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Autore: isthislolax    01/09/2014    0 recensioni
Questa è la traduzione della storia di Jem e Tessa dopo il loro incontro sul ponte.
La storia si trova sull'account di tumblr di cassandra clare: http://cassandraclare.tumblr.com/
Ho provato a tradurla; anche se il risultato non è dei migliori, spero comunque che vi piaccia.
Buona lettura :)
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Theresa Gray
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Jem aveva la sensazione che più tardi le sue mani avrebbero fatto male (non aveva mai strappato un corsetto prima d’ora), ma al momento, non poteva sentire nulla, tranne Tessa. Era seduta a cavalcioni sui suoi fianchi, gli occhi spalancati, i capelli riversati sulle spalle nude e sul seno. Sembrava come Venere che sorge dalle onde, con solo il ciondolo di giada a coprirla, brillante contro la sua pelle. 
"Penso," disse, la sua voce  alta e affannata, "di aver bisogno che tu mi baci ora." 

Jem si allungò fino a tirarla giù, afferrandole le spalle esili. Si girò in modo che lui fosse sopra di lei, fermo sui gomiti, attenta a non schiacciarla. Ma lei non sembrava dispiaciuta. Si sistemò sotto di lui, curvando il suo corpo per adattarlo al suo. La morbidezza del seno premeva contro il suo petto e l'incavo dei suoi fianchi erano una coppa per tenerlo e i piedi nudi di Tessa correvano lungo i suoi polpacci.
Dalla gola di Jem provenì un suono grutturale, buio e bisognoso, un suono che a malapena lui stesso riconobbe. Un suono fece allargare le pupille di Tessa, il suo respiro divenne affrettato. "Jem," disse, "per favore, Jem,", girò la testa di lato, i capelli sciolti come cuscino sulla sua guancia. 

Jem si chinò su di lei. Qui c’erano già arrivati, prima. Questo lo ricordava. Che le piaceva essere baciata sulla gola, e che se avesse seguito la forma della sua clavicola con la bocca avrebbe  emesso un gemito scavando con le mani sulla sua schiena. E se era stato terrorizzato da quello che sarebbe venuto dopo - non sapendo cosa fare, o come soddisfarla-  , la paura venne spazzata via dalla  risposta di Tessa: i suoi gemiti mentre le faceva scorrere le mani lungo le gambe e le baciava il petto e lo stomaco.
“Il mio Jem,” sussurrò Tessa mentre lui la baciava. “James Carstairs. Ke Jian Ming.”
Nessuno lo chiamava col suo nome di battesimo da più di mezzo secolo. Era così intimo come un tocco.

Jem non era del tutto sicuro di come si fossero tolti il resto dei vestiti; sapeva solo che in qualche modo si erano sdraiati sui resti dell’abito di seta di lei e della  sottoveste. Tessa non era morbida e docile sotto di lui come aveva immaginato, ma era reattiva ed esigente, alzava per il viso per essere baciata più e più volte, faceva scorrere le mani su di lui, e ogni tocco delle sue vita accendeva scintille di fuoco in delle terminazioni nervose che Jem temeva fossero morte da tempo.
Era molto meglio di quanto avesse immaginato. Era circondato da lei, dal suo profumo di sapone d’acqua di rose e dalla sua pelle morbida e dalla sua fiducia implicita. Non è che lei credesse semplicemente che non le avrebbe fatto male; era più di così. Tessa credeva che la sua inesperienza non sarebbe stata importante; che niente importava se non che fossero loro due, che avevano sempre cercato di rendersi felici a vicenda. Quando Jem esitando  disse: “Tessa, non so come…”, lei gli sussurrò contro la bocca e piazzò le mani di lui lì dove dovevano andare.

Una sorta di lezione, ma era la più dolce che Jem avesse mai ricevuto, e la migliore. Non aveva mai immaginato tutto questo, che le loro risposte sarebbero state l’una lo specchio dell’altra, che il piacere di lei avrebbe ingrandito il suo. Che ogni pensiero gli sarebbe volato via dalla mente, e sarebbe rimasta solo la sensazione di Tessa sotto di lui, e poi intorno a lui, mentre lo guidava nel punto in cui aveva bisogno di essere.
Sentì se stesso gemere, ma come se fosse distante, mentre sprofondava in lei. “Tessa.” Le afferrò le spalle, come per stringere i brandelli del suo controllo. “Tessa, oh, Dio, Tessa, la mia Tessa.” La coerenza l’aveva completamente abbandonato. Balbettò qualcos’altro, non più in inglese, non sapeva neanche lui cosa, e sentì le braccia di Tessa stringersi intorno al suo collo.

