Chapter 27
All
the Troubles and Fears
You
can’t forget. Not this time
21
Maggio
“Benchè
le tue
crudeli sopracciglia
Ti
diano un’aria strana
Che
non è certo
angelica,
O strega dai begli occhi
seducenti,
Ti
adoro, o mia
frivola
Mia tremenda passione!
Con
l’ardore
Del
prete per il suo
idolo.
Il
deserto gonfia di
odori le tue trecce ruvide
E
insieme le profuma
di bosco,
Il
capo ti si atteggia
Enigmatico
e segreto.
Volteggia,
come
intorno a un incensiere,
sulla
tua carne il
profumo;
Mi
affascini come la
sera
O
ninfa tenebrosa e
calda.
Ah!
I filtri più
potenti
Nulla
sono al
confronto della tua indolenza,
E
tu bene conosci la
carezza
Con
la quale rivivere
fai i morti!
Dei
tuoi seni e del
dorso
Innamorate
son le tue
anche,
E
affascini i cuscini
Con
le tue pose
languide.
Talvolta,
per placare
Una
rabbia
misteriosa,
Con
serietà dispensi
Il
morso e il bacio;
Tu
mi strazi, o mia
bruna,
Col
tuo malizioso
riso,
E
mi posi poi sul
cuore,
L’occhio
tuo dolce,
come la luna.
Sotto
le scarpe tue
di raso,
Sotto
i tuoi serici
piedi affascinanti,
Depongo
la mia grande
gioia,
Genio
e destino,
E
quest’anima da te
guarita,
Da
te, colore e luce!
Scoppio
di fiamme
Nella
buia mia
Siberia.” ¹
Buongiorno,
Ville
Ripiegai
con cura il foglio, e lo riposi nel
cassetto insieme agli altri biglietti che avevo raccolto in quei giorni.
Aprire
gli occhi e ritrovare sul cuscino anche
poche righe scritte di suo pugno era sempre un dolce risveglio. Doveva
smetterla però, o mi sarei abituata troppo bene.
Lasciai
l’attico dell’albergo, raggiungendo la mia
piccola e modesta cameretta al terzo piano.
Arianna
era già uscita, così trovai il bagno tutto
per me. Mi preparai con calma, accendendo lo stereo e cantando insieme
a Gerard
Way sulle note di ‘The Sharpest Lives’.
Presi
il cellulare per chiamare la mia best e
chiederle dove si trovasse per raggiungerla, ma non feci a tempo a
digitare la
A del suo nome nella rubrica che lei mi precedette.
La
telepatia era proprio una gran bella cosa. Anche
se faceva paura a volte.
“Hey
bellissima!” la salutai solare.
“Eli”
esordì, con un tono di voce davvero strano
“Dove sei?”
“In
albergo” risposi senza capire, corrugando la
fronte.
“E
non sei ancora uscita?” mi interrogò concitata
“Non hai incontrato o parlato con nessuno?”
“Ehm,
no” dissi, tenendo il telefono tra l’orecchio
e la spalla, mentre infilavo le scarpe “Stavo proprio per
chiamarti per
chiederti dov’eri e venire. Ma perché? Che
diavol…?”
Ma non
mi lasciò finire nemmeno la frase. Dopo un
profondo sospiro di sollievo mi ordinò: “Ah bene.
Allora vieni subito al solito
bar. Ti dobbiamo dire una cosa. Ma mi raccomando vieni qui di filata e
cerca di
non parlare con nessuno, per favore”
“Ari
ma stai bene?” sbottai, avendo assolutamente
perso il filo del discorso.
“Sì,
sì” tagliò corto risoluta “Tu
fallo e basta,
okay? Fidati”
Poi
chiuse la conversazione, lasciandomi su quel
letto con un punto di domanda gigante sulla testa.
Uscii
dalla mi stanza e presi l’ascensore. Era una
mia impressione o il ragazzo che era con me mi stava guardando con
troppa
attenzione? Alzai il capo di scatto e lui, colto in flagrante, si
girò
immediatamente nella direzione opposta.
Ridacchiai
sotto i baffi, stupita da quel
comportamento tanto evidente.
Quella
bizzarra sensazione però non mi abbandonò
per tutto il tragitto verso il cafè. Ero di certo diventata
paranoica, ma
sembrava che in ogni vicolo in cui passassi qualche persona mi
lanciasse
occhiate oblique o soltanto curiose.
