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Autore: Akane    24/09/2008    2 recensioni
Side story precedente ad Absolution. Si può tranquillamente leggere questa anche se non si ha letto l'altra. Protagonisti Izzi e Mimi ed il loro inaspettato avvicinamento!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Koushirou Izumi/Izzy, Mimi Tachikawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Insolitamente insieme'
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NON PIANGERE
*Ecco qua il penutlimo capitolo o quello che io penso sarà il penultimo... sono stata in ferie in Sicilia per questo non mi avete più sentito, ma ora sono tornata ed ecco qua ad aggiornare. Ringrazio come sempre chi mi segue e chi commenta. Buona lettura. Baci Akane*

CAPITOLO V:
PROVARE A RICOMINCIARE

/Mimi/
Alla fine la festa si è rovinata e mi dispiace davvero un casino, speravo che andasse diversamente e come era iniziata mi aveva sinceramente rincuorata, poi però Michael mi ha preso alla sprovvista.
Sospiro mentre pulisco ciò che rimane del nostro pic nic, mi sono scusata con loro e li ho lasciati andare via, liberi di risollevarsi da soli la giornata in qualche altro modo.
Loro hanno pensato che volessi stare da sola e sono andati davvero ma ora che sono qua mi chiedo se non avessi fatto bene a chiedere a qualcuno di restare.
Così sola ho paura di pensare troppo.
Che male che mi ha fatto, non avrebbe mai dovuto venire qua. È stato un fulmine a ciel sereno.
Metto tutto nei sacchetti che butto nel cestino dell’immondizia qua fuori e mi siedo sulla panchina del tavolo in legno apposta per occasioni come questa, mi appoggio col gomito e a mia volta il mento al palmo. L’espressione che sfodero immagino che sia veramente triste e pensierosa mentre continuo con una serie di sospiri scontenti. Perché è finita così?
Volevo fosse tutto perfetto, che questi giorni qua non potessero oscurarsi più, avere solo dei bei ricordi.
Ho bisogno di qualcuno che mi impedisca di deprimermi… Tai sarebbe indicato però… però forse ho più bisogno di parlare. Ora, dopo quel che è successo e dopo il tempo passato dall’America, potrebbe essere il momento migliore.
Allora è meglio… mi drizzo tirando fuori il cellulare e cercando in rubrica il suo numero di telefono.
Perché mi è venuto in mente lui fra tutti?
In quel gruppo sono praticamente tutti indicati per il ruolo di ascoltatori e Sora in primis, ma mi è venuto subito lui.
Senza pensarci ulteriormente gli mando un messaggino chiedendogli cosa sta facendo e se può venire di nuovo. Sicuramente penserà che sono la solita viziata che non è cambiata affatto ma pazienza, ho proprio bisogno di qualcuno vicino, ora.
Quando la suoneria dei messaggi mi squilla in mano faccio un piccolo salto sul posto e mentre guardo cosa mi ha scritto, il cuore ha un guizzo molto prepotente nel mio petto. Che ansia…
Arrivo.’ Solo questo.
Il mio sorriso è a dir poco sconcertante visto lo stato d’animo in cui sono, eppure non ho potuto trattenerlo.
Sono contenta che venga.
Si può contare su di lui, lo so.
È una persona in gamba ed è grazie a lui se oggi sono stata comunque bene, perché non mi ha mollata fregandosene ma ha chiamato davvero tutti portandomeli qua. Perché è discreto ma presente. Perché è stato il primo volto amico che ho visto quando sono venuta qua in piena crisi, giorni fa.
Pensando a lui mi rischiaro un po’ anche se non mostro un illuminazione splendida, quindi non lo sento arrivare. Quando mi chiama alle mie spalle salto nuovamente e mi giro svelta, lo solco con lo sguardo e lui mi accarezza col suo. Ha una dolcezza che non gli avevo mai notato.
È davvero in gamba… oggi stesso una volta di più l’ha dimostrato picchiando Michael.
Mi ha stupito davvero.
Ci teneva così a me?
- Ciao… grazie per essere venuto… pensavo di voler stare un po’ da sola per evitare di rovinarvi ulteriormente la giornata ma poi, quando mi ci son trovata, mi sono resa conto di aver bisogno di compagnia. Visto che so che abiti qua vicino ho chiamato te… spero di non averti seccato o disturbato… - La parlantina comunque non ne risente mai ma con sommo stupore mi rendo conto di aver cacciato una scusa pietosa per giustificare la mia chiamata.
Che male c’è se lo voglio qua con me?
