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Autore: Drizzle__93    01/09/2014    1 recensioni
STORIA SOSPESA.
Dal primo capitolo :
'' Non è una predica, è un ultimatum. I rimbrotti con te non funzionano. Ti vogliono espellere, Ryo . " Il ragazzo alzò, finalmente, i suoi occhi grandi e grigi. "Davvero?" Mormorò. ''Si''.
Prendete un giapponese , la classica mela marcia della società , considerato difficile solo perchè non lo si sa prendere , una ragazza calabrese trasferitasi in Giappone , una madre che non sa più che pesci pigliare col figlio , un consulente scolastico che più anticonvenzionale non si può , due ragazzi gay che si fingono estranei ma che nella realtà sono moolto più in sintonia , metteteli insieme e otterrete qualcosa di ... esplosivo ?
P.S Il titolo dell'opera è tratto da una canzone dei Negrita sulla quale non ho alcun diritto . Enjoy :)
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Qualche ora prima . ..

 ''Sonia svegliati,  sennò farai tardi. "
La ragazza sbadiglio' fragorosamente, per poi allungare la mano verso il comodino, la quale cadde nel vuoto , portando la fanciulla a ridestarsi, realizzando di non essere più a Reggio Calabria. Guardò quella che ormai da due settimane era la sua camera in un appartamento a pochi passi dal centro di Tokyo , a sole due fermate di treno da Shibuya e a quattro dall'istituto superiore comprensivo in cui era stata ammessa nella sezione B in seguito ad un  esame.

Era al momento al secondo anno di scuola e settima su cento nella classifica scolastica. Guardò fuori dalla finestra. I fiori di ciliegio erano appena sbocciati, segno che l'anno scolastico era appena  cominciato . Quel giorno, oltre a formalizzare l'iscrizione e a prendere parte alle lezioni per il secondo giorno di fila avrebbe dovuto incontrare un consulente scolastico,  tale Jun Todo, il quale le avrebbe fornito ulteriori strumenti per inserirsi. Nonostante Sonia conoscesse perfettamente la lingua giapponese, grazie alla madre , la quale era originaria di Osaka, aveva comunque accusato lo shock culturale. A Reggio le cose erano molto diverse e lei,  con quegli occhioni tendenti al verde e i capelli castano chiaro, per non parlare della sua altezza che sfiorava il metro e settantacinque, non sarebbe di certo passata inosservata. La madre l'aveva avvertita : si sarebbe dovuta abituare a tantissime cose : pulire la sua classe, tornare a casa verso sera , pranzare ad una mensa, il cambio da euro in yen , studiare di notte per mettersi in pari con il programma e poi tutti quei nomignoli, le desinenze col kun e il chan , e poi un conto era sapere la lingua perfettamente,  un altro era metterla in pratica con gli altri ragazzi. Avere come prima lingua l'italiano non era ottimale, in Giappone. A lei piaceva la situazione, non fraintendiamo . Treni che arrivavano in orario, istruzione più completa,  camera più grande, era tutto nuovo, e poi c'era sua madre, la quale finalmente aveva scaricato il buono a nulla del padre , cosicché avrebbe smesso di mangiare a sbafo e ubriacarsi con lo stipendio della ormai ex moglie. Sarebbe andata a trovare la nonna materna nell' Hokkaido, quell'estate. Davvero, Sonia vedeva solo i pregi di quel trasferimento e , come le diceva la madre,  " Se proprio ti viene nostalgia, ti cucinero' le frittelle ai fiori di zucca, qualche sera, oppure la pasta aglio , olio e peperoncino, o le frittole , per rimanere nella tradizione reggina. " Gli amici non le mancavano. A 16 anni nessuno crede alle amicizie durature. Non lei . Avrebbe solo voluto trovare il coraggio di intavolare una conversazione più corposa del semplice "oayokozaimasu " che sussurrava appena entrata in classe. Era attenta e disponibile, ma i suoi compagni di scuola si conoscevano già,  avendo fatto in modo automatico il passaggio dalle scuole medie alle superiori nello stesso istituto. A parte lei e qualche altro alunno trasferitosi a Tokyo ( che comunque frequentava già da un anno la scuola ) , di volti nuovi non c'era nessuno. La madre, però, si era rifiutata categoricamente di iscriverla in una scuola internazionale . Era mezza giapponese, anche se le  fattezze erano occidentali . Ammirava sua madre, con coraggio si era ribellata ai soprusi del marito ed era scappata con lei, facendogli firmare i documenti del divorzio. Sapeva che avrebbe incontrato di nuovo il padre . Nessuna azione rimane impunita.

