-Ciao, amore. Andiamo Haru!-
-Ciao tesori miei, buona giornata!-
-Aspetta, papà!- il bambino corse sul retro, aprì la zanzariera e si fiondò
sull’animale steso a guardare la strada. –Ciao, Sesshy! Ci vediamo oggi
pomeriggio!- e lo salutò prendendolo per le orecchie. Chissà dove andranno
il tappo e suo padre? Pensò il demone seguendoli fino alla porta di casa.
Stette alla finestra finché non li vide sparire dietro l’angolo. Saranno dei
contadini oppure faranno parte della stessa casta del monaco bianco di ieri.
-Ascoltami, Sesshomaru…- il cane si voltò verso la donna -…non mi vanno a
genio i tuoi attacchi di delirio e la tua enorme stazza. Io non piaccio a te e
tu non piaci a me. Non darmi fastidio e io non me la prenderò con te. Tutto
chiaro?- così Yui riprese le mansioni di casa. Stupida inutile umana con
un’esistenza priva di senso.
Sesshomaru prese a passare la giornata rassegnato dal fatto
di non poter vedere qualcosa o qualcuno in grado di riportarlo nel luogo
d’origine. Ad un tratto il suo udito captò un forte fruscio accompagnato dal rumore
della pioggia, squittii e cinguettii sembravano essere ovunque. Sembrano i
rumori simili a quelli di una foresta, forse posso tornare nel mio mondo! Sgattaiolò,
dunque, sotto il tavolo (che da quanto era grosso se lo trascinò dietro per
mezzo metro), non curante della donna che stava facendo yoga nel porticato. Sono
sicuro che questi rumori provengano da qualche parte qui vicino. Sono sempre
più forti. Ecco ci sono! E questo che cosa significherebbe? Sesshomaru si
trovò davanti ad un colonna nera, non troppo alta ma alquanto inquietante. La
sento pulsare, i rumori si confondono, adesso. Fammi passare, è il grande demone
cane che ve lo ordina! Ebbene sì, Sesshomaru ce l’aveva proprio con la
cassa acustica dello stereo. Ah, è così? Se questo portale non vuole aprirsi
da solo, lo aprirò io stesso! Addentò la povera cassa che trovò, con
sorpresa, alquanto soffice. La scaraventò lontano, aprendola in due. Rimase
sbigottito nel vedere dei fili colorati e altri apparecchi al posto dei prati e
dei passerotti. Che cosa?! Ti stai prendendo gioco di Sesshomaru?!
Conoscerai la mia ira! E iniziò a zampettare a destra e a manca strappando
i connettori audio. Il verso dei pappagalli, che intanto era diventato quello
di uno gnu in calore, attirò l’attenzione di Yui che sorprese il demone a
banchettare sulla carcassa dell’oggetto tra qualche starnuto e l’altro a causa
della polvere.
-Sesshomaru! Che cosa stai facendo?!- disse la donna paonazza in volto. Sto
cercando di uscire dalla tua vita, stupida! –Il mio povero impianto Hi-Fi!-
Che c’hai? -Oh, no…il mio Hi-Fi!- C’hai il fai? Ma tu sei tutta
pazza. Pensò, lasciando la donna a piangere sullo scempio tecnologico.
-Stai lontano da quella cosa!- gli disse la padrona indicando l’altra cassa
acustica. Donna, la delusione è stata abbastanza grande, non mi interessano
quelle sciocche matasse di fili rigidi.
Le speranze abbandonavano Sesshomaru pian piano. Il giardino
era abbastanza grande, ma a lungo andare anche quello deludeva ogni sua
aspettativa. Rientrò in casa, scorgendo la donna intenta a cucinare.
Naturalmente lui, maligno com’era, credeva stesse preparando strane pozioni e
veleno dall’odore gradevole, tanto per invogliare le persone a farne uso. Passò
oltre e fu allora che fece il suo primo incontro con lei, la più grande
diavoleria di tutti i tempi: la televisione (immaginatevela detta stile “La
luna nera!” della zingara). Una scatola luminosa che contiene tutte questi
oggetti in miniatura?! Che sia questo il passaggio per il mio mondo? Purtroppo
il programma che iniziò in quell’istante gli tolse ogni dubbio. Rintintin?
Lessie? Rex? Charlie, anche i cani vanno in paradiso? No, Grey’s Anatomy.
<< Derek, non mi lasciare per la 54esima volta! >> Ehi, ma
quello è un vetricoso! Quel bastardo!
