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Autore: Neferikare    02/09/2014    3 recensioni
Dopo il Torneo Chojin Kid pensa di essere ufficialmente il campione dei campioni, di aver finalmente messo fine alla tirannia della dmp e di poter dichiarare finalmente una nuova era di pace e serenità.
Fino a quando i sovrani indiscussi della vecchia organizzazione nemica non ritornano con lo scopo di regolare i conti con la famiglia Muscle ed estinguere la loro stirpe una volta per tutte: le semifinali del Torneo si rifaranno e Kid dovrà soccombere, è questo l'ordine di Oregon e Cassandra, imperatori di un intero pianeta e genitori di Ricardo, unico erede al trono della dmp.
Il loro sarà uno scontro ben poco ad armi pari: da una parte la volontà di mettere a tacere i nemici della Muscle League con la forza della giustizia, dall'altra un potere immenso capace di spazzare via decenni di vittorie dei Kinniku in una manciata di secondi.
Che la guerra inizi.
Genere: Avventura, Azione, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Kid Muscle, Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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cap2 Dall'altra parte della nebulosa Jaqueline era appena arrivata con il suo jet privato alla spiaggia di Copacabana e, per sua sfortuna, aveva dovuto trascinarsi dietro anche suo fratello Ikimon; così, mentre lei era pronta a far vedere al mondo le sue forme strizzate in un bikini bianco ed oro, lui era lì a mostrare le proprie in quella sottospecie di slip troppo stretto.
Avrebbe voluto vomitare.
Senza guardarlo si sdraiò sotto i raggi cocenti del Sole e cercò di cancellare quanto appena visto, godendosi l'attesa: ordinò giusto qualche di drink e si dilettò per almeno mezz'ora a colpire con gli ombrellini di carta il fondo schiena dell'amato fratellino, ma poi si annoiò anche di quello che stava facendo; era incredibilmente stanca di passare le giornate senza sapere cosa fare, era così da quando era finito il Torneo Chojin, i giorni sembravano tutti ugualmente noiosi e simili.
Ikimon dopo essersi lamentato con la sorella era andato a prendere anche lui qualcosa da bere per mantenere idratata la pelle ma aveva lanciato un urlo di terrore che sembrava provenire da un animale agonizzante: -Vedo che la mia principessa si sta godendo la mancanza del sottoscritto, complimenti.- asserì una voce dietro di lei, ed era una voce che conosceva fin troppo bene.
Lasciò il mojito mezzo vuoto che cadde a terra e gli si lanciò fra le braccia: aveva aspettato quasi un mese, un dannato mese!
Ricardo indicò Ikimon abbastanza irritato dalla sua presenza:
-Ti sei trascinata dietro anche quello scherzo della natura a quanto vedo, devo davvero farlo entrare in casa mia o posso anche lasciarlo fuori?- chiese curioso;
Lei si mise a ridere -E' lui che mi paga la vacanza, quindi temo che dovrai sopportarlo, ma non vedo problemi nel lasciarlo in cantina: non lo voglio fra i piedi di giorno e non voglio sentirlo russare tutta la notte come, non so, una foca.-
-Una foca?- chiese confuso.
-Senti, il sole mi gioca brutti scherzi e non so cosa sto dicendo, magari se ce ne andassimo a casa potrei recuperare la ragione.
Forse se ci fosse anche un regalo farei più in fretta, con un regalo si intende... perchè mi aspettavo un regalo l'altro giorno... non che voglia davvero un regalo eh, però al mio compleanno, quando di solito si fanno i regal...- non fece in tempo a finire che venne zittita -Se la smetti di dire regalo potrei anche dartelo, il tuo... ok non farmelo dire ancora, ci siamo capiti lo stesso.- le disse mentre il suo sguardo parve illuminarsi.
Jaqueline chiamò il fratello e lo mandò a prendere le sue valigie: -Dammi dieci minuti e sono pronta, promesso!- continuò corendo a cambiarsi.
Sapeva già che come minimo avrebbe dovuto aspettare almeno altri trenta, quaranta minuti prima che fosse davvero pronta, le donne erano fatte così: ti dicono dieci minuti e tu sai perfettamente che dovrai aspettare, se ti va bene, il doppio del tempo, se non peggio.
Non che Ikimon impegasse meno tempo per mettersi a posto i capelli.

