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Autore: Wild imagination    02/09/2014    8 recensioni
Prendete un liceo qualsiasi a Lima, Ohio. Magari il McKinley.
Adesso trasformatelo in un istituto per ragazzi con... capacità particolari.
Considerate una scuola privata gemellata (perchè no, magari la Dalton) i cui studenti sono cordialmente invitati a trascorrere un anno insieme al nostro Glee Club, che è un po' diverso dal solito.
Aggiungete delle sfide per rendere il tutto più emozionante, una convivenza forzata, e un Kurt che proprio non sopporta Blaine, ricambiato.
Un anno scolastico non vi sarà mai sembrato così interessante.
Genere: Angst, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-Note iniziali dell'autrice-
A quanto pare, i problemi con la connessione non sono finiti. 'Non mi funziona internet' è diventato il tema della mia estate, direi... Comunque, grazie, grazie, GRAZIE a chi legge, recensisce, continua a mettere fra le preferite e le seguite <3





Dubbi amletici

Kurt era davanti allo specchio, intento a fissare il ciuffo con una quantità industriale di lacca, quando sentì il rumore delle chiavi infilate nella toppa. Si precipitò in camera quasi senza rendersene conto, rimanendo fermo davanti al proprio letto, fremente di attesa.
Ma ti vuoi dare una calmata?!
Blaine attraversò la porta trascinandosi dietro la valigia, fermandosi con un'espressione indecifrabile a un metro e mezzo dal castano. Si fissarono negli occhi per istanti che parvero infiniti, mentre Kurt provava un centinaio di emozioni tutte insieme, una più confusa dell'altra. Per un attimo aveva avvertito il bisogno di saltargli al collo ed abbracciarlo, ma era riuscito a fermarsi appena in tempo.
Gli era mancato, nonostante faticasse ad ammetterlo persino a se stesso.
Si era sentito solo, in quei dieci giorni, più di quanto gli fosse mai successo negli ultimi anni. Non riusciva a spiegarsi quella sensazione di vuoto che aveva sentito vicino al cuore; quella sensazione di vago malessere che si era dissolta pochi secondi prima, quando Anderson aveva fatto il suo ingresso nella camera.
Kurt si schiarì la gola, continuando ad affondare in quegli occhi color nocciola. "Ciao"
Complimenti, Kurt. L'inizio di una conversazione fra premi nobel, proprio.
"Ciao" gli rispose il riccio, con un filo di voce.
"Sei tornato." constatò Hummel, con poca fantasia.
"Sono tornato" affermò l'altro, con un sospiro. 
Il manipolatore si sentiva attratto da lui come non gli era mai successo prima. Continuava a sentire il bisogno di abbracciarlo, di sentire quel profumo che lo aveva cullato verso l'incoscienza in quegli ultimi giorni. Voleva sentirsi protetto come era successo la notte precedente.
Ma cosa mi viene in mente?! Noi siamo solo amici... Anzi, non so neanche se possiamo definirci "amici".
Controllò l'orologio, e sobbalzò. "Scusa, ma... devo andare." borbottò confusamente, afferrando il cappotto dal letto.
"Ah, dove vai?" chiese il riccio di getto, mordendosi il labbro.
"Esco con... una persona." rispose Kurt velocemente, senza avere il coraggio di guardarlo in faccia. Chiuse la porta dietro di sé e vi si appoggiò con la schiena, sospirando. Si passò una mano fra i capelli:
Cosa diamine mi sta succedendo?

