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Autore: Angelauri    02/09/2014    13 recensioni
A Miami è una splendida giornata estiva. Fa molto caldo e il team Austin e Ally si deve riunire. Il programma sarebbe quello di andare in spiaggia dopo aver discusso del nuovo video di Austin. Ma purtroppo succede qualcosa di inaspettato che trasformerà una bella giornata di sole e divertimento in un incubo per Austin, Ally, Trish e Dez. Come reagiranno i nostri protagonisti?
Dal testo:
"Pensai che al mondo ci sono diversi tipi di persone.
I simili, che vivono cercandosi a vicenda.
Gli opposti, che si attraggono come calamite.
Le anime gemelle, che si trovano sempre, anche se lontane.
E, infine, le persone come me ed Ally, che si cercano, si attraggono e si trovano nello stesso momento. Che sono simili, ma che sono anche agli opposti.
Quelle persone che sono complementari, fondamentali, indispensabili l'uno per l'altra.
Che da sole sono forti, ma che insieme sono indistruttibili, eccezionali.
E non importava se Ally non mi amava come l'amavo io, perché noi due eravamo quell'ultimo genere di persone.
Ci appartenevamo e nessuno avrebbe mai potuto cambiare questo."
Spero di avervi incuriosito e che leggiate questa mia prima fanfiction :-D
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ally Dawson, Austin Moon, Dez, Trish
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Consigli tra amici

Ally

Mi svegliai di soprassalto, in preda al panico e con il fiato corto.
Altra notte, altro identico incubo.
Guardai la sveglia, appoggiata sul comodino vicino al mio letto, che segnava le otto meno cinque.
Anche se avevo dormito male, mi ero riposata per più di dieci ore.
Mi alzai e, con le gambe ancora tremanti, mi diressi in bagno. Mi sciacquai il viso e mi sistemai i capelli in una treccia piuttosto disordinata. Ancora in camicia da notte, mi diressi in cucina, dove mio padre stava già facendo colazione.

- Buongiorno papà. - dissi con la voce ancora impastata dal sonno, lasciandogli un veloce bacio sulla guancia.

- Buongiorno a te. - mi salutò lui - Come stai? -

- Meglio... - risposi poco convinta.

- Ho preparato dei pancakes, li vuoi? - chiese.

Non avevo neanche cenato la sera prima, ma non avevo per niente fame. Guardai il delizioso piatto che mi aspettava all'altro lato del tavolo e mi venne un leggero senso di nausea.
Mi sedetti su un'altra sedia vuota.

- No, grazie. -

- Allora, cosa vuoi per colazione? -

Abbassai lo sguardo, cercando di fargli capire che non volevo niente.

- Su, Ally. Qualcosa dovrai pur mangiare! - ribatté dolcemente lui.

- Magari tra un po'... Oggi apri il negozio? - domandai per cambiare discorso.

- Sì, alle 8:30, come sempre. Ma se vuoi, resto a casa con te... -

- No, non ti preoccupare. E poi, devo uscire con un amico... - dissi abbassando leggermente la voce.

- Ah, okay. - commentò lui guardando la sua tazza di caffè fumante quasi vuota - Non ti stancare troppo. -

- Sì papà, me lo hai già detto mille volte. - scherzai.

- È che ti voglio bene. - mi spiegò lui dolcemente.

Gli sorrisi e lui ricambiò il gesto. Poi si alzò e posò la tazza nel lavandino.

- Ora vado, ci sentiamo dopo. - aggiunse.

Mi salutò e si avviò verso la macchina. Quando sentii il rumore del motore che veniva acceso, mi alzai e bevvi solamente un bicchiere d'acqua : non sarei mai riuscita a mangiare e a evitare di rimettere la colazione.
Così, mi preparai per affrontare un nuovo dilemma : cosa avrei dovuto mettere per uscire con Elliot?
Decisi di mandare un messaggio a Trish.

Da Ally a Trish :
Aiuto! Non so cosa indossare... Per favore, dammi una mano!

Lei mi rispose pochi minuti dopo.

Da Trish a Ally :
Okay, dieci minuti e arrivo! Se non sono puntuale, rileggi il messaggio.

Sorrisi alla buffa risposta della mia amica e posai il telefono sul tavolo.
Venti minuti dopo, Trish (che indossava dei pantaloni neri e una maglietta leopardata) bussò alla porta ed io la feci entrare.

- Ally! Come va? - mi chiese raggiante, mentre mi dava un abbraccio veloce.