Lui si siede davanti sorridendo flebilmente, capisce che non è un buon momento quindi cerca di essere discreto.
- Hai fatto bene, non mi hai disturbato. – Mi sembra così strano ritrovarci qua intenzionalmente insieme.
Cala un attimo il silenzio che lascio per poco, scostandomi i capelli dal viso e mettendoli dietro l’orecchio, riprendo a parlare. Immagino di dovermi sfogare visto che l’ho voluto qua.
- Sai… non mi aspettavo che venisse… scusatemi della piazzata, non volevo rovinare la festa. –
- Non devi dirlo nemmeno per scherzo, noi eravamo qua per te, era lui che doveva scusarsi semmai. – è gentile. È così gentile… come fa?
- Come avrai capito quando ero là mi ha lasciato brutalmente… anzi, la storia è ben più complessa di così… mi ha tradito e si è fatto beccare di proposito per farsi lasciare senza darmi spiegazioni, quindi io ci sono cascata ma poi ho voluto parlargli e approfondire, capire perché l’avesse fatto. L’amavo ancora, in fondo. Quando mi ha spiegato che non mi amava più e non voleva più saperne di me mi sono detta se fosse la verità. Come poteva spegnersi tutto così? Io lo conoscevo bene, ero sicura che non fosse così. Ho indagato e mi sono intestardita finché non ho capito che lo faceva per paura di un rapporto troppo serio come stava diventando il nostro. Quindi mi sono rifatta avanti dicendogli che avremmo affrontato la cosa insieme, che avremmo risolto tutto, che l’avrei aiutato, ma lui non ha proprio voluto, non mi ha ascoltato in nessun modo. Così ho capito che era finita. Sono stata male e non sono uscita per giorni, poi grazie a Davis ho capito che dovevo andarmene da là, staccarmi drasticamente da lui. E sono tornata nel mio luogo felice, dove sono nata e cresciuta. Mi ero fatta una ragione anche se a fatica, ne stavo uscendo, riuscivo a non pensarci sempre e a sorridere ogni tanto… e poi lui torna qua e mi dice quelle cose. Perché quando l’ha deciso lui e non quando glielo chiedevo io? Perché?
Lui è sempre stato così, non mi ha mai ascoltato davvero, ha sempre fatto tutto di testa sua. Io sono sempre stata d’accordo con lui e con le sue scelte ma questa volta no e mi sono sentita una bambola che non poteva avere opinioni. Mi ha trattato come se la mia scelta non contasse, come se non esistessi davvero, come se fossi una mentecatta. Mi ha calpestato in tutti i modi ed oggi una volta di più. Non intendo più farmi trattare così. Voglio che la gente mi ascolti quando parlo, quando dico no o si. Che non sia trasparente. Sono cresciuta ascoltata da chi mi circondava ed ora lui… lui… come ha potuto? Mi amava davvero o amava la persona che voleva io fossi? A questo punto mi vien da chiedermi cosa siamo stati davvero. Era vero sentimento quello che ci ha legati tutto questo tempo? Perché è stato con me? Ed io di chi ero innamorata? Non capisco veramente… cosa sono stati questi anni? Cosa sono stata io per lui? Cosa? –
Lo sfogo è arrivato come non avrei mai pensato ed alla fine la voce mi si rompe in gola insieme alle lacrime. Ripensare a tutto in modo così completo e quasi staccato mi ha fatto male. Alla fine è così. È finita. Ma c’è mai stata?
È finito davvero qualcosa che forse non è mai stato?
Io non lo so… l’idea che non ci siamo amati veramente mi angoscia. Che la mia felicità fosse finta, che in realtà non volesse me ma una che dicesse sempre di si, che è sempre stato tutto sbagliato.
Ma io gli ho voluto davvero bene, sarei stata disposta a tanto per lui.
Ma non a tutto, alla fine non a tutto.
Non a umiliarmi di nuovo.
Il pianto silenzioso lo nascondo fra le mani e dopo un po’ di silenzio in cui lui non dice nulla, io capisco che non c’è molto da dire. Che forse l’ho fatto venire solo per poter ascoltare la mia voce esprimere la verità che mi stava dentro dopo l’uscita di oggi.
È così pesante, però, la fine di una storia… sempre che una storia ci sia stata realmente…
Non so nemmeno più cosa sperare, so solo che voglio stare bene.
Che qualcuno mi aiuti, questa batosta non ci voleva.
Izzi fa qualcosa ti prego.

