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Autore: LucyWriites    01/09/2014    3 recensioni
Per Bridget Funkle sua sorella Grace significava il mondo. Ma dopo un grave incidente in cui la sorella perde la vita, Bridget torna a scuola in una totale apatia tra battute macabre e pillole calmanti spesso dimenticandosi che Grace sia morta e che non possa fare finta del contrario. Il primo giorno di scuola scopre che un nuovo compagno di classe è arrivato alla Norwest Christian College, il nome? Michael Clifford. Irritante e beffardo, è l'unico a trattare Bridget con leggerezza e con un'ironia che fa esasperare la ragazza. Dopo un iniziale atteggiamento di sfida, Michael trascina Bridget in un turbine colorato che sconvolgerà il grigio della ragazza. Tuttavia, Michael Clifford è un gran bel casino da decifrare e per Bridget sarà difficile non innamorarsene nonostante l'astio che prova nei suoi confronti.
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-Tu stai lì, a fare la santa, la ragazza di ghiaccio. Nessuno ti può toccare, nessuno ti può fare un cazzo. Sei solo una ragazzina spaventata e viziata che indossa i vestiti della sorella per sentirsi più sicura. Bridget, Grace è morta.- Bridget ammutolì, nessuno glielo aveva mai detto così chiaramente. Grace era morta ma lei no. Lei non era Grace.
Genere: Dark, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Michael Clifford, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rainy afternoon

-Come stai, Bridget?- le domandò il Dr Hooster guardandola da dietro gli occhiali squadrati di metallo. Era seduta a gambe incrociate nella poltrona reclinabile dello studio e si stava studiando attentamente le unghie dei pollici su cui c'erano ancora i remasugli dello smalto nero che aveva messo ancora tre settimane prima.  -Bene- disse senza alzare lo sguardo da quella fantastica attività, era sempre la stessa risposta da due mesi e un po' si divertiva a far impazzire quel pinguino occhialuto. -Le pillole funzionano?- Bridget annuì ma alzò gli occhi al cielo; avrebbe dovuto smettere di prenderle dieci giorni prima. Il Dr Hooster sbuffò -Perché hai continuato a prenderle? Ne hai bisogno?- la incalzò e la ragazza scrollò le spalle -A quanto pare...- disse con una smorfia, il dottore ignorò l'acidità nella sua voce e continuò a guardarla.
Per Bridget era snervante sentirsi gli occhi gelidi del Dr Hooster addosso e ancora di più la infastidiva il fatto di dover rispondere alle sue domande che più o meno erano sempre identiche. I suoi genitori spendevano molto per quelle sedute da un'ora e mezza e ciò era l'unico motivo che la spronava a bofonchiare quelle risposte composte da monosillabi. Era martedì pomeriggio e lei era appena tornata da una giornata di scuola non particolarmente entusiasmante. Nina le aveva dato buca per l'ora di pranzo perché doveva andare “a Comitato” quando era ovvio che avesse un appuntamento con Luke dato che li aveva visti intenti a scambiarsi effusioni nel giardino sul retro, non se l'era presa poi così tanto però non era stata con grande cortesia che aveva rifiutato l'offerta di Nina di aiutarla con algebra per il compito della settimana prossima. E lei ad algebra faceva schifo.

Michael l'aveva invitata a pranzare al “loro” tavolo ma lei aveva rifiutato fingendo un sorriso riconoscente e s'era limitata a nascondersi in bagno, tanto non aveva fame.
-Va bene, Bridget- disse il Dr Hooster alzandosi in piedi -puoi andare, ci vediamo la prossima settimana- la ragazza annuì e si diresse verso la porta -Arrivederci- bofonchiò strascicando i piedi e lo psicologo rispose sorpreso al saluto, non era mai particolarmente educata in quelle sedute.
Era una giornata particolarmente umida e una pioggerellina leggera continuava a scendere dalle nuvole plumbee da quella mattina e non sembrava intenzionata a smettere, Bridget camminava strascicando pigramente i piedi nelle Vans bordeaux che aveva trovato in fondo all'armadio di Grace e che le andavano leggermente grandi. Quel tempo le faceva venire una grande sonnolenza e tutto le sembrava immobile sotto quelle goccioline minuscole, non si sentiva troppo solo pur essendo l'unica persona in quella strada. Era arrabbiata con Nina, nonsapevacosa con Michael e leggermente invidiosa del fatto che i suoi genitori sembrassero molto più sereni o almeno stavano andando avanti con la loro vita al contrario di lei. Tutti stavano andando avanti tranne lei. -Ehy, attenta!- continuava a fissare il marciapiede ed era andata addosso ad un passante con l'ombrello color corallo che le impediva di guardarlo in faccia. -Scusi- borbottò alzando l'ombrello abbastanza per vedere addosso a chi fosse andata per poi vedersi rivolgere un magnifico sorriso con fossette. -Bridget!- Ashton la prese tra le braccia stritolando in un abbraccio che sapeva di liquirizia e dopobarba -Come stai?- le chiese sciogliendo l'abbraccio -Non ci vediamo da un sacco!- Bridget notò che Ashton era molto più carino rispetto all'ultima volta che si erano visti; aveva delle goccioline di pioggia tra i ricci ramati, s'era fatto la barba e indossava con la sua eleganza trascurata una giacca verde militare che gli stava molto bene. I grandi occhi nocciola la stavano guardando ridenti e Bridget si rese conto che le fosse mancato quel gigante buono. -Io sto bene, Ash- disse con un sorrisetto -tu?- lui annuì e sorrise raggiante -Vado al college il prossimo trimestre- disse -ho potuto recuperare alcune materie via internet e ho appena saputo di aver superato l'esame di recupero- era entusiasta e si vedeva. -Ma è fantastico!- disse Bridget, era felice per lui ma era solo l'ennesimo esempio di cosa stava pensando prima di investire il ragazzo davanti a lei -Congratulazioni!- Ashton le sorrise riconoscente -Sei la prima persona dopo i miei a saperlo, vieni a festeggiare con un gelato?- Bridget rise -Siamo a novembre, Ash!- il ragazzo scrollò le spalle e le sorrise, tipico di Ashton: il gelato in una giornata del genere ma accettò, non aveva voglia di tornare a casa .
-Sai, ti ho visto sabato pomeriggio al centro commerciale- le disse mentre stavano camminando diretti verso la gelateria -con un ragazzo- disse maliziosamente.
Quando lui e Grace uscivano insieme, lui prendeva spesso in giro Bridget per essere così timida e impacciata con i ragazzi e sebbene avesse tentato di farla uscire con qualcuno dei suoi amici non aveva mai funzionato.
Bridget sbuffò -Chi è, Amy-Bee?- domandò curioso continuando a rivolgerle occhiate maliziose -Nessuno- disse laconica la ragazza guardandosi i piedi imbarazzata. -Non ti credevo tipa da uscire con i punk-rocker- la stuzzicò Ashton passandosi una mano sui ricci. Bridget rise -Michael non è punk-rock- disse -Michael, eh?- disse il ragazzo maliziosamente. -Piantala, Ash!- sbottò Bridget ma il ragazzo continuò a stuzzicarla fino a che non entrarono in gelateria. Presero due coni al cioccolato e si sedettero nella panchina sotto la piccola tettoia a fianco dell'edificio.