Ferma
ad un semaforo, controllai di avere due
scarpe, dello stesso colore possibilmente, un paio di pantaloni, una
maglietta,
la mia giacca di pelle: era tutto lì, al suo posto e non mi
sembrava di vedere
macchie o scritte strane. Misi una mano tra i capelli e sopra la testa,
per
accertarmi che anche ai piani alti fosse tutto come doveva essere:
apparentemente, nulla di strano.
Voltando
il capo per controllare il semaforo, mi
accorsi di una ragazzina di forse 13 anni, che mi fissava con uno
sguardo di
puro odio. E non c’erano santi: stava fissando proprio me,
senza pudore.
Iniziando
a sentirmi un tantino a disagio, scappai
letteralmente dall’altra parte della strada non appena il
semaforo si fece
verde.
Stavo
cercando ancora di figurarmi una possibile
ragione per quello strano comportamento, quando, passando davanti ad un
Kioski,
capii: feci un salto all’indietro, la circolazione sanguigna
bloccata e il
cuore in gola, mentre i miei occhi increduli si posavano sulla prima
pagina
dell’ Iltalehti.
Chiusi
gli occhi, pregando che fosse solo
un’allucinazione causata dal mio stomaco ancora desolatamente
vuoto: ma quando
li riaprii non era, ahimè, cambiato proprio nulla.
Perché
sulla prima pagina del quotidiano erano
state messe in mostra due foto, che riportavano i medesimi soggetti:
Ville
e…me.
La
prima era stata scattata la sera precedente
durante la nostra esibizione al Midnight Wish e fin lì non
c’era nulla di così
terribile, se si escludeva la mia faccia da pesce lesso mentre cantavo.
Ma la
seconda, la più grande e più evidente, era stata
fatta a tradimento qualche ora
dopo, all’uscita del locale, mentre io e Ville credevamo di
essere soli,
impegnati in quello che non sarebbe mai potuto passare per un innocente
bacio
tra amici.
Presi
in mano il giornale e lo sfogliai con mani
tremanti, scoprendo che all’interno le sorprese non erano
finite. Rimisi a
posto il giornale, cercai nella borsa gli occhiali da sole e,
nonostante il
cielo quel giorno fosse piuttosto nuvoloso, mi catapultai
così conciata verso
il luogo dell’appuntamento.
“Temo
che sappia già qualcosa” intuì Kat,
vedendo
il mio volto sconvolto, non appena mi avvicinai al tavolo dove lei e
Arianna
aspettavano impazienti il mio arrivo.
Mi
lasciai cadere sulla sedia, senza salutare. Con
calma artificiale spostai gli occhiali sopra la testa e fissai la
tazzina di caffè
di Arianna con molto, troppo interesse.
Trascorse
forse un minuto; le mie amiche
attendevano in silenzio una qualunque reazione, che non
tardò ad arrivare.
Scoppiai, nascondendo il viso tra le mani: “Che
disastro!”
“Beh,
direi che sa già tutto” puntualizzò la
rossa,
posando una mano sulla mia spalla e tirando fuori quel maledetto
quotidiano.
“Oh
sì” mormorai, sbirciando l’insieme di
fogli di
carta con una smorfia “Perché?”
domandai, a nessuno in particolare.
Arianna
non riuscì a trattenere una risata:
“Perché? Beh perché
c’è qualcuno qui che non riesce a controllare i
suoi
ormoni”
Davanti
alla mia espressione disperata, si rimangiò
subito tutto: “Lo sai come sono i giornalisti,
darlin’. Sempre a caccia di
nuovi scoop, non guardano in faccia nessuno. L’importante
è fare notizia”
“Ma
l’ Iltalehti non è un giornale
scandalistico!”
mi lamentai “E’ un quotidiano, letto da migliaia di
persone oltretutto. Non
dovrebbe trattare di argomenti un po’ più
importanti?”
Kat mi
rivolse un sorriso comprensivo: “Normalmente
avresti ragione. Ma non stiamo parlando di una persona qualsiasi. Lui
è Ville
Valo, e la stampa è attenta ad ogni sua mossa. E’
da quando si è lasciato con
Jonna che tutti aspettano impazientemente una nuova
fiamma…”
Alzai
gli occhi al cielo, sbuffando: “Voglio
morire”
“Dai
non prenderla così male. Tanto prima o poi
sarebbe venuto fuori” cercarono di consolarmi. Ma non
riuscivano a capire.
