Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel
Segui la storia  |       
Autore: DarBk Angel    01/09/2014    1 recensioni
QUESTA FF E' IL SEGUITO DELLA OS "Whatever Happens believe..."
***
Gli occhi verdi baluginavano di una luce rossa ,assetata di sangue, una sete che doveva estinguere prima che diventasse incontenibile. La Vendetta.
***
. “Ma vaffanculo” ringhiò, pigiando con una certa forza il pulsante d’accensione: almeno la sua televisione l’avevano lasciata intatta. Girò un po’ di canali svogliatamente, finchè non trovò il TG notte: vedere i problemi degli altri le avrebbe fatto dimenticare i suoi almeno per quella serata. Sbagliato.
***
Bill si coprì la testa col cuscino: quattro fottuti mesi aveva girato quasi metà Europa e sembrava che Tom avesse ragione: l’amore non esisteva.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 SHOPPING AND KILLERS:

“Stai zitto Ship, fai il bravo che ora la mamma entra nel negozio. Resta qui e non ti muovere cucciolo, ok?” come se dopo essere stato legato ad un lampione, quel piccolo bastardino nero dagli occhi color cioccolato, si potesse muovere da lì.                                                  Mikol si sistemò la maglietta blu che le fasciava il corpo con le giuste forme, e fece il suo ingresso nel negozio: doveva assolutamente comprarsi una maglietta nuova, una borsa, un paio di scarpe che non fossero anfibi e un vestitino nuovo: quello rosso l’aveva dovuto buttare dopo l’incontro ravvicinato con i suoi smalti neri.
Sfilò davanti alle commesse con un bel sorriso stampato in viso e quelle la salutarono cordialmente, chiedendole se avesse bisogno d’aiuto. Mikol declinò gentilmente l’offerta, affermando che si sarebbe limitata a dare un’occhiata a tutti gli articoli esposti in vendita.                                                                                                         Aveva con se circa duecento euro in contante , presi grazie ad un prelievo fatto in banca prima di gettarsi a capofitto nello shopping sfrenato. Sperava di non doverli spendere tutti! Controllò l’orario sul suo cellulare: aveva esattamente tre ore e mezza prima di dover tornare a casa. Era da tanto che non faceva shopping in modo decente, ma quel giorno, si disse, avrebbe di certo recuperato.
Afferrò una maglietta nera strappata con della rete al posto della stoffa che andava a coprire la schiena e con una bella scritta rosso sangue sul davanti:” I’m a sexy fallen Angel, Kiss me into the dark!”. Mikol accennò ad un sorrisetto: sarebbe stata sua.
***
“Fantastico! Questa borsa Dior era proprio quello che mi mancava! Amo fare shopping!” Bill stava tornando all’albergo (di nuovo) con cinque borse piene di capi d’abbigliamento, scarpe e gioielli appena comprati: Chanel, Louis- Vuitton , Armani, Dior e l’immancabile Gucci, tutte marche per le quali il ragazzo tatuato perdeva letteralmente la testa.  Avrebbe lasciato Torino la sera stessa ,e poi si sarebbe diretto a Milano e lì sì che si sarebbe divertito!                                                                     Non aveva resistito e dopo qualche ora di sonnellino, si era fiondato in tutti i negozi che più lo avevano attirato.
Sarebbe stato difficile trasportare tutta quella roba in giro per il mondo, così l’avrebbe rispedita a Tomi in Germania:” Là il posto di certo non manca!” cinguettò allegro, mentre cercava di infilarsi con tutte borse appese alle braccia nel pulman già strapieno. Spingi e spingi, riuscì a farsi un piccolo spazio  per se e per la sua immensa spesa , quando dalla strada arrivò correndo una signora anziana che doveva salire anche lei su quel pulman strabordante di corpi umani. “Vi prego, fatemi un piccolo spazio, devo salire con urgenza” pigolò ella con una nota di supplica nella voce “Mio marito non si sente bene, per favore, devo andare in ospedale” “Sta zitta vecchia, scendi e vacci a piedi, non vedi che il pulman è tutto occupato?”                                             Dei ragazzi iniziarono a insultare  deridere la povera signora, che si trovava ormai con gli occhi pieni di lacrime e il petto gonfio d’indignazione “Portate rispetto mocciosi! Potreste avere benissimo tre anni per come vi state comportando, vergognatevi!” I ragazzi si fermarono dal ridere di botto, scrutando la signora anziana- che non aveva aperto bocca- che fissava incredula e riconoscente quel particolare ragazzo che la stava difendendo;
Portava un abbigliamento  un po’ stravagante dato che aveva sostituito la larga felpa nera della mattina con una giacchetta di pelle nera che andava a delineare perfettamente la sua figura longilinea con i muscoli appena accennati  e i jeans larghi con i suoi soliti pantaloni attillati. Più gli anfibi e qualche catenella in più.  Si poteva dire che incuteva un certo timore, se non che il suo dolce sorriso luminoso e i suoi grandi occhi da cerbiatto ,color nocciola, spazzava subito via. Bill indirizzò i suoi occhi severi circondati di trucco al gruppo di ragazzi , che ricambiarono l’occhiata in cagnesco, pronti a fare a botte: ma lui non aveva tempo da perdere e, cosa più importante ,non voleva macchiare i suoi preziosi acquisti col loro sangue. Ora i ragazzi si sussurravano parole negli orecchi, mentre facevano scorrere il loro sguardo su di lui, malevoli.
