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Autore: A lexie s    01/09/2014    6 recensioni
Se Emma e Killian non fossero caduti nel portale? Se non fossero tornati indietro nel tempo? Quanto tempo ci avrebbe messo Emma per capire i suoi sentimenti?
Dal primo capitolo: Il coraggio era quello che serviva, il coraggio di continuare a vivere, a lottare, ad amare ancora, nonostante i fallimenti ed il dolore.
Entrambi chiedevano amore, ma nessuno dei due lo sapeva o sapeva riceverlo, perché quando si passa troppo tempo a convincersi di star bene da soli, poi si finisce per crederci.
(CaptainSwan)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Be the one

If you say you'll never go,
I'll be screaming out your name.

Will you be, be the one and only.
Wait for me, let me be your only one.

 
<< Pensavo sarebbe stato più difficile. >> Disse Emma, seduta sul sedile anteriore dell’auto di David. Si voltò verso Killian per incrociare il suo sguardo e vi lesse qualcosa che non capì subito.

<< Pensi sia stato facile? >> Cosa riusciva a percepire nella sua voce? Forse scetticismo. Emma scrollò le spalle lentamente e tornò a girarsi verso la strada.

Gli impatti non si possono prevedere, ed è quando le cose sembrano andare bene che d’improvviso tutto cambia. Ancora.
L’auto di David cominciò a scivolare su una lastra di ghiaccio che invadeva la strada, lui non riuscì a fare nulla per impedirlo, non riuscì a ristabilire il controllo del mezzo.

<< Frena! >> Urlò Emma, il suo viso era una maschera di terrore.

<< Non si ferma >> gridò quello, schiacciando forte il piede sul freno una seconda volta.

Tutto successe velocemente tanto che Killian non seppe nemmeno ricostruire la dinamica dell’accaduto. Una lastra di ghiaccio, la macchina che sbandava e poi l’impatto. Duro e violento.
Riaprì gli occhi qualche secondo più tardi, la testa pulsava dolorosamente ma non ci prestò attenzione. Guardò di fronte a sé e quello che vide lo lasciò interdetto ed inorridito per qualche attimo.
Aprì velocemente lo sportello e si fiondò fuori.
Erano stati catapultati contro un grande albero, il parabrezza si era frantumato ed Emma giaceva in mezzo a tutto quel vetro sul cofano dell’auto.

<< Emma! >> Gridò scuotendola leggermente, ma dalla donna non proveniva alcun movimento e nessun suono. Si avvicinò alle sue labbra per accettarsi che respirasse, il respiro c’era ma era flebile ed appena udibile.

<< David >> urlò poco dopo, l’altro si stava svegliando e non sembrava riportare grossi traumi. L’airbag si era gonfiato dal lato del guidatore, proteggendolo.

David si riscosse velocemente, sentiva una voce che lo chiamava in lontananza, ed ogni secondo questa diventava sempre più vicina e sempre più spaventata. Aprì gli occhi e quello che vide fu Killian che continuava a muoversi freneticamente sul corpo di sua figlia, cercava di tirarla fuori e lo chiamava contemporaneamente.

<< Oddio, che cosa ho fatto? >> Chiese, urlando e mettendosi le mani tra i capelli biondi. Toccò qualcosa di appiccicoso, del sangue scendeva a rivoli sulla sua guancia destra.

<< Presto, chiama qualcuno.. L’auto sta perdendo del liquido dal serbatoio, dobbiamo portarla via da qui subito. >> Concluse, riuscendo ad estrarre Emma e caricandosela tra le braccia.

David estrasse il cellulare dalla tasca dei Jeans e compose il numero dell’autoambulanza, diede velocemente delle indicazioni sconnesse sul luogo in cui si trovavano, sperando che quelli lo capissero e si avviò velocemente dietro Hook.
Si allontanarono di qualche decina di metri prima che Killian riponesse il corpo della ragazza sulla strada, dietro di loro dall’auto continuava ad uscire fumo. Improvvisamente prese fuoco ed uno scoppio li fece sussultare, ma erano già abbastanza lontani da non essere colpiti.