/Izzi/
Sentirla sfogarsi in questo modo mi ha spiazzato anche se un po’ me lo aspettavo e ci speravo. Da quando è arrivata si è tenuta tutto dentro ed io anche se non sono uno di quelli che parla troppo degli affari propri, mi rendo conto che certe cose vanno esternate.
Ora penso che potrà solo stare meglio.
Lo spero.
Andando per logica credo che sia così ma non sono molto bravo in questo genere di cose. A dare consigli, specie in campo amoroso.
In fondo le è finita una storia che ha appena messo completamente in discussione.
Non è facile ma non c’è molto da dire.
Mi dispiace, mi dispiace davvero che stia così, non voglio che stia così, voglio poterla aiutare, dire la cosa giusta e risolvere il suo dolore. Vorrei dirle che ora andrà tutto bene, stringerla e dirglielo ma non oso nemmeno toccarla.
Lei è così lontana da me, non è mai stata vicino a me.
Però ora ha chiamato me. Si aspetta qualcosa, dovrei veramente parlare.
Però la vedo coprirsi il viso con quel fare che è un misto fra l’adulto e l’infantile e la sento piangere, non fa singhiozzi pesanti come prima, sono lacrime che nemmeno si sentono. Le sue spalle piccole tremano leggermente ed i capelli gliele ricoprono mossi. Anche così è bellissima.
Ed io cosa posso fare per lei?
Ascoltarla, esserci e basta?
Allungo una mano titubante. Cosa ci fa la mia mano lì a mezz’aria fra me e lei?
Sono forse impazzito?
Che iniziative prende il mio arto?
No, davvero, non facciamo scherzi.
Però nonostante io pensi ciò, la mia mano continua il suo viaggio solitario e si posa testardamente sulla sua spalla, sopra i suoi capelli castani, poi intraprendente e contro di me scivola spostandosi fino alla sua appoggiata sul viso minuto. Gliela prendo staccandogliela e lei la stringe come se non aspettasse altro.
Ci separa il tavolo su cui appoggiamo le nostre mani unite e spiazzato sento come congiunge la sua alla mia. Forse anche un piccolo gesto sfacciato e non da me, può aiutare la persona che desidero aiutare.
Forse nemmeno le parole servono, chissà.
Metà del suo viso è visibile e gli occhi chiusi lasciando andare quelle goccioline che devono essere salate, le rigano la guancia e le arrivano fino alle labbra piegate verso il basso, ben serrate. Da lì scendono sul mento e poi sulla superficie di legno.
Povera piccola… vorrei stringerti e con una bacchetta magica cancellare tutto questo tuo dolore. Perché devi stare così male?
Non ne vale la pena per lui.
Mi fa male vederti piangere per qualcun altro.
Alla fine con un sussurro provo a dire qualcosa anche se non ho proprio idea di cosa:
- Non è vero che non c’è stato nulla o non piangeresti ora. E non è vero che non ne è valsa la pena o non l’avresti vissuta. Purtroppo è finita ma sicuramente oltre al dolore, questa storia ti ha lasciato anche qualcosa di bello. Devi aggrapparti a quei bei ricordi per non affondare. E poi… - Lo dico? Ho anche parlato troppo… guardo le nostre mani unite qua sopra e mi decido stringendo la sua, una scarica elettrica mi attraversa. Che bello tenerle la mano. – E poi non sei sola. – Più di così non arrivo, mi sono sbilanciato troppo per i miei gusti ma penso ne avesse bisogno.
Torna il silenzio fra noi e lentamente sento che i suoi singhiozzi scemano finché non libera totalmente il suo viso e mi guarda con quei suoi occhi rossi pieni di lacrime, ha un viso stravolto che non le avevo ancora visto, non così seriamente addolorato. A Digiworld era una bambina e per giunta viziata, è cresciuta lì imparando che ci sono cose più nobili per cui piangere, ma ora è diverso. Questo suo dolore è completamente diverso.
- Grazie. Grazie di esserci. Grazie di non provare a tirare fuori chissà quali parole di consolazione. Grazie per essere come sei e di non avermi piantata davvero in asso. –
Io non rispondo ritrovandomi non poco in imbarazzo, inebetito continuo a fissarla. Anche così mi piace.
Sono proprio cotto e andato.
Porca miseria, chi l’avrebbe mai detto?
Proprio io, poi…
Stiamo ancora così e ci osserviamo come se ci vedessimo per la prima volta, non ci separiamo e questo contatto mi trasmette un tale calore che spero non finisca mai. Non mi sento io a tenerle la mano ma lei non la molla ed anche se un tavolo ci separa sono felice. Sono scemo ad esserlo, lei sta male ed io sono contento di poterla toccare e di stare ancora da solo con lei.