Come previsto avevano impiegato un'ora fra preparativi e viaggio, ma almeno erano arrivati alla villa che si stagliava sulle colline di Rio dove un tempo si trovavano le distese di favelas, e non era nemeno la casa ufficiale dato che quella se ne stava nel folto della foresta Amazzonica insieme alla sede operativa della dmp: appena Jaqueline mise piede nella proprietà venne accolta da quello che definiva "un morbido batuffolo di pelo assassino" perchè trovava troppo difficoltoso chiamarlo giaguaro: Noir le saltò al collo facendola cadere ed iniziò a farle le feste come se fosse davvero solo un gatto troppo cresciuto, con qualche quintale in più, e come se non bastasse anche Nala, la femmina alfa a capo del branco, si unì al comitato di benvenuto; si era presa un colpo la prima volta, dato che per poco non era finita sbranata, ma d'altonde Ricardo li considerava come cani da guardia, anche se erano gatti.
Finiti i festeggiamenti da parte degli animali riuscì finalmente a sdraiarsi sul primo divano che trovò in casa, ma subito una busta rossa con un fiocco argento ed il suo nome scritto sopra appoggiata sul grande tavolo al centro della stanza attirò la sua attenzione: era per forza il suo regalo, doveva esserlo, così controllò che nessuno fosse in girò ed allungò furtivamente la mano, se non fosse che anche Ikimon era nella stanza -Cosa staresti facendo?- le chiese cogliendola sul fatto e strappandole il pacchetto di mano ed iniziando a studiarlo per capire cosa potesse essere: -Dammelo, brutto idiota! E' mio, mio!- urlò lei sbracciandosi come un'isterica, ma evidentemente non era abbastanza alta per riuscire ad afferrarlo, così si diede alle minacce -Ridammelo o giuro che ti faccio tagliare i fondi per la Muscle League!- disse convinta.
Lui si fermò subito e le diede immediatamente la busta, che la ragazza strinse vicina a sè: bastava parlare di denaro ed Ikimon aveva una sorta di blocco mentale, soprattutto se rischiava di perderlo.
Controllò che non ci fosse nulla di rotto, ma appena provò ad aprirlo Ricardo glielo tolse di mano: -Non sei stata autorizzata ad aprirlo, quindi penso che lo dovrò tenere da parte ancora un po' che ne dici?- si intromise giusto per farla arrabbiare, era troppo adorabile quando faceva la pazza nevrotica, aveva un non so che di attraente
-Ehm, le minacce del taglio dei fondi non funzionano... quindi...- disse lei pensierosa -Quindi posso tranquillamente chiamare tua madre e chiederle che tu ci accompagni a fare shopping, va bene tesoruccio?- domandò sapendo già la risposta;
-Sei irrecuperabile e crudele fino al midollo: aprilo e non provare a chiamarla, potrei non essere responsabile delle mie azioni in quel caso.- asserì sospirando e dandole il pacchetto fra le sue grida di gioia.
Non appena aprì la busta rossa vide un cofanetto bianco che si affrettò a torturare al fine di aprirlo, anche se impiegò dieci minuti solo per capire da dove si aprisse da quanto era intrecciato il nastro verde smeraldo che lo teneva chiuso: non sapeva cosa dire, non di fronte ad un anello.
Era l'ultima cosa che si sarebbe aspettata, dopo tutto erano passati solo pochi mesi.
Lo prese ed iniziò a studiarlo attentamente: al centro l'acquamarina a forma di goccia sembrava perdersi fra i quattro diamanti posizionati ai lati della gemma in una forma che ricordava vagamente un rombo, il tutto perfettamente intonato all'oro bianco di cui era fatto l'anello.
Stette in silenzio qualche minuto per cercare di trovare qualcosa da dire:
-La cosa si fa seria a quanto pare... ne sei sicuro?- chiese senza nascondere un minimo di preoccupazione; Ricardo era tutto tranne che uno che si preoccupava seriamente delle conseguenze, anche perchè ora come ora delle suddette conseguenze gli importava ben poco: -Le cose sono serie da tre mesi, almeno per quanto mi riguarda: ora devi dirmi se per te è lo stesso, nient'altro.- rispose senza mostrare troppo che pensava alla sua reazione da un mese e che sapeva perfettamente che se avesse voluto rifiutare lo avrebbe fatto senza troppi problemi, non era una ragazza che si faceva scrupoli prima di mandarti a quel paese.