Avevamo deciso che doveva restare una cosa segreta, almeno per un
po’ di tempo
e adesso invece…
“Non
hai idea di come sia là fuori. Un sacco di
gente mi fissava quasi avessi due antenne in testa”
borbottai, sollevando
quello stupido giornale e squadrandolo nel modo peggiore che
conoscessi, forse
sperando che si rimangiasse tutto “Ma non è
neanche questo quello che mi fa
veramente arrabbiare: è per Ville. Come si fa adesso? Non lo
lasceranno più in
pace”
“Se
la caverà” mi assicurò Arianna,
costringendomi
a guardarla.
“Mh”
mugugnai, per niente convinta “Potresti
leggermi cosa hanno scritto?” domandai poi, rivolta alla mia
amica finnica.
Kat
prese il giornale dalle mie mani, e iniziò a
tradurre: “Già da diversi giorni si vociferava che
Ville Valo, frontman degli
HIM, avesse finalmente trovato una nuova compagna che curasse il suo
cuore
ancora ferito, dopo la rottura con la nota modella e vj Jonna Njgren. E
ieri
sera le dicerie si sono trasformate in certezza, quando il nostro
inviato ha
sorpreso il cantante e la ragazza in questione in atteggiamenti
compromettenti
all’uscita del famoso locale alternativo, perla nera di
Helsinki, il Midnight
Wish. I due avevano passato insieme la serata, dopo aver cantato
davanti al
pubblico del locale un brano della band di Valo. Siamo venuti a sapere
che non
era la prima volta che i due si esibivano insieme su quello stesso
palco e sembra
che la loro intesa sia anche musicale, dopotutto”
Storsi
il naso, chiedendomi chi mai avesse potuto
scrivere un articolo simile.
“Ma
veniamo alla domanda che tutti si stanno
ponendo: chi è questa misteriosa ragazza, dalla pelle
pallida e i capelli corvini,
che sembra uscita direttamente da una delle fantasia del nostro
tenebroso
poeta?”
“Che
cosa?” non riuscii a trattenermi dal
gracchiare, gli occhi fuori dalle orbite “Ma chi diavolo ha
scritto questo
articolo?”
“E’
di Iikka Partanen. E’ un pescecane” mi
spiegò
Kat, scuotendo la testa “E’ forse il giornalista
più velenoso dell’Iltelehta,
ma anche uno dei più seguiti”
“Okay,
okay, vai avanti” la pregai, cercando di
calmarmi.
“Il
suo nome è Elisa Bonizzi e come avrete intuito
dal nome, non è una nostra concittadina: l’Italia
è il suo paese d’origine e
non abbiamo ancora scoperto per quali ragioni sia qui ad Helsinki.
E’ la
barista del già sopra citato locale, ed è
probabile che i due si siano
conosciuti proprio al Midnight Wish…”
“Scherzavo,
è abbastanza” mi corressi, non
riuscendo più a sopportare quella lenta agonia.
“Direi
che la parte terribile è finita” mi
tranquillizzò Kat “Poi parla soprattutto di
Ville”
“Non
c’è nulla sulla mia età?”
chiesi, sull’orlo
del terrore.
Ma
fortunatamente quel tasto non era stato toccato,
anche se sapevo che sarebbe stata solo questione di tempo.
“Bene,
adesso sono diventata la migliore amica di
una vip” si vantò Arianna, cercando di risollevare
il mio umore.
“Non
dire stupidaggini” la sgridai ridendo mio
malgrado davanti alla sua espressione orgogliosa, mentre mi alzavo in
piedi.
Lei mi
superò, approfittando del fatto che la mia
giacca si era impigliata alla sedia e sembrava volerci restare per
sempre.
“Dai
vieni, Ragazza di Ville Valo!” mi chiamò,
quasi vicina alla porta del cafè.
“Non
chiamarmi così!” brontolai, tirandole uno
scappellotto sulla testa.
“Ah
no scusa, hai ragione” si corresse, alzando gli
occhi al cielo “Fantasia del nostro tenebroso
poeta” recitò le stupide parole
del giornalista, stringendo le labbra come un pesce.
“Ah-ah”
***
Mentre
ci dirigevamo al lavoro, fatto un profondo
sospiro per darmi coraggio, presi il cellulare e avviai una chiamata.
“Hei
wildcat” mi rispose quella voce profonda e, a
differenza di quanto mi sarei aspettata, decisamente tranquilla.
“Hei”
“Cosa
è successo?” chiese allarmato, riconoscendo
subito nella mio tono una nota sbagliata.
Inarcai
le sopracciglia: “Come, non hai visto i
giornali?” replicai, con un'altra domanda.
“Ah,
quello” borbottò “Sì,
sì, gli ho visti”
“E
non sei arrabbiato, spaventato, qualcosa
insomma?” continuai incredula, non riuscendo proprio a capire
come potesse
prendere la cosa così alla leggera.
