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Autore: Isidar Mithrim    23/09/2008    14 recensioni
C’era una volta…
E’ un inizio ormai fin troppo scontato – o dovremmo dire classico? - per una favola che altrettanto scontatamente termina con l’allegro finale …e vissero tutti felici e contenti.
Ma C’era una volta per cosa mai potrebbe essere più utile, se non per raccontare una storia di cose che c’erano, cose che ci furono, cose che, ora, non ci sono più? Per raccontare una storia - no, non una favola - che non potrebbe mai concludersi con …e vissero tutti felici e contenti?
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Peter Minus, Remus Lupin, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
- Questa storia fa parte della serie 'Old Generation Sad Tales'
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Epitaffio ai Malandrini


C’erano una volta quattro amici. Quattro grandi amici.
Si facevano chiamare I Malandrini.
 
C’era una volta…
E’ un inizio ormai fin troppo scontato – o dovremmo dire classico? - per una favola che, altrettanto scontatamente, termina con l’allegro finale "…e vissero tutti felici e contenti".
Ma C’era una volta per cosa mai potrebbe essere più utile, se non per raccontare una storia di cose che c’erano, cose che ci furono, cose che, ora, non ci sono più? Per raccontare una storia - no, non una favola - che non potrebbe mai concludersi con un "…e vissero tutti felici e contenti"?
 
I Malandrini ancora non lo sapevano, ma erano già morti.
Erano già morti, perché la loro condanna era stata firmata da Lord Voldemort.
E, almeno fino ad allora, la firma di Lord Voldemort si leggeva Avada Kedavra.
 
Il Signore Oscuro non è uno stolto. Perché scegliere una via complessa, quando ce n’è  una più semplice a portata di mano?
È per questo che cominciò ad ucciderli – inconsapevoli - partendo dal più debole, irretendo Codaliscia con i suoi miserabili piani.
Fu il primo a morire.
Morì quando Voldemort plasmò la sua pavida anima, quando nel suo cuore l’amore mutò in terrore e la speranza in abbandono. Morì, quando capì che per non morire avrebbe dovuto far morire.
Cominciò così la lunga ed estenuante agonia dei Malandrini.
 
Solo un anno era passato.
Allora si spense Ramoso, accusandosi di non aver potuto far nulla per salvare sua moglie ed il piccolo Harry.
Si spense quando capì che Lunastorta era inncocente, ma lui si era concesso di dubitarne.
Si spense abbandonando Felpato.
Si spense, logorandosi per la sua ottusità, per non aver compreso l’ansia del giovane Codaliscia, per non aver notato niente di diverso in lui, per non aver fatto nulla per salvarlo o per proteggerlo. Per non potergli dire di averlo già perdonato.
Infine, si spense perché affrontare Voldemort senza bacchetta è autofirmare la propria condanna.

Anche Felpato, quella notte, se ne andò.
Se ne andò perché lui, senza Ramoso e la sua famiglia, non aveva motivo di vivere.
Se ne andò, perché non sapeva se avrebbe avuto la forza di guardare Lunastorta negli occhi; vi avrebbe visto la solita innocenza e non avrebbe potuto fare a meno di dirsi: "Come ho fatto a non leggerlo nei tuoi occhi?"
Se ne andò, perchè per Ramoso era un disonore non fidarsi degli amici, e lui – più obbiettivo - l’aveva convinto a disonorarsi.
Se ne andò, perché era lui che aveva proposto quello scambio maledetto, e così aveva segnato il Loro destino.
Se ne andò perché si rendeva conto che non sarebbe mai riuscito a perdonare Codaliscia; ma sapeva che Ramoso, sì, lui lo avrebbe perdonato.
 
