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Autore: Calipso19    01/09/2014    1 recensioni
Un viaggio infinito che racconta l'ormai leggenda di un mito troppo grande per una vita sola. Una storia vissuta sulle ali della musica, respinta dalla razionalità umana, colpevole solo d'essere troppo anomala in una civiltà che si dirige alla deriva. La rivisitazione di un esempio da seguire.
( Capitolo 4 modificato in data 14 marzo 2016)
Dalla storia:
- Sono cambiate tantissime cose da quando guardavamo le stelle nel guardino a Gary.
- E ne cambieranno altrettante Mike. Se fra quarant'anni saremo ancora insieme te ne accorgerai.
Insieme.
Michael ripetè nella mente quella parola più volte, come una lezione da imparare, e concluse quel bellissimo quadro con un sorriso.
- Certo che saremo ancora insieme, non dire sciocchezze.
- Ci credi davvero Michael? - lei lo guardò con occhi seri e sinceri. - Le persone attorno a te arrivano e se ne vanno come niente.
- Certo che lo credo, anche se non so dirti in che modo. E dovresti crederci anche tu Jackie, avere un po’ più di fiducia.
Abbassò gli occhi per vedere le proprie mani cingere la vita di Jackie, scorse una piccola macchia di pelle bianca sul polso.
Chissà quanto ancora si sarebbe allargata.
Tutto cambiava, senza sosta.
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Michael Jackson, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Per essere perfetta le mancava solo un difetto. 

 

 

Era una gelida mattina d'inverno.

Michael e i fratelli erano partiti presto per lavorare alla Motown.

Janet e Jackie erano a casa con mamma Katherine a fare le pulizie: li avrebbero raggiunti nel pomeriggio.

 

Jackie però, non era quella di sempre.

Era partita due settimane prima per l'Italia per trovare la famiglia e, quando era tornata, aveva sempre mangiato e parlato poco.

 

Inoltre, si sentiva stranamente stanca.

Da qualche giorno giramenti di testa e mal di pancia non le avevano dato tregua.

Si sedette un attimo sul divano, sbuffando, poggiando a terra la scopa con cui stava pulendo il pavimento.

Janet la raggiunse e la guardò preoccupata.

 

- Jackie, è tutto ok? - chiese, poggiandole una mano sulla spalla.

 

- Sono preoccupata: è da circa due mesi che non ho il ciclo. - confessò la castana, arrossendo leggermente.

 

Non amava parlare così liberamente di queste cose, ma i suoi dolori la disturbavano così tanto che per lei era diventato difficile sopportarli.

Non capiva perché si sentisse così.

Sapeva solo di non essere perfettamente in salute.

Inoltre, aveva un brutto presentimento….

 

- Sarà lo stress… Ultimamente, fra casa discografica e lavori domestici non ti riposi mai. 

 

- No. Sono abituata a tutto questo. Non è lo stress, sto benissimo…

 

- Jackie, forse dovresti rivolgerti a un dottore. Così per sicurezza…

 

Jackie non era del tutto convinta.

Andare da un medico sarebbe significato chiedere a qualcuno di accompagnarla, e non voleva assolutamente recare disturbo a Katherine.

 

- Non voglio essere un peso per qualcuno. - replicò convinta.

 

- Ma Jackie, è per la tua salute!

 

- E va bene… - mormorò, vinta.

 

Janet spiegò la situazione a Katherine e le tre donne andarono all'ospedale.

 

---

 

Seduta sul lettino bianco del medico non si sentiva affatto a suo agio.

Le aveva fatto un controllo generale e da come l'aveva guardata alla fine non prometteva nulla di buono.

 

La porta si spalancò ed entrarono il medico e Katherine.

Mamma Jackson doveva già aver saputo, perché aveva gli occhi lucidi.

Jackie la guardò confusa e rabbrividì.

Aveva forse qualche strana malattia?

 

- Allora signorina Foster, temo non sarà felice di ricevere la notizia che sto per darle…

 

- Cosa? - chiese lei, tremando e fissando il medico, ansiosa.

 

- Non si è accorta che rispetto alle sue coetanee lei è molto, molto più piccola. Più bassa e fragile. Inoltre, ho notato che è molto magra….

 

- E allora? Non sembra che possa essere un problema….

 

- è nata prematuramente?

 

- Si. Di due mesi.

 

- Questo spiega tutto. In poche parole, non è correttamente formata. Cioè, è rimasta.. come dire… piccola. Alcuni organi interni, pur funzionanti, non sono cresciuti adeguatamente e hanno dimensioni molto ridotte.

 

Jackie deglutì.

Non si era mai fatta problemi sulla sua altezza, anche se, doveva ammetterlo, guardava tutti dal basso all'alto.

Inoltre, non amava mangiare o stare ferma, e ricordava di aver sofferto la fame più di una volta a casa di George.

 

- Bè, non è così grave, penso….

 

- E invece lo è.

 

Alzò lo sguardo verso il medico che la guardava con la fronte corrugata.

 

- Perché?

 

Lui non rispose.

Si avvicinò Katherine che la guardò con gli occhi colmi d'infelicità.

 

- Forse adesso potresti non renderti conto della gravità della situazione… - le disse, poggiandole una mano sulla spalla.

 

Jackie era sempre più confusa e spaventata.

 

  • Perché? Che cos'ho? Il cuore...

 

- No no. Il tuo cuore forse è la cosa più forte che hai. 

 

Katherine l'abbracciò.

 

- Sei sterile Jackie. Non potrai avere bambini. Nè ora nè mai.

 

---

 

Quella sera, quando quella giornata fu finalmente terminata, Michael e i fratelli tornarono a casa dalla casa discografica.

La casa, prima vuota e silenziosa, si riempì dei saluti e del vociare confuso dei ragazzi.

Seduta per terra vicino alla porta, Jackie li osservò entrare uno ad uno, salutandoli con un filo di voce.

Quando finalmente colui che la rendeva felice varcò la soglia, così si alzò lentamente e lo abbracciò.

 

-Ben tornato - disse.

 

Michael era così felice che non si accorse del suo stato d'animo.

 

- Oggi Berry mi ha fatto i complimenti: sono riuscito a modificare un pezzo di una canzone. Ho fatto aggiungere il suono di…. - e continuò a parlare.

 

Poco dopo, si accorse che Jackie lo ascoltava distrattamente e si fermò.

 

- Jackie, ti annoio? - chiese con una punta d'incredulità nel tono.

 

Di solito Jackie pendeva dalle sue labbra quando lui le raccontava le vicende alla Motown, e vederla così distante lo rese incredulo e confuso.

 

Lei scosse la testa e lui cominciò a preoccuparsi.

 

- E' successo qualcosa? - chiese, captando il suo stato d'animo.

 

- No, cioè… uff… lascia stare.. - si allontanò con una mano sulla fronte, come esasperata.

 

Michael sbarrò gli occhi, incredulo di fronte a quella reazione.

Era sicuramente successo qualcosa.

Si voltò verso la cucina e vide che Katherine lo stava fissando.

Determinato, si diresse verso la madre.

Lei gli doveva delle spiegazioni.

  
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