Bill fece solo una smorfietta di disprezzo: certe persone non cambiavano mai, avrebbero sempre trovato qualcosa per parlare male di quelle persone che erano diversi da loro, quelli che avevano il coraggio e l’orgoglio di esporre la propria personalità, pura per come era e non imbrattata dai pregiudizi degli altri per farla piacere a tutti. “Signora, salga lei, io faccio quattro passi, non si preoccupi” Bill sorrise e galantemente, scese dal pulman ,porgendo la mano all’anziana per aiutarla a salire, ignorando completamente i ragazzi che mentalmente stava riempendo di botte.   Lei era persa nell’adorazione di lui:” Oh caro ti ringrazio di cuore. A essercene di ragazzi come te. Io sono Emily, ti sono riconoscente per quello che hai fatto” Bill l’aiutò a sistemarsi tra le persone ,che spaventate dall’aspetto di Bill, si erano ritratte lasciando molto più spazio:” Dovere Emily, dovere. Io sono…” Si bloccò :’ Non posso spiattellarlo in giro…che faccio? Merda…’ la donna sembrò comprenderlo e annuì:” Non ti preoccupare, se non vuoi dirmi come ti chiami, non sei obbligato. Sei un ragazzo così dolce e carino che mi ricorderò di te comunque.” Bill sorrise imbarazzato, completamente rosso in viso, fulminando le persone che si erano azzardate  ridacchiare e ,prima che il pulman partisse, esclamò :”Wilhelm , chiamatemi Wilhelm!” La signora sorrise da dietro le porte, e con uno scoppio di motore, l’autobus partì, lasciando Bill solo in mezzo ad una nube di polvere e con le sue borse della spesa.
Cinque chilometri lo distanziavano dall’albergo: ”Almeno ho fatto una buona azione e ora faccio un po’ di attività fisica” si disse abbattuto, e con passo sconsolato, si avviò verso l’hotel, sotto il peso delle cinque borse, che frusciavano ad ogni suo passo. “Maledetto chi non ha ancora inventato le strade mobili, sarebbero più comode!” Sbuffò Bill, con la frangia appiccicata sulla fronte imperlata di goccioline di sudore: camminava da un’ora e dieci minuti ed era sicuro che stava per morire. Entrò nella stanza, gettando sul divanetto color terra tutte le borse, chiuse la porta a chiave e saltò sul letto, prendendo al volo il cellulare:” Aaah, finalmente a casa, non ne potevo più..” Aveva tre messaggi, prima li avrebbe letti e poi si sarebbe fatto una lunga doccia rinfrescante: ne aveva assolutamente bisogno. Aprì il primo messaggio che si rivelò essere di Tom: ”Ehi gemello, sto facendo del mio meglio per non dire nulla, ma Simone, Gordon e David fanno pressione. Gustav e Georg dicono che sei stato uno stronzo e ti salutano:) Approvano ciò che hai fatto e non se la sono presa ,tranquillo. In quanto a ,e, tutte le volte che devo uscire di casa, mi ritrovo costretto a strisciare nell’ombra per non venire assaltato dai paparazzi e dalle nostre bellissime fan( anche se devo ammettere che mi dispiace, alcune sono dei veri bocconcini…dovrei riprendere con la mia attività…” Bill storse il naso indispettito: come se non sapesse di quale ATTIVITA’ stesse parlando il suo caro fratello”…dopo tutto, sono o non sono IL  SexGott per eccellenza?) Ah, mi raccomando piccolino, ricordati il maglioncino di lana quando esci ;P Il tuo Tomi nonché FratellomaggioremiglioredelmondoeSexy. Bacii <3”
