Anime & Manga > Lupin III
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Autore: Fujikofran    02/09/2014    1 recensioni
una nuova storia scritta dalla bravissima disegnatrice Monicasuke, con editing di Fujikofran. L'autrice ha autorizzato la pubblicazione.
Lupin e co. devono effettuare un colpo e cercare di raggirare Roger Mayer, che ha messo gli occhi su un cospicuo numero di diamanti. Nel frattempo Jigen rivede una sua amica, Mary, di cui scopre una verità amara, e conosce Claudia, poco più che adolescente e temeraria, in cerca di suo padre. Ma non solo, il pistolero avrà un incontro-scontro con Fujiko e dovrà vedersela con la gelosia di Goemon nei confronti della donna. E il piano di Lupin...funzionerà?
Genere: Erotico, Malinconico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jigen Daisuke, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: Non-con
Capitoli:
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Jigen si divertiva a sparare contro un bersaglio improvvisato fuori casa. Il posto lo permetteva visto che l'abitazione si trovava lontano dal mondo, come tutti i loro rifugi. Il tempo non aveva affievolito affatto le sue capacità di tiratore. Lupin, come al solito, rimaneva in disparte osservandolo sparare. Lo aveva sempre definito un fenomeno, chiedendosi in continuazione come facesse a scaricare e caricare quel suo vecchio revolver, la sua affezionatissima Smith & Wesson M19 357 Magnum, in due tre secondi al massimo. Era il migliore. Sparava sia con la destra che con la sinistra; solo lui era in grado di centrare perfettamente il bersaglio con una tale velocità da sembrare non prendere affatto la mira. Tutto sembrava così casuale, eppure non sbagliava mai un colpo da qualsiasi posizione sparasse, guardando persino il bersaglio da uno specchio. Per lui era un gioco da ragazzi.
- Jigen, devi farmi un piccolo favore, mon ami! -       
- Uh?- mugugnò pigramente il pistolero seduto sul divano col cappello completamente calato sul viso sorseggiando del whiskey. Lupin si sedette accanto a lui, gli sollevò il cappello dagli occhi e lui sfoggiò il suo inconfondibile sorriso sornione.    
- Devi prendere informazioni su questo tizio: Roger Mayer, è il nostro uomo. Fujiko mi ha detto qualcosa su di lui, ma io voglio saperne di più. Voglio sapere con chi ho a che fare! - continuò il ladro mostrandogli la foto di un uomo. 
Jigen scrutò la foto aggrottando la fronte per poi girarsi con aria perplessa verso Lupin.     
- E dove cavolo devo andarmele a cercare, io, le informazioni su questo tipo? -        
- Andiamo, Jigen, siamo a New York! Non dirmi che non sai a chi rivolgerti! -      
- E che t'ha detto Fujiko? -      
- Che è un imprenditore ricco sfondato e che, soprattutto, aspetta una considerevole somma in diamanti purissimi colombiani. Secondo me questo tizio non è per niente pulito, guarda che faccia che ha! -       
- E tu giudichi una persona dalla sua faccia? -     
- Suvvia, Jigen, ragiona! Un imprenditore che aspetta un grosso carico di diamanti, non credo proprio sia pulito! Secondo me c'è sotto qualcosa e di grosso anche! -     
- Va beh… -  
Lupin aveva ragione: erano a New York. Erano ritornati a New York. Avevano tanto girato il mondo in lungo e in largo da non rendersi neanche più conto di dove esattamente fossero. Eppure si, quella era New York, e ne conosceva vicoli e viuzze malfamate dei bassifondi di quella città tanto bella quanto ambigua. Jigen aveva trascorso tanto, troppo tempo da sicario, tra malavitosi, pesci piccoli e grossi della mafia americana e non e, di conseguenza, ne conosceva di brutti ceffi, sicari "colleghi" e criminali di vario genere e, nonostante fosse passato qualche annetto, riuscì a trovare le informazioni richieste da Lupin.