Si riprese dopo qualche minuto, e iniziò a camminare velocemente lungo il corridoio per scendere le scale: si sarebbe dovuto incontrare con Adam all'ingresso dieci minuti prima. Decise di relegare i propri sentimenti confusi in un cassetto, ripromettendosi di esaminarli più tardi. 
Arrivò al portone finendo di sistemarsi il foulard, e sollevò la testa in cerca del ragazzo.
Il biondo era a pochi metri da lui, e lo fissava con aria allegra. Indossava una cappotto lungo che metteva in risalto la sua figura muscolosa, e una sciarpa bordeaux avvolta morbidamente attorno al collo.
Kurt si avvicinò con un sorriso di scuse. "Mi dispiace per il ritardo, ma sono stato... trattenuto."
"Non preoccuparti" lo rassicurò l'altro. "Stai molto bene, oggi" aggiunse, dopo averlo squadrato intensamente.
Hummel arrossì per il complimento: non era affatto abituato a riceverne. 
Si affrettò a cambiare argomento: "Dove andiamo?" 
Adam gli sorrise, ammiccante. "Pensavo di andare a prendere un caffè, che ne dici? Conosco un posto qui vicino." 
"Mi sembra una buona idea" 
Iniziarono ad avviarsi lentamente verso l'uscita della scuola, e poi lungo il marciapiede, ricoperto da uno spesso strato di ghiaccio. Il cielo era leggermente nuvoloso, ma non c'era pericolo che iniziasse a nevicare nuovamente. 
Hummel era decisamente imbarazzato, e questo lo rendeva molto meno loquace del solito. Scoprì con facilità, invece, che Adam era un buon parlatore. Durante il viaggio che li portò davanti alla caffetteria Lima Bean, seppe che frequentava l'ultimo anno, e che si era trasferito dall'Illinois tre anni prima. "Mi sono trovato molto bene alla Dalton." stava spiegando con tranquillità. "Certo, è una scuola parecchio dura; ma lì sono tutti molto simpatici e comprensivi, e c'è una politica di 'zero-tolleranza' nei confronti del bullismo... Il che è un bene, per chi è gay".
Kurt non poté che annuire, d'accordissimo. Gli fu indicato un bar grazioso all'angolo della strada, con una grande insegna rossa. "Siamo arrivati" annunciò il biondo con soddisfazione. 
Quando si fermarono davanti all'entrata, Adam gli aprì la porta, facendogli galantemente segno di accomodarsi prima di lui. Il manipolatore gli rivolse un sorriso riconoscente, e fece il suo ingresso in un piccolo locale, riscaldato da una stufa posizionata accanto alle vetrate. La maggior parte dei tavolini era già occupata, e alla cassa c'era una fila non indifferente. Hummel si sfilò il foulard, infilandolo in una tasca del cappotto.
"C'è sempre parecchia gente, qui" lo informò l'altro. "Ma vedrai che ne vale la pena."
Si misero in coda davanti al bancone, posizionato al centro della caffetteria, continuando a chiacchierare con tranquillità.
Si occuparono di molti argomenti, iniziando a discutere su quale musical fosse il migliore fra "Rent" e "Evita", e finendo in disaccordo quando si ritrovarono ad esprimere un parere riguardo ai gatti.
"Ma sono adorabili!" 
"Sono troppo schivi" borbottò Adam in risposta. "Preferisco di gran lunga i cani."
Kurt si ritrovò a pensare al detto 'diffida di chi non ama i gatti', prima di ridere di se stesso. 
Quando ordinarono (un non-fat mocha e un espresso), il manipolatore riuscì, non senza fatica, a convincere l'altro ragazzo a dividere il conto.
"Significa che pagherò la prossima volta" commentò Adam con noncuranza.
Hummel era davvero contento. Non gli era mai capitato che un ragazzo si interessasse tanto a lui. Certo, non sentiva ancora farfalle nello stomaco e ginocchia traballanti, ma c'era ancora tempo...
Passò una mattinata piacevole, iniziando davvero ad apprezzare i complimenti che il biondo gli rivolgeva, accompagnati da sguardi ammiccanti e sorrisetti maliziosi. Ormai non aveva più dubbi sulle reali intenzioni di Adam. 
Quando si alzarono dal tavolino, fu contento che ci fossero ancora alcuni minuti di passeggiata davanti a loro; alla fine, però, arrivati all'ingresso della scuola, si dovettero salutare. 
Adam si sporse senza preavviso verso di lui per abbracciarlo brevemente, e Kurt, dopo un attimo di sorpresa, notò che aveva davvero un buon odore, ma era così... impersonale. 
Niente a che vedere con quello...
Oh, smettila!
"Ho passato davvero una splendida mattinata, Adam. Grazie." disse, quando si separarono.
"E di che?" ribatté il biondo. "Spero che questa sia solo la prima di tante uscite" concluse, con un sorriso seducente.
"Senz'altro." Il manipolatore si girò con un sorrisetto, iniziando a salire le scale con studiata lentezza. Arrivò alla propria stanza con aria soddisfatta, chiedendosi se Adam potesse davvero essere il ragazzo giusto.
Di certo, quell'uscita aveva fatto un gran bene alla sua autostima, ripetutamente calpestata. 
Quando entrò fu decisamente contento di vedere Anderson disteso sul proprio letto, con le sopracciglia leggermente aggrottate.
E' tornato tutto come prima.
"Com'è andato l'appuntamento?" gli chiese il Warbler in tono nervoso, con un sorrisetto forzato.
"Non era un appuntamento" borbottò Kurt. "Era... un'uscita" concluse, non troppo convinto. Non sapeva perché, ma non riusciva ancora a guardarlo negli occhi.
La conversazione fu interrotta da un bussare discreto alla porta. Il castano andò ad aprire, contento che quel dialogo imbarazzante si fosse concluso, ma, al contempo, leggermente confuso: non aveva idea di chi potesse essere, considerando che i suoi amici non sarebbero tornati prima di qualche giorno. Fu decisamente molto sorpreso di ritrovarsi davanti Adam, con il suo foulard azzurro in mano.