Bill dal canto suo rispose:” Idiota. Rassicura ma’ e Gordon, manda a fanculo David e salutami quei due coglioni di Georg e Gustav. Io me la passo bene e vorrei ricordarti che non sono così piccolo! D:< Baci il tuo Billie <3” Che scemo che era Tomi certe volte. Aprì il secondo messaggio e trovò una foto di Georg ,Gustav e Tom vestiti coi cappellini delle feste da compleanno, tutti sorridenti che lanciavano coriandoli e con dello champagne in mano, che salutavano l’obbiettivo; una scritta accompagnava la foto: “La vita senza Bill!” il ragazzo in questione spalancò la bocca indignato e proruppe in un sonoro:” Stronzi!” che nessuno poté sentire a parte lui e una formica solitaria che si arrampicava sulla parete dietro la testa di Bill. Bah! In cuor suo Bill però era divertito ed anche orgoglioso: quella era la prova che quei tre ,in particolare Tomi, erano preoccupati per lui, e che cercavano di mantenere un contatto SEMPRE, utilizzando qualsiasi mezzo di comunicazione, in qualunque modo ,anche se stupido. Come quello scatto di festa improvvisata, che in realtà a dispetto della scritta,  stava a significare che mancava ai suoi amici e gemello. Lo stomaco di Bill brontolò reclamando cibo, ma non aveva voglia di cucinare (non era un asso in certe cose e la sua più grande aspirazione non era di certo quella di dare fuoco all’hotel nel quale stava), quindi si limitò ad alzarsi e prendere una barretta energetica al miele dal mini frigo che stava in camera sua. Dopodiché si spostò sul terrazzo per prendere una boccata d’aria fresca e per leggere l’ultimo messaggio. Chissà di chi era? Cliccò sull’icona del messaggio ancora chiuso e rimase confuso quando trovò numero sconosciuto: Ma chi diavolo…? Senza indugi ,aprì il messaggio e lo lesse velocemente per restare alla fine basito. Strizzò gli occhi: ’Calma Bill’ eppure il suo cuoricino stava per esplodere dall’ansia :‘Stai calmo e leggilo con più calma’. Lo lesse altre tre volte perché non riusciva a leggere tutte le frasi talmente era agitato. Quando riuscì a comprendere il pieno significato del messaggio, rimase stordito:
“Ciao dolcezza! Ti starai chiedendo di chi sia quel numero che campeggia sul tuo mega cellulare, giusto? Beh piccolo mio, al contrario di te io ho tenuto il tuo numero e ti ho sempre seguito passo passo, sempre, in tutte le cose che facevi, fino ad ora. Anche ora cucciolo, so dove ti trovi. E conosco il tuo passato, le tue paure, le tue debolezze. Sei stato un ingenuo a parlare, ma si sa, l’amore fa brutti scherzi. O forse il tuo non era amore nei miei confronti? Ti posso perdonare! A patto che tu torni con me e ricominci con i miei amici quel discorso che avevi rifiutato di intraprendere. Beh, come detto prima, conosco il tuo periodo oscuro: il sangue ,la polverina ti dicono nulla? Io ho le prove dei tuoi…uhm…sbandamenti? Ah già, tu sai chi siamo, o cosa siamo…Peccato che nessuno ti crederebbe, orsacchiotto. No non era un incubo: eravamo veri. Siamo veri! E beh…Ti sto dando un’ altra opportunità e non puoi rifiutarti questa volta. Ci vediamo domani al Duomo di Milano (sì, conosco la tua prossima tappa) e non provare a non venire, o sarà peggio per te amore. Non rimarrai deluso questa volta, ne da me, ne dai miei amici. Te lo prometto! Un bacio,
                                la tua Ocean.”
L’unica frase di senso compiuto che attraversò la mente del povero Bill ,ormai prossimo ad una crisi di nervi, fu: ”Oh merda. Adesso son cazzi.”
