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Autore: Choi Yume    01/09/2014    3 recensioni
KyouRan con accenni di RanMasa| AU| OOC per sicurezza| DIRETTAMENTE COLLEGATA ALLA PRECEDENTA FF LA STORIA DI UNA VITA SALVATA SE NON LEGGETE PRIMA QUELLA NON POTETE CAPIRE QUESTA.
sono passati cinque anni dall'addio a Tenma e Kirino si ritrova a riflettere su come siano cambiate le cose mentre i ricordi lo assalgono.
(ancora una volta l'introduzione fa schifo,spero che vi piaccia,ci vediamo dentro)
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kariya Masaki, Kirino Ranmaru, Tsurugi Kyousuke
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
- Questa storia fa parte della serie 'La storia di...'
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La storia della vita che continua

Kirino si infilò sotto la doccia subito dopo che Tsurugi ne era uscito. Sentiva il bisogno di togliersi dalla pelle l’odore della terra smossa,dei fiori appassiti e della morte tipica dei cimiteri. Nonostante fosse passata l’intera giornata e si fosse già lavato appena tornati dalla visita alla tomba di Tenma sentiva ancora quello sgradevole odore attaccato alla pelle.
Si sfregò le braccia con la spugna,il pensiero che Tenma se ne fosse andato da ormai cinque anni gli metteva addosso una sensazione di tristezza che lo sapeva non sarebbe mai andata via.
Lo ricordava distintamente quel periodo,quello subito dopo la morte improvvisa del ragazzo,anche se non avrebbe voluto farlo,ma la sua mente lavorava sempre troppo.
Ricordava il volto scuro di Kyousuke quando gli diede la notizia. “Capirai se non verrò a lavoro per un po’ . Ho bisogno di stare un po’ da solo” così gli aveva detto.


Kirino guardò fuori dalle vetrate del locale mentre lavava gli ultimi bicchieri della giornata. Era preoccupato e lo era parecchio,stava provando a chiamare l’amico da due giorni senza che lui rispondesse. Non voleva che tornasse a lavoro,lo capiva, stava affrontando il lutto più duro della sua vita,ma voleva assicurarsi almeno che mangiasse qualcosa e poi nella sua testa si stava iniziando ad insinuare l’idea che avesse fatto qualche sciocchezza; così si avvolse nel suo cappotto blu notte  e iniziò a camminare a passo spedito diretto all’abitazione del ragazzo dai lunghi capelli blu.
Un brivido gli attraversò la spina dorsale e si ritrovò ad aumentare l’acqua calda anche se sapeva che quel brivido era dovuto solo ed unicamente al ricordo delle condizioni di Tsurugi in quel periodo.
Lo aveva trovato in camera da letto rannicchiato su se stesso che stringeva tra le braccia la maglietta preferita di Tenma.
Kirino non aveva emesso neanche un fiato in rispetto dell’aria intrisa di dolore che si respirava in quella casa. Rimase sulla soglia qualche istante,non sapeva cosa fare,forse avrebbe dovuto lasciarlo lì a soffrire per bene,perchè si sa che quando c’è gente intorno non si soffre mai come si vorrebbe,si soffre male perchè viene automatico nascondere la propria sofferenza e lui lo sapeva Tsurugi voleva soffrire,ma allo stesso tempo il rosa voleva restare lì abbracciarlo e dirgli che sarebbe andato tutto bene,ma se la sentiva davvero di mentirgli così spudoratamente?
Eppure lo fece,si avvicinò piano e gli scostò i capelli dalla faccia; non era un gesto sfrontato,Kirino non voleva essere guardato come un salvatore o come il tizio che è venuto lì per rovinarti la sofferenza,lui voleva solo far sapere al suo migliore amico che lui era lì se aveva bisogno d’aiuto.
Kirino gli accarezzò piano la fronte,non aveva mai visto Kyousuke piangere in quasi cinque anni e ed era inutile dire che questo lo aveva sorpreso,ma provò a non lasciar trasparire le sue emozioni,infondo chi non avrebbe pianto dopo aver perso la persona che amava?
“Voglio morire” singhiozzò il blu ad un certo punto spezzando il silenzio lasciando una sensazione di amaro nella gola dell’altro.
Il rosa stavolta non potè trattenere la sua preoccupazione che gli si allargò a macchia d’olio sul volto “Tenma non vorrebbe” disse solo.
Ranmaru sapeva che quelle parole potevano suonare come un egoistico pretesto per farlo restare vivo e accanto a lui,ma non lo diceva per questo,cioè una punta di egoismo c’era perchè è praticamente impossibile essere puri in ogni piccola intenzione. Fatto sta che in effetti lui sapeva che se Tenma  gli avesse sentito dire quelle parole gli avrebbe urlato contro che i veri guerrieri non muoiono per qualcosa ma lottano per sopravvivere per essa.
Tsurugi lo guardò e annuì.
“Domani ti cerchiamo una nuova casa ok?” gli chiese poi sorridendo.
Stavolta però il blu scosse la testa,non voleva andare via da lì,quella casa sapeva di Tenma e dei momenti che avevano passato insieme.
“Non lasceremo che la casa sia affittata ok? Pagherò io stesso l’affitto,ma non puoi restare qui dentro lo sai vero?”disse continuando ad accarezzargli dolcemente i capelli.
Kyousuke annuì di nuovo,se fosse rimasto lì sarebbe morto comunque,solo non fisicamente.