Si fermò un attimo per accendersi una sigaretta prima di continuare il cammino verso casa e ne aspirò una boccata che trattenne qualche secondo nei polmoni socchiudendo gli occhi, prima di espellerla fuori sotto forma di fumo.
- Avevi ragione, Lupin, quel tizio è negli affari sporchi fino al collo: droga, contrabbando d'armi e persino prostitute... un vero imprenditore "per bene". La moglie lo ha tolto dalla strada facendolo diventare, appunto, imprenditore e questo gli serve da copertura per i suoi loschi scopi, fornendo persino le armi ai guerriglieri, facendosi pagare a peso d'oro o in diamanti, come in questo caso -     
- Bene bene, mon ami... ottimo! Questa è la moglie: Mary Tyler... gran bella donna devo dire! - disse poi Lupin mostrando un'altra foto all'amico che rimase di stucco.     
- Mary?Questa feccia è suo marito? Non ci posso credere!-       
- La conosci, mon ami? - chiese stupito Lupin per la reazione dell'amico     
- E' una amica... -      
-Un amica, eh? - disse maliziosamente il ladro scrutandolo    
- Si, un amica! Soltanto un'amica -                         
- Carine, le tue amiche! Dovresti presentarmene qualcuna, Jigen! -      
- Non dire idiozie, Lupin... che diavolo! -              
- Un'amica… intima? -      
- Dove vuoi arrivare? -     
- Non so... magari, Mr Guardia del corpo s'è fatto un'altra amante. In passato è successo, no? Chissà quanti bei corpi hai guardato, mon ami, col lavoro che facevi! Guardia al marito ed escort con la moglie! -      
- Ma smettila... -   
- Eheheh!! Magari arrotondavi lo stipendio facendo il gigolò -      
- Ma quale gigolò e gigolò? Ma che sei matto? Non mi sono mai prostituito, io!-            
- Ok, ok, non t'arrabbiare, torniamo a noi. Fujiko sedurrà questo "signore" entrando nelle sue grazie, non è difficile per lei una cosa del genere! Goemon, le farà da spalla. Non possiamo permettere che la nostra cara Fujiko vada da sola nella tana del lupo! -     
- Uhm… E noi? -    
- Noi ci terremo informati da fuori. Vedi questi orecchini? Dentro c'è una piccola ricetrasmittente. Nel momento che li indosserà e la attiverà, noi possiamo seguire passo per passo tutte le loro mosse, fino a quando non toccherà a noi -      
- Si... speriamo solo che Fujiko non ci lasci in mutande come il suo solito -.
Era uscito dal bar, pronto a farsi la solita passeggiata prima di andarsene tranquillamente a casa. Lo rilassava. Si era sempre concesso qualche momento di solitudine, lontano da tutto e da tutti, anche dal suo amico affezionatissimo di una vita: quel simpatico ladro rompiscatole di nome Arsene Lupin III. Si accese la sua immancabile sigaretta, camminando lentamente con le mani in tasca, tirando profonde boccate di fumo.   Improvvisamente sentì come dei lamenti. Allungò il passo e i lamenti si fecero più chiari, tanto da rendersi conto che erano degli urli disperati di una donna. Si affrettò correndo trovandosi in un vicolo semi buio dove però, scorse un tizio che cercava di abusare di una donna immobilizzandola contro un muro.   
- Sta’ buona, tesoro.. vedrai che ci divertiremo, non ti piace giocare con me?-    
- Perchè non giochi con me? - digrignò Jigen afferrando il tizio alle spalle.
Lo prese per il bavero sollevandolo quasi da terra, sbattendolo contro un muro.     
– Ehi, ma che cazz… Impicciati degli affari tuoi... -    
- Che diavolo cercavi di fare? Non vedi che è una ragazzina, brutto schifoso? - continuò dandogli un violento pugno sul volto e continuò a menarlo fino a che il tizio non si ritrovo a terra sfinito.    