"Ti è caduto questo mentre salivi le scale" gli spiegò il biondo. "E ho pensato di riportartelo."
"Oh, grazie" rispose Hummel senza nascondere la sorpresa, afferrando l'indumento dalle sue mani. "Ma come facevi a sapere in quale stanza trovarmi?" aggiunse, interdetto. 
Adam rimase un attimo spiazzato da quella domanda, ma la confusione sparì subito dai suoi occhi, sostituita dalla solita scintilla di malizia. "Mi è bastato chiedere al primo che ho incontrato se conoscesse un bellissimo ragazzo dagli occhi azzurri."
Il manipolatore avvampò, borbottando qualcosa di inintelligibile; si spostò velocemente verso il proprio letto, poggiandovi sopra il foulard. In quei pochi secondi, la figura di Adam fu resa visibile a Blaine, che stava osservando la porta con molto interesse. Quando lo vide, la reazione del riccio fu istantanea: il suo volto si congelò, e lui iniziò a digrignare i denti per la frustrazione. Nei suo occhi ambrati si distinsero rabbia, disgusto, e quella che sembrava... preoccupazione. Fu sul punto di alzarsi dal letto e lanciarsi addosso a quella specie di parassita che lo guardava con un sorrisetto consapevole, ancora fuori dalla camera. I suoi pensieri furono interrotti dalla voce di Kurt che, leggermente imbarazzato, non riusciva a capire il perché di quegli sguardi..
"Adam, lui è Blaine Anderson, il mio compagno di stanza. Anderson, Adam." li presentò, facendo scorrere febbrilmente lo sguardo dall'uno all'altro. Tamburellava nervosamente le nocche sulla porta, la mano destra ancora appoggiata al legno. "Penso che vi conosciate già--"
"Sì" lo interruppe Blaine con tono gelido, distogliendo finalmente gli occhi dal biondo e puntandoli sulla sua figura. "Ci siamo visti in giro qualche volta." Stirò le labbra in un sorriso forzato, ma i suoi occhi continuavano a mandare scintille. Kurt poteva avvertire della forte tensione, nell'aria, ma non sapeva spiegarne l'origine. Aggrottò le sopracciglia, squadrando la figura dell'altro manipolatore: c'era bisogno di essere così freddi ?
Il biondo annuì brevemente senza aggiungere altro, sebbene le sue labbra non accennassero a ridistendersi.
Dopo qualche minuto parve riprendersi, e spostò nuovamente la sua volta l'attenzione su Hummel. "Bene" esordì con un sorriso smagliante. "Adesso devo proprio andare. Ma tanto noi ci rivediamo presto, no?" chiese, rivolto al castano. Quello si limitò ad annuire, col viso in fiamme e lo sguardo rivolto verso il basso; Adam si chinò velocemente verso di lui, poggiandogli le labbra sulla guancia. Prolungò il bacio per qualche istante, e Kurt avvertì il pizzicore della barba sulla pelle, insieme al profumo di gelsomino che gli permeava le narici. Non era abituato a slanci d'affetto o contatti fisici così frequenti, e la cosa lo infastidiva leggermente...
Quando l'altro si allontanò, uscendo dalla stanza con espressione soddisfatta, fu sicuro che il proprio imbarazzo avesse raggiunto livelli astronomici. Chiuse la porta lentamente, continuando a dare le spalle ad Anderson, e impegnandosi a recuperare il controllo del proprio colorito. 
Quando fu soddisfatto, si girò verso il suo compagno di stanza, alzando finalmente gli occhi e analizzando la sua figura. Blaine era disteso nella stessa posizione di prima, ma, a giudicare dall'energia con cui ticchettava sullo schermo del proprio cellulare, era decisamente più nervoso. 
"Quindi..." esordì Kurt quando il silenzio si fece pressante. "Come sono andate le vacanze di Natale?"
"Abbastanza bene," rispose Blaine, voltandosi appena verso di lui. "ma non quanto le tue, temo."
Hummel fece per ribattere qualcosa, ma venne interrotto dall'altro. "Da quant'è che vi conoscete, tu e Crawford?"  fu la domanda noncurante.
Il castano ebbe la tentazione di non rispondergli, piccato. Non capiva perché dovesse renderlo partecipe della propria vita privata quando, a quanto pare, lui non si fidava abbastanza per farlo. Alla fine cedette, con un sospiro. "Da Capodanno. Ma non capisco perché ti interessi."
"Pura curiosità" rispose Anderson, tornando a messaggiare con sguardo inquieto, affondando la testa nel cuscino. 
A quanto pare aveva messo fine a quella conversazione. 
Ad un certo punto, il suo sguardo si fece confuso, e aggrottò le sopracciglia.
Kurt sbiancò, intuendo ciò che era appena successo.
 Ti prego, fa' che non se ne accorga. Ti prego, fa' che non se ne renda conto …
Blaine ruotò la testa da un lato, avvicinando il naso al cuscino, ed inspirò profondamente. Le sue palpebre si socchiusero d’istinto, come se stesse tentando di riconoscere il profumo di cui era impregnata la federa.
Dannata lacca alla vaniglia …
Quando Anderson sollevò la testa, fissando gli occhi nei suoi con un’espressione indecifrabile, Hummel era convinto che avesse capito tutto. 
Quindi riconosce … il mio odore? Pensò , con una sorta di velato compiacimento.
Deglutì rumorosamente, cercando una qualsiasi scusa che giustificasse la presenza del suo profumo su quel cuscino. Il riccio fece per dire qualcosa, lo sguardo leggermente confuso, ma parve cambiare idea, e la sua espressione si fece di nuovo fredda e distante. Si girò dall'altra parte e, senza farsi vedere, inspirò un’ultima volta, con un le labbra arricciate in un lieve sorriso.
Ma tutto questo Kurt non lo vide. 
Perché ogni volta che mi sembra di fare un passo avanti, poi finiamo per farne due indietro? 

