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Autore: Jess_Giu    02/09/2014    1 recensioni
Due ragazzi, due destini intrecciati nella grande Venezia, dai canali misteriosi e le piazze luminosi.
Tra una piroetta, misteri da svelare e una sorella da ritrovare...
Per non parlare del Segreto dei Custodi da tramandare...
"Non aveva più una casa cui tornare, una famiglia da abbracciare e una città in cui rifugiarsi,
ma solo un miraggio da seguire, senza nessuna pretesa, senza neppure molta speranza. Non
era nato per inseguire i sogni, ma per custodirli, con tutto il loro sapere. Era questa la verità
che si doveva portare dentro giorno dopo giorno. E quella ragazzina ora glielo aveva rinfacciato,
senza neppure saperlo. Gli aveva appena detto l'unica frase che aveva aspettato per tanti anni,
per così tanto che temeva non sarebbe mai arrivata.
Ma, come sempre, le cose stavano per prendere una piega inaspettata.
Levò lo sguardo verso le luci traballanti che cingevano tutta la Piazza di San Marco e che
improvvisamente si stavano spegnendo a una a una. Tornò a guardare la ragazzina dagli occhi
chiari sgranati rivolte tutto in torno, che si spostavano da una luce morente a un'altra.
-Stanno arrivando - si limitò a dire il ragazzo dagli occhi bui, serrando la mascella -Vattene.- "
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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 PROLOGO
 
 

-Perdite e Abbandoni...    
 
 

 