<< Per fortuna! >> Esclamò David tirando un sospiro di sollievo, si pentì subito di quella esclamazione, non appena i suoi occhi sfiorarono quelli chiusi di sua figlia stesa a terra.

<< Fortuna? >> Gracchiò Hook, accasciandosi sul corpo di Emma e continuando a chiamarla ripetutamente.

David le sollevò piano la testa e le appoggiò il suo giubbino sotto per tenerle il capo, mentre continuava ad accarezzarle i capelli.

<< Emma, amore. Emma svegliati, ti prego. >> Come una sorta di cantilena, queste frasi uscivano dalla bocca di Killian. La ragazza si riscosse qualche secondo dopo, ma non riuscì ad aprire completamente gli occhi.

<< Killian.. >>

<< Shh, non parlare. Stanno arrivando i soccorsi. >> La informò, faceva meno paura vederla sveglia. Nonostante una sensazione di terrore continuasse ad attanagliargli le viscere, non riusciva a respirare e non era stato per il colpo, non riusciva a respirare al solo pensiero di poterla perdere di nuovo, ora che l’aveva ritrovata, ora che avevano risolto le cose.

Il destino non poteva essere così crudele, giusto?

L’autoambulanza arrivò qualche minuto dopo, due paramedici scesero rapidamente con una barella in mano e s’inginocchiarono ai lati della donna.
Le controllarono il polso e mormorarono qualcosa che Killian non riuscì ad udire. La caricarono sulla barella e la portarono dentro.

<< Non la lascio >> mormorò l’uomo, salendo dietro con lei e tenendole la mano.

David annuì, gli occhi bagnati dalle lacrime ed il sangue che continuava a scorrergli lungo il viso sporcandogli persino la camicia. Andò a sedersi davanti insieme ai paramedici.
La corsa per arrivare in Ospedale durò appena dieci minuti, i dieci minuti più lunghi che Killian ricordasse in vita sua.

<< Andrà tutto bene >> le aveva sussurrato più volte, mentre le accarezzava la testa e le baciava dolcemente le mani e la fronte.  La donna era rimasta immobile per tutto il tempo, una mascherina dell’ossigeno l’aiutava a respirare e poteva sentire anche qualche tubo conficcato nel suo braccio. Si sentiva così stanca, voleva soltanto chiudere gli occhi e lasciarsi andare, ma continuava a tenerli aperti solo per poterlo vedere. Vedere quel viso ridotto ad una maschera di terrore e paura, voleva rassicurarlo ed alleviare quella sofferenza, ma non riusciva a muoversi.

Pochi secondi più tardi, i paramedici scostarono Killian. Staccarono tutti quei tubi sottili ed afferrarono la barella per portarla all’interno della struttura.

<< Che cos’è successo? >> Chiese il dottor Whale, vedendoli correre verso di lui.

<< Portatela a fare le lastre, dobbiamo vedere se ha riportato traumi interni >> intimò velocemente ai due specializzandi del reparto.

<< Abbiamo avuto un incidente >> mormorò David, sedendosi in una delle sedie in legno in sala d’aspetto e prendendosi la testa tra le mani.

<< Dobbiamo medicare quel taglio, faccio arrivare uno specializzando. >>

<< No, non è nulla. Solo.. Salva mia figlia. >> Rispose, continuando a dondolarsi convulsamente.

Killian si sentiva impotente, continuava a fare il giro di tutta la sala. I suoi occhi si persero nel vuoto più volte. Cosa avrebbe fatto se fosse mo…

No, non riusciva nemmeno a completare quel pensiero, perché non poteva andare in quel modo, non poteva lasciarlo.
Whale entrò in una stanza ed uscì qualche minuto dopo con dei fogli in mano. David mise giù il cellulare, con il quale aveva avvisato la moglie, per ascoltare Victor.

<< C’è sangue nell’addome, devo aprire e vedere meglio la situazione >> congiunse le mani e li guardò per qualche secondo.

<< Preparatela all’intervento e preparate la sala operatoria! >> Ordinò poi a qualcuno dietro di lui.

*************
 
Il rumore di una barella li distrasse.