***
“Mikol! Sei tornata!” Ellie si fiondò ad aprire la porta alla sorella carica di borse, mentre Ship scodinzolava allegro al suo seguito. Finalmente Mikol era soddisfatta dei suoi acquisti, e Ellie glielo leggeva in faccia grazie a quell’assurda espressione da esaltata che le veniva anche per quelle semplici cose che solo i bambini erano ormai in grado di apprezzare. Ma Mikol era così: dura, sarcastica, matura fuori, ma dentro di se possedeva ancora una dolcezza e tenerezza da bambino; i suoi fratelli erano gli unici a conoscere questo suo lato nascosto. Per fortuna. “Ellie! Come stai? Aspetta porto le cose in camera, guarda queste scarpe e questa maglietta, non sono bellissimi? Oh, e non hai visto il pezzo forte: guarda questo meraviglioso abito!” li posò con grazia sul letto e Ellie dovette reprimere l’istinto di alzare gli occhi al cielo: perché tutto erano tutti sulle tonalità scure?!  Mikol accarezzò l’abito nero e viola corto fino a metà coscia, adornato di catenelle e pizzo, guardandolo come se fosse stato il Sacro Graal. “Ehm…Mikol è veramente orrib…oltre ogni immaginazione, sì, non c’è che dire! Complimenti.” Ellie si era salvata in tempo, ma Mikol non parve darle retta: stava ancora guardando i suoi acquisti con gli occhi luccicanti. “Uhm...Mikol…” la ragazza si svegliò dalla contemplazione e trovandosi davanti la sorella che la scrutava manco fosse una pazza psicopatica, chiese;” Beh, che ho fatto?” Ellie sospirò e ironicamente disse:” Oh, nulla. Mi hai semplicemente snobbata fino ad ora tutta intenta com’eri a fissare quei pezzi di stoffa, non c’è assolutamente niente.” Sperava di scuotere la sorella ,ma fu inutile.  Ellie poté chiaramente vedere, con suo grande disappunto, l’espressione della sorella chiudersi e farsi pensierosa, per poi aprirsi di nuovo in un grande e spontaneo sorriso: “ah meno male! Temevo di aver fatto qualche cazzata!” Ellie si schiaffò una mano in faccia:” Sei un’idiota Mik. Di quelle grandi.” “Ehi, che centro io ora?!” “Niente torna a dormire piccola bambina con seri problemi. Lo dico per il tuo bene.” “Ehi, Ellie vacci piano. Ero solo felice di avere avuto un po’ di tempo per me dopo un sacco, tutto qui. Scusami se non ti ho ascoltata subito. E non chiamarmi così, m’infastidisce.” “ecco perché lo faccio!” “Ti ho chiesto scusaaaa!” “Uff, e va bene ti perdono per questa volta…” Ellie sorrise  Mikol ricambiò. “ Tu oggi come l’hai passata invece, cara la mia piccola sorellina dispettosa?” la piccola arrossì violentemente, strappando un sorrisetto malizioso sul volto di Mikol:” Ellie…” “Si, che c’è?” “Cosa hai fatto oggi?” “ Ho fatto la spesa…”   “…”  “Al supermercato.” “No, davvero al supermercato? Pensavo a scuola, sai? Ma…perché sei arrossita?” Ellie iniziò a balbettare e a Mikol venne un flash: si gettò sulla sorella come una pazza ( si, questa volta davvero) e con un urletto, gridò: “Oddio, non dirmi che Lucas…” Ellie si coprì il viso per nascondere il rossore e il sorriso da ebete che le era venuto, ma nulla poteva sfuggire alla nostra Mikol, che si era accorta già da tempo, di come il bel biondone (Lucas), faceva la corte alla sua sorellina, e di come a Ellie fosse venuta improvvisamente una cotta per questo timido ma bellissimo ragazzo, che pur avendo un miliardo di spasimanti non aveva avuto occhi che per Ellie.
