Titolo: Thunder and Lightning
Serie: X
Rating: Angst
Pairing: Fuuma + Kotori
Note: Io solo fic allegre e divertenti, eh? E ovviamente no XD! Anche queste
due flashfic scritte apposta per la Dannatissima (wow, pian piano sto
recuperando, eh*_*) sono angstose quanto basta XD! Non ho la più pallida idea
del perché ho tirato fuori la storia finale della madre o di una sua possibile
punizione, sarà perché mi è venuto in mente di quando Kotori l'ha vista
trasformata in sirena nel proprio sogno.
Big Damn Table: here
Prompt#: 068. Lampo & 069. Tuono
†Thunder and Lightning†
Il Lampo...
Prima di ogni cosa nasceva il Lampo.
Aveva un suo colore sebbene non fosse mai riuscito a distinguerlo con esattezza;
era abbastanza sicuro che fosse il giallo, non il giallo limone, o quello del
sole, questo era un giallo che andava riempiendosi di buchi sempre più chiari e
somigliando sempre di più al bianco.
Era il giallo del lampo, che si incrociava con schegge di blu e si rivestiva di
bianco.
Era il colore di un silenzio che sta per essere infranto.
Lo sapeva sempre quando arrivava.
Le orecchie gli si tappavano, come quando in piscina stava per lungo tempo
sott'acqua mentre sua sorella cronometrava i secondi in cui lui riusciva a stare
in apnea.
Le volte che succedeva tratteneva il respiro, stringendo il naso tra le dita e
aspettava.
Di solito accadeva che prima dello schianto ci fossero altri colori, il giallo
si dipingeva di un intenso rosso che vedeva gocciolare ovunque, anche giù per la
parete della propria stanza. Lui allungava la mano, sfiorando quella vernice
ancora fresca e la portava alla bocca, scoprendo come fosse dolceamaro il sapore
di quel liquido denso.
C'era sempre un'immagine che si mischiava in quel lago rosso.
Una sagoma rosea e confusa che affondava nel pavimento, come se si fosse
trattato di sabbie mobili.
Blob. Blob. Avrebbe fatto questo rumore se non fosse che durante il Lampo
il silenzio ingoiava sempre tutto, ogni rumore, ogni suono, ogni nota, perfino
il pianto di una bambina nella stanzetta accanto.
Altre volte, seppur raramente, gli capitava di vedere nitidamente un volto
gemello che lo guardava con occhi gemelli e gli sorrideva con una bocca gemella.
Aveva provato più volte ad avvicinarsi per chiedergli spiegazioni, ma ogni volta
una parete di vetro lo teneva al di fuori e poteva soltanto rimanere lì a
guardare quel bambino che gli somigliava, ma che non era lui, chinarsi su di un
corpo mutilato e raccoglierne i pezzi.
Giocava a fare i puzzle.
Era sempre stato un bambino paziente ed intelligente, molto più sveglio dei suoi
coetanei, e se anche quel bambino gemello fosse stato come lui di sicuro non
avrebbe avuto problemi a ricomporre il corpo di quella donna.
Infine la luce gialla, bianca, o blu che fosse, si spegneva di colpo e lasciava
nella stanza soltanto l'oscurità della notte ed il suo profumo intenso. La
sentiva strisciare su per le proprie gambe, aggrapparsi alle sue spalle ancora
esili e bisbigliargli all'orecchio poesie d'amore.
Lui tremava.
Si dibatteva.
Finché, ansante e sudato, non si svegliava nel proprio letto, spalancando gli
occhi e tremando violentemente.
Odiava i propri sogni.
Da quando la mamma era morta faceva sempre lo stesso.
Ed ogni volta, quando accadeva, Kotori ne aveva uno identico.
Odiava i propri incubi.
Era in quei momenti che la mamma tornava da loro e li puniva,
spaventandoli perché non la ricordavano abbastanza.
...E il Tuono
Prima di ogni cosa nasceva il Lampo.
Soltanto dopo il Tuono urlava spietato, spezzando loro i timpani.
Fuuma agitava le gambe per cercare di liberarsi dalla prigione delle coperte,
facendole scorrere lontano dal suo corpo. Era sempre l'operazione più difficile.
In estate non aveva particolari problemi, c'era a malapena un lenzuolo a
coprirlo che durante la notte cadeva in terra ai piedi del letto, ma in inverno
insieme alle coperte perdeva anche il calore che queste gli davano.
I piedi nudi rabbrividivano quando li poggiava a terra e le braccia si
chiudevano intorno al proprio corpo, strofinandosi sulla stoffa del pigiama.
Non durava mai molto.
Era più importante che corresse.
Il tuono non aspetta nessuno, si schianta e tutto quello che tocca finisce in
cenere.
Sentiva una scossa ogni qual volta doveva aprire la porta della stanza di sua
sorella, si dipanava per le braccia ed esplodeva dolorosamente nella testa.
La porta sbatteva e lei era lì, nel mezzo di un materasso grande il doppio in
cui agitava le braccia ed affogava lentamente.
"Kotori-chan!" la chiamava suo fratello, correndole in contro e salendo a sua
volta sul materasso per portarla in salvo, sulla riva della sua immaginazione.
Lei si dibatteva con forza per uscire dal sogno che non voleva lasciare le fila
della sua mente e tentava di tenerla legata a sé, usando mani mutilate per
stringerla al seno di sua madre.
"La mamma... la mamma è a pezzi!" urlava e ad ogni urlo c'era un Lampo, ad ogni
Lampo un Tuono che impietoso si abbatteva nella testolina bionda della bimba,
scuotendola, urlandole contro, mostrandole immagini che non avrebbe mai dovuto
vedere.
"No invece, quella non è la mamma! La mamma è morta per una malattia! Kotori,
devi dimenticare!"
Fuuma la stringeva forte a sé, chiudendola in un abbraccio finché anche l'ultimo
frammento di quel ricordo non veniva scacciato e sostituito dal profumo del suo
bagnoschiuma al latte e dal calore del suo corpicino.
Soltanto allora Kotori smetteva di piangere, prima che i singhiozzi si
portassero via il suo respiro ed il cuore si fermasse per il troppo dolore.
Piano si accoccolava tra le braccia del fratello, stringendo la stoffa del suo
pigiama ed inondandolo di lacrime che la mattina dopo avrebbero trovato anche
sul suo visetto paffuto, rigato lungo le guance.
"Fuuma-chan."
"Sono qui."
"Rimarresti qui con me finché non mi riaddormento?"
"Sì."
"Fuuma-chan."
"Sono sempre qui."
"La mamma ci odia?"
Non rispondeva mai a questa domanda, sdraiandosi accanto a sua sorella le dava
un bacio sulla fronte, scivolava sotto le coperte del suo lettino enorme e
stringeva le manine di Kotori nelle proprie, riscaldandole.
"Ora dormi, Kotori-chan, ci sono io a proteggerti."
Stretti in un abbraccio chiudevano gli occhi.
E Fuuma sapeva che presto o tardi la mamma sarebbe tornata e li avrebbe
puniti di nuovo perché non la dimenticassero mai.
†THE END†