<< Siamo pronti dottore, portiamo la paziente in sala. >>

<< Emma >> mormorò Killian avvicinandosi.

Lei aveva gli occhi aperti e lo guardò di rimando con un’espressione spaventata.

<< Henry, dì ad Henry che mi dispiace.. Che ho fatto tanti sbagli che rimpiango e che.. >> Tossì ripetutamente, non riuscendo a proseguire.

<< Amore, lo farai tu quando ti sveglierai >> concluse, baciandole il capo.

<< Potrebbe non accadere. >> Una lacrima le rigò il viso, lui l’asciugo prontamente. Senza accorgersene però delle lacrime stavano invadendo anche il suo viso, ed il terrore continuava a crescere.

<< Sei sempre stata tu, Emma. Sei sempre stata l’unica, non lasciarmi. >> Sussurrò appoggiando il capo al suo petto per un secondo. Lei provò ad accarezzargli i capelli, ma non era facile muoversi. Riuscì a sorridere debolmente e ad abbassare piano il capo, prima che nuovi singhiozzi le scuotessero il petto e del sangue uscisse dalle sue labbra dischiuse.

<< Dobbiamo andare >> urlò Whale, scuotendo il corpo dell’uomo ed invitando gli infermieri a muoversi. Non c’era più tempo.
Killian le sfiorò piano la mano, la baciò e poi lasciò che la portassero in sala.

<< Whale - chiamò il dottore che si stava avviando lungo il corridoio, questo si voltò. – Riportala da me, okay? Non lasciarla morire. Ci ho messo 300 anni per trovarla, non posso perderla. >> Singhiozzò. Non aveva mai provato una simile sensazione in vita sua, nemmeno quando aveva perso Milah.

<< Farò il possibile >> rispose quello in evidente agitazione, passandosi una mano tra i capelli.

<< Devi fare di più. Anche l’impossibile se è necessario. >> Replicò. L’altro annuì e oltrepassò le porte scorrevoli, lui si sedette accanto a David che continuava a tenersi la testa tra le mani e a piangere sommessamente.

<< E’ colpa mia, se dovesse morire io.. >> Non riuscì a continuare, dei singhiozzi gli scossero il petto violentemente.

<< Smettila, lei non morirà! >> Gli urlò l’altro, portò l’unica mano all’orecchio come a volerlo tappare. Non voleva nemmeno sentirlo, non voleva nemmeno contemplare quella possibilità.

Mary Margaret ed Henry fecero irruzione qualche minuto dopo.

<< Dov’è? >> Gridarono contemporaneamente, avviandosi verso gli altri.

<< In sala operatoria >> rispose David, stringendo la moglie al suo fianco. Mentre Henry si sedette vicino a Killian, questo allargò il braccio e lo strinse in modo paterno. Voleva rassicurarlo in qualche modo, dirgli che si sarebbe risolto tutto, ma non riusciva più a parlare e ad essere forte. Lo era stato così a lungo, aveva scacciato tutti i suoi sentimenti richiudendoli in un cassetto per così tanto tempo e adesso quelli stavano combattendo per uscire.

L’unico che aveva riconosciuto era l’amore, l’amore per Emma. Lo aveva tirato fuori e si era aggrappato a quello con tutte le sue forze, ma adesso stavano riaffiorando anche tutti gli altri. La paura, il senso d’impotenza, l’orrore della morte, la sofferenza, tutti gli comprimevano il petto così forte ed in maniera così dolorosa.

Il ragazzo continuava a piangere sulla sua spalla e lui non riusciva a dirgli nulla, poteva solo stringerlo un po’ più forte e fargli sentire che non era il solo a provare tutto quel dolore, che lui lo condivideva.


Angolo autrice:
Non mi uccidete, please!
Se avrete ancora voglia di parlarmi dopo averlo letto, scrivetemi un recensione. In caso contrario, spero davvero di non avervi fatto rattristare troppo. Purtroppo, gli incidenti capitano nella vita e non poteva andare tutto semplicemente liscio. 
Con questa pubblicazione anticipata, spero di farmi perdonare! ;)
Pronostici? 
Fatemi sapere! Un bacio :*

 
 
 
 
 
  
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