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Autore: VelvetRainDrops    23/09/2008    1 recensioni
Una maledizione. Un'altra epoca. Sotto mentite spoglie. Il cane è veramente il miglior amico dell'uomo?
Genere: Generale, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sesshoumaru
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Mentre cercava di resistere alla nostra epoca, Sesshomaru tentava di domare la sua indole di demone arrabbiato e umiliato, e i suoi istinti canini dei quali era preda nei momenti più impensabili. Benché fosse sempre forte e esageratamente grande per essere un cane ordinario, la maledizione aveva fatto sì che la soglia di sopportazione al dolore, la sua resistenza e le grandi capacità si fossero enormemente ridotte. Dunque, in un momento di debolezza, il cucciolone si addormentò come mai aveva fatto in vita sua. Ah! Inu…Inuyasha…ti ucciderò! Ma…ma prima, prima di tutto… No, Rin! Adesso non puoi farmi le treccine. Sto ammazzando mio fratello, più tardi…Inuyasha! Muori, bastardo! Prima, però Tessaiga…sì sì, dammi Tessaiga. E non me ne frega niente se non la posso usare! Almeno io ce l’ho e te no. Tessa…bella, Tessaiga…Rin, ora ti ho detto di no! Inu…brutto figlio d’un cane, muori! Ma che diavolo ho det…Sì, ucciderei il mio stesso padre! Come? Come hai detto: non ho niente da mettere? Ah, da proteggere! Io sono Sesshomaru e non proteggo nien…
Ma il suo sogno e ogni piano per impadronirsi di Tessaiga furono bruscamente interrotti da una tenera creaturina che gli si scagliò contro: -Sesshy, svegliati!- disse il bambino affondando nella sua pelliccia. Brutto tappo di…
-Haru? Haru, dove sei?- arrivò Kei alla ricerca di suo figlio, -Haru, alzati. La colazione è pronta.-
-Papà, non ci riesco! Sono rimasto impigliato!-
-Come sei rimasto impigliato?-
-Sì, dammi una mano!- Sesshomaru, sei pur sempre il più glaciale di tutti i principi, non ti scaldare, calmati…E fu così che l’uomo passò l’ultima mezz’ora a tirar fuori il figlio dalla matassa di peli del demone.
-Non va bene, Sesshomaru, dobbiamo fare il bagnetto oggi!- esclamò Kei. Cosa?! Nemmeno mia madre ha mai osato farmi il bagno e adesso tu, insulso umano, vorresti farlo?!