- Questa me la paghi, maledetto - disse il tizio rialzandosi a fatica avvicinandosi minaccioso   
- Vorrei proprio vedere come! - rispose il pistolero puntandogli la sua 357 Magnum alla testa.   
- Ti conviene sparire se non vuoi che ti faccia saltare il cervello, sempre che tu ne abbia uno! -    
- N-no…non uccidermi, ti prego... me ne vado... -  rispose impaurito dandosela a gambe.  
- Stai bene, ragazzina? - chiese alla ragazza che, visibilmente scioccata, rimase in un angolo piangendo e tremando, tanto che non rispose - Ma che diavolo ti salta in mente di gironzolare in un postaccio del genere, lo sai quanti brutti ceffi come quello si aggirano da queste parti? Pensa se non mi fossi trovato nei paraggi! -   continuò con un tono duro e severo.
Gettò il mozzicone della sigaretta a terra osservando la ragazza che continuava a piangere e sospirò.    
- Ok, è tutto passato, smettila di frignare. Dove abiti? Ti accompagno a casa -     
- Non sono di New York... - rispose con un filo di voce.     
- Cosa? E di dove caspita sei? -    
- Sto cercando un Motel… qualcosa…Un posto per dormire -       
- Andiamo bene! Vieni con me, ci penso io, mocciosetta -     
- Non sono una mocciosa!-      
- Beh, a me lo sembri eccome! Ma se vuoi, puoi dirmi il tuo nome, se non ti va di sentirti chiamare mocciosetta!-      
- Claudia… mi chiamo Claudia! -      
- Uh! Claudia…bel nome, complimenti! Su, adesso vieni con me -    
- Ma… lei? -         
- Io? Io cosa? -     
- Il suo nome! Non si presenta? -     
- Ah, sì… Jigen, chiamami Jigen e soprattutto, non darmi del lei, non lo sopporto! -    
- Ah… ok -
Entrò in un localino seguito dalla ragazza che si guardava intorno incuriosita da quel posticino non proprio elegante ma pulito e ordinato.  
- Dammi un whiskey bourbon, Al... anzi, fallo doppio - disse avvicinandosi al bancone estraendo un'altra sigaretta dalla tasca interna della giacca accendendola.    
- Lei fuma troppo, lo sa? -     
- Co-cosa?-    
- Quella roba fa male! Mi sa tanto che lei è uno di quei fumatori incalliti che rinuncerebbe a mangiare e a dormire, ma non alle sigarette! -      
- Ma…ma vedi di farti un po’ i cavoli tuoi, mocciosetta o come diavolo ti chiami! Io fumo quando e quanto mi pare e non sarà una poppante a dirmi quello che devo fare, ok?-      
- Ma che brutto carattere! Lei è un uomo scorbutico e antipatico, lo sa? -    
- E tu sei una gran rompiballe, ragazzina! Ma tu guarda questa! - 
Al sogghignava sotto i baffi in silenzio sentendo i due litigare, mentre versava un'altra consumazione a Jigen, il quale prese poi il bicchiere buttando giù d'un fiato il bourbon nervosamente. 
- Ma lei non sa proprio bere altro? - riprese la ragazza ordinando una limonata.  
Jigen si avvicinò a lei serio, sollevando la tesa del cappello, guardandola in cagnesco.  
- Senti, bimbetta... Adesso inizi a scocciare, e se m'arrabbio, io... -     
- Sta cercando di farmi paura? Sa che in fondo, lei è un gran simpaticone? - ribatté Claudia, ricambiando lo sguardo ridendo, lasciandolo sbigottito e a bocca aperta.   
- Jigen, questa ti mette a posto, mi sa! - si intromise Al ridendo.  
- Ma che bella faccia tosta! Non dire fesserie, tu! Piuttosto, da' una camera a questa mocciosa! -     
- Non sono una mocciosa, ne tantomeno una bimbetta! Ho diciannove anni, io! -     
- Tsk! Capirai! - esclamò Jigen ridendo.    
