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Autore: _CateDM_    02/09/2014    0 recensioni
Quando sei adolescente ti piace sognare ad occhi aperti, fantastichi sul fratello della tua migliore amica, e ti accontenti dei baci di un ragazzo che neanche ti piace più di tanto.
Ma cosa succede se, dopo dieci anni, il ragazzo dei tuoi sogni ti chiedesse di organizzargli il matrimonio?
Questo è quello che accade a Vanessa, una ragazza intraprendente, sicura di se, che non ha peli sulla lingua, se nei paraggi non c'è Matteo. Possono anche essere passati anni, ma lui è rimasto sempre il bellissimo, irraggiungibile e odioso fratello di Chiara, la sua migliore amica. Le ha chiesto di preparagli il matrimonio. Ma riuscirà Vanessa a farlo senza frantumarsi il cuore?
E la sua migliore amica la smetterà di farle pressioni o capirà che tra lei e il suo adorato fratello non ci potrà mai essere niente? E chi lo ha detto che tra i due non potrà mai esserci niente?
Lei: Mattia era il Dio Apollo sceso sulla terra per renderle la vita un inferno!
Lui: Vanessa era la migliore amica di sua sorella, non aveva senso guardarla con occhi diversi, ma allora .. perchè non riusciva a togliersela dalla testa?
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Vanessa uscì dal suo appartamento che erano ormai le otto passate e del suo proposito di farsi attendere almeno per un' ora non ne era rimasta neanche l’ombra.
Naturalmente il pomeriggio era passato a rimuginare su come avrebbe dovuto comportarsi durante la serata e soprattutto dei limiti che si sarebbe auto imposta, e tutto ciò che riguardava il lavoro era andato a farsi benedire. Filippo e Camy avevano fatto pace, ma la sua sanità mentale ne era andata di mezzo visto che il ragazzo non la finiva più di ricordarle che il suo compleanno sarebbe stato sabato e che il quadro sarebbe dovuto essere terminato per tempo altrimenti non la avrebbe perdonata per il resto dei suoi giorni.
Arrivò al Beethoven che erano ormai le otto e un quarto e di Matteo neanche l’ombra. Certo non si può dire che trepida dall’idea di uscire con me, brutto zoticone che non è altro, almeno poteva arrivare in orario. Oltremodo infastidita per dover essere lei ad attendere il suo cavaliere Vanessa decise di entrare nel locale; si avviò dritta al bar e decise di prendersi un bitter; sorseggiava con calcolata lentezza la bevanda rossa quando sentì toccarsi la spalla destra con un lieve tocco, che a dirla tutta le procurò solo un nauseante senso di fastidio. Felice che Matteo le facesse quest’effetto si girò di scatto e rimase basita dall’ individuo che si trovò di fronte, un perfetto estraneo.
L’uomo non dava cenno di voler togliere quella mano ossuta dalla sua esile spalla, anche se avvolta da un pesante cappotto nero, il disgusto era palpabile.
“Salve signorina, posso avere il privilegio di offrirle un aperitivo?” Mei dey, mei dey, che qualcuno mi aiuti! Brutto sporcaccione bavoso toglimi le mani di dosso. Avrebbe voluto metterlo al suo posto, ma da tempo non si comportava da maleducata, così raccolse tutta la sua buona volontà e con moderata voce scocciata ribatté
“Certo che no, mi dispiace ma il mio accompagnatore è un attimo andato in bagno, e non credo sarebbe contento nel sapere che un altro uomo mi ha offerto da bere” poi molto infastidita prese con le punte delle dita la mano lasciva dell’uomo e gliela lasciò cadere giù lungo il fianco.
“Su via bellezza, non fare la preziosa, l’ho appena vista entrare ed era assolutamente sola” un leggero rossore imporporò le guance di Vanessa , più per la rabbia che per il disagio, stava per rispondergli per le rime quando una voce a dir poco familiare la tolse da quella assurda situazione.
“Mi dispiace per l’attesa tesoro, hai avuto qualche problema mentre mi aspettavi?” Vanessa lo fulminò con lo sguardo, non voleva essergli grata, per di più che si era trovata in quella situazione esclusivamente per colpa sua, perchè non era arrivato puntuale.