Kirino si riempì la mano di shampoo alla mela e poi si infilò le mani tra i lunghi capelli rosa. Si ritrovava a pensare a quanto gli ci era voluto per trovare una casa a Kyousuke.


“Te lo sto chiedendo per favore vuoi per caso che mi metta anche in ginocchio?” chiese esasperato Ranmaru.
“Se proprio ci tieni” aveva ghignato l’altro.
Il rosa lo guardò male,così tanto che se gli sguardi uccidessero lui sarebbe già morto.
“Kariya ti prego” gemette l’altro lagnosamente “Non può restare in quella casa tu lo capisci questo o sei troppo idiota?”.
“Questo non è il modo migliore di ingraziarsi una persona” disse il più piccolo sciogliendogli i codini.
Secondo Masaki, Ranmaru con i capelli sciolti era molto più bello,ma non gliel’avrebbe mai detto,ne andava del suo orgoglio.
“E poi tu ce l’hai una casa,perchè non lo ospiti tu?”disse giochicchiando con gli elastici che aveva appena tolto dai capelli dell’altro.
“Perchè casa mia è un buco Kariya” sbuffò infastidito.
Effattivamente la casa di Kirino sembrava troppo piccola anche per una persona sola figurarsi per due.
“Non voglio un depresso in casa” disse il ragazzo dai capelli turchesi e gli occhi dorati.
“Kariya giuro che certe volte ti ammazzerei. Il suo ragazzo è morto all’improvviso. Ma ce li hai tu dei sentimenti?”.
Kariya lo fissò dritto negli occhi con rabbia avrebbe voluto urlargli contro che era facile chiederglielo ora piuttosto che quando lo aveva mollato per un amore platonico verso una persona che non avrebbe mai potuto amarlo, allora non gliene fregava niente dei suoi sentimenti, ma figuarsi se gli era passato solo per l’anticamera del cervello che lui lo amava.
“Per quanto tempo?” aveva sputato infine abbassando lo sguardo.
“Finchè non starà meglio o finchè non trova un altra sistemazione che non lo deprima” Kirino prese le mani di Masaki nella sue “Ti prego dimmi di si” gli disse con un tono fin troppo dolce per i gusti del ragazzino.
Masaki sfilò rapidamente le mani da quella morsa “Vado a comprarmi un libro sulle cinque fasi del dolore” aveva ringhiato voltandosi.
Ranmanu rise “Grazie Kariya sei un amico”.
“Solo quando cazzo ti pare” aveva urlato l’altro.
In realtà non era così Kirino voleva un bene dell’anima a Masaki,lo considerava un fratello minore,ma sapeva che se si fosse comportato in un certo modo con il ragazzino o il più giovane l’avrebbe preso a sprangate o sarebbero finiti a letto insieme,come al solito.