Il buio era denso in quella cameretta rivolta a Nord, dalle tende tirate che però lasciavano
comunque entrare uno spiraglio di luce dei lampioni fuori, perennemente accesi. Le luci esterne
disegnavano un gioco di chiari e scuri sul soffitto e sulle pareti blu della sua camera e al bambino
sdraiato sotto le sue calde coperte piacevano. Le ombre che inseguivano la luce, erano dei
cacciatori interessanti, abili a tal punto da essere sempre attaccati alla loro preda, ma mai
abbastanza forti da sorpassarla e catturarla definitivamente.  Suo padre gli aveva spiegato che tra
le Ombre e le Luci in realtà c’erano delle sottili linee tessute nel tempo e che da sempre, sin
dall’antichità, c’erano queste linee a dividere uomini e donne che rappresentavano questi due
schieramenti.
E gli aveva pure detto che quelle linee erano anche loro persone, persone molto speciali.
E che quelle persone molto speciali avevano da sempre fatto parte anche della loro famiglia.
Erano persone rare, creature che condensavano in loro quella linea ed erano essenziali per
mantenere il Segreto.
Il bambino si portò una mano davanti alla faccia e si lasciò andare a un piccolo sbadiglio, per poi
stropicciarsi gli occhi. Quella sera era molto tardi, il vecchio orologio a pendolo nel corridoio
aveva appena rintoccato la mezzanotte eppure i suoi occhi non avevano alcuna intenzione di
chiudersi, era come se stesse aspettando qualcosa. Le ombre improvvisamente si allargarono in
modo innaturale, mentre le macchie di luce facevano lo stesso e la linea sottile che li divideva
scomparve, lasciando spazio solo a un buio pesante che fece scattare in piedi  il bambino.  
C’era qualcosa che non andava, lo sentiva nel petto, come un peso che stava piano piano
aumentando e gli schiacciava il cuore, lasciandolo senza parole e con un espressione sofferente e
confusa.
Si liberò dalle coperte e lasciò perdere le pantofole, facendo scontrare i suoi piedini da bambino di
appena sei anni con le fredde piastrelle color pastello della sua stanza. Si spostò un ciuffo di capelli
scuri dalla fronte e avanzò rapidamente verso la soglia della sua stanza, chiedendosi che
cosa avesse, perché si sentisse improvvisamente così…
Attraversò il corridoio buio senza però aver paura di sbattere da qualche parte era conscio di
conoscere la propria casa a memoria e poi lui…lui improvvisamente si accorse di riuscire a
vedere al buio, come se non fosse un ostacolo ma solo una tonalità più bassa della luce a cui si
era ormai abituato. Un brivido gli percosse la sua fragile spina dorsale, troppo lunga per la sua
tenera età, mentre si avvicinava alla stanza padronale dove dormivano i suoi genitori.
Decisamente c’era qualcosa che non andava.
La porta di legno pesante e ornata di bassirilievi era socchiusa, una debole luce di una abatjour
illuminava come una pallida pozza d’acqua il tappeto che rivestiva il corridoio, ma ai suoi occhi
quella luce era improvvisamente più intensa.  Come se stesse diventando più sensibile.
Appoggiò una mano alla porta e la scostò ancora di più, per osservare la grande stanza dalle pareti
chiare e il soffitto a volta, che ospitava il grande letto matrimoniale dei suoi genitori  dalle
lenzuola stropicciate, e scoprire che fosse vuota. La lampada era stata accesa, e poi abbandonata
frettolosamente, anche i suoi genitori non avevano preso le pantofole, ma suo padre aveva raccolto
il proprio libro, quello che teneva sempre dentro al cassetto vicino alla sua parte di letto e il cui
contenuto era riverso tutto a terra a parte per il suddetto libro, non ne vedeva la copertina di
velluto, metà blu e metà violetta.
Il piccolo, rimase stupito da quel disordine, inusuale per lo standard del proprio genitore.
Poi sentii un urlo.
Non seppe che cosa successe esattamente da quel momento in poi, si ricordò solo di essersi
messo a correre, lungo il corridoio, giù dalle scale, inciampando nel pigiama troppo lungo, per poi
rialzarsi e fermarsi con il fiato in gola davanti al salotto dove si affacciava la porta d’ingresso.
Quel salotto caldo, dalle pareti antiche coperte da quadri e arazzi, scaffali colmi di libri e le piante
che sua madre curava e infilava in ogni nicchia per dare colore con i loro fiori durante la bella
stagione, in quel momento gli sembrò la stanza più fredda del mondo.
C’erano  due figure che fronteggiavano i suoi genitori e che in quel momento gli davano le spalle,
entrambe avevano lunghi capelli che ricadevano sulle loro spalle e inizialmente pensò che fossero
due donne, ma poi la voce che udì fu quella di un uomo.
-Inutile negare l’evidenza, sappiamo tutti chi siete e, soprattutto, che cosa siete. Il tempo delle
chiacchiere è finito, dovette ammettere le vostre colpe e poi andare in pace.- era una voce fredda,
dal tono tagliente.
-State facendo uno sbaglio.- ribatté in tono severo suo padre, sistemandosi indietro i capelli scuri
tanto simili a quelli del figlio, mentre con un braccio ferito portava la mogli dietro di sé –Dovreste
saperlo, noi siamo i buoni e se abbiamo colpe sono quelle che hanno  tutti.-
-Le vostre colpe sono cento volte peggiori, perché voi sapete, siete nati sapendo…- aggiunse una
seconda voce, mentre entrambe le figure alzavano le mani che avevano all’esterno –E voi dovrete
morire sapendo.-
-Ce ne sono altri come noi, la nostra morte non ci eliminerà.- disse fiero suo padre, mentre sua
madre, piangeva, aggrappandosi alle sue spalle forti.
-No, gli altri sono tutti morti. Siete gli ultimi.- scosse la testa una delle due figure, staccandosi
dall’altra ed estraendo una lama dal nulla, come se gli si fosse solidificata dalla propria ombra.
-Non è possibile…- fremette sua madre, guardando il volto sconvolto di suo marito.
Uno scatto luminoso e uno di tenebre, congiunti nello stesso momento e le due figure scomparvero
formandone una sola, un mostro. Il bambino urlò a quella vista mentre quell’essere si abbatteva
verso la gol di suo padre e sua madre finiva a terra, spinta dall’uomo che amava e che aveva
cercato di salvarla.
Gli occhi azzurri di sua madre cercarono quelli del bambino, terrorizzati, mentre suo padre gli
gridava di scappare e andarsene da lì al più presto, ripetendo :-Andate alla cantina, correte!
Sua madre lo afferrò per un braccio, sollevandolo, ma fu colpita da qualcosa, qualcosa di lungo e
doloroso, una specie di frusta che le strappò il retro della camicia da notte. Il piccolo urlò di
nuovo, mentre suo padre si rialzava a fatica e si gettava un’altra volta tra la moglie e la bestia
dalle sembianze umane.
Sua madre  lo afferrò, facendogli scudo con il suo corpo una volta che suo padre non fu altro che
un corpo senza vita con il sangue che impregnava il tappeto e fuoriusciva da ogni punto della sua
pelle. Il piccolo spalancò gli occhi, incapace di chiuderli, sapendo di non poter perdersi la fine
delle loro vite e dell’orrore che c’era nelle iridi di quella creatura a metà.
Un rumore disordinato di vetri infranti irruppe in quel momento nel salotto mentre qualcuno
rotolava per terra e scattava in piedi di fronte a loro, frapponendosi fra la morte e la loro vita,
proprio mentre sua madre gridava il suo nome:
-HELIOS!
E fu in quella notte che si abituò al peso che aveva dentro, quel peso che non era dovuto a una
cattiva sensazione o a una cena troppo pesante.  No, niente del genere.
Quel peso che sempre si sarebbe portato dietro era il peso della conoscenza, del sapere, quella
condanna o dono che poteva essere, che aveva portato alla morte suo padre e che in quel momento
gli aveva rivelato il nome di quella linea tra Ombre e Luci.