“Certo che no caro, nessun problema, il signore se ne stava andando” e di fatti bastò un’occhiata omicida di Matteo che il signore si era come volatilizzato.
“Si può sapere dove diamine eri finito?” sbraitò Vanessa in preda a una furia cieca.
“Può anche darsi che io sia arrivato un po’ in ritardo, ma si può sapere perché devi essere per gli uomini come le api con il miele?” Vanessa diventò rossa come un peperone “Tu non sai di cosa stai parlando, quel tipo si è avvicinato solo perché mi ha vista sola, e non sarebbe successo niente se ti fossi degnato di arrivare anche soli cinque secondi prima di me!” accidenti , non era questo che avrebbe voluto dirgli, ma ormai la frittata era fatta.
“Allora è questo che ti rode, che non mi sono precipitato a incontrare sua eccellenza come invece hai fatto tu?”
“Sei uno stupido, e basta discutere, non mi piace arrivare tardi agli appuntamenti, e si da il caso che questa sera sia stata invitata alla festa di tua sorella” a ciò Matteo sorrise sornione.
“Si, hai ragione, ma si da il caso che mia sorella mi abbia riferito che non avevi stabilito un orario ben preciso, quindi possiamo andare anche dopo aver cenato.” Ecco, l’aveva letteralmente fregata. Lo scopo di quella serata era di far vedere all’uomo dei suoi più infuocati sogni quello che si era perso fino a quel momento, e non di fargli evolvere la serata a suo piacimento!
“Non ceno con te, anche perché nel momento in cui ho deciso di aiutarti, il fatto di rimanere da sola con te è stato categoricamente abolito da qualsiasi tipo di pensiero.”
“E per quale motivo? Hai forse paura di me?”
“Paura di te?” Vanessa non poteva credere alle sue orecchie ma come si permetteva “Io non ho e non avrò mai paura di te, ficcatelo in quel tuo cervelletto da strapazzo, e se proprio lo vuoi sapere sono abituata a stare in compagnia degli uomini, quindi prima che ti salti per la testa so comportarmi abbastanza civilmente!”
Matteo non resisteva più, avrebbe voluto tapparle quella bocca con un bacio da farle cadere la faccia dalla vergogna, ma era li per uno scopo e non si sarebbe fatto forviare da un paio di labbra velenose. Senza pensarci due volte le prese la mano e la trascinò fuori dal locale, aprì lo sportello della macchina parcheggiata in sosta vietata e partì in tutta velocità. Quando era uscito di casa, circa un’ora prima , Matteo non si sarebbe mai aspettato di ricevere un'accoglienza del genere, sapeva che non sarebbe andato tutto rosa e fiori, ma decisamente cotanta gelida aria era l’ultimo dei suoi pensieri. Vanessa non aveva la benché minima idea di quella che aveva dovuto sopportare per arrivare quasi puntuale, e dimostrazione ne era il fatto che se ne stava li gelida come una matrona imperiale a fulminarlo con lo sguardo ad ogni secondo. Alla fine non sopportando più quella tensione nell’aria, Matteo prese la parola, e con tono calmo rispetto al suo stato d’animo esclamò:
“Perché sei così arrabbiata con me?”
Vanessa però non aveva nessuna intenzione di rispondere, e a giudicare da come si ostinava a guardare fuori dal finestrino sembrava come se non l’avesse minimamente ascoltato.
“Ma si può sapere cosa ti ho fatto?”
A quanto pare questa seconda domanda sordì l’effetto desiderato, perché Vanessa si voltò a guardarlo.
“Non mi hai fatto assolutamente niente, e solo che sei rientrato nella mia vita così precipitosamente che mi viene voglia di spaccare tutto il mondo tanto sono nervosa.” Nel figurarsi quell’immagine a Matteo venne da ridere, ma smise subito non appena subì l’ennesima occhiataccia da parte di Vanessa.
“Bene, mi sento lusingato nel costatare che la mia presenza fa nascere in te degli istinti omicidi”.