"Sono contenta di essere tornata!" esclamò Rachel tre giorni dopo, prima di saltargli addosso nel bel mezzo della biblioteca, attirando l'attenzione di parecchi studenti. La responsabile della sala rivolse loro uno sguardo stizzito, e Kurt fece cenno all'amica di seguirlo in una zona più isolata. Si sedettero ad un tavolino nella sezione "Filosofia", deserta.
"Ma come, pensavo che ti facesse piacere stare con i tuoi." obiettò il manipolatore.
"Infatti è così" gli assicurò Rachel a bassa voce. "Ma tu mi mancavi troppo" aggiunse, con un sorriso dolce.
"Ora basta smancerie e dimmi cos'hai fatto in questi giorni senza di me." continuò dopo qualche istante, con finta aria severa.
"Beh--" iniziò Kurt, titubante. Non sapeva quale scusa accampare per evitare che Rachel lo rincorresse per tutta la scuola con un libro di Socrate in mano, accusandolo di tradimento: non le aveva ancora detto di Adam.
In quel momento, videro sei ragazzi piuttosto su di giri (vale a dire Mercedes, Tina, Santana, Brittany, Quinn e Puck) dirigersi a gran velocità verso il loro tavolo, e si guardarono con espressioni interdette.
Ma 'Cedes ha in mano... una rosa?!
"Kurt, ti abbiamo cercato dappertutto!" lo rimproverò Puck, quando si fermarono davanti a loro, leggermente ansimanti.
"Ragazzi! Sono contento di veder---"
"Sìsì" lo interruppe Santana con un gesto stizzito della mano. "Rimandiamo i convenevoli a dopo...Chi è A.?" chiese, fissandolo con aria inquisitoria. 
"Come, scusa?" chiese Hummel con sette paia di occhi puntati addosso, temendo il peggio.
Mercedes fece scivolare il fiore sul tavolo, incrociando le braccia al petto con aria seria. 
"Chi te l'ha data?" le domandò Rachel ammirando la rosa, decisamente incuriosita.
"Allora, ho messo piede a scuola circa dieci minuti fa" iniziò a spiegare la Jones, con aria spicciola. "E mi sono precipitata da Kurt per salutarlo e ringraziarlo per il regalo. (A proposito, quegli stivali gialli sono fantastici). Busso alla porta della stanza, aspettandomi di trovarlo lì dentro, ma mi viene ad aprire Blaine; aveva un'aria un po' strana, come se fosse nervoso, o qualcosa del genere..." commentò, sovrappensiero. "Comunque, gli chiedo dove sia il mio Kurtuccio, e lui mi risponde che non ne ha la più pallida idea. 
E' stato anche un po' sgarbato, ora che ci penso... Faccio per uscire, ma lui mi ferma con aria scocciata, porgendomi la rosa...-"
"La rosa te l'ha data Blaine?!" la interruppe Rachel, basita.
"Porgendomi la rosa" continuò Mercedes, con un'occhiataccia. "E dire che non mi ero neanche accorta che ce l'avesse in mano... Ad ogni modo, mi spiega che l'ha trovata fuori dalla porta e che, a quanto dice il biglietto, è per Kurt. A questo punto corro a cercare Tina, che va a chiamare Santana e Brittany, le quali trovano Quinn, che ci dice che Rachel è in biblioteca. E che probabilmente c'è anche Kurt. Quindi eccoci qui."
"E Puck?" chiese Kurt, confuso.
"Puck l'abbiamo trovato mentre correvamo verso la biblioteca" spiegò Quinn, facendo spallucce.
"Quindi, Porcellana, te lo richiedo: chi è A?" Santana gli avvicinò il bigliettino, schiaffandoglielo sotto il naso. Il ragazzo lesse una calligrafia minuta e precisa, che recitava così:

                                       Per  Kurt, sperando in un altro  fantastico appuntamento.
                                                                                                                                                  A.


"Fa tanto Pretty Little Liars" commentò Brittany.
"Non mi piace" soggiunse Rachel, borbottando.
"Non è che si sia proprio sperticato in frasi romantiche" considerò Quinn.
"MA SI PUO' SAPERE CHI DIAVOLO E' A.?!" Esplose Santana, esasperata. "E perché dice un ALTRO appuntamento?"
Di nuovo, sette paia di occhi curiosi e inquisitori si fissarono su Kurt, che deglutì.
"C'è qualcosa che dovresti dirci?" chiese Puck, con aria insinuante.
"O meglio," lo corresse Rachel. "che avresti dovuto dirci tempo fa?"
Il ragazzo iniziò allora a borbottare tutto d'un fiato, temendo la reazione generale. "A Capodanno sono andato a vedere i fuochi d'artificio in giardino, come mi aveva ordinato Rachel." lanciò una veloce occhiata alla ragazza, che lo esortò a continuare. "E ho conosciuto Adam--."
"Finalmente!" esultò l'ispanica. "E com'è?"
Kurt continuò, sospirando. "Frequenta l'ultimo anno alla Dalton. Alto, biondo, occhi castani, decisamente molto bello. Mi ha invitato a prendere un caffè, e poi siamo usciti altre due volte. E' davvero molto simpatico, e... penso di piacergli" concluse, arrossendo. "Però non è ancora successo niente" si affrettò a chiarire. Ci fu un istante in cui tutti elaborarono le informazioni ricevute... dopodiché fu il caos.
"Perché non me l'hai detto subito?!"
"Ma è fantastico!"
"E' un disastro!"
"Fammelo conoscere!"
"Devo vederlo!"
"Questa storia non mi piace..."
"SILENZIO!" tuonò Mercedes, sovrastando tutti gli altri e zittendoli. Si avvicinò al castano, visibilmente terrorizzato. "E a te lui piace?" gli chiese con dolcezza.
Quello abbassò la testa, iniziando ad accarezzare i petali della rosa con aria pensierosa. "Non saprei" disse in un soffio. "Sicuramente è molto bello, e simpatico. E... gli interesso, capisci?" sollevò la testa e la guardò negli occhi, sperando che comprendesse. La ragazza sorrise e annuì, abbracciandolo.
"Mi dispiace non avervelo detto subito" disse il manipolatore qualche minuto dopo, rivolto agli altri cinque. "Ma avevo paura che vi arrabbiaste o..."
"Non preoccuparti, dolcezza" lo rassicurò Rachel, posandogli una mano sulla spalla. "Penso che tu e Blaine siate anime gemelle, e che tutti gli altri siano una perdita di tempo, ma... Puoi dirmi tutto, ok?"
"Certo" intervenne Santana. "Ti urleremo addosso i primi dieci minuti, ma vedrai che poi troveremo una soluzione insieme." Gli altri ragazzi annuirono.
Kurt sorrise, riconoscente. Se non altro, ho sempre loro. 