Ma lei pensa ancora ad un altro, sta male per un altro. Cosa posso fare se non stringermi questi piccoli momenti che sono solo nostri?
Mi vede come un amico, sicuramente, però averla così è meglio che non averla.
Preferisco tenermi per me i miei sentimenti, al sicuro, piuttosto che mettere tutto su piazza e non avere più nulla dopo.
Dopo un po’ di silenzio in cui lei sembra riprendersi discretamente, tutto sommato, e non piange più, piega la testa di lato osservandomi come se mi vedesse per la prima volta e seguendo una sua linea di pensiero che a me non è data conoscere, mi fa la domanda del secolo, come se avesse appena scoperto l’acqua calda.
- Izzi, ma tu cosa sei per me? – Io rimango di sasso ad ascoltarla e inghiottendo a vuoto per non soffocarmi da solo, cerco di mantenere un colorito umano e soprattutto un espressione normale. Quindi con fatica mi scopro un grande attore e come niente fosse chiedo calmo:
- Perché? E poi dovresti dirmelo tu… - Ma che bravo… se tutto va bene mi risponde anche!
Mimi continua a guardarmi intensamente con quei suoi grandi occhi spalancati ancora lucidi e l’imbarazzo mi divora.
- Si, perché ti ho chiamato oggi, mi sono aggrappata a te da quando sono qua, ti ho parlato in questo modo… e poi tu mi hai sempre aiutato, oggi mi hai ascoltato, hai cercato di consolarmi… perché? Perché lo fai? –
La domanda non otterrà risposta, non sono così bravo da trovare al volo una risposta che non mi comprometta troppo ma vorrei sparire con uno schiocco di dita. Anche se qua così ci sto bene e lei non mi ha ancora lasciato la mano. Che situazione… come la risolvo ora? Però non aspetta una mia risposta, sembra come se rifletta ad alta voce.
- Non è che saremo io e te a finire insieme? – Aspetta, Izzi, calma… non partire in quarta, non l’hai mai fatto, perché dovresti farlo ora? Su, forza. Sii uomo e rimani impassibile.
Vorrei scappare.
Non so se divento rosso o faccio una faccia strana, ma la mia voce non trema quando con coraggio rispondo pacatamente composto:
- Anche se di solito so molte cose, questa non è fra quelle. – Bene, ottimo lavoro. Posso essere contento di me stesso, mi merito un premio.
È stata faticosa ma ci sono riuscito… non pensavo, onestamente, ma non credo di essermi tradito.
Lei sta ancora a guardarmi e dopo qualche attimo in cui segue chissà quali pensieri che vorrei sapere, mi sorride come se si rispondesse.
Cosa darei per leggerle nella testa.
- Penso di averti stressato abbastanza… se vuoi ti lascio libero di andare. Ti ho monopolizzato abbastanza. –
La sua voce esce sempre meglio e mi rincuora, anche se quando scioglie la mano dalla mia devo dire che mi dispiace non poco ed un senso di mancanza mi invade subito.
Il nostro momento è finito.
Non dimostro affatto questo mio stato d’animo e assecondandola mi alzo in piedi anche io. Non vorrei affatto andare via, ovviamente, ma magari è lei che vuole stare sola. Non voglio essere invadente, vedo che sta obiettivamente meglio quindi è ora di togliere il disturbo.
Anche se non vorrei affatto.
- Non mi hai stressato, comunque. Quando hai bisogno non esitare a chiamarmi, mi raccomando. Per qualsiasi cosa. –
- Allora penso che lo farò e approfitterò ancora di te. – Dai Izzi, non pensare a certe cose… non essere troppo felice di questa frase innocente. – E grazie davvero molto per oggi e per tutto quello che hai fatto da quando sono qua. Veramente. Sarei stata persa senza di te. – Lo dice con naturalezza, sorridendo e pensandolo davvero.
Questa volta mi sento andare a fuoco quindi prima di inebetirmi come uno sciocco, saluto e me ne vado. Che imbarazzo, ragazzi… non sono tagliato per queste cose. Quando lo saprà Tai, perché tanto quello viene a saperlo in un modo o nell’altro, sarà la mia fine.
Eh si… sono proprio cotto di Mimi, c’è poco da fare. Spero solo che rifletta ancora sull’uscita che ha avuto candidamente. Io e lei finiremo insieme? Chissà, spero proprio di si.
Del resto le strade sono proprio incredibili.

   
 
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