“Non ti lusingare troppo visto che non hai nessun motivo per farlo, semplicemente la mia vita scorreva lenta come un lago in primavera, e ora sta precipitosamente sgorgando dai cardini come la lava incandescente di un vulcano; non so se ho reso l’idea” Matteo la guardava impassibile, come se avesse appena detto che fuori c’è brutto tempo, accidenti se non sopportava questo tipo di comportamento.
“Ma mi hai capita cosa ho detto!”
“Certo che ho capito cosa credi che sono uno stupido?” Vanessa fece un cenno, impercettibile all’occhio umano, di assenso e neanche il tempo di ribattere si sentì catapultare in avanti a causa della violenta frenata del suo autista.
“No dico ma sei impazzito?” esclamò continuando a guardarlo basito.
“Guarda che ti ho vista, hai fatto cenno di si con il capo quando ti ho chiesto se mi ritenevi uno stupido, e questo non mi è piaciuto per niente!” sputava fuoco per come si era arrabbiato, e menomale che non ho fiatato pensò Vanessa. Matteo non capiva perché una tranquilla serata tra amici con Vanessa si doveva trasformare sempre e solo in una litigata continua, non capiva proprio, eppure con le sue amiche, colleghe o amanti che fossero aveva sempre avuto un effetto calmante e non irritante.
“Basta” si decise a esclamare “ne ho davvero abbastanza, visto che con te non si può stare preferisco portarti da Chiara, almeno pure tu stai più tranquilla”
“Guarda che io sto molto tranquilla, e comunque si, è meglio andare da Chiara, visto che io e te siamo proprio incompatibili.” All’udire ciò Matteo strinse talmente tanto forte la mascella che a momenti gli si spezzava, era da Chiara che voleva andare? E lì l’avrebbe portata, e lì le avrebbe anche fatto capire cosa si era persa nel momento in cui lo aveva tagliato fuori dalla sua vita.

 


Arrivarono da Chiara che erano ormai le dieci, e la festa era nel bel mezzo dello svolgimento. Matteo non aveva più parlato per il resto del tragitto, e del resto neanche lei si era data da fare per intavolare una qualche discussione tra persone civili, ma forse era meglio così visto che non sarebbe riuscita a ragionare lucidamente visto l’effetto che il suo accompagnatore le faceva, aveva necessariamente bisogno di una boccata di aria priva del profumo di Matteo.
Fu così che appena scesa dall’auto si precipitò all’ingresso da sola e sparì nella folla.
Matteo non poteva credere ai suoi occhi si era eclissata; non lo voleva tra i piedi e questo era molto chiaro, e allora si sarebbe dedicato ad altro.
Si guardò un po’ in torno in cerca di qualcosa da fare, e notò proprio al lato opposto della sala una ragazza molto bella, con i capelli più biondi e lucidi che avesse mai avuto modo di ammirare, un paio di labbra colorate da un lucida labbra rosso corallo e favolosamente alta; sarebbe stata una giusta distrazione per il resto della serata, e se fosse riuscito a togliersi Vanessa dalla mente anche per la nottata.
Si avvicinò alla preda con passo felpato e presi due bicchieri dal cameriere che proprio in quel momento gli si era affiancato gliene porse uno.
“Alla signorina più affascinante della serata” mormorò con voce roca alla ragazza, e gli porse il bicchiere “Mi presento sono Matteo De Simone, con chi ho il piacere di parlare?”
La ragazza si sciolse davanti a un uomo così virile, e senza pensarci due volte con un sorriso da gatta morta rispose “Simona Palermo, il piacere e tutto mio” e gli porse la mano che lui prontamente portò alle labbra. I due non smisero di parlare per tutta la serata, e tutti se ne erano resi conto, anche Vanessa che cercava invano di rimanere indifferente al bruciore di stomaco che le era venuto a furia di guardare quei due strusciarsi senza sosta.
“Ma dico io, come cavolo hai fatto a farti sfuggire dalle mani un fusto così!” Tanto era in sovrappensiero non si era accorta dell’arrivo della sua amica Carla.
“Lascia perdere che è meglio!” si lasciò sfuggire con rammarico.