<< Mi dispiace, Meredith…ma devo farlo! >> No, due
vetricosi! Un vetricoso era già abbastanza per fargli tornare in mente il
torto subito, ma due vetricosi rappresentavano, per Sesshomaru, la minaccia in
persona. Mi vendicherò, laverò col vostro sangue l’onta che avete impresso
sul mio nome! Il cane, con un balzo, sbatté la testa contro il vetro della
tv, cadendo a terra come un sacco di patate. Ci rimase un po’ male, ma non
demorse e decise di attaccarli alle spalle. Ci rimase ancora più male quando
vide che il retro della scatola luminosa era chiusa. Era davvero troppo, ormai
tutti questi portali dimensionali gli avevano fatto venire un diavolo per pelo
e cominciò a fare a striscioline la parte plastificata della televisione, facendo
non poco rumore.
-Sesshomaru! Che cosa stai combinando alla tv?- Ancora? Ma che vuole
questa?! Vattene, te lo ordino!
-Sei proprio un demonio!- L’ha capito alla fine!
-Non ci siamo capiti, allora! Non toc-ca-re nien-te, se non vuoi vedermi
ancora parlare con te!- Se questo serve a farti chiudere quella bocca, lo
faccio volentieri! E sempre più rassegnato si stese ai piedi del divano,
covando dentro di sé rancore e odio. I suoi quarti d’ora di tranquillità, però,
furono interrotti bruscamente da un oggettino luminoso posto sul tavolino
davanti a lui. Sesshomaru alzò il capo vedendo il brillio che, a scatti goffi e
regolari, avanzava verso di lui. Passò solo un’istante prima di vedere Yui
fiondarsi nella stanza: -Ma dove diamine l’ho messo?-. Prese a guardare tra le
riviste, in mezzo ai cuscini, ma niente. Poggiò una mano sul corpo del demone:
-Spostati, Sesshomaru…sto cercando il mio…Sesshomaru, ti sei inghiottito il mio
cellulare?!- gridò la donna sentendo il suo stomaco vibrare. Ma a lui non glie
ne importava proprio niente e la guardava come si guarda lo scemo del villaggio
che dà spettacolo in piazza.
-Io vado a fare la spesa, guarda di non dare fuoco alla casa
se ci riesci.- disse la donna sulla porta e uscì. Su questo, stupido essere,
non ci farei affidamento se fossi in te. E Sesshomaru di questo aveva
pienamente ragione perché stava per trovare un terzo portale: la lavatrice. A
voi verrà da ridere, ma vi assicuro che Sesshomaru ebbe ben poco di cui ridere
(non avrebbe riso comunque). Perché? Appena raggiunse la cantina, la sua enorme
coda colpì una tavola di legno appoggiata al muro che andò a sbattere contro lo
scaffale. Il tentennamento dello scaffale fece cadere un barattolo di vernice
su una palla da bowling. Rotolando, la palla da bowling colpì la canna da pesca
issata alla parete che, sganciandosi dai piedistalli, colpì a sua volta il
sapone in polvere, cadendo, stavolta sul povero Sesshomaru. Adesso c’è solo da
immaginarsi la scena: un enorme cane bianco peloso, che puzza come una
confezione intera di Dash, interrogare un’oblò seguendo con la testa il
movimento circolare dei vestiti al suo interno. Risposte naturalmente nessuna. Un’altra
scatola che non fa altro che ruggire, anziché darmi le risposte che cerco?!
Questo mi fa molto arrabbiare! Per l’ennesima volta, il demone attaccò
l’ennesimo portale che per tutta risposta gli sputò addosso una cascata di
acqua bollente. Il cane si sentì gonfiare il pelo a dismisura a causa della
somma acqua + sapone e malapena riusciva a tenere gli occhi aperti.
-Oddio, che cosa hai fatto?!- ancora lei. Ma stavolta era diverso, Sesshomaru
se la sarebbe presa con chiunque gli capitasse a tiro, dunque aprì le fauci ma
tutto quello che uscì furono quattro bolle di sapone che gli scoppiarono sul
naso.
-Kei, io quel cane non ce lo voglio in casa, ha distrutto
tutto! Si è mangiato il mio cellulare!-
-Yui, non dire così. È spaventato, si sente solo, non puoi biasimarlo.
Scommetto che adesso è in giardino che dorme come un angioletto. Vieni, ti
faccio vedere.-
L’uomo aprì la porta e: -Kei, correggimi, ma mi è parso di vedere Sesshomaru
sradicare il nostro melo con le zanne, scaraventando il gatto del vicino contro
il palazzo di fronte…-
-Eheh…- sorrise lui, grattandosi la nuca -…forse hai ragione, ma Haru lo adora.
Aspettiamo un altro po’.-
-Va bene, ma io non lo porto a passeggio, sia chiaro!-