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Autore: Triskael    22/09/2008    1 recensioni
"Invisibile e inesorabile è il tarlo della bellezza. Implacabile e impietoso miete le sue vittime."
Non ci sono spiegazioni per un'ossessione, solo i suoi effetti.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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MIME-Version: 1.0 Content-Location: file:///C:/0F7456A1/SonoTerra.htm Content-Transfer-Encoding: quoted-printable Content-Type: text/html; charset="us-ascii" Sono Terra

Sono Terra

Ma ricerco l’Aria.

 

Non ricordo quando il cibo divenne un’ossessione per me.

Non ricordo il processo, i miei pensieri.

Ricordo solo il cambiamento.

La mia vita si divide in “prima” e “dopo”. Non c’è niente in mezzo.

O meglio, solo un periodo, un attimo.

 Un frammento di secondo che si &egr= ave; insinuato nel magma turbolento della mia psiche.

 

Era iniziato due anni fa. O forse prima.

Come ho detto, non ricordo.

 È stato un processo lungo, l= ento, inesorabile. È stata la mia Acqua inarrestabile, un torrente impetuo= so che corrodeva la mia sicurezza.

Dovete scusarmi. Tendo a perdermi molto facilmente.

Dunque, due anni fa.

Era iniziato innocentemente. Volevo perdere un chilo o due. Niente di che, gius= to per essere in forma per l’estate.

No. Non in forma. In linea.

Un chilo. Niente di che. Due settimane di dieta e poi sarei stata a posto.

E quando lo persi, ero contenta. Si vedeva la differenza.

Decisi di perdere un altro chilo.

 

Poi, durante l’estate, i chili divennero tre, cinque, dieci.

Più peso perdevo, meglio mi sentivo.

Mi dicevo adesso basta sto meglio però se dimagrissi ancora potrei mett= ermi la gonna azzurra. O il vestito giallo.

C’era sempre qualcosa che mi spingeva.

Sarebbe andato tutto bene, se la mia famiglia non fosse così attenta.

Vedevo la loro preoccupazione, quando non mi potei nascondere. Facevo il possibile, maglioni larghi per evitare di evidenziare le curve delle costole.

Durante la cena, mi nascondevo in camera. Lo studio. Il telefono. Qualsiasi cosa potesse salvarmi da un possibile interrogatorio.

Quando non era possibile, spiluccavo quanto meno potevo. Verdure soprattutto. E ac= qua. Il tè era un lusso.

 

Non era solo la famiglia a rendermi ansiosa.

Anche il mio corpo. Voleva sostegno, energia. Cibo.

Iniziai ad alternare digiuno ad abbuffata.

Non sapevo quando mi capitava…almeno mi sembra. Alcune volte mi sembrava = che arrivasse all’improvviso, altre volte lo pianificavo da giorni, in mo= do che nessuno fosse a casa, che potessi consumare il mio crimine personale da sola, senza testimoni.

In quei giorni aprivo il frigo e prendevo la prima cosa che vedevo.=

Armata di cucchiaio o forchetta, trangugiavo quasi tutto il contenuto dell’inerme vasetto di cibo che mi stava davanti. <= /p>

Quasi tutto. Lasciavo mezzo dito di fondo, giusto per dirmi ok, non l’hai finito tutto va bene così. Ed era così con altro cibo che trovavo.

Quando non riuscivo a fermarmi, facevo una lista e uscivo. Prima di uscire dal cancello, eliminavo le prove del mio assalto e poi correvo al supermercato = per riempire il vuoto creatosi in cucina.

 

Non era solo il cibo che il mio istinto reclamava. Voleva altro.

Voleva annullarsi. Esistere e non vivere.

Facevo sesso occasionale. Niente di complicato.

Niente relazioni durature. Niente pensieri.

Volevo sentirmi desiderata. Annullarmi nell’amplesso.

Niente di più semplice. Niente di più complicato.<= /p>

 

Continuai così, a perdermi nel labirinto della mente.

Ormai il filo l’avevo perso da qualche parte, diverso tempo prima. Avevo stretto amicizia con il Minotauro e Teseo era moribondo nei meandri di qualche vicolo cieco.

E fissavo insistente il cielo, tentando di escludere le alte pareti che entra= vano nel mio campo visivo.

Anelavo all’aria, annullando la terra.

 

 

 

  
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