Era da dire che però anche con il cambio di casa le cose non erano andate migliorando.


Kirino era appena rientrato in casa e il telefono stava già squillando furiosamente sul tavolino del salone che in realtà altro non era che un piccolo quadrato con un divano a due posti e un tavolino con sopra appoggiata una vecchia tv.
“Pronto?” aveva pronunciato scocciato,chi cavolo poteva essere a quell’ora.
“FINALMENTE TI SEI DECISO A RISPONDERE”.
“Sto bene grazie Kariya,mi fa piacere sentire la tua voce” aveva risposto ironico roteando gli occhi.
“Bhe Kirino io non sto bene, sto seriamente pensando di tornare a vivere con i miei tutori e questo ti dovrebbe far capire quanto sia esasperato da Tsurugi il depresso dell’anno” aveva sbraitato il ragazzo dai capelli turchesi dall’altro capo del telefono.
“Non avevi detto, e cito testuali parole, - non tornerò mai più a vivere con quei due pazzi-?” chiese il rosa che però sapeva benissimo che al suo amico i tutori mancavano pur non vivendo poi così lontano da lui.
“APPUNTO” Ranmaru scostò appena il telefono dall’orecchio temendo per il suo timpano “Ora si è chiuso in camera e si rifiuta di mangiare ed è inutile dire che non tocca cibo da ieri. Io davvero non lo sopporto più”.
“Kariya prova a capirlo...”.
“Non ci provare” aveva sibilato “A ventitrè anni fare da padre ad un ragazzo della mia età di certo non rientra nei piani quindi mi devi almeno che tu venga qui a fargli da mamma dato che mi sono imbarcato in questo casino per colpa tua” aveva sbraitato furioso.
Kirino rise “Adesso sai quello che provavano Midorikawa e Hiroto con uno come te”.
Masaki sbuffò “Ora tu porti il tuo culo qui e lo convinci a mangiare e a starsene buono per il resto del tempo che sarà mio ospite oppure  lo butto fuori a calci” ci fu un silenzio scandito solo dagli sbuffi furiosi di Masaki “E giuro che non scherzo” poi il ragazzo riattaccò.
Kirino si massaggiò la cute per poi alzarsi dal minuscolo divano di casa sua.
Non lo avrebbe lasciato solo.


E non lo aveva fatto anche quando aveva attraversato -a detta di Masaki- i momenti peggiorni delle cinque fasi del dolore.


“Kyousuke per favore apri dovrai mangiare qualcosa” chiese Ranmaru per quella che doveva essere la millesima volta.
“Non ho fame” aveva risposto freddo l’altro dalla parte opposta del muro
Kirino sbattè la testa contro la porta per la frustrazione baccandosi una risatina divertita da parte di Kariya.
“Dimmi che hai la chiave di riserva della stanza ti prego”aveva detto supplichevole con la testa ancora appoggiata alla porta.
“Certo che ce l’ho,ma non credo cambi qualcosa,se non vuole mangiare non lo farà” disse il turchese con un alzata di spalle.
É più facile convincere una persona a fare qualcosa guardandola negli occhi che attraverso una porta”.
L’esperessione del più giovane si piegò nel disappunto più totale. Un vizio che aveva Masaki era quello di applicare ogni affermazione alla propria vita e pensava che quando si trattava di Kirino lui si era fatto abbindolare anche per telefono,tramite lettera,attraverso chat...ovunque,ma forse quello di Ranmaru era un discorso a parte.
“Fidati di me” il più giovane gli porse la chiave non ancora convinto.
Ran entrò in camera posando il piatto sulla scrivania di legno chiaro che era affiancata ad una parete della stanza degli ospiti.
“Ti ho detto che non ho fame” disse con una nota di disprezzo che non sfuggì al rosa.
Kirino si sedette sul letto e solo un ora dopo riuscì a convincerlo a mangiare beccandosi un “Poi mi spieghi come cazzo hai fatto” da Masaki.