- Tutto okay. - dissi cercando di sembrare il più possibile tranquilla.

Ci dirigemmo in camera mia e Trish cominciò a rovistare nel mio armadio alla ricerca del completo perfetto per l'occasione. Ad un certo punto si fermò e cominciò a fissarmi.

- C'è qualcosa che non va? - domandai preoccupata.

- Cosa è successo, ieri sera, tra te ed Austin? - chiese dopo un lungo sospiro.

Sentii un forte peso cingermi il petto.

- Perché me lo chiedi? - risposi facendole un'altra domanda.

- Ecco, dopo averti accompagnato a casa, Austin è tornato in negozio per aiutarci, dato che se ne erano andati via tutti. Ma era davvero strano : non ha quasi spiccicato parola ed aveva in viso un'espressione tristissima... Sembrava davvero arrabbiato ed io e Dez eravamo piuttosto preoccupati. - mi spiegò Trish, serissima in volto - Tu ne sai qualcosa? -

Il senso di colpa iniziò a stritolarmi il cuore : come avevo fatto a trattarlo in quel modo?

- Hey? - mi richiamò alla realtà Trish.

Mi accorsi che stavo fissando senza motivo un punto indistinto del pavimento.

- Mi sono comportata malissimo con lui... - riuscì a commentare con un fil di voce.

Stavo cercando in tutti i modi di trattenere le lacrime ed era terribile.
Trish se ne accorse e mi abbracciò, lasciando cadere a terra un vestito bianco a righe blu.

- Oh Ally... - disse stringendomi.

- Lui è stato gentile con me, ma io ho agito senza pensare... - balbettai, mentre le lacrime cominciavano a scendere inesorabilmente sul mio volto.

- E poi lui ha sentito la nostra conversazione, ieri, e sembrava davvero ferito... Ma io non sapevo che dire e... La prima cosa che mi è venuta in mente è stato scappare... - aggiunsi lentamente.

Trish, intanto, rimaneva in silenzio, cercando di calmarmi e rincuorarmi.
Cominciava a mancarmi il fiato, perciò mi staccai dall'abbraccio ed andai ad aprire la finestra dall'altro della camera. Presi dal comodino il mio nuovo broncodilatatore (si usa quando si ha l'asma), che mi avevano dato in ospedale, e lo usai. Inspirai, trattenni l'aria nei polmoni per qualche secondo ed espirai. Quando il respiro si regolarizzò, posai di nuovo il broncodilatatore e mi andai a sedere sul bordo del letto accanto alla mia migliore amica, che mi strinse forte la mano.

- Avete parlato solo di quello? - chiese lei, con voce comprensiva.

- No... - ammisi sotto voce.

- E cos'altro vi siete detti? - continuò lei.

Ma io rimasi in silenzio, incapace di rispondere e sperando che Trish cambiasse discorso. Continuai a fissarmi i piedi per qualche secondo. Ero convinta che, se avessi parlato di quel che mi tormentava, nessuno mi avrebbe potuto mai capire.

- Cosa dovrei fare? - sussurrai.

- Ascoltami! - esclamò Trish, facendomi alzare lo sguardo - Quello che è stato fatto, ormai, è stato fatto! Non puoi cambiare il passato, puoi solo vivere il presente, attimo per attimo. Adesso ti devi preparare, okay? Dopo, quel che dovrà succedere, succederà! -
La sua voce era calma, ma risoluta, e mi infuse sicurezza.

- Hai ragione. - dissi asciugandomi le lacrime - Oggi si risolverà tutto! -

Anche se mi tremava leggermente la voce, sembravo piuttosto convinta di quel che dicevo.

- Brava Ally! - si congratulò lei - Ma adesso, torniamo alla ricerca del vestito perfetto! -

Sorrisi, armata di nuova speranza, mentre Trish ricominciava a mettere sottosopra il mio armadio.
 

Austin

Quella mattina mi svegliai di pessimo umore, dopo aver passato quasi tutta la notte a pensare all'appuntamento tra Elliot ed Ally. Erano circa le otto e mezzo, quando mi alzai per andare in cucina. I miei genitori erano già andati a lavoro (al “Regno dei Materassi”), perciò ero da solo in casa. Feci di fretta colazione e, dopo una breve doccia, mi vestii con una t-shirt azzurra, un paio di pantaloni blu scuro e le sneakers bianche. Non avevo niente da fare quella mattina (a parte impazzire nell'attesa di rivedere Ally), così mandai un messaggio al mio migliore amico.