E così passarono anche gli ultimi giorni di vacanza. Kurt iniziò a ricevere rose rosse quasi ogni giorno, la maggior parte delle quali gli veniva recapitata in camera, accompagnata da bigliettini scritti in bella calligrafia.
"Al ragazzo che mi ha congelato il cuore"
"... la tua dolcezza mi ha conquistato..."
"I tuoi occhi sono l'infinito..."
"Santo cielo" commentò Mercedes ad occhi spalancati, leggendo quelle dediche.
Rachel sbuffò, contrariata. "Sembrano prese dai Baci Perugina."
Hummel la ignorò: per la prima volta in vita sua sapeva cosa significasse essere corteggiato da un ragazzo.
Si sentiva lusingato, poco importava che non gli tremassero le ginocchia quando pensava ad Adam, o non sognasse i suoi occhi. Quando gli sarebbe capitata di nuovo un'occasione del genere?
Non poteva sperare che un altro ragazzo bello, intelligente, simpatico e dolce si interessasse a lui in questo modo, tanto valeva cogliere l'attimo e trarne il maggior vantaggio possibile, no? E poi chissà, magari col passare del tempo avrebbe anche potuto imparare ad amarlo... Per adesso, amava il modo in cui lo faceva sentire: importante, apprezzato, desiderato.
L'unica nota negativa di quei primi giorni di gennaio, fu che i rapporti con Blaine non facevano altro che peggiorare.
Da quando era tornato dalle vacanze di Natale, Anderson era sempre nervoso, sfuggente, arrabbiato. Evitata qualsiasi tipo di conversazione con Kurt, e stava il più possibile fuori dalla camera 216, in cui tornava giusto per andare a dormire. Hummel era decisamente spiazzato da quel comportamento, e si chiedeva se, in qualche modo, potesse dipendere da lui... Nonostante detestasse questa situazione, non aveva il coraggio di fare domande, per paura di complicare le cose.
Che sono già abbastanza complicate, tra l'altro.
L'ultima volta che era entrato nella stanza, trovandovi anche Blaine, era stato deliziato da una canzone dei Journey sparata a tutto volume che faceva più o meno così: 

 
                                                                          .... He hasn't come home, because he's lovin'
                                                                               he's touchin'
                                                                               he's squeezin'
                                                                               another!