-Come va con...il lutto?- chiese Ashton mentre fissavano una pozzanghera che si stava formando in mezzo alla strada -Il lutto?- disse Bridget ridendo per il termine che aveva usato il ragazzo. -Non lo so...- ammise Bridget mordendo la cialda -ci sono momenti in cui non mi ricordo nemmeno che lei non è più qui mentre altri...- Ashton annuì, lui capiva, Bridget era certa che capisse.
-Il tuo?- chiese Bridget -Ti stai vedendo con altre? Ti salteranno tutte addosso ora che sei single- gli chiese ma Ashton sbuffò una risata -La amo ancora- disse e Bridget lo guardò stranita, amava ancora ciò che al momento era probabilmente un ammasso di ossa? -Che c'è?- le domandò il ragazzo con un sorriso, non sembrava triste solo... malinconico -Io la amerò fino alla fine dei miei giorni- disse -come farete tu e i tuoi genitori-. Bridget gli sorrise, se tutte le persone fossero state come Ashton lei non sarebbe stata una misantropa come effettivamente era.

A Michael non piaceva la pioggia. A dire il vero non gli piaceva quel tipo di pioggia; era fine e non aveva nessun motivo per cui essere definita tale, da dietro le finestre non si vedeva nemmeno.
La giornata era stata abbastanza leggera e gli era dispiaciuto non aver potuto raggiungere Calum a casa di Luke ma suo padre gli aveva chiesto di restare a casa poiché sarebbe dovuto arrivare l'elettricista o l'idraulico ma doveva ammettere che restare a casa a strimpellare un po' di chitarra non si stava rivelando un' attività poi così noiosa.
La Funkle, quel giorno, lo aveva ignorato completamente e lui sperava che non fosse incazzata per quel bacio ad Obbligo o Verità che era stata proprio una decisione idiota, se lo ripeteva continuamente. Non che non gli fosse piaciuto, era stato un bel bacio specialmente se si contava che era stata Bridget Funkle, la timida e altezzosa Bridget Funkle a baciarlo in quel modo. Sabato s'erano divertiti ma per come l'aveva trattato quella mattina era come se lei si fosse dimenticata che lui le avesse fatto mangiare il miglior hamburger del mondo o che l'avesse fatta ridere, Dio se l'aveva fatta ridere.
Il telefono squillò, era il tizio della caldaia (ups...) che si scusava ma doveva disdire l'appuntamento poiché aveva avuto un'emergenza familiare. Michael decise di andare a farsi una passeggiata, anche se pioveva non aveva certo intenzione di aspettare che smettesse. S'infilò una felpa con il cappuccio e uscì di casa diretto verso il parco. Stava peggiorando e si maledisse per non aver preso un ombrello ma ormai la porta era chiusa e non pensava di aver neanche preso su le chiavi.
Non si fermò per una buona mezz'ora fino a che non riconobbe Bridget dall'altra parte dalla strada insieme ad un ragazzo alto e smilzo.
Era sorpreso sia perché non l'aveva mai vista con un ragazzo che non fosse lui sia perché sentì qualcosa mordergli il fegato e non era la fame.


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Dadadadada et voilà:)
Ashton è un amore, lo so, lo so... ahahaha non so cosa pensare di questo capitolo, sinceramente però spero vi sia piaciuto perché siete tutte carinissime con me.
Per coloro a cui non è piaciuta "l'effusione cake" del capitolo prima mi scuso ancora, avrei dovuto mettere un avvertimento prima del capitolo.
Let me know
xxxLucy

 
  
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