Il rosa ci pensa ancora oggi non sapeva come riusciva ad essere così paziente con Tsurugi in quel periodo,forse era perchè sapeva quello che aveva passato. Ma la pazienza di tutti ha un limite e nonostante quella di Ranmaru sembrasse infinita Tsurugi l’aveva fatta finire.


Era entrato a casa di Kariya sapendo che lui era a lavoro, non gli andava di vederlo e non sapeva darsi una motivazione valida.
Ogni volta che lo guardava negli occhi sentiva un peso all’altezza dello stomaco che gli ricordava molto il senso di colpa, era consapevole di stargli chiedendo troppo e sapeva anche  che il più piccolo provava ancora qualcosa nei suoi confronti, per questo si sentiva un verme e si sentiva ancora più così quando lo assaliva la consapevolezza che lui continuava a pretendere e Masaki continuava a dare senza mai ricevere nulla in cambio.
“Kyousuke,sono Ran” disse il rosa entrando in casa guardandosi intorno come un ladro.
“Che ci fai qui?”chiese il blu dalla cucina.
“Sono passato a vedere come stai”.
Tsurugi posò il mestolo sul bancone dell’isola della cucina con un gesto secco “Non ho bisogno della balia Kirino,smettila di comportarti da bravo samaritano del cazzo” disse con astio dando le spalle all’amico.
Ranmaru strinse i pugni “Sono qui solo e unicamente perchè ti voglio bene”.
Il blu trattenne a stento un risatina ironica “Si certo. Dimmi cosa vuoi, gratitudine per aver salvato le mia inutile vita? Bhe si dia il caso che nessuno te l’abbia mai chiesto, anzi io avrei sempre voluto morire” il rosa potè distintamente percepire il sospiro dell’altro “Sarei dovuto morire sin dall’inizio, forse Tenma così non sarebbe mai morto”.
Una specie di ringhio furente uscì dalle labbra di Kirino “Non ti permetto di dire una cosa del genere” aveva sibilato con rabbia “Sei solo un dannato codardo Kyousuke,un fottuttissimo codardo. Vuoi morire? Fallo, abbi le palle di suicidarti una volta per tutte sta solo attento a non sporcare quando lo fai che poi Kariya scatenerà la sua ira contro di me e io non ho alcuna intenzione di pagare per colpa tua. Non vuoi suicidarti? Non farlo,trova il coraggio di affrontare la TUA vita perchè io non c’entro un cazzo quindi non prendertela con me, io ti ho solo offerto il mio aiuto e tu potevi comodamente rifiutarlo,ma non l’hai fatto quindi smettila di prendertela con gli altri e soprattutto non provare più a nominare Tenma dicendo che forse se tu fossi morto lui sarebbe ancora qui perchè lui era malato e i miracoli non esistono. Tenma era l’essere più puro di questo mondo e io non ti permetto di scaricare la tua merdosa vita sul suo ricordo. Sono stato chiaro?”. Qualla fu la prima volta che Ranmaru sfogava la sua rabbia su qualcuno che non fosse lui stesso e si sentiva meglio anche se le dita delle mani erano diventate bianche, il viso rosso e una vena gli pulsava sulla fronte forte quasi quanto il suo cuore.
Il blu aveva fatto scivolare le braccia dapprima incrociate contro il petto lungo i fianchi,si voltò nella sua direzione e lo guardò con quegli occhi dorati che avevano perso quella sfumatura di vita che li illuminava ogni volta che sorrideva. Non disse niente,semplicemente  si limitò a guardare gli occhi blu ricolmi di rabbia di Kirino per poi abbassare lo sguardo per tornare a fare i conti con il solito senso di colpa che lo aveva accompagnato per anni.