Da Austin a Dez :
Ciao Dez. Che fai?

Da Dez a Austin :
Hey amico! Come butta?
Io sono in casa a giocare ai videogames! Ti va di venire e fare qualche partita con me?

Da Austin a Dez :
Certo! Arrivo subito.

Così, dopo essermi sistemato i capelli, uscii di casa e mi diressi da Dez, che abitava a pochi minuti da casa mia. Era una giornata piuttosto ventosa, infatti faceva meno caldo rispetto ai giorni precedenti, ma non c'erano nuvole. Il fruscio delle foglie mosse dal vento era sovrastato dal rumore delle onde che si infrangevano sugli scogli in lontananza. Per strada, le persone passeggiavano tranquille o andavano in giro in bicicletta, dirette molto probabilmente in spiaggia. Arrivai a destinazione, suonai il campanello e dopo qualche secondo, una chioma spettinata di capelli rossi venne ad aprirmi.

- Ciao Austin! -

- Hey Dez! -

Facemmo il nostro saluto speciale (“Come butta?”) ed entrai in casa sua. La casa di Dez comprendeva un piano terra, ben arredato e molto originale, e un seminterrato, che usavano soprattutto lui e suo padre. Scendemmo le scale e ci ritrovammo nella sala hobby. Davanti a noi troneggiavano due poltrone comodissime, un tavolo con sopra patatine e bibite, la console e un televisore gigante : quello era il “regno di Dez”.

- Sei da solo? - chiesi notando che nella dimora risuonava un insolito silenzio (la casa dei Wade era sempre rumorosa).

- Sì. Mia madre e mio padre sono in vacanza in Francia, mentre mia sorella Didi è con Chuck. - mi rispose mentre sceglieva un videogioco - Ti va di giocare a “Call of Duty 4”? -

- Certo! - risposi entusiasta.

Così, cominciammo la partita in modalità Sabotaggio (Al centro della mappa vi è una bomba che deve essere posizionata in territorio nemico; il primo che riesce a posizionare la bomba e a farla esplodere vince la partita).
 

Ally

- Questi sono perfetti! - esultò Trish mentre stringeva in mano due dei tanti vestiti che erano sparpagliati sul mio letto - Indossali e vediamo come ti stanno! -

- Agli ordini! - scherzai.

Entrai in bagno e mi vestii. Trish aveva scelto una gonna a ruota nera, che mi arrivava poco più su delle ginocchia, e una camicetta bianca in pizzo, con le maniche a tre quarti e il colletto nero(http://image.nanopress.it/r/FGD/static.pourfemme.it/pfmoda/fotogallery/hd/115417/look-bicolor-con-gonna-a-ruota.jpg - fate finta che non ci sia la modella nella foto). Quel completo me lo aveva regalato proprio lei, un anno fa.
Uscii dal bagno e, appena la mia amica mi vide, fece un verso di stupore.

- Wow Ally, stai benissimo! - esclamò sorridendo.

- Non credi che sia un po', come dire, eccessivo? - chiesi - Voglio dire, è solo un'uscita tra amici... -

- Macché! Anzi, abbinaci queste. - ribatté porgendomi un paio di stivaletti neri col tacco e una pochette bianca a tracolla, dove potevo posare il telefono e il broncodilatatore (che dovevo sempre portare con me).

Infilai le scarpe, presi la borsa e mi guardai al grande specchio che si trovava vicino all'armadio. Nella superficie di vetro si poteva vedere il riflesso di una ragazza identica a me, ma non riuscivo a credere di essere proprio io. La “ragazza dello specchio” era diversa, ma in senso buono.

- Allora? - domandò Trish in attesa della mia opinione.

- Penso che dovresti lavorare come stilista! - dissi sorridendole.

- In realtà, ho lavorato per mia cugina, che è una stilista, una volta... Ma dopo qualche ora, mi ha licenziato perché, secondo lei, abbinare il rosso e il verde su una modella è “un crimine contro la moda” - mi spiegò, imitando la voce stridula di sua cugina.

Scoppiammo a ridere.

- Come farei senza di te? Sei una delle poche persone che riesce a farmi sorridere nei momenti peggiori. - dissi sedendomi sul letto, accanto a una montagna di jeans e magliette che lei aveva ammucchiato lì sopra.

- Non lo so... Molto probabilmente, non riusciresti mai a vestirti così bene! - affermò sorridendo.

