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Autore: Marra Superwholocked    02/09/2014    2 recensioni
Le persone continuano a scomparire, ma di loro rimane comunque una traccia. Lynn Moore, whovian in ogni cellula del suo corpo, è l'unica ad accorgersene. Un giorno, il più bello della sua vita, uno strano "Uomo con gli anfibi" che si fa chiamare Dottore entra nella sua vita.. uscendo dal suo armadio! Dal XXI secolo atterrano nel 1984 dove incontreranno John, un simpatico ragazzino di 13 anni, che li aiuterà nella loro missione: salvare la Terra!
Ma John non è un ragazzino qualsiasi...
Genere: Avventura, Generale, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Doctor - Altro, Nuovo personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: Spoiler!
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Attori

 


La mente sgombra da ogni altro pensiero.
Concentrazione.
Inspirare.
Espirare.
Controllo del battito cardiaco.
Seguire il piano prestabilito? Ovvio.
Il destino è una strada che può subire molti deragliamenti. Ma non per Lynn.
Reggeva determinata l'anello – il suo anello – quello tanto adorato. Lo teneva così stretto che questi le aveva lasciato il segno sulle dita. Un momento, pensò nel frangente in cui attraversò quasi di corsa lo spazio che la separava dal macchinario: io non ho mai posseduto questo affare. Ricordò allora gli ultimi istanti passati col Lupo Cattivo, fuori dall'astronave dei Junsay, quello che le aveva detto... E l'anello. Le si era letteralmente materializzato sull'anulare destro.
Fece per fermarsi a riflettere. Troppo tardi: la pietra vitrea venne colpita dalle onde aliene che avevano appena cominciato ad uscire dalla parte posteriore del macchinario per raggiungere una grossa sfera che rimase inanimata nelle mani del capo dei Junsay. Poi fu la volta della parete alle spalle del Dottore e subitamente la stessa Lynn.
Volti, immagini, voci. Quattordici uomini a lei conosciuti più altre identità che ipotizzò come future. Donne, tante donne, tra cui quattro quelle amate: una, bloccata in un lasso di tempo che non si potrà mai più riavviare; la seconda, lasciata dopo aver vissuto da umano; la terza, felice con una copia umana di lui stesso; la quarta, l'antropologa morta al posto suo perché lui potesse incontrarla di nuovo. Troppo dolore represso. Addii, ragionamenti, segreti. Segreti inconfessabili, segreti pericolosi. Pericolosi come il nome del Dottore che era lì, a grandi lettere nella sua mente e poteva leggerlo, capirlo, sentirlo.
Perché il Lupo Cattivo aveva scelto lei? Perché non fare tutto da solo?
Capitava da sempre ed era una cosa destinata a capitare per sempre: sapeva solo questo.
Tutto. Aveva visto tutto, dall'inizio alla fine. Una fine diversa da quella su Trenzalore grazie alla forza dell'Undicesimo e della sua compagnia di viaggio. Clara, la ragazza dei soufflé. La ragazza impossibile.
I suoi occhi erano ricchi di una luce diversa, conscia di quello per cui era destinata a diventare.
La sua vita era una bugia? Una scusa nell'attesa di quel giorno? No, era tutto reale, eppure Lynn ebbe la sensazione di non star perdendo nulla: avrebbe rivissuto quelle esperienze daccapo. Solo sperava di non avere ancora una coppia di genitori come quelli che aveva avuto...
«Lynn, basta!» urlava il Dottore. Quella scena gli era tanto familiare. «Lynn, ti prego!» Diede uno strattone alle cinghie. «Lynn!»
«Fermati, tesoro.» La voce del Lupo Cattivo era così dolce che Lynn non poté non ascoltarla. Mosse appena la mano, quel tanto che bastò per disperdere nell'aria le ultime particelle di memoria copiata. Col fiato grosso, liberò il Dottore e John senza degnare di uno sguardo nessuno dei presenti.
I Junsay rimasero come impietriti di fronte a quel brusco cambio di programma. Il gesto eroico dell'umana era talmente imprevedibile che non avevano mai calcolato quella possibilità, la quale non venne nemmeno accennata. E ora, che fare? Darsela a gambe? Oppure chiedere umilmente perdono e dire la verità? Il loro popolo era conosciuto come uno tra i più crudeli, ma erano anche rinomati per la loro saggezza e affidabilità. Proprio per quest'ultima caratteristica ebbero il privilegio di essere scelti da quella strana e misteriosa creatura in forma umana.
