L’ho perso.
L’ho perso, l’ho perso, l’ho perso.
Non c’è più.
Panico. Ecco cosa mi ruggisce nel petto. Panico,rabbia,disperazione. L’aria mi fa male nei polmoni,nella gola,la sento bruciare,infida. Non voglio ossigeno. Voglio la cosa che ho smarrito.
Corro,ritorno su i miei passi,setaccio il terreno,aguzzando la vista,mentre la tensione cresce in me. Dov’è? Lo rivoglio indietro. Lo bramo. Mi è necessario.
Rigiro su me stesso più volte,mentre gli occhi iniziano a pizzicare,i condotti lacrimali che si risvegliano,iniziando a stuzzicare il mio bulbo oculare.
Respiro piano,mentre il panico inizia a prendere parte in me.
Pesto i piedi a terra,come a scacciar via un qualcosa di formicolante e strisciante,che si abbarbica su per le mie gambe,il mio inguine,la colonna vertebrale,regalandomi brividi e una spiacevole sensazione allo stomaco.
L’ho perso.
ANGOLO AUTRICE:
Chi mi conoscerà, saprà che, soprattutto negli horror, tendo a scrivere intere parti solo di sensazioni corporali e mentali, e che, sempre negli horror, ho sempre molto paura di non riuscire a trasmettere quei sentimenti. Indipercui, questa è una prova, un allenamento, che vi avrà occupato, nel leggerla, uno – due minuti
Spero abbia fatto il suo lavoro.
Saluti,
Robin Goodfellow