- Hey! - contestai fingendomi offesa.

Lei rise.

- Sto scherzando! - aggiunse - Su, sciogliti la treccia, così ti sistemo e ti trucco. -

Feci quello che mi aveva detto e lei cominciò ad arricciarmi i capelli.
 

Austin

- Nooo! - esclamai scattando in piedi, mentre Dez riusciva a vincere l'ennesima partita.

- Ho vinto! Ho vinto! - esultò invece lui.

Mi lasciai cadere sulla poltrona, senza delicatezza. Guardai l'orologio che avevo al polso : segnava le dieci meno un quarto.

- Amico, cosa ti succede? - chiese Dez guardandomi preoccupato - È già la terza volta che riesco a far esplodere la bomba nel tuo territorio e abbiamo fatto solo quattro partite : non è da te! -

Lo guardai : riusciva a capire che stavo male anche solo dal mio andamento in “Call of Duty 4”.

- Lo so... - dissi scoraggiato - È che non riesco a non pensare ad Ally e Elliot : lui ieri le ha chiesto di uscire e lei ha accettato... -

Dez mi guardava con espressione incredula.

- Non ci posso credere! - commentò.

Annuii distrattamente.

- Questa tua ansia però, può significare una cosa sola : a te piace ancora Ally!!! - continuò Dez sorridendo.

- Lo so... - risposi - L'ho capito quando l'ho vista cadere a terra, l'alto giorno, e ho pensato subito al peggio. Ne ho parlato anche con Trish in ospedale e... -

- Aspetta un attimo! - mi interruppe lui - Lo sapevi e l'hai detto a Trish e non a me? -

La sua espressione era leggermente delusa.

- Scusami, è che avevo davvero bisogno di dirlo subito a qualcuno... - mi giustificai.

- Okay. Comunque credo che siamo pari, dato che sono stato io ad invitare Elliot... - borbottò lui.

- Cosa? - dissi incredulo.

- È stato un incidente : pensavo di aver mandato il messaggio di invito a mia cugina, che è una tua grande fan e che si chiama Ellen, ma l'ho mandato a lui... - spiegò con un'espressione dispiaciuta.

- Va bene... Non ti preoccupare. - lo tranquillizzai.

Poi lui fece un sorriso a trentadue denti e corse su per le scale.

- Dez, ma dove vai!? - urlai per farmi sentire.

Lui non rispose, ma tornò qualche minuto dopo.

- Ta-daa! - esclamò indicandosi la maglietta.

Notai che sopra la t-shirt verde a pois, ne aveva indossata una viola con scritto “Team Ally” in arancione.

- Non ci posso credere... - riuscii a dire mentre soffocavo una risata.

- L'ho conservata per un'occasione speciale! E poi ne avevo fatte fare tantissime, che alla fine sono rimaste tutte a me... - si giustificò lui.

Ridemmo e ricominciammo a giocare ai videogiochi.

- Sai, dovresti parlare con Ally dei tuoi sentimenti. - commentò dopo un po' Dez.

- Il problema è che ieri sera sembrava arrabbiata con me... - dissi mentre riuscivo ad entrare nel territorio nemico nel videogioco.

- Come mai? È per questo che eri così giù di corda? - chiese.

- Già... Io volevo solo parlare con lei, ma non so cosa ho detto o fatto di sbagliato per farla arrabbiare... E tra meno di dieci minuti Ally ed Elliot usciranno insieme... - risposi tristemente.

- Mi dispiace amico... - mi consolò lui - No! No, aspetta! -

Ma ormai era troppo tardi per la squadra di Dez, ero riuscito a far esplodere la bomba nel loro rifugio.

- Ho vinto! - esultai.

- Siamo comunque 3 a 2 per me, quindi non cantare vittoria troppo presto! - ribatté lui.

Ridemmo e tornammo a giocare alla console.
 

Ally

Esattamente alle dieci meno cinque ero pronta : Trish mi aveva leggermente arricciato i capelli e mi aveva truccato con un velo di ombretto bianco, un filo di mascara e con del lucidalabbra rosa. Mi guardavo incredula allo specchio.

- Ti hanno già licenziato da “Beauty & Make Up”? - chiesi alla mia amica.

- No, perché? - ribatté confusa.

- Beh, allora dovresti andarci a lavorare : sei bravissima! - risposi convinta.

- Grazie Ally. - mi disse ridendo.

- Grazie a te, di tutto! - la ringraziai sorridendo.