Il capo, che reggeva ancora la sfera – il “server” – destinata sin dall'inizio a rimanere spenta e priva dei segreti del Dottore, attese il consenso silenzioso dei suoi simili, poi si diresse verso il gallifreyano. Vide la sua fronte aggrottata e per poco non gli si spense la voce dalla paura. «Dottore, in nome di tutta la specie Junsay, io... Io... Io chiedo perdono per il dolore che vi abbiamo recato.» Chinò la testa in segno di rispetto ed attese pazientemente la risposta del suo interlocutore.
Inutile dire che il Dottore rimase palesemente sbigottito. Conosceva quella razza solo per sentito dire e poté affermare mentalmente che le notizie che girano per l'universo non sono mai vere al cento per cento: prendete anche solo una ventina di persone e chiudetele in una stanza in cui possono comunicarsi un qualsiasi fatto solo in due alla volta. Ora moltiplicate il risultato del “telefono senza fili” per milioni di razze e altrettante lingue. Devo aggiungere altro?
«Voi chiedete cosa?» chiese il Dottore spalancando gli occhi.
«Perdonaci, ultimo Signore del Tempo. Abbiamo obbedito alla Creatura perché la profezia si avverasse e perché quest'ultima si avveri sempre, da qui fino alla fine di tutto.»
«Q-quale Creatura?» intervenne John massaggiandosi gli esili polsi.
«Ottima domanda! Quale Creatura?» gli fece eco il Dottore.
Il capo spedizione rivolse loro un sorriso dolce, sincero. Di sicuro, erano stati tutti dei bravissimi attori. «Il Meuts Lahl. È una divinità molto saggia. Parla ai nostri cuori» disse toccandosi il petto. «Krahel, porta qui le umane» aggiunse poi.
Una giovane Junsay, con gli aculei ancora morbidi e forti, sorrise dal fondo della stanza e si incamminò in un corridoio dell'astronave. Il Dottore non le staccò gli occhi di dosso finché non la perse tra le ombre. «Meuts Lahl? Parlamene. E voglio tutti i dettagli.»
Lynn non capiva. Non capiva più niente. Un attimo prima era solo una ragazza che si guadagnava lo studio lavorando in una biblioteca, un attimo dopo si ritrova catapultata in un mondo che aveva sempre pensato fosse solo frutto di una straordinaria immaginazione. Un'immaginazione resa reale grazie a lei. Sì, ma come?, si stava domandando.
«Ascolta bene quel che dice, Lynn. Solo dopo, capirai: sarà allora che saprai esattamente cosa fare.» Il Lupo Cattivo le stava affianco – poteva sentire il suo caldo respiro sulle spalle – e cercava, col suo potere, di calmare l'anima nervosa di Lynn mentre il capo spedizione si schiariva bene la voce e cominciava a parlare:
«Un giorno, io ed il mio popolo stavamo godendo di un periodo di pace, quando, dal cielo, cadde una grossa palla di luce. Era così dorata, perfetta, abbagliante... Dava la sensazione di essere tremendamente potente. Rimase sospesa sopra le nostre teste finché, ad un certo punto, senza preavviso, la palla di luce aumentò la sua luminosità, parve esplodere e, senza che ce ne rendessimo conto, venne sostituita da una bellissima creatura che noi, lì per lì, riconoscemmo come umana.
«Lei ci spiegò subito che aveva quelle sembianze solo perché la sua energia era stata momentaneamente ospitata dalla ragazza che l'aveva assorbita. Ci parlò con voce melodiosa, tanto che tutti noi ne rimanemmo affascinati. Ci promise la sua protezione, poiché da pochi giorni eravamo entrati in un periodo di astensione dalle guerre, in cambio di un favore che solo noi potevamo soddisfare.»
«E sarebbe?» chiese il Dottore, rapito dal racconto.
«Be', lei ci disse che facendo accadere qualcosa di insolito sulla Terra, a lungo andare tu saresti arrivato. E, con te, anche Lynn Grace Moore ed il piccolo John.»
