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Autore: AnAngelFallenFromGrace    22/09/2008    1 recensioni
*ALTERNATIVE ENDING* "E' strano pensare a quante cose possa riservarti il futuro. Talvolta nulla. Talvolta un sogno. La seconda opzione sembra di gran lunga preferibile. Ma siamo sicuri che lo sia? Il momento di svegliarsi e aprire gli occhi, di riaffacciarci al mondo reale, arriva sempre. Presto o tardi. E fa male." Una ragazza normale, un viaggio per sfuggire alla realtà, un incontro molto particolare, l'inizio di un sogno. Ma quanto potrà durare? Dal mio lato romantico e poco sadico (XD) eccovi questa ff^^ Dedicata alla mia "Arianna", la mia mentora XD
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Ville Valo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chapter 27

 

 

All the Troubles and Fears

You can’t forget. Not this time

 

 

21 Maggio

 

“Benchè le tue crudeli sopracciglia

Ti diano un’aria strana

Che non è certo angelica,

 O strega dai begli occhi seducenti,

 

Ti adoro, o mia frivola

 Mia tremenda passione!

Con l’ardore

Del prete per il suo idolo.

 

Il deserto gonfia di odori le tue trecce ruvide

E insieme le profuma di bosco,

Il capo ti si atteggia

Enigmatico e segreto.

 

Volteggia, come intorno a un incensiere,

sulla tua carne il profumo;

Mi affascini come la sera

O ninfa tenebrosa e calda.

 

Ah! I filtri più potenti

Nulla sono al confronto della tua indolenza,

E tu bene conosci la carezza

Con la quale rivivere fai i morti!

 

Dei tuoi seni e del dorso

Innamorate son le tue anche,

E affascini i cuscini

Con le tue pose languide.

 

Talvolta, per placare

Una rabbia misteriosa,

Con serietà dispensi

Il morso e il bacio;

 

Tu mi strazi, o mia bruna,

Col tuo malizioso riso,

E mi posi poi sul cuore,

L’occhio tuo dolce, come la luna.

 

Sotto le scarpe tue di raso,

Sotto i tuoi serici piedi affascinanti,

Depongo la mia grande gioia,

Genio e destino,

 

E quest’anima da te guarita,

Da te, colore e luce!

Scoppio di fiamme

Nella buia mia Siberia.” ¹

 

                                                                                        Buongiorno,

                                                                                               Ville

 

 

Ripiegai con cura il foglio, e lo riposi nel cassetto insieme agli altri biglietti che avevo raccolto in quei giorni.

Aprire gli occhi e ritrovare sul cuscino anche poche righe scritte di suo pugno era sempre un dolce risveglio. Doveva smetterla però, o mi sarei abituata troppo bene.

 

Lasciai l’attico dell’albergo, raggiungendo la mia piccola e modesta cameretta al terzo piano.

Arianna era già uscita, così trovai il bagno tutto per me. Mi preparai con calma, accendendo lo stereo e cantando insieme a Gerard Way sulle note di ‘The Sharpest Lives’.

Presi il cellulare per chiamare la mia best e chiederle dove si trovasse per raggiungerla, ma non feci a tempo a digitare la A del suo nome nella rubrica che lei mi precedette.

La telepatia era proprio una gran bella cosa. Anche se faceva paura a volte.

 

“Hey bellissima!” la salutai solare.

“Eli” esordì, con un tono di voce davvero strano “Dove sei?”

“In albergo” risposi senza capire, corrugando la fronte.

“E non sei ancora uscita?” mi interrogò concitata “Non hai incontrato o parlato con nessuno?”

“Ehm, no” dissi, tenendo il telefono tra l’orecchio e la spalla, mentre infilavo le scarpe “Stavo proprio per chiamarti per chiederti dov’eri e venire. Ma perché? Che diavol…?”

Ma non mi lasciò finire nemmeno la frase. Dopo un profondo sospiro di sollievo mi ordinò: “Ah bene. Allora vieni subito al solito bar. Ti dobbiamo dire una cosa. Ma mi raccomando vieni qui di filata e cerca di non parlare con nessuno, per favore”

“Ari ma stai bene?” sbottai, avendo assolutamente perso il filo del discorso.

“Sì, sì” tagliò corto risoluta “Tu fallo e basta, okay? Fidati”

Poi chiuse la conversazione, lasciandomi su quel letto con un punto di domanda gigante sulla testa.

 

Uscii dalla mi stanza e presi l’ascensore. Era una mia impressione o il ragazzo che era con me mi stava guardando con troppa attenzione? Alzai il capo di scatto e lui, colto in flagrante, si girò immediatamente nella direzione opposta.