Jaqueline non era una sentimentalista, ma gli si fiondò al collo con le lacrime agli occhi: -E me lo chiedi anche? Certo che è lo stesso, lo è sempre stato: a dire la verità ci speravo in un anellino, giusto per vantarmi con quelle... non trovo la parola giusta, mmm... sguattere ecco, della Muscle League- continuò ridendo
-Da adesso potrò andare in giro e vantarmi di essere ufficialmente fuori dal mercato dei single, ho già in mente parecchie persone che ci rimarranno male, ma non me ne frega proprio niente, n-i-e-n-t-e!- disse con una risatina sfacciata mettendosi a giocare con la catena che ricadeva sulla spalla dell'altro.
Non era nemmeno passato mezzo minuto che lo schermo principale che si tovava nel salotto iniziò ad indicare una chiamata persa: -Tuo padre?- domandò Jaqueline vedendo che sembrava piuttosto nervoso -Chi vuoi che sia a quest'ora?- rispose freddo per poi avviare la chiamata.
Ecco appunto, "suo padre".
Quello che dopo due decenni si faceva vivo e ti diceva apertamente "Ehi figliolo ma quanto tempo! Senti non ho tempo da perdere, torna sul tuo pianeta e prepariamo la vendetta sui Muscle."
Più che istinto paterno il suo era un istinto omicida, non c'era molto da aggiungere, oltre al fatto che fosse chiaramente psicopatico.
Eppure era addirittura riuscito a perdonare ad entrambi quegli anni, proprio lui, quello che non accettava scuse da niente e nessuno, aveva perdonato quelli che aveva inziato a chiamare genitori appena qualche settimana prima, se genitori potevano definirsi quelli che abbandonava il loro unico figlio proprio destino fregandosene altamente della sua vita.
Ma il problema non era quello, ma il fatto che si fosse già affezionato a quei due.

Nel grande salone del castello dei Muscle ormai i sovrani dei due pianeti si trovavano l'uno di frotne all'altro, tanto per discutere quella trattativa che King aspettava da una vita: il re non poteva nascondere di essere parecchio preoccupato, soprattutto quando si doveva avere a che fare con uno come Oregon, noto per non pensare troppo prima di passare dalle parole ai fatti; ma soprattutto non si spiegava il motivo per cui era ancora in una forma intermedia fra quella originale e quella che utilizzava fuori dal suo pianeta, forse lo faceva solo per ricordargli che era così che lo aveva sconfitto anni ed anni prima e che poteva farlo ancora senza grossi problemi.
Era furioso, lo si vedeva perfettamente da come faceva ondeggiare la coda nervosamente, che tra l'altro stava lentamente graffiando con le grosse spine caudali il pavimento, e dal modo in cui teneva le ali chiuse sulla schiena: avrebbe anche potuto saltargli addosso e sgozzarlo in meno di qualche secondo se avesse voluto, era certo che quelle zanne avessero tagliato più teste di quante ne potesse immaginare.
Dopo tutto era anatomicamente nato per uccidere.
Cassandra invece sembrava calma, anche troppo: -Allora King caro, cosa volevi chiederci?- disse lei per rompere il ghiaccio; il sovrano la guardò abbastanza preoccupato -Beh... volevo chiedere se la dmp, da come è andato il Torneo Chojin, fosse, come dire, pronta alla...resa.- azzardò mentre un brivido gli percorreva la schiena.
Oregon non poteva, non voleva pensare di aver sentito quelle parole che continuavano a girargli per la testa:.
"Da come è andato il Torneo Chojin volevo sapere se la dmp era pronta alla resa."

La resa? Lui? Ma parlava sul serio?
Come si permetteva di dire una cosa simile?
Aveva dimostrato il suo disappunto piuttosto in fretta: -Chi diavolo ti credi di essere, lurido verme schifoso! Chi sei tu per dirmi cosa devo fare?
Dimmelo, idiota che non sei altro!- gli ringhiò contro nel senso letterale della parola, ma King non voleva perdere il confronto, non quel giorno
-Chi sono? Sono il padre di Kid Muscle, quello che ha conciato per le feste quel fallito di tuo figlio, ecco chi sono!- continuò sentendosi al di sopra delle capacità dell'altro, sapeva di aver toccato un punto delicato.