Mi diede un'ultima sistemata e mi fece mettere la collana con scritto “Ally”.

- Sei perfetta! Ora vado, così quando arriva Elliot ci sei solo tu in casa. - mi comunicò - E mi raccomando, goditi quest'uscita e non pensare ad altro. Va bene? -

Annuii e la accompagnai alla porta, cercando di non cadere a causa dei tacchi. La salutai e la ringraziai di nuovo, per poi vederla allontanare in direzione di casa sua.
Mi sedetti sul divano, in attesa di Elliot. Guardavo in continuazione l'orologio appeso alla parete ed ogni minuto sembrava durare ore.
Poi, finalmente, suonarono il campanello. Aprii la porta d'ingresso e mi ritrovai davanti Elliot, vestito molto elegantemente con una camicia verde acqua, un paio di jeans e le converse blu.

- Wow Ally, sei favolosa! - esclamò appena mi vide.

- Grazie. - dissi mentre arrossivo leggermente - Anche tu stai molto bene. -

- Andiamo? - chiese poi con un sorriso smagliante.

- Certo. - accettai per poi chiudere la porta a chiave.

Elliot mi prese per mano e ci incamminammo verso una meta a me sconosciuta. Era molto gentile, è vero, ma tenere le nostre mani unite non mi dava una sensazione piacevole. Non so come spiegarmi... Quando era Austin a fare gesti così dolci, provavo un'emozione fortissima che mi faceva battere forte il cuore e che mi rendeva più sicura di me; ma in quel momento, con Elliot, mi sembrava tutto sbagliato : a volte mi pareva di stringere troppo la sua mano, altre volte era il contrario. Con Austin non mi preoccupavo per niente di queste cose.

- Dove andiamo? - domandai per pensare ad altro.

- È una sorpresa. - rispose lui.

Sorrisi, mentre una leggera folata di vento mi scompigliava i capelli. Il sole emanava un calore piacevole, al contrario dei giorni precedenti in cui era sempre rovente ed insopportabile. Mentre passeggiavamo, uno accanto all'altra, un noioso silenzio ci separava.

- Allora, ho sentito che hai superato la tua paura del palcoscenico... - cominciò Elliot per rompere quella strana atmosfera.

- Già, è stato fantastico riuscire a cantare davanti a così tanta gente. - raccontai, mentre la mia mente veniva affollata dai magnifici ricordi che avevano caratterizzato quella bellissima giornata.

- Sono davvero felice per te. - si congratulò lui - Comunque, siamo quasi arrivati. -

Mi guardai intorno : conoscevo già quel posto, ci ero stata tante volte, quando ero più piccola.
Pochi minuti dopo, ci ritrovammo davanti ad uno dei più famosi giardini botanici di Miami : una vera e propria oasi di natura tropicale.

- Non ci posso credere... - esclamai stupita.

- Sono contento che ti piaccia. - disse lui sorridendomi.

Così, dopo aver pagato il biglietto, entrammo in quel “piccolo angolo di paradiso” immerso nel verde della vegetazione tropicale e subtropicale. Dall'entrata, si poteva giungere in un immenso giardino che veniva usato, in estate, per fare i pic-nic all'ombra dei grandi alberi, i quali occupavano quasi tutta la superficie disponibile; poco più in su, seguendo un piccolo percorso immerso tra le piante, si poteva arrivare ad una magnifica serra che offriva un'impressionante collezione di piante rare, caratteristiche della zona tropicale.
Sempre mano nella mano, Elliot mi portò ad un piccolo bar che vendeva cibi e bibite rinfrescanti, dove comprammo due coni gelato (alla fragola per me e al pistacchio per lui). Mentre camminavamo e ci gustavamo il nostro gelato, le altre persone usufruivano di quel paesaggio naturale per dedicarsi alla fotografia, per divertirsi con i più piccoli e con i propri cani, per leggere un libro o dedicarsi all'arte in generale. Era un posto davvero speciale che, quel pomeriggio, ammiravo con gli occhi della bambina che ero anni prima.

- Sai, ho pensato che sicuramente ti avrebbe fatto piacere venire qui. - mi spiegò Elliot mentre passeggiavamo all'ombra delle chiome degli alberi, sul percorso in terra battuta che attraversava completamente la radura.

- Sì, io amo questo posto. - confermai.

- Lo so. Quando eravamo al campo estivo, me ne hai parlato tante volte e mi hai raccontato di quando ci venivi con tua nonna. - aggiunse.

