Dire che lasciai il cuore lì a New York, oltre a non essere vero, non è da me.
Diciamo che ho dei ricordi bellissimi legati a quel posto, ricordi che mi hanno cambiato.
Per esempio, ora sono qui a scrivere all’una di notte su questo dannato taccuino chiedendomi dove andrò a parare, se mai arriverò a parare da qualche parte.
Non ho mai sentito l’esigenza di scrivere prima d’ora. Forse la mia vita era troppo monotona. O mi mancava un input.
Ora l’ho trovato ed ha un nome: Arianna.
Ci tengo a precisare che non voglio che questo sembri uno scritto patetico e frivolo.
Al contrario, incontrare lei è stata una delle cose più assurde e stravolgenti che potessero capitarmi.
L’ho conosciuta a New York durante una vacanza-studio. All’inizio non l’avevo nemmeno notata, se devo essere sincero. Piccolina, di corporatura normale, un visino normale. L’essenza della normalità. Se non avesse avuto gli occhi che facevano un casino tremendo. Sempre inquieti.
Ma questo l’ho scoperto dopo.
Durante quelle tre settimane di viaggio ho cominciato a parlarci solo dalla seconda settimana.
All’inizio piano piano perche non sapevo nemmeno come avvicinarmi. Sembrava cosi piccola e persa nel suo mondo..