Ranmaru si chiedeva da anni cosa quel discorso aveva scatenato dentro Tsurugi,non lo capiva anche se si sforzava. Lui gli aveva semplicemente sputato addosso tutto l’odio che aveva accumulato dentro dalla morte di Tenma e lui era tornato normale...per quanto fosse possibile ovviamente. Era tornato ad una vita normale,lavorava con lui al cafè,aveva lasciato casa di Masaki che stranamente non ne fu poi così contento e si dimostrava gentile senza più sbalzi improvvisi d’umore.


Il rosa chiuse il getto d’acqua mentre continuava ad annegare nei ricordi di quel periodo,il periodo in cui capì di essere fottuto.
Quel giorno la sua storica cotta Shindou Takuto era entrato nel locale senza la sua zavorra,ma lui non ci aveva fatto nemmeno caso.
Stava asciugando un bicchiere da qualcosa come dieci minuti fissando il vuoto più totale,lo sentiva c’era qualcosa che non andava e quando lui aveva un presentimento non si sbagliava mai,ma questa volta era diverso era come se stesse succedendo qualcosa dentro di lui senza che lui ne fosse consapevole e quella sensazione gli dava fastidio come un prurito che non va mai via.
“Ran guarda c’è Shindou e senza Akane” quelle parole pronunciate da Tsurugi gli arrivarono indistinte alle orecchie,le aveva sentite,ma non ascoltate.
“Ran ehy tutto ok?” disse il blu schioccandogli le dita davanti  agli occhi.
Kirino fece cadere il bicchiere che teneva in mano per la sorpresa; il bicchiere si infranse sul pavimento con un sonoro CRASH “ oh cavolo” mormorò chinandosi a raccogliere i pezzi di vetro,però distratto e agitato com’era si tagliò un palmo. “Dannazione” ringhiò mettendo la mano sotto l’acqua fredda.
“Fa vedere” aveva detto il blu pendendogli la mano osservando la ferita “Non sembra essere profonda ma credo proprio che la dovrai fasciare”.
“Ma è la destra” si lamentò come un bambino.
Kyousuke roteò gli occhi e lo portò nella minuscola stanza dove il rosa teneva la contabilità e prese a fasciargli al mano armato di garze,cerotti e disinfettante prese dalla cassetta del pronto soccorso.
Ranmaru non spiccicò parola,nemmeno per lamentarsi per il dolore che gli provocava il disinfettante,semplicemente lo guardava,guardava Tsurugi con quell’espressione concentrata sul viso per provare a fargli il meno male possibile e fu in quel momento che provò uno strano senso di invidia nei confronti di Tenma che aveva potuto goderselo per quattro lunghi anni,lui aveva potuto godere dei suoi sorrisi,dei suoi baci e delle sue carezze. Kirino scosse la testa accorgendosi dell’assurdità dei suoi pensieri,non poteva essere geloso di un morto.
“Ti ho fatto male?” chiese il blu accortosi del gesto dell’amico.
“N-no è tutto ok” aveva davvero balbettato?
Era fottuto lo sapeva benissimo,sapeva fin troppo bene cos’era quella sensazione che gli attorcigliava le budella,quella fastidiosa sensazione di calore; quella era una cotta in piena regola, si stava innamorando di Tsurugi Kyousuke.


Avvolse il suo corpo in un asciugamano  e si diresse verso la sua camera per prendere i vestiti.
Trovò Kyousuke sul letto,dormiva con un braccio posato sopra gli occhi,il respiro era lento e regolare e secondo la sua opinione era bellissimo.
Ranmaru si ritrovò a pensare al loro primo bacio era successo in un modo che di certo non fa pensare molto ai baci romantici che lui tanto amava.