Jem respirava a rantoli mentre si muoveva, lottando per trattenere gli ultimi residui del suo controllo. Aveva gli occhi chiusi; la luce gli brillava dietro le palpebre. Tanta luce. Lottò disperatamente per trattenersi, non volendo far finire tutto, non ancora. Sentì la voce di Tessa che sussurrava il suo nome; erano così vicini, più vicini di quanto avesse mai immaginato. Le mani di Tessa gli scivolarono lungo il corpo per afferrargli la vita. C’era una sottile ruga di concentrazione tra le sue sopracciglia; aveva le guance scarlatte, e quando cercò di pronunciare di nuovo il nome di Jem, un ruvido singhiozzo glielo fece ingoiare. Si portò una mano alla bocca, e si morse le dita mentre il suo corpo si stringeva intorno a Jem.

Fu come accendere una scintilla. L’ultimo residuo del controllo di Jem evaporò. Affondò il viso contro il collo di Tessa, mentre la luce davanti ai suoi occhi si frantumava in colori caleidoscopici. Si era portato dietro l’oscurità della Città Silente anche dopo aver lasciato la Fratellanza. E adesso Tessa stava aprendo la sua anima e facendo entrare la luce, ed era fantastico.
Jem non l’aveva mai immaginato. Non aveva mai nemmeno immaginato di immaginare tutto ciò.
Quando tornò in sé, scoprì che la stava ancora stringendo forte, la testa china sulla sua spalla. Tessa stava respirando piano e regolarmente, le dita tra i capelli di Jem, accarezzandolo, mormorando parole affettuose.

Jem si allontanò a malincuore da lei, rotolando in modo che potessero stare faccia a faccia. La maggior parte della luce del giorno se n’era già andata; si guardarono nel fioco tramonto che ammorbidiva ogni angolo. Il cuore gli batteva forte, mentre allungava una mano per far scorrere il pollice sul labbro inferiore di Tessa.
“Stai bene?” le chiese con voce roca. “Era…” Si interruppe, realizzando con orrore che il bagliore negli occhi di Tessa erano lacrime. Una le rotolò lungo la guancia, incontrollata.
“Tessa?” Poteva avvertire il panico selvaggio che gli riempiva la voce. Lei gli fece un rapido sorriso tremante, ma dopotutto era Tessa. Non avrebbe mai mostrato la sua delusione. E se per lei fosse stato terribile? A Jem era sembrato meraviglioso, perfetto; aveva pensato che il suo corpo sarebbe andato in frantumi per aver sentito così tanta beatitudine  insieme. E gli era parso che lei avesse risposto, ma che ne sapeva? Maledì la sua inesperienza, la sua arroganza e il suo orgoglio. Cosa gli aveva fatto pensare di poter…

Tessa si mise a sedere, allungandosi sul tavolino da caffè, facendo qualcosa con le mani che a lui non riuscì di vedere. Il suo corpo svestito era delineato dalla luce del tramonto, bello al punto da essere insopportabile. Jem la osservava col cuore che tremava. In qualsiasi momento si sarebbe potuta alzare e avrebbe potuto recuperare i suoi vestiti, gli avrebbe potuto dire che lo amava, l’avrebbe fatto sempre, ma non in quel modo. Che la loro non era passione, ma amicizia.
E lui stesso diceva che avrebbe potuto sopportarlo, prima di andare sul ponte a dichiararsi. Diceva che avrebbe potuto accettare la loro amicizia e nient’altro, che era meglio quella che non averla affatto vicino.

Ma ora che lo sapeva, ora che avevano condiviso i respiri e i corpi e le anime, non sarebbe più potuto tornare indietro. Essere solo suo amico, non toccarla mai più, l’avrebbe lacerato in un milione di pezzi. Sarebbe stato un’agonia peggiore del fuoco celeste.
Tessa si voltò di nuovo verso di lui, stringendo qualcosa in mano.
“Jem?” disse.

To be continued...

  
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