“Non dirmi che non ti piace! Perché se è così mi fiondo lì lo strappo dalle grinfie della strega e me lo tengo stretta finché non mi giurerà amore eterno”
“Mi dispiace cara” si intromise in quel momento Chiara “Ma il ragazzo è proprietà privata”
“No! Pure tu” esclamò Jenny
“Ma che hai capito, quello è mio fratello, ed è proprietà privata di Vanessa da più di dieci anni ormai”
“Zitta Chià, non dire baggianate, sai perfettamente che non sono il tipo di tuo fratello, e anche fosse i miei gusti sono cambiati, io preferisco meglio persone più normali e innamorate appresso a lui.”
“Si certo come no, così come io preferisco l’agnello al cavallo, uguale proprio!” Tutti sapevano che Chiara era allergica all’agnello, e quindi non ci volle molto a Vanessa per capire che la sua migliore amica l’aveva appena presa poco seriamente, anzi l’aveva snobbata proprio! Solo che non fece in tempo a replicare, che si era già persa.
Fece finta di non ascoltare i suoi demoni interiori, e decise che sarebbe stato meglio se fosse rimasta a casa a leggere un bel libro che riaprire una ferita che non si era mai realmente cicatrizzata. Girava per la sala in cerca di un passaggio quando qualcuno le chiuse gli occhi.
“Chi è l’amore della tua vita?” Naturalmente Matteo non l’avrebbe detto neanche sotto tortura, a maggior ragione poi se il tipo che le aveva fatto questo scherzo non era il diretto interessato.
“Ma Gian Pier naturalmente, il mio unico e solo vero amore.”
“O si Mon Cheri, unico e solo, vieni qui” e la strinse in un caloroso abbraccio “Ma fatti un po’ vedere” e le fece fare una giravolta “Sei fantastica mia cara, e questo vestito è un incanto, beato l’uomo che ti sposa”
“Ma come, non sei tu?” E si misero a ridere come due ragazzini. Parlarono per tutta la serata del più e del meno, e Matteo non la finiva più di guardare in quella direzione tanto che Simona, sentitasi trascurata iniziò a lamentarsi diventando quindi una pesante palla al piede.
“Ma si può sapere che cosa ti è successo, in fondo sei stato tu che mi hai cercata, e ora cosa fai? Ti fossilizzi su un’altra? Sei davvero senza speranza!”
Matteo ignorò deliberatamente l’aria corrucciata della ragazza e sorrise. “ Non fare la polemica, infondo se non ci fossi stato io non ti saresti annoiata per soli cinque minuti, ma per l’intera serata ..”
“Lo so, ma …”
“E assolutamente chiaro che non ho nessuna intenzione di discutere qui, quindi discorso chiuso, anzi ti auguro la buona notte.”
Si chinò e le posò un casto bacio sulla guancia “E stato un piacere fare la tua conoscenza”.
“Non mi accompagni a casa?”
Matteo soppesò l’idea per pochi istanti. “Non credo sia il caso, in fondo sono arrivato con un’altra ragazza e sarebbe scortese lasciarla senza passaggio.” Le scoccò un’ultima occhiata e si diresse verso la cucina della sorella.
A quel punto Vanessa lo seguì. Sembrava una belva in gabbia. La vista di Matteo che per tutta la serata non l’aveva degnata di uno sguardo e il modo in cui aveva salutato la sua peggiore nemica le aveva fatto salire la pressione a duecento. Le aveva chiesto un favore, ma non si era prodigato per niente nel spiegarle di cosa si trattasse, niente di niente, neanche un accenno vago! Aveva passato tutta la sua adolescenza a pensare a lui, e durante la fase di crescita aveva lavorato duramente per dimenticarsi di quelle fossette che gli si formavano ai lati della bocca quando sorrideva. Vanessa rabbrividì al solo pensiero. Lo aveva dimenticato, ma lui come sempre aveva smentito le sue illusioni nella frazione di un secondo. Era entrato nella sua vita come un uragano ma si ritirava altrettanto velocemente come un granchio.
Vanessa entrò nella cucina. Si stava facendo largo tra gli invitati quando lo sguardo le cadde su una donna bellissima che conversava animatamente con Matteo.