E suo padre , fosse solo per soldi o farla pagare alla ex moglie,  l'avrebbe rivoluta con sé, prima o poi. Ma lei non avrebbe ceduto,  fosse solo per orgoglio. Davanti alla solita ciotola di muesli trovò un biglietto della madre che le comunicava che non sarebbe tornata quella sera , doppio turno in ospedale. Minako Yoshikawa faceva l'infermiera in un ospedale universitario ed era una donna fiera ed indomita. Cosa l'avesse spinta a restare col padre per tutti quei anni , ancora non riusciva a spiegarselo. Era una donna orgogliosa , l'immagine che dava era molto diversa dalla figura della geisha o del classico fiore di Yamato.                                                                                                                                                                

E allora perché aveva passato 18 anni a subire in religioso silenzio le angherie di quel mostro del padre ? Amore. Questa era la risposta. Semmai un uomo che picchi una donna sappia cosa significhi quel sentimento. Ancora ricordava il rumore delle percosse. La madre ne aveva passate tante , aveva adorato il consorte più di sé stessa , ma era riuscita ad aprire gli occhi grazie a Sonia, il giorno in cui la fanciulla si era rotta di vedere la madre menata a sangue e poi presa pure per il culo dalle lacrime di coccodrillo del marito. E , mentre ingollava una bella cucchiaiata di muesli, giunsero, prepotenti, i ricordi.

" Minako ! Minakooo!!!! Dove cazzo è finita quel muso giallo buono a nulla di tua madre ? " . "Eccomi , Sandro. Non urlare, per cortesia. " " Finalmente ci onori della tua presenza. Si può sapere dove cazzo eri? E poi io urlo quanto voglio . " " Ero a preparare la cena, si può sapere cosa ti serve?  " " hai lavato i piatti ? " " Sì ." " Mi hai stirato la camicia?  " " Sì ". " E i pantaloni grigi?  Quelli buoni. " " Veramente non mi avevi detto che ti servivano anche i pantaloni.... " Il tono della madre si era fatto piccolo piccolo. Sonia sapeva che a momenti il padre avrebbe dato di matto, il cervello fottuto dalla cannabis e dalle birre  che si era scolato quella mattina. Le aveva intraviste sul tinello. Il padre iniziò a sbraitare  le solite frasi di comodo che avrebbero portato al solito epilogo  ( "sei una buona a nulla; non vali niente come essere umano " )  e a prendersela con la mamma,  picchiandola con la cintura. A ogni frase,  un colpo sordo  ( " non hai lavato i piatti - tunf - dammi i soldi dello stipendio mensile - tunf - fai schifo - non mi rendi felice - tunf - ho sacrificato tutto per te - tunf - per colpa tua Sonia non mi parla - tunf - lasciami stare - tunf - liberami da tutto questo dolore - tunf - la smetterei di fare così se solo ti comportassi come si conviene ad una donna - tunf - lo faccio per il tuo bene - tunf - dammi i soldi - tunf tunf tunf tunf ...). Sonia assisteva dal corridoio. Aveva provato varie volte ad intervenire, ma il padre l'aveva scansata sempre di malo modo . Stavolta, però, sarebbe stato diverso. Si avvicinò di soppiatto, alle spalle dell'uomo. Prese il vaso di marmo posto a un paio di metri da lei e si recò all'altra entrata della cucina. La  madre aveva iniziato a sanguinare copiosamente. "Resisti qualche altro istante" Mormorò rivolta in direzione della madre . Alzò entrambe le mani sopra il capo, pregando che il padre ( se ancora  poteva fregiarsi quell'uomo di tale nome ) non si girasse , si avvicinò un po' e ....

Sonia si ridesto' e si diede della stupida. Guardò l'orologio da polso con un disegno di Ranma e sorrise. C'era ancora tempo, ma pensò che  fosse meglio avviarsi. Rassetto' la cucina, mise il correttore e un po' di mascara, e uscì. Giusto in tempo per prendere il treno. Lungo la strada incontrò altre compagne di classe che si avviavano. Le salutò cordialmente e loro si limitarono ad un cenno cortese.  Lei non si stupì. Sapeva che in Giappone la gente ha un iter di conoscenza più lungo , fatto di attese e di aspettative. A Reggio Calabria, nonostante tutti i difetti di una città che non veniva sfruttata come avrebbe dovuto,  le persone erano molto più espansive. Chi voleva, riusciva ad integrarsi davvero in poco tempo. Non era una città di scemi o di sempliciotti, semplicemente era gente alla mano ed affettuosa. Un bel cambiamento, eh ? Meno male che Sonia sapeva di poter contare su una persona, suo cugino Hiroshi ''Hiro" Yamaguchi, della sua stessa età e della sua stessa classe, presidente del comitato studentesco, il quale era riuscito ad inserirla nelle attività extra scolastiche nominandola vice e facendola eleggere rappresentante di classe. Era una gran cosa e lei se ne rendeva conto,  sapeva di dover continuare ad impegnarsi per poter avanzare in graduatoria. Era settima,  ma poteva ancora salire . Gli esami di fine trimestre, di luglio, sarebbero stati un banco di prova importante. Il comitato,  intanto, l'avrebbe aiutata ad inserirsi al meglio .