Ridacchiai sotto i baffi, stupita da quel comportamento tanto evidente.

Quella bizzarra sensazione però non mi abbandonò per tutto il tragitto verso il cafè. Ero di certo diventata paranoica, ma sembrava che in ogni vicolo in cui passassi qualche persona mi lanciasse occhiate oblique o soltanto curiose.

 

Ferma ad un semaforo, controllai di avere due scarpe, dello stesso colore possibilmente, un paio di pantaloni, una maglietta, la mia giacca di pelle: era tutto lì, al suo posto e non mi sembrava di vedere macchie o scritte strane. Misi una mano tra i capelli e sopra la testa, per accertarmi che anche ai piani alti fosse tutto come doveva essere: apparentemente, nulla di strano.

Voltando il capo per controllare il semaforo, mi accorsi di una ragazzina di forse 13 anni, che mi fissava con uno sguardo di puro odio. E non c’erano santi: stava fissando proprio me, senza pudore.

Iniziando a sentirmi un tantino a disagio, scappai letteralmente dall’altra parte della strada non appena il semaforo si fece verde.

 

Stavo cercando ancora di figurarmi una possibile ragione per quello strano comportamento, quando, passando davanti ad un Kioski, capii: feci un salto all’indietro, la circolazione sanguigna bloccata e il cuore in gola, mentre i miei occhi increduli si posavano sulla prima pagina dell’ Iltalehti.

Chiusi gli occhi, pregando che fosse solo un’allucinazione causata dal mio stomaco ancora desolatamente vuoto: ma quando li riaprii non era, ahimè, cambiato proprio nulla.

Perché sulla prima pagina del quotidiano erano state messe in mostra due foto, che riportavano i medesimi soggetti: Ville e…me.

 

La prima era stata scattata la sera precedente durante la nostra esibizione al Midnight Wish e fin lì non c’era nulla di così terribile, se si escludeva la mia faccia da pesce lesso mentre cantavo. Ma la seconda, la più grande e più evidente, era stata fatta a tradimento qualche ora dopo, all’uscita del locale, mentre io e Ville credevamo di essere soli, impegnati in quello che non sarebbe mai potuto passare per un innocente bacio tra amici.

Presi in mano il giornale e lo sfogliai con mani tremanti, scoprendo che all’interno le sorprese non erano finite. Rimisi a posto il giornale, cercai nella borsa gli occhiali da sole e, nonostante il cielo quel giorno fosse piuttosto nuvoloso, mi catapultai così conciata verso il luogo dell’appuntamento.

 

“Temo che sappia già qualcosa” intuì Kat, vedendo il mio volto sconvolto, non appena mi avvicinai al tavolo dove lei e Arianna aspettavano impazienti il mio arrivo.

Mi lasciai cadere sulla sedia, senza salutare. Con calma artificiale spostai gli occhiali sopra la testa e fissai la tazzina di caffè di Arianna con molto, troppo interesse.

 

Trascorse forse un minuto; le mie amiche attendevano in silenzio una qualunque reazione, che non tardò ad arrivare. Scoppiai, nascondendo il viso tra le mani: “Che disastro!”

“Beh, direi che sa già tutto” puntualizzò la rossa, posando una mano sulla mia spalla e tirando fuori quel maledetto quotidiano.

“Oh sì” mormorai, sbirciando l’insieme di fogli di carta con una smorfia “Perché?” domandai, a nessuno in particolare.

Arianna non riuscì a trattenere una risata: “Perché? Beh perché c’è qualcuno qui che non riesce a controllare i suoi ormoni”

 

Davanti alla mia espressione disperata, si rimangiò subito tutto: “Lo sai come sono i giornalisti, darlin’. Sempre a caccia di nuovi scoop, non guardano in faccia nessuno. L’importante è fare notizia”

“Ma l’ Iltalehti non è un giornale scandalistico!” mi lamentai “E’ un quotidiano, letto da migliaia di persone oltretutto. Non dovrebbe trattare di argomenti un po’ più importanti?”