Ville
rise dall’altra parte della cornetta:
“Sì
certo che lo sono, ma non ci posso fare proprio nulla. Ormai ci sono
abituato.
Mi dispiace che sia stata coinvolta anche tu però”
“E
i nostri piani? La segretezza e tutto il resto?
E’ andato tutto a rotoli” sospirai.
“Non
ti preoccupare di questo. Tanto sarebbe stata
questione di tempo” ripetè quella cantilena che
per me non aveva nessun
significato.
“Non
è poi così grave. Dovrai farci
l’abitudine, a
meno che tu non abbia già deciso di mollarmi”
“Che
stupido che sei” ribattei, cercando di non
ridere.
“Ah,
allora ho capito qual è il problema!”
esclamò
allora “Non ti piace come sei venuta nelle foto. Mh, beh in
effetti questa non
è certo la tua angolatura migliore, il tuo lato dal pesce
è molto evidente…”
“Hai
finito?” mi spazientii, cosa che lo fece
soltanto ridere più forte.
“Forse.
Devo andare adesso, ti richiamo tra un po’,
okay?”
“Sì”
“Allora
a dopo. E smettila di preoccuparti, non è
successo nulla di grave”
***
Eppure,
come avevo temuto, non tutti la pensavano
esattamente come Ville.
Non
appena la notizia cominciò a circolare
all’interno dell’entourage, i problemi spuntarono
come ciliegie. Soprattutto
quando Seppo venne a sapere che la nuova compagna del suo frontman era
ancora
minorenne.
Nonostante
avesse cercato di nascondermelo in tutti
i modi, venni a sapere che Ville aveva finito per litigare con il suo
manager e
altra gente che non era per niente d’accordo sul fatto che la
situazione fosse
soltanto affar suo.
Nemmeno
nei suoi compagni, per quanto mi volessero
bene, riuscì a trovare un vero appoggio. Aveva mentito, o
omesso la verità:
faceva poca differenza.
“Sapevo
che questa storia non avrebbe portato nulla
di buono” scagliai un sasso, contro il mare, frustrata
“E’ tutta colpa mia”
“No,
non è vero” mi fermò Ville,
trattenendomi il
braccio “Sono loro che dovrebbero farsi gli affari
propri” affermò, irato.
“Ti
sto incasinando la vita!” dissi, liberandomi
dalla presa e alzandomi in piedi “Ti ho fatto litigare anche
con i tuoi amici”
“Ti
ho detto che non è colpa tua” mi
ricordò,
scattando velocemente al mio fianco, e afferrandomi per le spalle
“Ho un
cervello? Posso decidere io cosa voglio fare?” mi
domandò, con calma ma con
fermezza.
Annuii,
abbracciandolo: “E’ solo che non voglio
causare altri problemi” sospirai “Sembra la cosa
che mi riesce meglio”
Lui mi
strinse forte, baciandomi la fronte
dolcemente: “Basta, non ci pensare, riusciremo a risolvere
tutto. E non ti
preoccupare per i ragazzi: sono sicuro che gli sarà
già passata. Domani sera
siamo stati invitati ad una cena di beneficenza e dobbiamo suonare uno
o due
pezzi: sarà già tutto a posto”
Mi
lasciai cullare nel suo abbraccio, perdendomi in
quelle che, speravo ardentemente, non si sarebbero rivelate soltanto
parole al
vento.
“Vieni”
mi bisbigliò ad un tratto, prendendomi per
mano “Voglio mostrarti una cosa”
Lo
seguii, risalendo insieme a lui il parco sopra la
scogliera. Camminammo per qualche minuto, fino a fermarci quasi sulla
cima di
una collinetta, davanti ad una vecchia costruzione.
Voltandosi
indietro, si riusciva a sfiorare con lo
sguardo miglia e miglia di acqua salata e, poco lontano, Suomenlinna e
le altre
isolette, mentre il vento suonava tra i rami degli alberi la sua antica
e mai
superata melodia.
Ville
si sedette per terra, invitandomi a fare lo
stesso.
“La
senti?” sussurrò, chiudendo gli occhi
“E’
Helsinki a parlarti”
Sorrisi,
imitandolo e ascoltando attentamente,
lasciando scivolare via, come un velo, ogni paura e preoccupazione.
“Un
giorno ho passato un’intera giornata
quassù” mi
confidò “Ad ascoltare il mare, il vento, a
guardare il sole nascere e morire e
la luna prendere il suo posto. Poi sai cos’è
successo?”