Si diede una rassettata ai capelli e,  nel momento in cui fu annunciata , entrò nell'ufficio di Jun Todo. Era la seconda volta che parlava con il consulente. Ciò che non si aspettava era che dentro ci fosse già un altro studente. Era un ragazzo carino , nonostante fosse seduto su una sedia a rotelle, si poteva immaginare una buona altezza. Quando si voltò a guardarla, notò che aveva gli occhi grandi e grigi. Furono questi a catturare la sua attenzione. Erano gli occhi più tristi che lei avesse mai visto. " Bene arrivata Sonia. Come puoi vedere,  per questo incontro non sei sola, lui è un altro studente che seguo , Ryo Takahashi. ". La ragazza tese la mano per presentarsi. Il ragazzo la guardò sprezzante. Sonia rimase un secondo interdetta. Non sapeva cosa fare. Avrebbe dovuto fare un inchino?  No , l'aveva già fatto al consulente appena entrata. Quel Takahashi era uno studente come lei, allora perché non le stringeva la mano . La ritirò e si inchino' , anche se credeva che in Giappone certe formalità fra i ragazzi stessero scomparendo. " Sonia Rosmini, secondo anno. Piacere. " Ryo rise, vedendo quella ragazza in evidente difficoltà. Un anno con questa come vice nel comitato? Sarebbe stata una pacchia assurda. Cosa saltava in testa a quel Yamaguchi di assoldarla?  Una straniera , poi . Era una sventola, comunque. Gridava "kawaiii" da tutti i pori, peccato non avesse le palle per tenergli testa. D'altronde, cosa aspettarsi da un'italiana? Subitaneamente, però, Ryo si rese conto che era la seconda volta quel giorno che sbagliava a giudicare le persone. Sonia, infatti, nel momento in cui si rese conto che quel tipo la stava prendendo in giro e che Aveva di fronte niente poco di meno che il teppista della scuola, quello che Hiro aveva etichettato come una vera e propria piaga vivente , cambiò approccio .
Si rivolse a Jun esclamando :" Sensei, mi spiega cosa centra questo qui con me ? Ho una riunione fra poco con mio cugino Yamaguchi per decidere alcune cose sul festival scolastico del prossimo mese e sulla fiera scolastica di novembre. Mi spiega gentilmente e perfavore perché ci ha convocato insieme? " " Sono il supervisore, Rosmini, e,  in quanto tale, ho preso la mia decisione. Vi serve un disegnatore ? Ve l'ho procurato : Ryo Takahashi, come ti ho già accennato.   Mi serve solo che lo formalizziate nella riunione pomeridiana, che si terrà fra poco . "                                                                                                                                                                                                                                                                                                      " Ok , Sensei, grazie . Ci serviva proprio un artista in squadra. Ma perché c'è anche lui ora , durante il mio colloquio giornaliero e individuale? "
" Rosmini, Rosmini, Ryo non vedeva l'ora di unirsi a voi . "                                                                                                                                                                     
" Infatti " sbotto' sarcastica " sprizza allegria e buona educazione da tutti i pori ".
Ryo storse il naso. Questa qui sapeva con chi aveva a che fare? " Che hai da storcere il naso?  E vedi di darti da fare , Takahashi, perché il comitato non dorme. Mai . "
" È fisicamente impossibile non dormire mai , So-chan; dovresti saperlo persino tu che sei un'italiana, pertanto avvezza al bunga bunga. "
" Ma come ti permetti ? Non so con che tipo di persone tu abbia avuto a che fare,  ma io non sono disposta a farmi trattare così da uno come te , che si crede superiore per chissà quali motivi idioti. Ti conviene portarmi rispetto se vuoi avere vita lunga e i privilegi del comitato. Saprai tutto fra poco. E sii puntuale, la riunione inizierà fra 15 minuti. Sensei, a fra poco". " Contero' i secondi che ci separano,  straziato, So-chan. "
" Io lo ammazzo, giuro che lo ammazzo. Può una persona essere così ..."
Sonia si allontanò furibonda. Ryo ghignava sprezzante.

Ma chi cominciava a divertirsi, era quel Jun Todo, il quale, in attesa della riunione, pensava che aver messo Sonia nella strada di Ryo, a lungo andare , si sarebbe rilevata tutt'altro che una decisione avventata..

Angolo autrice 
Come promesso , l'aggiornamento è arrivato di lunedì . I nodi stanno arrivando al pettine e , a mano a mano , vi renderete conto che ogni nome che leggete non è per nulla casuale ... Ringrazio chi ha letto lo scorso capitolo , chi si imbatterà in questa folle storia per caso e la troverà di suo gradimento , chi recensisce e chi inserirà la storia fra le preferite , seguite , ricordate . Nell'attesa di instaurare uno scambio con voi e di ricevere le vostre opinioni , vi saluto , vi auguro una buona cena , data l'ora , alla prossima !!!
  
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