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Autore: Smeralda Elesar    01/09/2014    2 recensioni
Due momenti per Radamanthys e Kanon.
Il primo è un risveglio insieme ed un occasione per chiarire il loro rapporto. Forse.
"Radamanthys gli allungò un calcio nelle caviglie e stavolta Kanon si girò verso di lui con un ringhio.
-Ma che modi sono?!-
-Rispondimi. Tu mi ami?-
Il suo amante strabuzzò gli occhi"
Il secondo è un incontro tra i due in cui c'è molto più "ti amo" di quanto entrambi siano disposti ad ammettere.
"Radamanthys stava centellinando l’ultimo sorso di liquore con una lentezza così ostentata da far venire a Kanon una gran voglia di giocargli uno scherzo.
Ci pensò un po’ su, e l’idea giusta emerse dalla sua mente quando si ricordò della discussione che avevano avuto l’ultima volta.
Kanon si alzò soddisfatto: ora sì che sapeva come far prendere un bello spavento ad un Giudice Infernale!"
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gemini Kanon, Wyvern Rhadamanthys
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non significa niente (III)

 

 

Oltre il muro dei vetri si risveglia la vita

Che si prende per mano a battaglia finita

 

(Dolcenera – Fabrizio De Andrè)

 

 

Doveva assolutamente introdurre almeno un elemento sadomaso: il bavaglio.

Se lui avesse avuto la bocca tappata non gli sarebbe mai scappata quella frase idiota, e di conseguenza non si sarebbe mai trovato in quella spinosissima situazione.

 

-Dai, Rada, mi spieghi che significava?-

 

Insistette Kanon.

 

-Guarda che io non ho detto niente-

 

Ma Kanon non aveva nessuna intenzione di arrendersi, e si sollevò su un gomito per poterlo guardare dall’alto.

 

-Oh, no, non provare a fare passare me per tonto! Ti ho sentito benissimo: hai detto “nessun altro”-

 

Radamanthys sbuffò.

Chissà quanto costava un bavaglio? Non importava: anche fosse costato oro lo avrebbe comprato ed indossato dal primo momento che il greco avesse messo piede nella sua stanza la prossima volta.

Tutto pur di non ripetere mai più una scemenza come quella.

 

-Non essere ridicolo, Gemini! Perché mai avrei dovuto dire… una cosa del genere?-

 

Sicuramente a Kanon non era sfuggita l’esitazione nella sua voce.

 

-Perché? Non lo so, dimmelo tu. Oppure comincio io a fare delle ipotesi?-

 

Ecco, appunto.

Non gli era sfuggita e anzi ne stava approfittando.

 

-Paura di cosa potrei dirti?-

 

Tornò subito a punzecchiarlo quell’accidenti di greco.

 

-Paura? Dovrei avere paura delle idiozie che dici tu?-

 

Kanon non si lasciò distrarre dall’offesa.

 

-Allora comincio?-

 

-Comincia-

 

In quel momento, nella penombra, il sorriso di Kanon gli fece veramente paura.

Era il sorriso di un ragno che ha avvolto la sua preda nella tela e si sta preparando a divorarla. Viva.

“Accidenti a lui, a me e alle cretinate che dico quando gli ormoni mi fanno perdere la testa!”

 

-La prima possibilità è questa: con quel “nessun altro” tu intendevi che nessun altro sa scoparti come me-

 

Radamanthys gli rispose con un ringhio, minaccia che però fu bellamente ignorata perché Kanon cominciò a tracciargli disegni sul petto con le dita.

 

-La seconda ipotesi invece è che tu intendevi dire che non vorresti che nessun altro ti mettesse le mani addosso a parte il sottoscritto-

 

Radamanthys rimase in silenzio, mentre il suo cervello cercava di elaborare una maniera per svicolare da entrambe le possibilità.

Qualunque risposta avesse dato avrebbe finito per concedere a Kanon un vantaggio su di lui, e questo non gli andava per niente bene.

Ecco, perché non aveva niente da usare per imbavagliare Kanon in quel momento? Non era una questione di giochi erotici, era per preservare la sua salute mentale dalle bieche insinuazioni di quell’essere inqualificabile!

 

-Allora? Quel’è delle due? La prima?-

 

Lo incalzò Kanon.

Oh, certo, l’ex marine impostore era un esperto di strategia: non lasciare al nemico il tempo di riorganizzarsi.

Il Giudice infernale cercò di prendere tempo giocando la carta dell’onore offeso.