 

La voce di Rachel lo distolse dai suoi pensieri: "Allora, quand'è che vi rincontrerete, tu e Romeo?"
"Oggi pomeriggio andiamo a fare una passeggiata vicino al lago" rispose Kurt sovrappensiero, picchiettando con la penna sul tavolo.
"Uhuh, romantico." commentò Mercedes, tirandogli una gomitata giocosa. "Magari troverete l'atmosfera giusta..."
Il ragazzo sollevò la testa dal libro di fisica, con aria confusa. "L'atmosfera giusta per cosa?"
"Oh, andiamo! Per il primo bacio, ovviamente!" esclamò l'amica con un largo sorriso.
Hummel sbiancò. Come aveva fatto a non pensarci prima?! Era ovvio che prima o poi sarebbero arrivati al fatidico primo bacio. Anzi, erano addirittura in ritardo sulla tabella di marcia.
Era forse un cattivo segno il fatto che non ci avesse pensato fino a quel momento? Di solito uno dovrebbe desiderare ardentemente di baciare il ragazzo (o la ragazza) che gli piace, giusto?
Ma lui era pronto per questo? Il primo bacio lo dovresti ricordare tutta la vita, o qualcosa del genere...
Non dovrebbe essere una cosa programmata, dovrebbe accadere e basta. I due innamorati dovrebbero sentire che è il momento giusto... Per lo meno, così dicevano tutti. 
"Kurtie? Ti senti bene?" gli chiese Rachel con dolcezza, accarezzandogli il braccio.
"Oh, sì, certo" borbottò il ragazzo, tornando a fissare la pagina del libro. "Sono solo un po' stanco..."
E se non fossi pronto?

"Kurt, va tutto bene? Sei un po' strano oggi..." gli chiese Adam quel pomeriggio, mentre camminavano sulla riva del lago. 
No, che non va tutto bene! Sono terrorizzato! Non faccio altro che analizzare ogni  tuo minimo gesto, ogni piccolo sfioramento, cercando di capire le tue intenzioni, ma così rischio solo di andare al manicomio! 
E se non fossi pronto al primo bacio? Se, alla fine, non riuscissi mai a prendermi una cotta per te? E, non meno importante, se non potessi avere un'alternativa, dopo averti rifiutato? Magari sono destinato a morire da solo, circondato da gatti. E il mio preferito si chiamerà Zuzzurellone.

