
(Attenzione: fatti e riferimenti sono puramente casuali.)
Genere: Commedia, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ma chi doveva dirlo, a noi, che sarebbe andata proprio così?
Ero pronta, pronta a partire.
Ricordo bene l’ansia del giorno prima della partenza. E’ ancora così nitida, quella sensazione, dentro di me, che solo a pensarci mi si stringe dinuovo lo stomaco, proprio come quella sera.
Non sapevo dove saremmo andati, in quale assurdo villaggio turistico. Immaginavo le mie passeggiate, nei momenti di noia, tra i vari bungalow, magari con qualche amico, ma anche da sola sarebbe andato bene.  
Immaginavo la nostra casa, con la vista sul mare Siciliano, davanti alle meravigliose isole eolie.
Amavo la Sicilia. Dai tempi dei miei bisnonni, avevamo anche una casa nell’Isola ma, questa volta, i miei avevano deciso di rivoluzionare le vacanze. Dopo anni ed anni, tornavamo in un villaggio turistico.

Del viaggio di andata, non ricordo praticamente nulla. Lo passai interamente a dormire, tranne quando si trattò di pranzare. Alla fine, dicono che se dormi, il viaggio sembra più corto.
Mi svegliai completamente solo quando ci imbarcammo sul traghetto. Ricordo che salii sulla terrazza più alta solo per poter vedere le coste Siciliane avvicinarsi sempre di più.
Feci anche un video del viaggio sul traghetto e del pezzo di strada sulle strade di Messina. Ogni tanto lo riguardo, così, tanto per ricordo.
Per quanto riguarda la strada dal porto al villaggio turistico, ammetto che fu parecchio insopportabile. Ci volle almeno un’ora ad arrivare e, nell’ultimo tratto, erano più le curve che i rettilinei, il che mi procurò anche un po’ di nausea.
Mentre andavamo, continuavo a pensare a quando, due settimane dopo, sarei tornata nella nostra casa, quella dei bisnonni, dove avevo passato ogni estate, da quando ero nata. No, non avevo alcuna voglia di andare in quel dannatissimo villaggio turistico. Sarebbe stato certamente una noia, con noi chiusi nel nostro mini appartamento a guardare gli altri che, intanto, se la spassavano.

Finalmente arrivammo. Il residence era un insieme di case, strutturate su tre piani, collocate in mezzo alle montagne, dove nemmeno il telefono riusciva a prendere. Eravamo persi nel mondo.
Quando arrivammo, era quasi l’ora di cena, così i miei, una volta sistemati i bagagli nel nostro mini appartamento di tre stanze più terrazzo, pensarono che fosse una buona idea andare a mangiare fuori e, per quanto ne sapevo, era davvero una buona idea.
Nonostante il ristorante-pizzeria, dove andammo a cenare, era distante pochi minuti dal villaggio, tornammo abbastanza tardi al residence, ed io ringraziai il cielo per quel ritardo.
Mentre risalivamo la strada che portava alla nostra casa, sentivamo la musica che stavano mandando in quel momento. Ricordo che mia madre mi chiese se volevo andare a vedere cosa stessero facendo ma, prontamente, le dissi che era meglio aspettare il giorno dopo, poiché era già troppo tardi.
La realtà era che non avevo davvero voglia di incontrare gli animatori e gli altri alloggianti in quel maledetto villaggio.
Quindi, tornammo a casa e, felicemente, andai a dormire. Il primo giorno era volato, me ne restavano solo altri tredici.
  
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