«John? Che c'entra John?» si intromise Lynn.
«Cosa c'entri tu, piuttosto, Lynn?!» Il Dottore si sentì confuso come non gli capitava da decenni ed era una sensazione straziante.
Lei abbassò lo sguardo: ormai aveva intuito qualcosa, ma le era ancora oscuro il percorso che avrebbe dovuto intraprendere. Il Lupo Cattivo amava ripeterle in continuazione «Le coccinelle non han bisogno di stradelle / perché loro aman viaggiar con polvere di stelle», ma lei faticava a capirne il senso. Era solo una stupida filastrocca che si insegna ai bambini dell'asilo, dopotutto. «Pensaci bene, Dottore» disse quasi in preda ad una crisi nervosa. «Perché il TARDIS era collegato proprio al mio armadio? Perché non sono impazzita acquisendo tutta la tua vita passata, presente e futura?»
«Perché era il Meuts Lahl a volerlo.»
«Ah, Dottore! Fai ancora un piccolo sforzo! Ci sei quasi!»
«Il Meuts Lahl... Meuts... Lahl...» Continuò a ripetere tra sé e sé quelle due parole camminando avanti e indietro nella sala dell'astronave finché non gli venne in mente che... «Meuts Lahl! Ma certo! È il nome della divinità, ma non è la divinità che avete visto! Come ho fatto a non pensarci prima?!» urlò schiaffeggiandosi la fronte con un palmo.
I Junsay quasi si spaventarono; Lynn era felicissima perché, ancora una volta, il Dottore si era dimostrato essere quello di una volta; John, poveretto, aveva la testa che gli faceva male, con tutti quei discorsi che ancora non poteva capire. «Dottore, scusa, ma cos'è il Meuts Lahl? Una specie di alieno con ali da pipistrello e che sputa fuoco?» chiese, infatti, il ragazzino tirando fuori la sua immaginazione.
«No!» esclamò felice; poi, rivolto a se stesso: «Tutta quella descrizione così dettagliata... Chi l'avrebbe immaginato che...» Si voltò e, con occhi spiritati, avanzò a grandi falcate fino alla sua compagna di viaggio. «Tu lo conosci il Lupo Cattivo, vero, Lynn?»
La ragazza, presa alla sprovvista, rimase ammutolita. Il Dottore interpretò quella reazione come imbarazzo nei confronti di John, le cui conoscenze su quell'enigmatica creatura erano pari a zero. «Ehm, sì...» rispose titubante.
«Bene!» esclamò il Dottore. «Il Meuts Lahl è una creatura mitologica risalente all'Età Prima dei Junsay.» Notò con piacere che tutti sembravano tendere le orecchie per ascoltarlo meglio. «È descritta come un cane con testa umana, cammina su due zampe e ha il pelo d'oro.» Il suo ragionamento non faceva una piega e, anche se tutta quella storia lo rendeva nervoso perché gli ricordava tutti i momenti passati con quella ragazza, era molto felice di fare un tuffo nel passato. «Dunque» continuò rivolto ai Junsay, «quando voi avete visto ciò che avete chiamato “Meuts Lahl”, avete giustamente pensato che le leggende sulla vostra divinità non fossero totalmente affidabili. Invece non era altri che il Lupo Cattivo!»
E brava Rose Tyler, pensò Lynn. «Dottore, c'è una cosa che dovrei dirti...» La ragazza abbassò lo sguardo, imbarazzata: questa volta lo era per davvero. Stava ricominciando a parlare, quando John esclamò a pieni pomoni:
«Mamma!»
Dal fondo della sala, capeggiate da Krahel, cominciarono ad arrivare le donne prelevate in massa dai Junsay. Alcune erano timide, altre avevano due occhi spiritati che avrebbero fatto paura ad un fantasma, le più giovani, invece, cercavano di incoraggiare le altre.
«Me lo dirai dopo, okay?» disse il Dottore a Lynn facendole l'occhiolino.
Madre e figlio corsero l'una incontro all'altro, a braccia aperte. Si tennero stretti per alcuni istanti, mentre il volto del ragazzino si faceva sempre più rilassato. Alla fine, Essdale strinse forte il suo bambino e con voce fioca disse: «Oh, quanto mi sei mancato, David!»

   
 
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