 Mikol iniziò a saltare sul letto manco fosse un’adolescente alle prese con la sua migliore amica, pronta a lanciarsi in un discorso fatto di tanti cuoricioni. Lei non era la tipa da cuoricioni, ma sapere che la sorella forse, sarebbe stata finalmente felice, la rendeva allegra tanto da infrangere persino quel tabù che lei aveva posto (per se stessa) sulla parola Amore e tutti i suoi derivati. Per quella volta, avrebbe fatto un’eccezione. “ Cosa ha fatto quel ritardato dimmelo!” Mikol saltò dal letto addosso alla sorella che non si capacitava del perché proprio lei dovesse avere una sorella così…ehm…trovate voi la giusta definizione. “A-allora…Mi-Mikol se ti siedi e stai zitta te lo dico. Ecco ora scendi che sei pesante per favore, altrimenti sarò muta come una tomba.” Tre secondi e una quieta e obbediente Mikol seduta sul letto, fissava Ellie con tanto d’occhi. “ Oh, e stai un po’ tranquilla. Lucas mi ha aiutata a portare la spesa a casa e mi-mi ha chiesto di diventare la sua ragazza. E io ho accettato!” Ellie era la personificazione della felicità in quel momento e Mikol l’abbracciò con trasporto: Fantastico, Ellie sono felice che tu sia…felice finalmente!” “anche io Mikol e non sai quanto.” Le due i staccarono e Mikol tornò a preoccuparsi della quotidianità: “ A che ora pensi che mangeremo stasera?” Ellie sorrise mentre scendeva dalle scale:” Difficile dirlo!” Mikol si grattò il naso: Lei aveva già fame!
***
“A che ore pensi l’abbiano ucciso?” il ragazzo coi capelli viola sfiorò il petto del cadavere, dilaniato dal taglio di un coltello. “Difficile dirlo.” Fu la risposta del suo amico dai capelli verdi che si fumava tranquillo una sigaretta, appoggiato al muro del magazzino abbandonato nel quale si erano rifugiati quella sera.  Percival gettò la sigaretta ormai finita e staccandosi dal muro si avvicinò al suo amico ed esclamò:” Prima o poi tutti devono morire di qualcosa.” Il ragazzo dai capelli viola, Ruben, commentò:” Sì, e non mi dispiace, sto stronzo se lo meritava. Anche se essere uccisi da una ragazzina umana è abbastanza deplorevole.” Percival scosse la testa:” Non te ne frega di nessuno alla fine, vero? Il Maestro muore e tu dici che essere uccisi da una umana è deplorevole? Non mi stupisco più ormai” Sorrise al viola che ribatté scostandosi una ciocca ribelle che era andata a posarsi sui suoi occhi grigio metallo:    ”Di te m’importa: sei o non sei il mio migliore amico?” “Tuo migliore amico…e unico. Chi vorrebbe un assassino per amico?” “Io per esempio.” Comparve dal nulla una ragazza sui diciotto anni dai lunghi capelli neri che le arrivavano sopra le fossette di venere, raccolti in una elegante treccia. Ruben ribatté scocciato: “Katy, sei mia sorella, è ovvio che non conti” “Oh, gentile come al solito vedo.” Ribatté con sarcasmo la più piccola Katy. “Ragazzi…vi prego. Non siamo all’asilo, quindi risparmiatevi i battibecchi.” Percival si accese una nuova sigaretta, scoccando un’occhiataccia con i suoi occhi blu elettrico ai due fratelli che erano pronti ad accapigliarsi. Katy mollò il colletto della maglia di Ruben, che a sua volta mollò la treccia della sorella. :” ha cominciato prima lei!” “Non è vero, sei stato tu stronzo!”  Percival prese un lungo respiro: ”Che bambini.” Percival era quello che aveva un carattere più dolce, riflessivo, profondo e sensuale, mentre Ruben e Katy erano posseduti dallo spirito del fuoco e guidati da quello, erano impulsivi, irascibili, puntavano sulla fisicità, erano focosi  e aggressivi. Due macchine da guerra, però piene di debolezze e fragilità. Quelle fragilità le compensava Percival, che con l’aiuto della sorella Ocean (Che tra l’altro non era ancora arrivata al magazzino quella sera), teneva sotto controllo la squadra.