- Lei è insopportabile- rispose nervosamente Claudia sbattendo il bicchiere vuoto sul bancone, frugando nelle tasche gli spiccioli che doveva per la sua consumazione.     
- Lascia stare, offro io! -      
- Non è obbligato a farlo! E poi, vorrebbe farmi credere che lei è un gentiluomo? Ma non mi faccia ridere! -      
-Dannazione! Le donne sono tutte uguali, anche da mocciose: intrattabili, lunatiche, noiose, antipatiche e, soprattutto, pronte a litigare per una qualsiasi stupidaggine! - disse tra i denti, calandosi il cappello sugli occhi.   
- E lei è insopportabile, arrogante e presuntuoso! -    
- Ehi! Tieni a freno la lingua, mi hai capito bene, ragazzina? - disse irritato.
Mise mano al portafogli pagando la sua consumazione e anche quella della ragazza che rimase a guardarlo in silenzio notandone l'aria cupa e nervosa e si pentì di aver "parlato troppo"   
- Comunque... volevo dirle grazie -   
Jigen si girò serio verso di lei.    
- Non ho fatto niente di speciale, ho fatto solo quello che avrebbe fatto chiunque fosse passato di lì -       
- Non credo. Tante volte, la gente fa finta di nulla davanti a fatti del genere -      
- Può darsi, mocciosetta! Cerca di non ficcarti di nuovo nei guai, però! - disse Jigen prima di uscire dal locale, salutando con un gesto della mano.
 
 -Lupin!- Fujiko richiamò più volte il ladro, trovando poi solo Jigen che se ne stava pigramente seduto sul divano a sorseggiare del whiskey direttamente dalla bottiglia.   
- Non c'è! -      
- Ah, sei tu! Cos'hai da guardare, idiota? -     
- Carino, quell' abitino che indossi... Ti fa molto sexy, dolcezza! -         
- Cosa c'è, Jigen, il whiskey t'ha rimbambito a tal punto da essere in vena di complimenti? Beh.. non accetto complimenti da uno che mi prende per sgualdrina! -       
- Ti chiedo scusa, tesoro! - 
Fujiko alzò un sopracciglio guardandolo e sorrise.      
- Toh, mi sorprendi, Jigen! Quando sei strafatto di whiskey sei sempre così gentile? - 
Il pistolero sorrise di conseguenza.   
- Ne vuoi un po’? Magari ti aiuta ad essere meno acida, bellezza, se funziona con me, perchè non dovrebbe funzionare con te? –
Fujiko accettò l'offerta e prese la bottiglia, si sedette accanto a lui e bevve qualche sorso mandandolo giù a fatica, strizzando gli occhi e tossicchiando per il forte sapore dell'alcool. L'uomo scoppiò a ridere.   
- Come diavolo fai a bere quella roba, tu? - disse la donna consegnando la bottiglia a Jigen.   
- Io ci sono abituato, Fujiko... tu no! -   
La donna si sedette poi sulle sue ginocchia, giocherellando con la sua cravatta allentandola. Jigen rimase fermo, osservandola con un sorrisetto malizioso.   
- Ma perchè mi odi così tanto, Jigen? In fondo non ti ho mai fatto nulla. Sei sempre pronto a scappare ogni volta che io cerco di diventare tua amica -  
Jigen si lasciò scappare una risata.    
- Mia amica?!-  
Fujiko ammiccò di risposta un sorriso, frugando poi, nella tasca interna della sua giacca estraendone una sigaretta. 
- Ma che fai? Non te lo togli mai il vizio! Ti ricordo che mi hai fregato la pistola, adesso mi freghi anche le sigarette? -       
- Ci ho preso gusto, con te, tesoro.. mi è riuscito bene il giochetto, no? -  disse la donna guardandolo negli occhi per esprimere tutta la sua sensualità in un malizioso sorriso. Jigen cambio espressione diventando improvvisamente serio e si avvicinò al volto della donna guardandola freddamente negli occhi.     