Kat mi rivolse un sorriso comprensivo: “Normalmente avresti ragione. Ma non stiamo parlando di una persona qualsiasi. Lui è Ville Valo, e la stampa è attenta ad ogni sua mossa. E’ da quando si è lasciato con Jonna che tutti aspettano impazientemente una nuova fiamma…”

 

Alzai gli occhi al cielo, sbuffando: “Voglio morire”

“Dai non prenderla così male. Tanto prima o poi sarebbe venuto fuori” cercarono di consolarmi. Ma non riuscivano a capire. Avevamo deciso che doveva restare una cosa segreta, almeno per un po’ di tempo e adesso invece…

“Non hai idea di come sia là fuori. Un sacco di gente mi fissava quasi avessi due antenne in testa” borbottai, sollevando quello stupido giornale e squadrandolo nel modo peggiore che conoscessi, forse sperando che si rimangiasse tutto “Ma non è neanche questo quello che mi fa veramente arrabbiare: è per Ville. Come si fa adesso? Non lo lasceranno più in pace”

“Se la caverà” mi assicurò Arianna, costringendomi a guardarla.

“Mh” mugugnai, per niente convinta “Potresti leggermi cosa hanno scritto?” domandai poi, rivolta alla mia amica finnica.

 

Kat prese il giornale dalle mie mani, e iniziò a tradurre: “Già da diversi giorni si vociferava che Ville Valo, frontman degli HIM, avesse finalmente trovato una nuova compagna che curasse il suo cuore ancora ferito, dopo la rottura con la nota modella e vj Jonna Njgren. E ieri sera le dicerie si sono trasformate in certezza, quando il nostro inviato ha sorpreso il cantante e la ragazza in questione in atteggiamenti compromettenti all’uscita del famoso locale alternativo, perla nera di Helsinki, il Midnight Wish. I due avevano passato insieme la serata, dopo aver cantato davanti al pubblico del locale un brano della band di Valo. Siamo venuti a sapere che non era la prima volta che i due si esibivano insieme su quello stesso palco e sembra che la loro intesa sia anche musicale, dopotutto”

Storsi il naso, chiedendomi chi mai avesse potuto scrivere un articolo simile.

 

“Ma veniamo alla domanda che tutti si stanno ponendo: chi è questa misteriosa ragazza, dalla pelle pallida e i capelli corvini, che sembra uscita direttamente da una delle fantasia del nostro tenebroso poeta?”

 

“Che cosa?” non riuscii a trattenermi dal gracchiare, gli occhi fuori dalle orbite “Ma chi diavolo ha scritto questo articolo?”

“E’ di Iikka Partanen. E’ un pescecane” mi spiegò Kat, scuotendo la testa “E’ forse il giornalista più velenoso dell’Iltelehta, ma anche uno dei più seguiti”

“Okay, okay, vai avanti” la pregai, cercando di calmarmi.

 

“Il suo nome è Elisa Bonizzi e come avrete intuito dal nome, non è una nostra concittadina: l’Italia è il suo paese d’origine e non abbiamo ancora scoperto per quali ragioni sia qui ad Helsinki. E’ la barista del già sopra citato locale, ed è probabile che i due si siano conosciuti proprio al Midnight Wish…”

“Scherzavo, è abbastanza” mi corressi, non riuscendo più a sopportare quella lenta agonia.

 

“Direi che la parte terribile è finita” mi tranquillizzò Kat “Poi parla soprattutto di Ville”

“Non c’è nulla sulla mia età?” chiesi, sull’orlo del terrore.

Ma fortunatamente quel tasto non era stato toccato, anche se sapevo che sarebbe stata solo questione di tempo.

“Bene, adesso sono diventata la migliore amica di una vip” si vantò Arianna, cercando di risollevare il mio umore.

“Non dire stupidaggini” la sgridai ridendo mio malgrado davanti alla sua espressione orgogliosa, mentre mi alzavo in piedi.

 

Lei mi superò, approfittando del fatto che la mia giacca si era impigliata alla sedia e sembrava volerci restare per sempre.

“Dai vieni, Ragazza di Ville Valo!” mi chiamò, quasi vicina alla porta del cafè.

“Non chiamarmi così!” brontolai, tirandole uno scappellotto sulla testa.

“Ah no scusa, hai ragione” si corresse, alzando gli occhi al cielo “Fantasia del nostro tenebroso poeta” recitò le stupide parole del giornalista, stringendo le labbra come un pesce.

“Ah-ah”

 

***

 

Mentre ci dirigevamo al lavoro, fatto un profondo sospiro per darmi coraggio, presi il cellulare e avviai una chiamata.

“Hei wildcat” mi rispose quella voce profonda e, a differenza di quanto mi sarei aspettata, decisamente tranquilla.

“Hei”

“Cosa è successo?” chiese allarmato, riconoscendo subito nella mio tono una nota sbagliata.

Inarcai le sopracciglia: “Come, non hai visto i giornali?” replicai, con un'altra domanda.