Erano usciti con alcuni amici o almeno il rosa aveva pregato il blu di uscire assieme ai suoi amici sostenendo che non gli facesse bene vivere tra il cafè e casa sua,dicendo che tutti avevano bisogno di uscire. Anche se lui lo sapeva,lo sapeva benissimo che stavolta i suoi gesti erano guidati dall’egoismo allo stato puro,perchè lui avrebbe fatto di tutto per stare qualche ora in più con lui,per parlarci,scherzare e magari riuscire a strappargli qualche risata...non l’aveva mai visto ridere o sorridere,solo ghignare.
Però il ragazzo dai capelli blu era stato un po’ in disparte tutta la serata chiacchierando solo con Masaki che lui già conosceva,così il rosa non fece altro che bere –sotto la più totale influenza di Minamisawa- per distrarsi da quei due che non avevano toccato un goccio per l’intera serata.
Da un lato c’era Kyousuke Tsurugi il ragazzo di cui era innamorato, bel tenebroso con un passato così triste ed oscuro che non c’era da sorprendersi per il fatto che parlasse così poco e che i suoi occhi fossero così velati di tristezza. E dall’altro c’era Masaki Kariya l’amico di una vita,il ragazzo con un passato in solitudine,una solitudine da cui però era stato salvato anche se la sua fiducia nel prossimo era stata compromessa per sempre e lui li invidiava entrambi; invidiava Kariya perchè stava lì seduto accanto al ragazzo che gli piaceva senza che gli andasse in pappa il cervello e invidiava Tsurugi perchè lui riusciva a parlare con Masaki a cuor leggero senza sentirsi un verme che pretende qualcosa con un solo ciao.
Morale di quella serata? Kirino uscì dal locale completamente sbronzo mentre Kyousuke provava a farlo camminare in linea retta sul marciapiede. non si chiese perchè lo stesse accompagnando proprio lui,era troppo ubriaco per farlo.
“Ran ti prego smettila di cantare,sveglierai tutto il quartiere”.
Il rosa scoppiò a ridere “Mi sento leggero,ma allo stesso tempo così pesante è una strana sensazione” disse per poi inciampare nei suoi stessi piedi e finire con il sedere a terra.
Il blu ghignò con il suo ghigno –questa te la sei cercata- e poi gli tese una mano per farlo alzare solo che Ranmaru aveva piani diversi dai suoi così tirò la manica della sua giacca verde per farlo cadere sopra di lui e far combaciare le loro labbra.
Era ubriaco, sentiva di poter fare tutto e il buonsenso che  di solito gli impediva di fare cazzate era impegnato a smaltire l’acol e allora perchè non farlo?
Gli infilò praticemente la lingua in gola mentre il povero Tsurugi si ritrovava con la mano di Kirino che gli spingeva la nuca contro la sua,gli occhi spalancati e il corpo paralizzato.