- Già... Questo posto fa parte della mia infanzia. - conclusi.

Arrivammo in una zona del parco completamente attrezzata per i più piccoli, con tanto di scivoli e case sugli alberi (a prova di bambino), e per famiglie. C'erano tante panchine, tavoli in legno con sedie apposite e barbecue per le grigliate di gruppo.
Sarebbe stato l'appuntamento perfetto se al posto di Elliot ci fosse stato Austin. 
Già, Austin...
Sospirai silenziosamente ma cacciai via il pensiero. Poi Elliot mi condusse fino a un'altalena a due posti : ci sedemmo uno accanto all'altra e finimmo di gustarci il gelato.
Intanto lui parlava di quello che aveva passato negli ultimi giorni e di come era venuto a sapere che ero stata male (mia nonna ne aveva parlato a sua zia, che a sua volta l'aveva detto a lui). Io annuivo di tanto in tanto, cercando di seguire il più possibile il suo lungo e articolato discorso.
Dopo un po' ci alzammo e continuammo a camminare (sempre chiacchierando del più e del meno), fino a raggiungere ed oltrepassare la serra. Il percorso continuava per metri e metri, accanto ad un piccolo corso d'acqua. Il fiumiciattolo non attraversava il giardino vicino all'entrata, nasceva infatti da una sorgente artificiale dall'altra parte del parco e si divideva in due a metà del suo corso a causa di una serie di alberi. La maggior parte dell'acqua arrivava dentro la serra, dove irrigava le varie piante, mentre il resto terminava in un piccolo lago. Durante il suo percorso irregolare, c'era un punto in cui il silenzioso ruscello tagliava quasi perpendicolarmente il percorso terroso; in quel punto, si ergeva un piccolo ponte rosso che permetteva di proseguire il cammino, dato che il letto del fiume era troppo profondo per poter essere attraversato a piedi. Superammo anche il ponticello e arrivammo fino al piccolo lago infondo al parco : era davvero magnifico. Ci fermammo su una panchina, vicina ai margini del bacino, e restammo per un po' in silenzio ad osservare la luce del sole giocare con la piatta superficie d'acqua.

- Che spettacolo la natura... - commentò Elliot, che con gli occhi cercava di captare ogni minima increspatura del lago.

- Già. - concordai a bassa voce, con il timore di rovinare quell'incantevole paesaggio naturale.

- Devo dirti una cosa, Ally... - disse ad un certo punto lui.

Lo guardai negli occhi e vi notai un leggero nervosismo. Speravo vivamente che non mi dicesse qualcosa che avrebbe potuto complicare ulteriormente le cose.

- Ti ascolto. - lo incitai a parlare.

- La settimana scorsa mi hanno offerto una borsa di studio per una specializzazione in architettura, in un'università a Toronto. - mi comunicò.

Rimasi in silenzio per quasi un minuto, con lo sguardo perso nel vuoto, a pensare : Elliot si era spesso dedicato all'artigianato, ma la sua vera passione era sempre stata l'architettura. Al campo estivo mi raccontava sempre del suo sogno di diventare un famoso architetto e di progettare case degne delle fantasie delle menti più creative. E adesso, il ragazzo con cui avevo condiviso le avventure estive qualche anno prima, se ne sarebbe andato in Canada.

- Dovrei partire entro dopodomani per mettermi in pari con gli studi e prepararmi agli esami iniziali, senza distrazioni. - continuò enfatizzando l'ultima parola mentre mi fissava.

Io non ribattevo ancora, troppo impegnata a capire cosa stessi provando.
Tristezza, per non poterlo vedere più? Felicità, perché uno dei miei amici stava finalmente realizzando i suoi sogni? Sollievo, perché voleva solo darmi una bella notizia? O altro?
Mi concentrai su quell'ultima parola.

- Elliot, sono davvero felice per te. Ma non capisco... Io sono una distrazione? - chiesi confusa.

Lui abbassò lo sguardo per qualche secondo e quando tornò a guardarmi negli occhi, notai una punta di indecisione nel suo volto.

- Ally, io... Io sono innamorato di te. - balbettò mentre cominciava a notarsi sempre di più il suo nervosismo.

Ecco! Era proprio questo, quello che volevo assolutamente evitare.
 

Austin

- Che ne dici, andiamo un po' fuori? - propose Dez verso le undici.

