Non
significa niente (III)
Oltre il muro dei
vetri si risveglia la vita
Che si prende per
mano a battaglia finita
(Dolcenera – Fabrizio De Andrè)
Doveva
assolutamente introdurre almeno un elemento sadomaso: il bavaglio.
Se
lui avesse avuto la bocca tappata non gli sarebbe mai scappata quella frase
idiota, e di conseguenza non si sarebbe mai trovato in quella spinosissima
situazione.
-Dai,
Rada, mi spieghi che significava?-
Insistette
Kanon.
-Guarda
che io non ho detto niente-
Ma
Kanon non aveva nessuna intenzione di arrendersi, e si sollevò su un gomito per
poterlo guardare dall’alto.
-Oh,
no, non provare a fare passare me per tonto! Ti ho sentito benissimo: hai detto
“nessun altro”-
Radamanthys
sbuffò.
Chissà
quanto costava un bavaglio? Non importava: anche fosse costato oro lo avrebbe
comprato ed indossato dal primo momento che il greco avesse messo piede nella
sua stanza la prossima volta.
Tutto
pur di non ripetere mai più una scemenza come quella.
-Non
essere ridicolo, Gemini! Perché mai avrei dovuto dire…
una cosa del genere?-
Sicuramente
a Kanon non era sfuggita l’esitazione nella sua voce.
-Perché?
Non lo so, dimmelo tu. Oppure comincio io a fare delle ipotesi?-
Ecco,
appunto.
Non
gli era sfuggita e anzi ne stava approfittando.
-Paura
di cosa potrei dirti?-
Tornò
subito a punzecchiarlo quell’accidenti di greco.
-Paura?
Dovrei avere paura delle idiozie che dici tu?-
Kanon
non si lasciò distrarre dall’offesa.
-Allora
comincio?-
-Comincia-
In
quel momento, nella penombra, il sorriso di Kanon gli fece veramente paura.
Era
il sorriso di un ragno che ha avvolto la sua preda nella tela e si sta
preparando a divorarla. Viva.
“Accidenti
a lui, a me e alle cretinate che dico quando gli ormoni mi fanno perdere la
testa!”
-La
prima possibilità è questa: con quel “nessun altro” tu intendevi che nessun
altro sa scoparti come me-
Radamanthys
gli rispose con un ringhio, minaccia che però fu bellamente ignorata perché
Kanon cominciò a tracciargli disegni sul petto con le dita.
-La
seconda ipotesi invece è che tu intendevi dire che non vorresti che nessun
altro ti mettesse le mani addosso a parte il sottoscritto-
Radamanthys
rimase in silenzio, mentre il suo cervello cercava di elaborare una maniera per
svicolare da entrambe le possibilità.
Qualunque
risposta avesse dato avrebbe finito per concedere a Kanon un vantaggio su di
lui, e questo non gli andava per niente bene.
Ecco,
perché non aveva niente da usare per imbavagliare Kanon in quel momento? Non era
una questione di giochi erotici, era per preservare la sua salute mentale dalle
bieche insinuazioni di quell’essere inqualificabile!
-Allora?
Quel’è delle due? La prima?-
Lo
incalzò Kanon.
Oh,
certo, l’ex marine impostore era un esperto di strategia: non lasciare al
nemico il tempo di riorganizzarsi.
Il
Giudice infernale cercò di prendere tempo giocando la carta dell’onore offeso.
-Hai
una concezione piuttosto bassa di me, Gemini. Non ho l’abitudine di farmi
sottomettere dal primo venuto-
-Ah!
Capisco, è una cosa che permetti solo a me… allora
deve essere per forza la seconda opzione: tu non vuoi che sia nessun altro a toccarti a parte me-
Dannazione!
Non solo non si era tolto dagli impicci, ma aveva pure dato argomentazioni al
nemico!
In
ogni caso non poteva tollerare oltre.