No,decisamente non era stato il miglior bacio di sempre,ma Ranmaru non si lamentava,infondo ora era qui con lui e poi il loro secondo bacio li aveva decisamente ricompensati di quell’orribile esperienza che era stato il primo.
Aveva combinato un casino,un enorme casino,Kyousuke non si faceva vedere nè sentire da tre giorni perchè lui si era comportata come idiota e aveva dato retta a Minamisawa che poi quando mai l’aveva fatto? Perchè aveva dovuto cominciare proprio quella sera?
Calciò con forza un sassolino che rimbalzò contro un lampione ancora acceso. Erano appena le sei del mattino,il cafè avrebbe aperto solo alle otto eppure lui era già per strada .
Arrivò al locale che mancavano dieci minuti alle sette,in giro non c’era nessuno solo qualcuno che come lui si avviava persto nel posto di lavoro.
Alzò lo sguardo salutando mentalmente quel povero sassolino che era stato vittima della sua rabbia,certo non si aspettava di trovare lì Kyousuke che fissava l’insegna del locale con le mani nascoste nelle tasche dei jeans.
“Ciao Ran” aveva detto voltandosi verso di lui.
Il ragazzo sentì che il cuore gli era schizzato in gola pronto per essere vomitato da un momento all’altro.
“Che ci fai qui?” Kirino si perparò al peggio,aveva persino creduto che fosse lì per picchiarlo finchè non fosse morto sul marciapiede.
“Dovevo parlati” Ranmaru non parlò aveva paura ed era innamorato, quella era una miscela micidiale,il cuore gli rimbombava nel petto e ogni singolo capillare,ogni singola vena,ogni singola arteria pulsava facendolo sudare “Perchè non mi hai mai detto che ti piaccio Ran?” disse mettendosi proprio di fronte a lui.
Ranmaru avrebbe voluto vomitare –sia in senso metaforico che letterale- tutto quello che aveva dentro. “Ero ubriaco,mi dispiace davvero tanto,io non volvevo, io...”.
“Ho parlato con il proprietario dell’appartamento in cui vivevo con Tenma,gli ho comunicato che può anche affittarlo” disse Kyousuke bloccando il fiume di scuse del maggiore.
“Cosa? M-ma perchè?”.
“Perchè la vita va avanti e io non posso restare ancorato al passato Ran” le sue mani si erano posate sulle guance bollenti del rosa e il suo viso si era avvicinato al suo. “Devo tutto questo a te Ranmaru” aveva detto prima di annullare ogni singola distanza.
Kirino si distese sul grande letto della loro camera facendosi stringere da un braccio del suo amato,ricordava anche il giorno in cui avevano deciso di convivere,ma ormai è risaputo lui ricorda troppe cose.
“Buongiorno” aveva sussurrato a Kyousuke che aveva appena aperto un occhio.
“Sappi che odio casa tua” aveva mugolato alzandosi dal letto.
“Siamo in due,ma è il meglio che posso permettermi” aveva detto lui mentre andava in cucina a prepararsi un caffè.
“L’altro giorno ho visto un annuncio sul giornale di un appartamento vicino al cafè” disse sedendosi su uno sgabello messo attorno al minuscolo tavolo di quella che doveva essere la cucina “Certo il prezzo è un po’ caro,ma magari in due...”.
A Kirino cadde il pacchettino di caffè dalle mani “In due?”.
“Non vedo perchè no,stiamo insiema de quasi un anno” disse con la testa posata in una mano.
Gli occhi azzurri del più grande si illuminarono come non avevano mai fatto “Grazie Kyousuke”.
Tsurugi si limitò a ghignare...come faceva sempre d’altronde.


Alzò lo sguardo verso di lui accoccolandosi contro il suo petto “Ti amo” aveva detto prima di chiudere gli occhi.
Quando ebbe la certezza che il rosa si fosse addormentato  si scostò il braccio dagl’occhi e gli scostò la frangetta rosa dagli occhi “Sei davvero speciale Ranmaru,sei la persona più dolce che io conosca” aveva sussurrato per poi sorridere dolcemente,peccato che Kirino non l’avrebbe visto neanche questa volta,ma infondo lui lo faceva di proposito a non farsi vedere mentre sorrideva.
Si posò una mano sul cuore mentre stringeva a se Ranmaru “Tenma mi manchi tantissimo ogni giorno,ma è proprio per te che sono andato avanti amando qualcun’altro come avresti voluto tu” sospirò baciando la testa di Kirino “Ti amo anche io Ran”.


[ angolo dell'autrice che ama la KyouRan]
salve sono tornata con questa ff che dovrebbe essere il seguito di "la storia di una vita salvata". Ne farò anche un altra che parla della convivenza tra Kyousuke e Tenma...
Eccovi il solito biscotto e ci vediamo prestissimo

 
  
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