Il suo nome.
 
 







******************************************************************************









 
Il livello dell’acqua era salito notevolmente dopo una settimana di  continue piogge e i canali di
Venezia erano a dir poco pieni, l’acqua si riversava ovunque, con la sua forza e una velocità tale
che persino lui che vi viveva ormai da anni e vi era pure nato tra quei canali ne era rimasto
sorpreso.
Stavano per arrivare grandi novità  nella sua bella e trascurata Venezia.
Lo capì ancora prima che suonassero al suo campanello, quella notte.
Posò il vecchio libro sgualcito, dalle pagine gialle e dall’odore di vecchio, una delle prime edizioni
in lingua originale di Don Chisciotte e aspettò che la sua governante andasse ad aprire, sbirciando
dalla finestra la figura che entrava rapida, chiudendo l’ombrello e ringraziando la donna tonda che
gli aveva appena aperto.
L’uomo seduto sulla sua vecchia poltrona di velluto rossa, si portò di nuovo la pipa alla bocca,
sbuffando una nuvoletta di fumo blu, mentre sentiva le scale scricchiolare al passaggio della
governante e del nuovo venuto.  Si chiese chi fosse venuto a disturbarlo proprio in quel momento,
mentre si rigirava una piuma tra le dita lunghe e affusolate. Si pettinò i capelli brizzolati sulle
tempie e arricciò un baffo co delicatezza.
Quando bussarono alla sua porta si lasciò sfuggire un “Avanti” accennato con una sbuffata di
fumo azzurrino che ormai aveva impregnato tutto il suo studio ricolmo di cartacce impolverate e
tomi dall’aspetto spettrale e antico.
La governante lasciò entrare lo straniero e se ne andò subito dopo, senza dire niente, aspettando
fuori una richiesta dal suo superiore. L’uomo che si trovò di fronte il vecchio Vincenzo lo
conosceva bene, ma non sapeva cosa stesse stringendo al petto, sotto al cappotto rigonfio.
-Lieto di vederti, mio caro…- sorrise il vecchio, passandosi una mano sulla barba e osservando il
suo ospite con interesse. Era da molto che non lo vedeva, ma lo trovava incredibilmente cresciuto,
certo che l’ultima volta che lo aveva visto frequentava il collegio, ma ne rimase lo stesso stupito.
-Mi piacerebbe che il nostro ricongiungimento non fosse avvenuto in queste circostanze, ma non ho
molto tempo…- ribatté lui, in tutta fretta, sospirando e massaggiandosi la tempia destra con una
mano.
-Dov’è Sofia?- chiese improvvisamente Vincenzo, per poi notare un movimento sospetto di nuovo
sotto al giaccone dell’uomo di fronte a lui.
Lui scosse la testa e sospirò:-Ti devo chiedere un favore…
-Cosa?
L’uomo aprì lentamente la giacca e mostrò un fagotto da cui dopo poco spuntò una piccola mano
rosea, che lasciò basito il vecchio, mentre due occhioni azzurri lo fissavano, ridendo.
-Una bambina…- borbottò, spalancando gli occhi.
-Ti prego, Vincenzo. Dovresti tenerla.- mormorò di nuovo l’uomo, sforzandosi di fissarlo negli
occhi senza emozione  -Lei è…Dafne.
-Io…io cosa?!- esclamò quest’ultimo strabuzzando gli occhi.
 
 
 
 
 
 
 
 



 
Passarono quasi quindici anno da quella notte.
Da quella notte il destino di quei due bambini cambiò e crebbe con loro, in città diverse,
con persone diverse, ma destinato ad intrecciarsi, a portarli uno verso l’altro…

 
 
 




















Angolo Autrici: Ciao a tutti! Questa è la nostra prima storia in questa categoria!
                        Speriamo che vi piaccia... Se vi interessa lasciate un commento
                        ci farebbe molto piacere!
                        Grazie per aver letto fino a qui!
                        Un abbraccio 
                        Jess e Giu ;)






Helios:


Dafne:
   
 
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