Lunastorta, in due notti, ci lasciò due volte.
La prima lo fece per loro. Per Ramoso, Lily, Harry. E ci lasciò perché il mondo gli crollò addosso, da ignaro di tutto che lo avevano reso.
Ci lasciò la seconda volta quando Felpato fu portato ad Azkaban – accusato di pluriomicidio - mentre lui sapeva che c’era ben altro di cui tacciarlo… Tradimento.
Ci lasciò perché Felpato li uccise tutti, e così facendo annientò se stesso. Uccise Ramoso, uccise Codaliscia e si uccise, cedendo ai Dissennatori.
 

Ma il Signore Oscuro è un uomo magnanimo e, all’occorrenza, può anche permettersi di concedere una seconda possibilità.

Non l’accordò a Ramoso, perché il suo marmocchio poteva rappresentare la rovina del più grande mago oscuro di tutti i tempi.

Invece la diede a Codaliscia, perché gli fu utile sfruttarlo. E così continuò a rodergli l’anima, rendendolo grato per averlo liberato dalla sua prigione – il corpo di un ratto.
Ma Voldemort, alla fine, attuò la propria condanna, quando lo spirito di Codaliscia da codardo qual era diventato si riconobbe per Grifondoro che era stato, ed il terrore e l’abbandono che per anni lo avevano attanagliato, sia dentro che fuori la sua prigione, si sciolsero nuovamente nell’amore e nella speranza, che pensava di aver dimenticato.
 
Anche a Felpato ne fu, seppur involontariamente, data concessione. Egli tornò in vita quando poté riabbracciarli, quando poté stringere a sé il suo vecchio amico dagli occhi stanchi, ma ancora innocenti, e il ‘piccolo’ Harry, sangue del sangue di suo fratello.
Ma la firma di Voldemort non era ancora mai stata messa in discussione, se non da un cucciolo umano di quindici mesi. Così Felpato non poté mai essere veramente libero e la reclusione, per un uomo impulsivo come lui, non poteva che essere un sintomo della sua fine.
Per mano della sua serva più fedele, Voldemort rispettò la promessa.
 
Forse Lunastorta non era davvero così interessante, per porre subito definitivamente fine alla sua vita. Così anch’egli, dopo dodici anni di agonia, tornò. Tornò due volte, tante quante erano le volte in cui se ne era andato.
La prima, quando li vide. Quando li vide tutti e tre concentrati in quel bambino tredicenne: Ramoso, Lily, Harry.
La seconda, quando scoprì che Felpato non aveva ucciso nessuno. Non aveva ucciso Ramoso, non aveva ucciso Codaliscia, e non si era annientato nelle grinfie dei Dissennatori.
E allora visse. Visse perché non poteva credere alla fortuna di essere scampato alla morte. Visse, perché questa non desisteva e cercò di coglierlo di nuovo, portandosi via Felpato. Ma lui, ora, aveva ancora la forza per non starci. Aveva la forza, perché visse, sì, ma al contempo amò. Amò come forse mai era riuscito a fare prima. Amò perché conobbe lei, e perché con lei creò la cosa più meravigliosa che un uomo possa creare: un piccolo esserino innocente.
Quando per tutti arrivò il momento di regolare i conti, alla fine, quando il suo sacrificio sarebbe stato realmente utile, quando era oramai l’unico dei Malandrini rimasto su questa Terra, allora, finalmente, Lunastorta fu pronto. Accolse la Morte a braccia aperte, perché questa volta moriva per Harry, non per dolore; perché adesso accanto a lui c’era sua moglie, e sarebbero morti l’uno affianco all’altra per garantire un mondo migliore a loro figlio, destinati a stare insieme per sempre.
 
Quando i Malandrini si conobbero, non sapevano quale glorioso ed implacabile destino li attendesse.
 
***********************


Ecco qua…fatemi vedere i vostri bei musi lunghi! Non chiedetemi perché riesca a scrivere solo roba triste…Spero che non rifletta il mio Io interiore, perché altrimenti sarei in condizioni disperate!
Be', mi auguro solo che vi sia piaciuta e non vi abbia abbrutito troppo…ma qualsiasi cosa pensiate, per favore, saró lieta di scoprirlo :)
Thanks!^^


   
 
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