Annuii. Così salimmo su per le scale, attraversammo un grande salone e, superata una grande porta di vetro, ci ritrovammo nel piccolo giardinetto sul retro della casa. Quando eravamo piccoli, venivamo sempre qui a giocare, perché il signor Wade ci aveva costruito una piccola casa sull'albero che si ergeva imponente nel mezzo del giardino. Il nostro “covo” però era andato distrutto durante una forte tempesta, quando avevamo circa dodici anni. Per noi era stata una tragedia, ma alla fine avevamo conservato la trave di legno portante come un trofeo.

- Secondo te cosa stanno facendo? - chiesi, per pensare ad altro.

Dez si girò verso di me, con un velo di nostalgia nello sguardo.

- Parli di Ally e Elliot? - disse.

Annuii di nuovo.

- Non ne ho la più pallida idea, amico. - concluse.

Beh, era normale che non lo sapesse...
In silenzio ci andammo a sedere sul dondolo di nonna Wade.

- Sai, io e Trish abbiamo avuto un'idea per il videoclip di “Steal your heart” ieri. - cominciò Dez.

- Davvero? - domandai.

- Sì, ne vogliamo parlare oggi pomeriggio a una riunione speciale del “Team Austin & Ally”. - aggiunse - Te lo volevamo accennare ieri sera, ma non eri dell'umore giusto. -

- Già... - commentai.

- Tu puoi venire, vero? -

- Sì, certo. - risposi.

Continuammo a chiacchierare per un po' e decidemmo che ci saremmo incontrati al Sonic Boom alle quattro. Dopodiché, salutai Dez e tornai a casa mia per pranzare con la mia famiglia.
 

Ally

- Ho capito che mi piacevi mentre ripensavo agli ultimi giorni che abbiamo passato insieme. Insomma, mi sono reso conto che provo qualcosa per te, qualcosa che non riesco a spiegare... - continuò lentamente Elliot.

Io ero senza parole : cosa avrei dovuto dire? Avevo paura che la verità l'avrebbe deluso troppo. L'istinto mi diceva di scappare via, ma decisi di non farlo : lui era stato coraggioso e probabilmente non era stato facile confessare i suoi sentimenti. E poi, una corsa sotto il sole, a quell'ora, avrebbe sicuramente peggiorato la mia salute.

- Ally, per favore parlami... Il tuo silenzio mi sta uccidendo. - disse soffocando una risata nervosa.

Era il momento, dovevo dirgli tutto.

- Ehm... Io... - iniziai cercando di essere il più gentile possibile - Elliot, io non provo più i tuoi stessi sentimenti, mi dispiace... -

Lui abbassò il capo, visibilmente triste. Mi sentivo davvero male, ma non potevo dirgli una bugia.

- Non ti preoccupare. - sussurrò lui - Un po' me lo aspettavo. -

Alzò il viso ed io lo guardai con sguardo confuso.

- Beh, ieri si vedeva da lontano un miglio che ti piace Austin... - mi spiegò con una punta di amarezza nella voce.

- Pff... Cooosa? A me non piace Austin! - ribattei con voce acuta.

Strano... Non stavo mentendo.

- Okay... - disse lui - Comunque, avevo bisogno di dirtelo. Sai, avevo il timore che, se non te l'avessi detto prima di partire, me ne sarei pentito e non sarei riuscito a studiare a causa di ciò. Almeno adesso so che, in ogni caso, io ci ho provato... -

Mi sorrise ed io ricambiai il gesto. Potevo capirlo : io ne avevo una montagna di rimorsi.

- Quindi, non sei arrabbiato? - chiesi.

- Non potrei mai, solo solo un po' triste. Però è come se mi fossi tolto un peso dal petto. - rispose, spostando lo sguardo sul lago.

Restammo ancora per un po' in un imbarazzante silenzio, poi ripercorremmo il percorso al contrario e ci incamminammo in direzione di casa mia. Camminavamo vicini, non più mano nella mano, mentre il sole splendeva alto nel cielo : era mezzogiorno meno venti. Eravamo distanti, ma più vicini di prima : la barriera di incomprensioni che ci aveva separato, stava lentamente crollando, mattone dopo mattone. In pochi minuti ci ritrovammo di nuovo davanti alla porta di casa mia.

- Sono stata bene oggi, grazie. - dissi timidamente.

- Anche io sono stato davvero bene con te. - affermò con un piccolo sorriso in volto - Me lo fai un favore? -

- Di cosa si tratta? - domandai.

- Dimmi che ci terremo in contatto, anche se sarò in Canada. Me lo puoi promettere? - la sua voce era dolce e sicura.