 “Ehi Percival, Katy, io voglio tornare a fare quello che facevamo prima, ora che è morto il Maestro.” Perci lo guardò confuso, ma non disse nulla e attese che Ruben continuasse a parlare, ma Katy lo anticipò:” Non ti piace uccidere così su ordine di altri, vero? Vuoi farlo tu di tua spontanea iniziativa.” Ruben annuì lentamente:” Secondo voi perché prima uccidevamo la gente?” Katy ridacchiò:” Per divertimento!” Ma Percival la guardò malissimo:” Per assorbire la loro energia, stupida.” Ruben annuì: ”esatto: ma il Maestro ci impediva di prendere tutta l’energia che volevamo. La razionava ed era frustrante. Ma la cosa ancora più frustrante era che uccidevamo sotto le spoglie di serial killer umani, per non destare sospetti. Lavoravamo per malavitosi che non volevano fare il lavoro sporco. Perché fingere di essere qualcuno così inferiore a noi? Facciamolo e basta, senza più prendere ordini. Come tutti i demoni hanno sempre fatto per secoli.” Katy era più che convinta:” Bene allora! Chi è la nostra prossima vittima?” Ruben la fulminò:” sceglitela tu, sei abbastanza grande. Io per ora” si leccò le labbra: ”Voglio vedere la ragazza che ha ucciso il Maestro. Non è semplice uccidere un demone e anche se sotto le spoglie da umano il Maestro non aveva più i suoi poteri, restava comunque agile. Ma lei lo ha battuto comunque. Voglio vederla.” Percival scosse le spalle :”Fate come volete. Io devo decidere. Per me un conto è uccidere su ordine e un conto di mia spontanea volontà. Devo scegliere.” Ruben lo guardò con una smorfia:” Oh, giusto: tu sei un demone per metà. Sei un angelo caduto momentaneamente per punizione divina.” Percival, come la sorella Ocean, aveva ancora la possibilità di tornare Angelo, ed era molto indeciso sul da farsi. Non voleva perdere quell’ultima purezza che gli rimaneva, ma non voleva lasciare Ruben e Katy da soli: era una difficile scelta.
Katy bloccò i suoi pensieri:” Ah eccoti Ocean, come stai e dove eri finita?” una bellissima ragazza coi capelli biondo cenere racchiusi in un alta coda comparve dalle tenebre: i suoi occhi castani chiarissimo tendenti al viola erano tranquilli e si andarono a posare sul volto del fratello:” ero in giro, ho risolto la piccola questione personale che mi premeva e … potremmo farci aiutare da una persona per renderci noti alla gente come persone rispettabili. Così che quegli omicidi (che compiremo) non verranno sospettati come nostri. Lui sarà la nostra copertura.” Ruben inarcò un sopracciglio:” sei riuscita a convincere quel ragazzo a parlare con noi?” Lei sorrise cattiva:” Usa più la parola ricatto. E comunque l’ho fatto più per me , ho semplicemente approfittato l’occasione per aiutare anche voi. Devo avere quel ragazzo. Deve essere solo mio.” Katy picchiò un gomito nel fianco dell’amica:” Ocean, lasciatelo dire, la tua è un ossessione. Ma fai come vuoi.” Fu a quel punto che Percival si decise:” okay, vi seguirò, ma non ucciderò nessuno. Aspirerò poca energia da più persone così non sarò costretto ad ucciderle.” Ruben era felice che l’amico non li avesse abbandonati:” fantastico! E ,Ocean, dove incontrerai il ragazzo?” Lei ghignò:” Domani al Duomo di Milano.” Detto questo, fece un salto e sparì nella notte. Katy fischiò sommessamente:” Beh, ragazzi, la seguo, non mi va di viaggiare da sola. Ci vediamo là!” anche lei ,con un salto, scomparve nell’oscurità. Restarono i due amici, il primo  parlare fu Ruben:” Percival, ti ringrazio per non averci abbandonato. Rispetto quindi la tua decisione di non uccidere. Dai ora andiamo.” Tese la mano all’amico che lo fissò ,sollevato che la sua decisione fosse stata presa positivamente da Ruben. Afferrò la mano che gli veniva tesa e entrambi con un salto , abbandonando il cadavere del loro ex-maestro, sparirono nella notte, recandosi con Ocean e Katy, là dove erano certi, avrebbero trovato ciò che cercavano: Vittime.

 


NOTE:
salve gente! Scusate il mio ritardo, ma ho avuto un po’ di problemi ( non del tutto risolti)… Vorrei ringraziare tutti i lettori fantasma e viebeke_is_falling per avere recensito il capitolo precedente :) e poi volevo dire…
Alles Gute zum Geburtstag Bill und Tom!!!!

Buoni 25 anni! Ora vi lascio…per favore recensite in molti, perchè è grazie alle vostre opinioni, critiche e apprezzamenti che io riesco a correggermi e a migliorarmi :) quindi RECENSITE U.U
RINGRAZIO IN ANTICIPO ;) UN BACIO A TUUUUUUUUUUTTI  <3

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel / Vai alla pagina dell'autore: DarBk Angel