"Niente di che, non preoccuparti. Ho solo qualche pensiero di troppo per la testa." rispose invece, stiracchiando le labbra in un sorriso forzato. Il biondo sembrò credere a quella bugia, perché non insistette.
"Ehi, Adam, ma tu che potere hai?" gli chiese improvvisamente Hummel, calciando un pezzo di ghiaccio. 
L'altro gonfiò orgogliosamente il petto. "Io posso volare" affermò fieramente. "E sono anche molto bravo."
Kurt si rese conto, in quel momento, di una caratteristica dell'altro che non aveva mai notato prima: un ego decisamente sviluppato. Era molto sicuro di sé, una di quelle persone che sa di essere affascinante e non esita a sfruttare questo suo dono sugli altri. Se poi si aggiungeva un certo carisma, il mix diventava incontrastabile. Solo uno con una grande fiducia in se stesso avrebbe potuto avvicinarmi con quella scioltezza la notte di Capodanno. 
Il pomeriggio passò lentamente, e la conversazione non fu delle più brillanti; Hummel si limitava ad annuire, ascoltando il biondo parlare. Ogni tanto inseriva qualche "aaaah", "ooh", o qualche mezza risata quando riteneva il momento opportuno, ma per la maggior parte del tempo fu perso fra pensieri non molto rassicuranti. 
Quando iniziò a calare la sera, Kurt non potè che sospirare di sollievo, convinto che il momento critico fosse passato.
Si lasciò convincere da Adam a farsi riaccompagnare in camera, e così iniziarono a tornare lentamente verso la scuola, salendo le scale e avviandosi lungo il corridoio. 
Arrivati davanti alla stanza 216, il manipolatore inserì la chiave nella toppa, aprendo la porta con un lieve scatto: non aveva mai trovato quel rumore metallico tanto rassicurante. Si girò verso Crawford, pronto a salutarlo con il consueto (quanto sicuro) bacio sulla guancia; ma non andò esattamente come voleva.
Si ritrovò il viso del ragazzo a pochi centimetri dal naso, e andò in iperventilazione.
Riusciva a contare le pagliuzze più scure nei suoi occhi color cioccolato, e avvertiva il suo respiro sulle guance.
Non sono pronto.
Fu l'unico pensiero che riuscì ad estrarre dal groviglio della propria mente. Le labbra sottili del biondo continuavano ad avvicinarsi, e Kurt avvertì nelle narici il solito profumo di gelsomino. 
E se mi avvicinassi? Bastano pochi centimetri, poggio la bocca sulla sua ed è fatta. Non dev'essere tanto complicato, è solo uno stupido bacio, Kurt! Non avrai più un'occasione del genere. Insomma, guardalo...
Aveva il cuore in gola e il respiro affannato, ma non per le ragioni giuste. Non sentiva quella necessità di avvicinarsi, di toccarlo. Non avvertiva nell'aria il sentore del fatidico momento giusto. La situazione gli sembrava tremendamente sbagliata, e forse non solo quella...
Il rumore di qualcuno che si schiariva la gola lo salvò da quella decisione. Adam si allontanò all'improvviso, come se avesse preso la scossa, e solo in quel momento Kurt si accorse di aver istintivamente arretrato, fino a toccare il muro con le braccia.
Il manipolatore avvampò di imbarazzo, quando si accorse di chi aveva interrotto quel momento critico.
Blaine era a poco più di due metri da loro, fermo in mezzo al corridoio, con un'espressione che Kurt non gli aveva mai visto. Sembrava molto più che infuriato, con le braccia stese lungo i fianchi e le mani chiuse a pugno. Il volto era come scolpito nella pietra, la bocca una linea severa; ma la cosa peggiore, forse, erano i suoi occhi: l'ambra sembrava bruciare, e vi si poteva leggere solo odio e disprezzo. Aveva tutta l'aria di uno che avrebbe volentieri preso a pugni il primo che gli fosse capitato a tiro. E forse l'avrebbe fatto, se non fosse riuscito a calmarsi. Chiuse gli occhi, respirando profondamente. Quando li riaprì, i muscoli delle braccia apparivano rilassati, e la furia del suo sguardo era nascosta da uno strato di apparente apatia. Lanciò un'ultima occhiata ai due ragazzi davanti alla porta, prima di girarsi senza dire una parola e ripercorrere il corridoio a ritroso.
Hummel era decisamente confuso. La testa gli pulsava, e non riusciva a pensare lucidamente."Credo sia meglio andare", borbottò, rivolto a nessuno in particolare. Non lasciò ad Adam il tempo di replicare, entrando nella propria stanza e chiudendogli letteralmente la porta in faccia. Scivolò lungo la superficie di legno, fino ad avvertire il pavimento sotto di sé, e chiuse gli occhi. 
Perché cavolo Anderson ha reagito in quel modo? Sono giorni che non mi guarda neanche in faccia, e adesso questo... Non riesco proprio a capire cosa possa aver sbagliato. E poi, pare che si detestino davvero. Gli sguardi che si sono lanciati la prima volta in cui si sono ritrovati in questa stanza erano decisamente strani. Possibile che si conoscessero già da prima? E se è così, cosa può aver fatto Adam per meritarsi questo trattamento?
Ma soprattutto, perché quando avevo nelle narici l'odore del gelsomino, agognavo quello della nocciola?




















-Note dell'autrice-
- Reazione spoiler sesta stagione-
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Parliamone.
Direi che sono sconvolta. Ma sarei sconvolta se mi svegliassi con Freddie Mercury che balla la lambada sul tavolo della mia cucina; quindi sono più che sconvolta. Sono senza parole.
Capisco e condivido lo 'ship and let ship',  ma così mi sembra solo una cosmica presa per il culo, (Mi si passi il termine).
Cioè, non solo Kurt lascia Blaine perché sono troppo giovani per sposarsi (come se avessi detto io di sì alla sua proposta), quando avrebbero potuto stare fidanzati un altro decennio; ma poi Blaine si mette con Karofsky.
Con KAROFSKY, fra tutti. E si chiamano Yoghi e Booboo.
ORA posso dire di aver sentito tutto.
Scusate lo sfogo, ma non ho una pagina fb... Vado a recuperare fiducia nell'umanità sfondandomi di ff Klaine. 


 
 
  
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