- Certo, te lo prometto. - risposi.

Poi mi abbracciò, con un po' di imbarazzo.

- Fai buon viaggio. - conclusi.

Mi sorrise e se ne andò via, mentre una leggera brezza gli scompigliava i capelli.
Rientrai in casa e, esausta a causa della lunga passeggiata, mi stesi sul divano. Non feci neanche in tempo a togliermi le scarpe, che il telefono squillò. Lo estrassi dalla pochette e aprii il messaggio che mi era appena arrivato.

Da Trish a Ally :
Hey Ally, come è andato l'appuntamento? Mi devi assolutamente raccontare tutti i dettagli!
Comunque, mi sono scordata di dirti che oggi pomeriggio alle quattro ci sarà una riunione speciale del “Team Austin & Ally”, al Sonic Boom. Puoi venire, vero?

Da Ally a Trish :
Certo, vi aspetterò lì.
Comunque l'appuntamento è stato... come dire... particolare. Te ne parlo dopo, promesso!

Da Trish a Ally :
Va bene, ma non farmi stare sulle spine!

Posai il telefono e andai in camera mia.
Mi sedetti sul letto, ancora ricoperto dai miei vestiti, e cominciai a pensare al pomeriggio che stava per arrivare : avrei rivisto Austin, dopo la “lite” di ieri. Non sapevo come si sarebbe comportato lui e neanche cosa avrei fatto io. Una cosa era certa : dovevo scusarmi... Speravo solo che lui mi capisse e non riprovasse a parlare del motivo che mi teneva sveglia la notte, perché non ero ancora pronta a confidarmi con qualcuno.
Avevo bisogno di tempo per riflettere, pensare, capire meglio quello che mi stava succedendo...
Mia mamma dice sempre che il tempo è una cosa difficile da trovare, rara e preziosa; che a volte, purtroppo, il tempo ti sfugge via dalle mani senza che tu te ne accorga, come foglie spinte dal vento. E quando il conto alla rovescia termina, quando il tempo che ti è stato concesso scade, ti rendi conto non puoi più rimediare, o agire. Ti accorgi, in ritardo, che il tempo è volato via in un battito di ciglia e ti penti di non aver sfruttato al meglio ogni momento. Allora capisci che non hai il potere di far girare al contrario le lancette dell'orologio; che non puoi tornare indietro, puoi solo andare avanti secondo dopo secondo, minuto dopo minuto, ora dopo ora... Per sempre, o almeno fino a quando ne hai la forza. E poi... Beh, poi è troppo tardi per tutto. Dovevo assolutamente sfruttare ogni secondo per pensare.
Dato che mancava ancora un po' alle quattro, mi sdraiai per riposare un po'. E anche se non sarei mai riuscita a dormire bene, avrei avuto la possibilità di ragionare nel confortevole silenzio di camera mia.
Mentre le palpebre si appesantivano, mi tornarono in mente le parole di Elliot : “Ieri si vedeva da lontano un miglio che ti piace Austin”. Possibile che, guardandomi, si notasse ciò? Ero stata bene con lui mentre ballavamo e, anche durante l'appuntamento di quella mattina, avevo pensato continuamente a lui... Ma noi eravamo solo amici, carissimi amici, niente di più (purtroppo).
Non potevo essere ancora innamorata di lui, era una storia chiusa, giusto? E poi avrei sicuramente rovinato tutto, anche se non volevo.
Cacciai via quei pensieri, perché non avevo più forze per ragionare.
Chiusi gli occhi e, nonostante non volessi, mi persi nel buio angosciante caratteristico dei miei incubi. Ma c'era qualcosa di strano in quell'oscurità, era... Come dire?
Diversa...

 

Angolo Autrice

Ciao a tutti cari lettori! Come state? Tra poco già ricomincia la scuola!
Comunque, eccomi di nuovo qui con l'ottavo capitolo della storia. Spero con tutto il cuore che vi piaccia!
Ringrazio di cuore tutti i lettori e coloro che recensiscono, le vostre opinioni sono davvero importanti per me! Voglio dire grazie anche a tutti quelli che hanno messo la storia nelle seguite \ ricordate \ preferite, sono contenta che la storia vi piaccia e il vostro supporto significa molto per me!
Come sempre, se vi va, potete dirmi cosa ne pensate o farmi correzioni o darmi consigli per migliorare nelle recensioni!
Baci 

   
 
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