-Hai
osato troppo, Gemini-
Non
gli fu affatto difficile ribaltare le posizioni ed immobilizzare Kanon con i
polsi sopra la testa.
-Mettiamo
bene le cose in chiaro adesso. Ho detto “nessun altro” perché tu sei una cosa
mia, hai capito?-
Chiunque
altro si sarebbe spaventato in quella situazione: essere alla mercé di una Viverna inferocita e per niente incline a dimenticare i
torti subiti.
Kanon
no.
Lui
non aveva nessuna paura di scatenare la sua ira.
Continuò
a fissarlo con un mezzo sorriso senza fare alcun tentativo per liberarsi.
-Una
cosa tua, Radamanthys?-
-Sì,
una cosa mia-
Ribadì
lui con più forza.
Il
sorriso di Kanon prese una sfumatura diversa, di qualcosa a cui Radamanthys si rifiutava di dare un nome.
Gemini
si inarcò senza forzare la sua presa, solo quel tanto che bastava per arrivare
a lambirgli le labbra con la punta della lingua.
-Facciamo
un patto, Giudice Infernale, ti va?-
-Cosa
sarebbe?-
-Io
sarò una cosa tua, va bene. Ma solo se anche tu sarai una cosa mia-
Radamanthys
lo guardò ad occhi sgranati.
Il
suo cuore prese a battere forte ed in un istante la presa che bloccava Kanon
perse tutta la sua prepotenza.
Poteva
davvero accettare un patto del genere?
Io sarò una cosa tua se anche tu sarai
una cosa mia.
Essere
legati a doppio filo ad un’altra persona.
Quell’accordo
non era troppo limitante? E soprattutto non era pericolosamente simile a…
-Tu
accetteresti di essere mio?-
Gli
chiese esitante, ancora chino su di lui, ma stavolta solo per scrutarlo meglio.
Non
riusciva a credere che proprio Kanon gli avesse proposto di creare un vincolo.
Kanon,
che odiava le costrizioni di qualunque genere e natura!
-Io
voglio che tu sia mio, e per questo
sono disposto ad essere tuo-
Lo
aveva detto come una cosa semplice e senza nessuna traccia di inganno nello
sguardo.
Kanon
poteva anche essere un esperto mentitore, ma Radamanthys
era un Giudice Infernale e il suo compito era scandagliare le anime alla
ricerca dei loro peccati, per questo in quel momento era assolutamente certo
che Kanon non lo stava ingannando in nessun modo, anzi forse per la prima volta
voleva dare fiducia e ricevere a sua volta la fiducia di qualcuno.
La
sua.
E Radamanthys ne era lusingato.
Ma
era disposto a fare un patto?
Bè,
perché non provare? In fondo l’idea gli piaceva.
Che
Kanon fosse sua proprietà gli piaceva, e stranamente anche l’altra parte del
patto, che lui diventasse proprietà di Kanon, non lo indignava quanto si
sarebbe aspettato.
-Accetto
le tue condizioni, Gemini-
Rispose
finalmente.
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Cantuccio
dell’Autore
Accidenti
a me che parto per “sviluppare un’idea” e poi mi ci faccio prendere la mano!
Ho
deciso che dopo due capitoli il rapporto tra questi due merita di essere
chiarito meglio, almeno fino al “ti amo” (che sarà nel prossimo capitolo, io vi
ho avvisati).
Per
quanto riguarda cose come mentire, fiducia, sincerità e bugie che in realtà
sono verità, sappiate che mi sto facendo influenzare da quell’adorabile faccia
da schiaffi che è Loki/Tom Hiddleston
*strapazza di coccole il Jotun
senza alcuna pietà per la sua reputazione di villain.
O per la sua pettinatura*
Ah,
un importante errata corrige: nel
primo capitolo ho sbagliato perché ho scritto “supino” invece di “prono”.
Nell’attesa di trovare il documento originale per correggere, correggete voi
nella vostra mente.
Grazie
per aver letto anche questo capitolo ^^
Makoto