Era talmente bella che non riusciva a staccarle gli occhi di dosso. Alta, mora, con una pelle candida più della neve e dei tratti così perfetti che sembravano scolpiti, era una delle donne più belle mai viste prima, insomma il suo esatto opposto, e guarda caso Matteo non le staccava gli occhi da dosso. Sentì le vene pulsargli nel cervello. Non era da lei reagire in quel modo solo perché il ragazzo che le piaceva comunicava con Miss Italia 2009!
Proprio in quel momento Matteo si girò e la trapassò con lo sguardo. Non si era aspettata una reazione simile, era vero che non si sopportavano, però .. accidenti poteva anche essere più indulgente! Presa così alla sprovvista si portò la mano alla bocca e si volatilizzò nel bagno attiguo.
Issò le mani al lavandino e cercò di capire cosa poteva trapelare dal suo sguardo. Bene, niente di meno che terrore allo stato puro … sei una stupida Vanessa, riprenditi, quell’uomo non ti merita! Cercava di farsi coraggio, ma in realtà era sorda alle sue stesse parole. “Ripeti insieme a me Vanessa “ si disse alla sua immagine riflessa “Matteo De Simone è un orco senza speranza che non merita di essere degno di nota; la tua è solo un’infatuazione. Ora ti riprendi un poco, esci da questa cavolo di porta e te ne vai a casa, senza degnarlo del benché minimo riguardo” Vanessa pensò un attimo alle sue riflessioni e corrugò la fronte come faceva ogni volta che pensieri alieni le affollavano la mente con concetti troppo lontani dalla realtà.
Doveva esserci un motivo se era arrivata alla conclusione di mandarlo a quel paese, e forse il fatto di aver visto la super bella con lui le aveva fatto capire che non aveva decisamente speranze … a meno che il suo inconscio non aveva deciso di mettere le mani avanti per non rimanere indietro .
Vanessa vagliava le varie ipotesi, tuttavia non riusciva a rasserenarsi. Conosceva sin troppo bene il motivo della sua insicurezza, ma era un problema che credeva di aver archiviato ormai.
Un forte bussare alla porta la riportò alla realtà, le troppe emozioni l’avevano un po’ deviata, tutta colpa delle sue amiche che le mettevano strani pensieri in testa. Ma quando tornò in sala trovò Matteo fermo immobile a sbarrarle la strada.
“Vanessa, dove credi di andare?”
Vanessa lo guardò imbarazzata, poi indietreggiò di un passo. “A casa naturalmente” poi visto che lui non diceva nulla preferì precisare “Da sola!”
“Mi dispiace deluderti, ma non è mia abitudine lasciare la mia accompagnatrice tornare da sola a casa, con questo freddo poi!”“perché se non ci fosse stato il freddo mi avresti fatto tornare a casa da sola?” ribatté Vanessa indignata.
“Certo che si se questo era un tuo desiderio” e sorrise sarcastico “Ma evidentemente era solo un capriccio il tuo”
“Non capisco di cosa tu stia parlando, e visto che in altre circostanze mi avresti fatto andare via anche da sola, ti prego di non prenderti tale disturbo e di tornare tranquillamente da Miss Italia così come te ne sei andato!” Solo dopo aver sfogato tutto il suo risentimento si rese conto dell’errore fatto;
“Ho capito, sei gelosa”
“E di chi? Di te? Neanche morta!” aveva perso le staffe e questo era il prezzo da pagare. Girò su se stessa e senza dargli il tempo di capire cosa stesse per fare prese sotto braccio Gian Pier e lo spinse fuori da casa.
“Cara cosa ti succede? Non correre così!”
“Gian Pier non ho il tempo di spiegarti, ma mi faresti il favore di accompagnarmi a casa?”
Gian Pier la guardò sconcertato, ma capì immediatamente che l’amica aveva bisogno di aiuto, così senza indugiare oltre prese le chiavi dalla tasca del cappotto e si diresse
verso la vettura.

“Per adesso non ti faccio domande, ma domani voglio il resoconto dettagliato Mon Cherì”.

   
 
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