- Se ti è riuscito il "giochetto", come lo chiami tu, è grazie a quella porcheria che m'hai fatto ingoiare baciandomi…ma ricordati bene, tesoro, che a giocare col fuoco, prima o poi ci si brucia! -   
Fujiko cambiò espressione: conosceva bene Jigen, sapeva anche diventare pericoloso e molto.   
- Andiamo, Jigen, mi stai forse minacciando? -     
- Non ho mai minacciato nessuno, io agisco quando iniziano a girarmi i co…, perciò, dolcezza, cerca di fare in modo che non mi girino, altrimenti per te, anche se sei una donna, sono guai seri... hai capito bene?-    
- Cosa c'è, tesoro, hai paura che possa baciarti ancora? Anche se lo facessi, non ho il sonnifero questa volta. Oh... sii più buono con me... io non merito questo tuo sadico cinismo - disse la donna iniziando ad accarezzargli il collo lentamente con fare provocante.  
Jigen la guardò freddamente, per poi fare una risata beffarda e maliziosa.     
- Non ti smentisci mai, mia cara Fujiko, sei la solita sgualdrina sfacciata, pronta a scoparti chiunque per il tuo tornaconto. Sai solo darti come una puttana in cambio di qualcosa. Hai cercato più volte di scoparti il sottoscritto, cos'è, vuoi comprarmi come hai fatto con Zenigata? -      
- Non ti permettere! Non ti permetto di offendermi un altra volta… maledetto! - rispose Fujiko con rabbia, mollandogli un ceffone con tutte le forze che aveva.
Jigen si portò istintivamente una mano sul viso, mentre la sua espressione si trasformo irrigidendosi in volto, assumendo un aspetto duro e furioso. Fujiko si alzò da lui, iniziando ad avere paura. Anche lui si alzò, avanzando lentamente verso di lei fino a che non la mise in trappola contro una parete.               
- Cosa vuoi fare, uccidermi per uno schiaffo? Andiamo, Jigen, falla finita! -          
- Hai paura, dolcezza? Si, hai sempre avuto paura di me, perchè lo sai che se m'incazzo, non ho pietà neanche di te che sei una femmina, vero Fujiko? - disse con un ghigno afferrandola per i polsi, bloccandola col suo corpo.    - Smettila…mi fai male... Lasciami! - lo implorò lei.   
- Hai paura che possa ucciderti, vero? Beh, potrei farlo senza problemi, potrei spezzarti facilmente questo bellissimo esile e delicato collo, se solo io volessi- continuò a bassa voce afferrandole il collo, mentre leggeva il panico negli occhi della donna con aria soddisfatta.     
- Bastardo... Lasciami andare... Stai esagerando, adesso! - 
Le lasciò il collo, facendo poi scivolare la mano sul corpo, insinuandola sotto il vestito e iniziando a giocherellare col bordo dei suoi slip.   
- Che ti salta in mente? Il whiskey t'ha dato letteralmente alla testa-    
- No, Fujiko, sei tu che mi hai fatto perdere la testa. Sei bella... Hai un corpo da favola! Eh, si... l'hai fatta perdere a tutti e tre la testa, in particolare a Goemon, vero? Credi che non mi accorga di quello che c'è tra te e il samurai, dolcezza? -      
- Non devo rendere conto a nessuno di quello che faccio con Goemon... nè a Lupin nè tantomeno a te, maledetto! Non ho padroni, io... –
Jigen si strinse di più a lei facendosi spazio con la sua gamba tra quelle della donna che cercava in tutti i modi di respingerlo.           