Fin troppo.
Avrebbe dovuto prevederlo ed avrebbe dovuto stare zitto: non gli ci volle molto per passare nella sua forma più potente, quella con cui lo aveva già distrutto una volta, infatti gli fu addosso in un paio di secondi e riuscì ad immobilizzarlo a terra, fra il sorriso compiaciuto di Cassandra e quello pieno di preoccupazione di Belinda; lasciò che gli artigli anteriori penetrassero nella carne fino a sfiorare la cassa toracica e che quelli posteriori scavassero dei profondi solchi nel marmo bianco della pavimentazione, non lo avrebbe lasciato andare fino a quando non avrebbe implorato pietà.
L'altro realizzò che, anche se si fosse liberato dalla presa degli artigli di Oregon, avrebbe dovuto vedersela con la gabbia di spine che fra coda ed ali si incastrava perfettamente per non permettergli la fuga: la prima continuava a muoversi pericolosamente rischiando di tranciare qualcosa, o qualcuno, le seconde invece erano completamente spalancate ed i sottili artigli che si diramavano dalle ossa che costituivano lo scheletro vero e proprio dell'ala erano abbastanza lunghi ed affilati per penetrare anch'essi a terra.
Aveva tutte le vie di fuga bloccate, non gli restava che chiedergli civilmente di lasciarlo andare: -Su Oregon non prenderla sul personale... lo sai che non mi permetterei mai di dire una cosa simile.- cercò di convincerlo rimediando solo la consapevolezza che le zanne gli stavano seriamente sfiorando la gola
-Oh King, ma davvero non volevi dire quello che hai detto?- rispose l'altro lasciando che una goccia di sangue cadesse a terra -Pensa un po', nemmeno io dicevo sul serio quando ti dissi che ero pronto a scendere a trattative, guarda com'è divertente il caso.- continuò  aumentando la pressione sulla gola per trovare la carotide -Azzardati a nominare mio figlio, provaci una sola volta, una solamente, ed io verrò a cercarti personalmente: non importa dove ti nasconderai, cosa farai, quante scuse ti inventerai, ti troverò e ti aprirò in due davanti a quell'imbranato di tuo figlio ed a quella poco di buono di tua moglie, contaci pure.- spiegò lasciando la presa -Quasi dimenticavo: indovina un po' chi sta portando proprio ora una certa cauzione nelle carceri del tuo misero pianeta? Qualcosa mi dice che tra qualche ora sarete in grossi guai.- terminò alzandosi sulle zampe posteriori ed aspettando che Cassandra lo raggiungesse.
King aveva gli occhi sbarrati: -Tu non sai cosa stai facendo!- gli urlò contro -Scatenerai una guerra Oregon, non puoi permetterti di liberare ciò che noi abbiamo faticato a catturare!- disse sapendo che non poteva fare più nulla.
L'altro lo guardò ridendo. -Ti sbagli King, io posso fare tutto: salutami tuo figlio e digli che sarà il prossimo se non starà al suo posto.- concluse uscendo dalla porta principale e lasciando i sovrani allibiti.
Nessuno dei due sapeva cosa fare; avevano appena perso tutte le battaglie di una vita: la guerra era sul punto di iniziare, di quello ne erano sicuri.


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Angolo dell'autrice

Ecco a voi il secondo capitolo :D
Che dovrei dire? Sono soddisfatta di come è venuto, spero possiate esserlo anche voi :3
Stavolta le cose si mettono male per King e famiglia, soprattutto perchè hanno a che fare con nemici peggiori di quanto potessero immaginare: oregon è dannatamente spietato, per questo lo adoro xD
Tralasciando la crudeltà di quella sottospecie di lcuertola, Jaqueline è così tenera e coccolosa (?), lei voleva un regalo, ma non è che pretendesse un regal... ok basta, anche Ricardo si è stancato di sentirla :3
Leggete, ridete, annoiatevi, appassionatevi, fidanzatevi, lasciate una recensione, fate quello che volete :D
Vi allego una foto dell'anello di Jaqueline, preso dalla collezione della marca "Comete Gioielli":
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