Ma a poco servì la resistenza di Sesshomaru, che prontamente si trovò davanti alla vasca da bagno piena di acqua fumante. E questa specie di barca murata al terreno che cosa sarebbe?
-Prima, però, è meglio districare questi nodi.- disse l’uomo con un pettine in mano. Con colpo deciso, passò i denti del pettine tra le ciocche del cane, piegandole e, all’occorenza, spezzandole di netto. Il demone sembrava non sentire niente, e come una statua, se ne stava immobile, inespressivo a fissare la barca piena d’acqua.
-Ecco!- esclamò trionfante Kei, tornando con un rastrello da giardino –flessibile e abbastanza forte!- aggiunse. Ma cantò vittoria troppo presto, infatti, alla fine del suo operato, dovette buttar via cinque rastrelli e tre forconi da cucina.
-Ci siamo, ora possiamo farci il bagnetto!- ma Sesshomaru si comportava come se non esistesse, lo ignorava del tutto. –Dai, l’acqua è a 30°, proprio come piace a te!- Come piaceva a lui? Beh, qualcosa si doveva pur inventare il povero Kei per lavare l’animale. L’unica cosa che rimaneva da fare era spingerlo nella vasca, ma era tutt’altro che semplice. Sesshomaru non si spostava di un centimetro e l’uomo era diventato paonazzo per il grande sforzo che faceva.
-Papà, inizio a pensare che Sesshy abbia paura dell’acqua- in altre circostanza avrebbe ignorato un’affermazione del genere, ma in quel momento l’unica cosa che gli rimaneva era tenere alto l’onore e dimostrare che lui aveva paura di una cosa sola: se stesso! Allora, senza cambiare atteggiamento o espressione, alzò una zampa, poi l’altra, poi l’altra ancora ed infine l’ultima per essere proprio in mezzo alla vasca.
-Ecco, Sesshy! Ti laveremo con il bagnoschiuma ai fiori di campo! Ti piacciono i fiori di campo? A me tantissimo!- sinceramente a lui non andava proprio di odorare di fiori di campo, ma se questo era il prezzo da pagare per tornare nel suo mondo, lo avrebbe scontato mandando giù il boccone amaro. I due, con un bel po’ di olio di gomito, iniziarono a strofinare la pelliccia del demone facendolo diventare una massa informe di schiuma.
-Sesshy, ti lavo la coda pelosissima, non scodinzolare, mi raccomando!- Non so nemmeno cosa vuol dire “scodinzolare” io, sciocco. Ma guarda di fare attenz…ehi, tappo! Quella non è la coda! E dunque, sentendosi preso per i…fondelli, Sesshomaru sfiatò voltandosi verso Haru, ricoprendolo di schiuma fin sopra la testa.
-Haru, può bastare. Sciacquiamolo e asciughiamolo.- i due presero a passare il cane sotto il getto d’acqua. Bagnato in quel modo sembrava pesasse venti chili in meno. E, oltretutto, sembrava poter far pena a chiunque.
-Adesso è arrivata l’ultima fase!- l’uomo si avvicinava al demone armato di fono. E con quel becco adesso cosa vuol fare? Sta emettendo un verso strano…e…e aria! Non sarà mica Kagura mandata da Naraku per spiarmi! E così Kei si ritrovò ad affrontare il cucciolone che ringhiava al fono.
-Ahah…- prese a ridere il bambino -…Sesshy, non avrai mica paura dell’asciugacapelli?-. Ma ormai Sesshomaru l’aveva presa male, la faccenda del fono e decise di asciugarsi nella maniera più classica. Un’onda, che gli partì dalla testa fino alla coda, fece schizzare l’acqua in eccesso ovunque. Kei, che prima si era salvato dalle conseguenze del bagnetto, adesso si ritrovava completamente fradicio. Ma non solo lui: le tende, gli asciugamani, la carta igienica, insomma, tutto era inutilizzabile. Soddisfatto dell’operato, Sesshomaru uscì dalla stanza incurante dei due che aveva letteralmente lasciato di stucco. Ma non fu l’unica cosa che ignorò:
-Sesshomaru…- gli disse Yui incrociandolo sul pianerottolo -…dove stai andando? Non scendere al pian terreno perché ho appena dato…- Taci, donna! Figuriamo se mi faccio dare ordi… Ma non finì nemmeno di pensarla la frase, che subito si trovò a slittare sul pavimento. Sembrava una MicroMachine lanciata a grande velocità, e più tirava fuori gli artigli per frenare, più “pattinava” sul parquet. La sua espressione? Nessuna. Non fece in tempo a mutar la sua indifferenza perenne che si schiantò contro la vetrina dell’argenteria.
-…la cera.- concluse Yui, vedendo Sesshomaru col secchiello del ghiaccio d’argento sulla testa. E fu meglio così: vedersi sotto sopra, seduto sulla testa e il sedere verso lo zenit, infilato nella teca con il vassoio che gli faceva da cappellino, non doveva essere troppo entusiasmante per lui.

La sera Haru prese a passarla sul porticato con Sesshomaru, non che a quest’ultimo piacesse, ma la sua ingenuità gli ricordavano tanto Rin.
-Guarda, Sesshy! Una farfallina!- Ma non ti si secca mai la lingua?
-Guarda, si è posata sulla staccionata!-
-Haru, è l’ora di andare a letto.- gridava la mamma da dentro
-Guarda, ora si è posata sulla margherita!- Sentito la tua genitrice? Vattene.
-Guarda, sta venendo verso di noi! Eccola, Sesshy…eccola che arri…Sesshy , perché te la sei mangiata? Che ti aveva fatto di male?- Mi stai rompendo i timpani da almeno un’ora, eppure nemmeno a te ho fatto qualcosa di male. Per ora…
-Haru!- ancora Yui
-Mamma altri cinque minuti!-
Purtroppo i piani del piccolino furono interrotti: Sesshomaru si alzò, gli addentò i calzoncini e lo portò in casa per toglierselo di mezzo.
-Oh, grazie.- disse la madre perplessa. Donna, quella con l’esistenza inutile qui sei solo tu.

  
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