“Dimmelo”
lo spronai, voltandomi a fissarlo.
“Ho
visto una stella cadente; e in quel momento ho
capito” fece una piccola pausa, inspirando a pieni polmoni
l’aria salmastra “Ho
capito che tutto muore, ma non deve essere per forza una cosa triste.
Quando
cade una stella le persone esprimono un desiderio, ripongono in essa i
loro
sogni più reconditi, sono felici. Perché con la
morte delle persone non
dovrebbe essere la stessa cosa?”
Corrugai
la fronte, mordendomi un labbro per non
ridere: “Ma non è proprio la stessa
cosa…”
“Perché?”
mi domandò direttamente “Alla mia morte
non vorrei che le persone fossero tristi, vorrei che esprimessero un
desiderio,
come per una stella cadente. E per ogni
cosa che finisce, bisognerebbe esprimere un desiderio”
Era di
sicuro un ragionamento un po’ strano, ma mi
piacque ugualmente.
“Forse
hai ragione” concordai, appoggiandomi alla
sua spalla.
“Subito
dopo è venuta la mia canzone” continuò,
insinuando una mano sotto al mio braccio e avvolgendo la mia vita.
“Quale
canzone?” chiesi curiosa, accoccolandomi
meglio contro di lui.
Ville
si schiarì la voce e poi cominciò a cantare,
sussurrando quelle parole tanto note al mio orecchio:
“She was the sun,
shining upon, the tomb of your hopes and dreams, so frail”
Mentre
già mi perdevo nella melodia, il cantante si
interruppe; voltai il capo e incontrai il suo ambiguo sorriso.
“He was the
moon, painting you, with its gloom so vulnerable and
pale”
continuai, sfiorando il suo profilo, quasi le mie dita fossero state un
pennello
su una tela bianca.
“Love’s the funeral of hearts, and an
ode for cruelty,
when
angels cry blood on flowers
of evil in bloom.
The funeral of hearts, and a plea for mercy,
when
love is a gun, separating me
from you”
Le
parole rimbalzavano nell’aria, confondendosi con il vento e
lo stormire delle
fronde. Allungai una mano per afferrarle, come se fossero state
lucciole, ma
erano già fuggite via.
“She was the wind,
carrying in. all the troubles and fears. been for years, trying to
forget”
“He was
the fire, restless and
wild, and you were like a moth, to that flame”
“The heretics seal beyond divine, a
prayer to a God who’s deaf and
blind,
the
last rites for souls on fire,
three little words and a question, why?”
“E
quali sono le tre parole?” chiesi alla fine, cercando una
risposta da tempo
bramata.
“E’
un segreto” bisbigliò, solleticandomi il collo
“Chiedi al vento e forse ti
risponderà”
Note:
¹
Charles Baudelaire, Chanson d’après-midi,
Le fleurs du Mal
___________________________________________________________________________________________________
Che faticaccia aggiornare xD odiooo la scuola ! Alla faccia dell’ultimo anno e della maturità. Alla maturità non ci arrivo di sicuro se si continua così xD
Comunque qualche problemino in questo capitolo eh? xD Il mondo di Elisa e Ville non è sempre rose e fiori…
Questo capitolo è stranamente corto per i miei standard, spero apprezzerete comunque hihihi
Fatemi sapere^^
Un ringraziamento alle mie lettrici e soprattutto a:
@Sweetie: ma nun preoccupe pulcetta! Mi dispiace che te li eri persi! Beh adesso sei bella in pari xD Grazie mille tesoro, i tuoi commenti mi fanno sempre tanto piacere *-* Bacini
@Crist: io ne sono innamorata xD Anche se quello era il lato perfetto..adesso iniziano ad uscire le magagne xD ehh si, il prossimo è l’ultimo più l’epilogo! Mamma mia questa storia è stata un parto infinito! Non vedo l’ora di leggere la tua fic! Grazie millissimeeeee, alla prossima! Baciniii
@Malaena: *.* Ma ciaaaaaaaaao! Ma sei tornata! Mi sei mancata un sacco sai? Proprio poco tempo fa sono passata dal tuo blog per vedere se eri tornata, e volevo lasciare un commentino ma poi non sapevo se avresti capito chi ero xD Grazie mille per i mai monotoni e non meritati complimenti xD Spero che tornerai presto ad aggiornare anche la tua storia! Baciii
@Queenrock: sono davvero felice di saperlo ** spero che anche questo chap non ti abbia deluso! Kissesss
Alla prossima! (se sopravvivo ahahhaha)
LA vostra
FallenAngel aka Mossi