 

-Hai una concezione piuttosto bassa di me, Gemini. Non ho l’abitudine di farmi sottomettere dal primo venuto-

 

-Ah! Capisco, è una cosa che permetti solo a me… allora deve essere per forza la seconda opzione: tu non vuoi che sia nessun altro a toccarti a parte me-

 

Dannazione! Non solo non si era tolto dagli impicci, ma aveva pure dato argomentazioni al nemico!

In ogni caso non poteva tollerare oltre.

 

-Hai osato troppo, Gemini-

 

Non gli fu affatto difficile ribaltare le posizioni ed immobilizzare Kanon con i polsi sopra la testa.

 

-Mettiamo bene le cose in chiaro adesso. Ho detto “nessun altro” perché tu sei una cosa mia, hai capito?-

 

Chiunque altro si sarebbe spaventato in quella situazione: essere alla mercé di una Viverna inferocita e per niente incline a dimenticare i torti subiti.

Kanon no.

Lui non aveva nessuna paura di scatenare la sua ira.

Continuò a fissarlo con un mezzo sorriso senza fare alcun tentativo per liberarsi.

 

-Una cosa tua, Radamanthys?-

 

-Sì, una cosa mia-

 

Ribadì lui con più forza.

Il sorriso di Kanon prese una sfumatura diversa, di qualcosa a cui Radamanthys si rifiutava di dare un nome.

Gemini si inarcò senza forzare la sua presa, solo quel tanto che bastava per arrivare a lambirgli le labbra con la punta della lingua.

 

-Facciamo un patto, Giudice Infernale, ti va?-

 

-Cosa sarebbe?-

 

-Io sarò una cosa tua, va bene. Ma solo se anche tu sarai una cosa mia-

 

Radamanthys lo guardò ad occhi sgranati.

Il suo cuore prese a battere forte ed in un istante la presa che bloccava Kanon perse tutta la sua prepotenza.

Poteva davvero accettare un patto del genere?

Io sarò una cosa tua se anche tu sarai una cosa mia.

Essere legati a doppio filo ad un’altra persona.

Quell’accordo non era troppo limitante? E soprattutto non era pericolosamente simile a…

 

-Tu accetteresti di essere mio?-

 

Gli chiese esitante, ancora chino su di lui, ma stavolta solo per scrutarlo meglio.

Non riusciva a credere che proprio Kanon gli avesse proposto di creare un vincolo.

Kanon, che odiava le costrizioni di qualunque genere e natura!

 

-Io voglio che tu sia mio, e per questo sono disposto ad essere tuo-

 

Lo aveva detto come una cosa semplice e senza nessuna traccia di inganno nello sguardo.

Kanon poteva anche essere un esperto mentitore, ma Radamanthys era un Giudice Infernale e il suo compito era scandagliare le anime alla ricerca dei loro peccati, per questo in quel momento era assolutamente certo che Kanon non lo stava ingannando in nessun modo, anzi forse per la prima volta voleva dare fiducia e ricevere a sua volta la fiducia di qualcuno.

La sua.

E Radamanthys ne era lusingato.

Ma era disposto a fare un patto?

, perché non provare? In fondo l’idea gli piaceva.

Che Kanon fosse sua proprietà gli piaceva, e stranamente anche l’altra parte del patto, che lui diventasse proprietà di Kanon, non lo indignava quanto si sarebbe aspettato.

 

-Accetto le tue condizioni, Gemini-

 

Rispose finalmente.

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Cantuccio dell’Autore

 

Accidenti a me che parto per “sviluppare un’idea” e poi mi ci faccio prendere la mano!

Ho deciso che dopo due capitoli il rapporto tra questi due merita di essere chiarito meglio, almeno fino al “ti amo” (che sarà nel prossimo capitolo, io vi ho avvisati).

 

Per quanto riguarda cose come mentire, fiducia, sincerità e bugie che in realtà sono verità, sappiate che mi sto facendo influenzare da quell’adorabile faccia da schiaffi che è Loki/Tom Hiddleston *strapazza di coccole il Jotun senza alcuna pietà per la sua reputazione di villain. O per la sua pettinatura*

 

Ah, un importante errata corrige: nel primo capitolo ho sbagliato perché ho scritto “supino” invece di “prono”. Nell’attesa di trovare il documento originale per correggere, correggete voi nella vostra mente.

 

Grazie per aver letto anche questo capitolo ^^

 

                                                                     Makoto

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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