“Ah, quello” borbottò “Sì, sì, gli ho visti”

 

“E non sei arrabbiato, spaventato, qualcosa insomma?” continuai incredula, non riuscendo proprio a capire come potesse prendere la cosa così alla leggera.

Ville rise dall’altra parte della cornetta: “Sì certo che lo sono, ma non ci posso fare proprio nulla. Ormai ci sono abituato. Mi dispiace che sia stata coinvolta anche tu però”

“E i nostri piani? La segretezza e tutto il resto? E’ andato tutto a rotoli” sospirai.

“Non ti preoccupare di questo. Tanto sarebbe stata questione di tempo” ripetè quella cantilena che per me non aveva nessun significato.

“Non è poi così grave. Dovrai farci l’abitudine, a meno che tu non abbia già deciso di mollarmi”

“Che stupido che sei” ribattei, cercando di non ridere.

 

“Ah, allora ho capito qual è il problema!” esclamò allora “Non ti piace come sei venuta nelle foto. Mh, beh in effetti questa non è certo la tua angolatura migliore, il tuo lato dal pesce è molto evidente…”

“Hai finito?” mi spazientii, cosa che lo fece soltanto ridere più forte.

“Forse. Devo andare adesso, ti richiamo tra un po’, okay?”

“Sì”

“Allora a dopo. E smettila di preoccuparti, non è successo nulla di grave”

 

***

 

Eppure, come avevo temuto, non tutti la pensavano esattamente come Ville.

 

Non appena la notizia cominciò a circolare all’interno dell’entourage, i problemi spuntarono come ciliegie. Soprattutto quando Seppo venne a sapere che la nuova compagna del suo frontman era ancora minorenne.

Nonostante avesse cercato di nascondermelo in tutti i modi, venni a sapere che Ville aveva finito per litigare con il suo manager e altra gente che non era per niente d’accordo sul fatto che la situazione fosse soltanto affar suo.

 

Nemmeno nei suoi compagni, per quanto mi volessero bene, riuscì a trovare un vero appoggio. Aveva mentito, o omesso la verità: faceva poca differenza.

 

“Sapevo che questa storia non avrebbe portato nulla di buono” scagliai un sasso, contro il mare, frustrata “E’ tutta colpa mia”

“No, non è vero” mi fermò Ville, trattenendomi il braccio “Sono loro che dovrebbero farsi gli affari propri” affermò, irato.

“Ti sto incasinando la vita!” dissi, liberandomi dalla presa e alzandomi in piedi “Ti ho fatto litigare anche con i tuoi amici”

“Ti ho detto che non è colpa tua” mi ricordò, scattando velocemente al mio fianco, e afferrandomi per le spalle “Ho un cervello? Posso decidere io cosa voglio fare?” mi domandò, con calma ma con fermezza.

Annuii, abbracciandolo: “E’ solo che non voglio causare altri problemi” sospirai “Sembra la cosa che mi riesce meglio”

Lui mi strinse forte, baciandomi la fronte dolcemente: “Basta, non ci pensare, riusciremo a risolvere tutto. E non ti preoccupare per i ragazzi: sono sicuro che gli sarà già passata. Domani sera siamo stati invitati ad una cena di beneficenza e dobbiamo suonare uno o due pezzi: sarà già tutto a posto”

 

Mi lasciai cullare nel suo abbraccio, perdendomi in quelle che, speravo ardentemente, non si sarebbero rivelate soltanto parole al vento.

“Vieni” mi bisbigliò ad un tratto, prendendomi per mano “Voglio mostrarti una cosa”

 

Lo seguii, risalendo insieme a lui il parco sopra la scogliera. Camminammo per qualche minuto, fino a fermarci quasi sulla cima di una collinetta, davanti ad una vecchia costruzione.

Voltandosi indietro, si riusciva a sfiorare con lo sguardo miglia e miglia di acqua salata e, poco lontano, Suomenlinna e le altre isolette, mentre il vento suonava tra i rami degli alberi la sua antica e mai superata melodia.

Ville si sedette per terra, invitandomi a fare lo stesso.

“La senti?” sussurrò, chiudendo gli occhi “E’ Helsinki a parlarti”

Sorrisi, imitandolo e ascoltando attentamente, lasciando scivolare via, come un velo, ogni paura e preoccupazione.

 

“Un giorno ho passato un’intera giornata quassù” mi confidò “Ad ascoltare il mare, il vento, a guardare il sole nascere e morire e la luna prendere il suo posto. Poi sai cos’è successo?”

