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Autore: Featherless    01/09/2014    2 recensioni
< Se il mondo fosse bianco e nero, se solo questi due colori lo governassero, lo guarderesti forse con gli stessi occhi?
Se la luna fosse macchiata di sangue,la guarderesti forse con la stessa innocenza? >
Genere: Fantasy, Horror, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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C'era solo un ricordo nella mia mente riguardo al passato: cenere.
Cenere grigia che scendeva come neve. Nascondeva le case, gli alberi, gli edifici senza fermarsi; senza avere un senso.
Per anni pensai e ripensai a quale potesse essere la causa, ma la mia mente era offuscata dal cumolo di cenere che nascondeva la mia infanzia. Da otto anni abitavo in un piccolo orfanotrofio, uno di quelli in rovina che sta in piedi per miracolo. La proprietaria era un'anziana signora che ha passato tutta la sua vita a occuparsi di questo posto con tutte le sue energie, ma, ora che sono passati molti anni, il suo spirito si è affievolito e così quello dell'orfanotrofio. È situato nella campagna a una decina di chilometri dal centro di Skyer, una città che offre ogni servizio possibile a chiunque lo richieda, a patto che non la si lasciasse mai. Era una grande prigione a cielo aperto, tutti ne erano coscienti e troppo sottomessi per preoccuparsene.
Le persone appaiono eccessivamente gentili e disponibili, talmente dolci da lasciarti l'amaro in bocca. Contribuivano a farmi vedere la mia vita di un'uniforme color grigio, lo stesso che aleggiava nella mia mente.
Quella gabbia di matti, o come si sol chiamare orfanotrofio, era collocato vicino a un bosco l'unico luogo immune dalla monotonia cittadina. Una vera perla in mezzo a un mucchio di schifose ostriche. Eppure era un luogo inesplorato, o così si dice. Lo osservavo dalla mia finestra, vedevo le foglie cadere in autunno, la neve atterrare soffice sul prato in inverno, gli uccellini annidarsi in primavera, e la brezza scompigliare le chiome degli alberi i estate; anno dopo anno. Ma il momento in cui quel bosco mi pareva sempre più magnifico e misterioso, era la notte quando il cielo si evolveva in tempesta, sera dopo sera. Osservavo le nuvole intersecarsi, scontrarsi e infrangersi tra loro. Percepivo il loro colore diventare sempre più pallido e buio. Ascoltavo la prepotenza del vento che avvolgeva il mondo avidamente e infine la luna, brillare di fittizia luce, risplendere in quel capolavoro rendendolo unico, irripetibile.
Era lei la dea indiscussa del cielo. 
E quella sera si mostrava in tutta la sua bellezza: era una notte di luna piena.
Mentre osservavo la tempesta, un puntino grigio nel prato appena fuori l'orfanotrofio attirò la mia attenzione. Sembrava un piccolo coniglio che cercava di trovare riparo, senza successo. Mi misi subito una felpa, le converse e uscii subito per recuperarlo. Era raro vedere animali selvatici in campagna, anche se non ne capivo il motivo, ma decisi che quell'occasione non l'avrei persa. Ero a pochi metri dal coniglio e pian piano mi avvicinavo, notavo che era infreddolito e la pioggia lo aveva completamente bagnato. Dovevo portarlo al caldo e all'asciutto il prima possibile. D'un tratto, spuntò dal nulla una volpe completamente nera . In meno di un minuto aveva preso il coniglio e scappava verso il bosco. Non curante del tempo, la rincorsi. Non avrei lasciato che diventasse la sua cena.
La seguii attraverso alberi, cespugli e radure; quella corsa sembrava non finire mai, ma non volevo arrendermi , nonostante fossi sicura che non avrei più ritrovato la strada di casa. Di certo, non dopo quello che successe pochi istanti dopo: un fulmine colpì un albero vicino, il quale, cadendo, mi fece inciampare e rovinare a terra. La mia testa sbatté contro una roccia ed io persi i sensi.
 
   
 
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