- Hai un bel caratterino, Fujiko...sei la donna più bella...lussuriosa, sensuale, così perversa, dolce e puttana che io abbia mai conosciuto... Sei una spudorata provocatrice, tale da scatenare le fantasie erotiche più indicibili… Riesci a tenere gli uomini in pugno e ciò ti diverte, vero? -     
- Lasciami! Bastardo, lasciami subito! -  
Fujiko continuava in tutti i modi di liberarsi disperatamente dalla presa di Jigen, invano. Tuttavia, riuscì a liberare una mano graffiandolo sul volto, col risultato di farlo infuriare ancora di più.                   
- PUTTANA MALEDETTA!- gridò strattonandola per i polsi, trascinandola a forza. Le strappò il vestito di dosso, sbattendola poi sul divano per poi mettersi a cavalcioni su di lei e iniziò a slacciarsi la cintura dei pantaloni. Fujiko lo guardò sconvolta: non lo aveva mai visto così fuori di senno.   
- Che hai intenzione di fare? No…Tu sei pazzo! AIUTATEMI! Non voglio…mi fai male! AIUTO!-    
Era stravolto, totalmente fuori controllo, con un’espressione mista tra desiderio e ferocia, tale da non lasciarsi distogliere dalle grida disperate della donna che cercava in tutti i modi di respingerlo. Le teneva stretti i polsi con una mano, mentre con l'altra si diede da fare strappandole con rabbia gli slip e le fu sopra. Con un colpo di reni fu dentro di lei stringendo ancora di più la presa sui suoi polsi, iniziando a muoversi fino a che non la sentì cedere e arrendersi sotto il suo corpo. Aumentò il ritmo ed emise un gemito soffocato, mentre il suo respiro si faceva sempre più violento. Si lasciò andare sfinito su di lei allentando la presa ai polsi, guardandola negli occhi. Si sollevò da lei e si ricompose, guardando poi Fujiko, che si rannicchiò sul divano piangendo sconvolta mentre si massaggiava i polsi doloranti. Guardò gli indumenti strappati della donna sul pavimento, prese la sua giacca avvicinandosi a lei lentamente e la coprì guardandola negli occhi dispiaciuto, rendendosi conto di quello che aveva appena fatto, dopo aver notato i lividi violacei sui polsi della donna provocati dalla sua presa. 
- Mi… mi dispiace, io... non... - disse avvicinando la sua mano nel tentativo di accarezzarla.     
- Non toccarmi! Non azzardare a toccarmi!- disse lei di risposta ritraendosi, sentendosi profondamente umiliata, con le lacrime che le riempivano gli occhi, guardandolo piena di odio.    
- Sei un bastardo... un maledetto figlio di p… Mi hai trattata come una sgualdrina, perché è quello che hai sempre pensato di me. Mi hai voluto punire, vero? Devi ritenerti soddisfatto, immagino, per quello che mi hai fatto! Non avevi il diritto, sei un essere sadico, un uomo crudele e sadico, ecco quello che sei!-      
-Fujiko, mi dispiace... –
La donna scorse sul divano la sua 357 Magnum e senza esitare tirò giù il cane puntandogliela contro.   
- Io t'ammazzo... non provare ad avvicinarti!-     
- Avanti, fallo…me lo merito per quello che ho fatto. Su, sparami, coraggio, devi solo premere il grilletto! -      
- Ti odio, Jigen... Ti odio per quello che mi hai fatto!- disse lei stringendo la pistola nelle sue mani tremanti pronta a premere il grilletto.  
- Dai, Fujiko, cosa stai aspettando? Fallo, maledizione!- la donna rimase a guardarlo negli occhi, poi abbassò le mani mollando l'arma. Raccolse dal pavimento quel che restò del suo abito coprendosi e si allontanò piangendo. Jigen non disse nulla, rimase immobile guardandola andare via. Sorseggiò ancora del whiskey per poi scaraventare via con rabbia la bottiglia semi vuota. Si rimise seduto tenendosi la testa tra le mani, profondamente in colpa per come l'aveva trattata, ma soprattutto, per come l'aveva posseduta, durante quel rapporto violento anche se totalmente appagante, sentendosi un essere spregevole e ignobile.
 
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