“Dimmelo” lo spronai, voltandomi a fissarlo.

“Ho visto una stella cadente; e in quel momento ho capito” fece una piccola pausa, inspirando a pieni polmoni l’aria salmastra “Ho capito che tutto muore, ma non deve essere per forza una cosa triste. Quando cade una stella le persone esprimono un desiderio, ripongono in essa i loro sogni più reconditi, sono felici. Perché con la morte delle persone non dovrebbe essere la stessa cosa?”

Corrugai la fronte, mordendomi un labbro per non ridere: “Ma non è proprio la stessa cosa…”

 

“Perché?” mi domandò direttamente “Alla mia morte non vorrei che le persone fossero tristi, vorrei che esprimessero un desiderio, come per una stella cadente. E per ogni cosa che finisce, bisognerebbe esprimere un desiderio

 

Era di sicuro un ragionamento un po’ strano, ma mi piacque ugualmente.

“Forse hai ragione” concordai, appoggiandomi alla sua spalla.

“Subito dopo è venuta la mia canzone” continuò, insinuando una mano sotto al mio braccio e avvolgendo la mia vita.

“Quale canzone?” chiesi curiosa, accoccolandomi meglio contro di lui.

 

Ville si schiarì la voce e poi cominciò a cantare, sussurrando quelle parole tanto note al mio orecchio:

She was the sun, shining upon, the tomb of your hopes and dreams, so frail

 

Mentre già mi perdevo nella melodia, il cantante si interruppe; voltai il capo e incontrai il suo ambiguo sorriso.

He was the moon, painting you, with its gloom so vulnerable and pale” continuai, sfiorando il suo profilo, quasi le mie dita fossero state un pennello su una tela bianca.

 

Love’s the funeral of hearts, and an ode for cruelty,

 when angels cry blood on flowers of evil in bloom.

The funeral of hearts, and a plea for mercy,

 when love is a gun, separating me from you

 

Le parole rimbalzavano nell’aria, confondendosi con il vento e lo stormire delle fronde. Allungai una mano per afferrarle, come se fossero state lucciole, ma erano già fuggite via.

 

She was the wind, carrying in. all the troubles and fears. been for years, trying to forget

He was the fire, restless and wild, and you were like a moth, to that flame”

 

“The heretics seal beyond divine, a prayer to a God who’s deaf and blind,

 the last rites for souls on fire, three little words and a question, why?”

 

“E quali sono le tre parole?” chiesi alla fine, cercando una risposta da tempo bramata.

“E’ un segreto” bisbigliò, solleticandomi il collo “Chiedi al vento e forse ti risponderà”

 

 

 

 

 

 

 

Note:

¹ Charles Baudelaire, Chanson d’après-midi,  Le fleurs du Mal

 

 

 

 

 

___________________________________________________________________________________________________

 

 

Che faticaccia aggiornare xD odiooo la scuola ! Alla faccia dell’ultimo anno e della maturità. Alla maturità non ci arrivo di sicuro se si continua così xD

 

Comunque qualche problemino in questo capitolo eh? xD Il mondo di Elisa e Ville non è sempre rose e fiori…

Questo capitolo è stranamente corto per i miei standard, spero apprezzerete comunque hihihi

Fatemi sapere^^

 

Un ringraziamento alle mie lettrici e soprattutto a:

 

@Sweetie: ma nun preoccupe pulcetta! Mi dispiace che te li eri persi! Beh adesso sei bella in pari xD Grazie mille tesoro, i tuoi commenti mi fanno sempre tanto piacere *-* Bacini

 

@Crist: io ne sono innamorata xD Anche se quello era il lato perfetto..adesso iniziano ad uscire le magagne xD ehh si, il prossimo è l’ultimo più l’epilogo! Mamma mia questa storia è stata un parto infinito! Non vedo l’ora di leggere la tua fic! Grazie millissimeeeee, alla prossima! Baciniii

 

@Malaena: *.* Ma ciaaaaaaaaao! Ma sei tornata! Mi sei mancata un sacco sai? Proprio poco tempo fa sono passata dal tuo blog per vedere se eri tornata, e volevo lasciare un commentino ma poi non sapevo se avresti capito chi ero xD Grazie mille per i mai monotoni e non meritati complimenti xD Spero che tornerai presto ad aggiornare anche la tua storia! Baciii

 

@Queenrock: sono davvero felice di saperlo ** spero che anche questo chap non ti abbia deluso! Kissesss

 

Alla prossima! (se sopravvivo ahahhaha)

LA vostra

FallenAngel aka Mossi

  
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