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Autore: vale_9826    03/09/2014    2 recensioni
Aya, insieme al suo fidanzato Tsu, ha organizzato una vacanza nella villa estiva dei suoi nonni per stare un po' con i suoi amici... ma il vero motivo è un altro! Aveva pianificato tutto per bene, e grazie a quella vacanza Sana e Akito si sarebbero messi finalmenre insieme, e la festa del Tanabata sarebbe stata un occasione perfetta!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Sana/Akito
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti, poichè ho avuto problemi con questa storia l'ho ripubblicata, ringrazio le persone che mi hanno già recensito in precedenza, e informo che questa storia è nata per un concorso su una pagina facebook, ma poichè come mi succede a volte ho avuto il cosiddetto "blocco dello scrittore" non ho rispettato la scadenza. Poichè sono riuscita comunque a completarla ve la propongo qui, spero vi piaccia e che mi farete sapere cosa ne pensate... Buona lettura!|


La dolce Aya quella calda mattina si era alzata davvero di buon umore, se non fosse stato per quel caldo asfissiante sarebbe stata davvero allegra come un fringuello. Ma per il caldo ormai non c’era più da preoccuparsi, infatti quella mattina dopo aver finito tutte le faccende di casa che la madre le aveva chiesto di fare cominciò a preparare la valigia per le vacanze. Lei e tutti i suoi amici l’indomani sarebbero andati a trovare i suoi nonni nella loro casa estiva a Ichinomiya, che distava poco meno di un ora dal mare, e dove avrebbero partecipato al Tanabata, festa che celebra il ricongiungimento delle divinità Orihime e Hikoboshi, rappresentanti le stelle Vega e Altair. Secondo la leggenda i due amanti vennero separati dalla Via Lattea potendosi incontrare solo una volta all'anno, il settimo giorno del settimo mese lunare del calendario lunisolare. Atmosfera perfetta per lo scopo che si erano prefissati lei e il suo fidanzato poche settimane prima.                        
Ormai tutti i loro amici avevano 16 anni e, nonostante lei e Tsuyoshi stessero insieme da una vita e vivessero al meglio la loro storia, non si poteva dire lo stesso di Sana e Akito. Infatti dopo aver saputo che quest’ultimo non aveva vinto la tanto desiderata cintura nera alla fine della seconda media i due non si erano più detti quello che avevano nel cuore ormai da tanto tempo. E così altri anni erano passati, mentre Sana e Akito erano tornati al loro solito rapporto fatto di battute, litigi e infinite prese in giro, che ora però si era decisamente raffreddato a causa della consapevolezza di provare qualcosa l’uno per l’altra.
Aya e Tsuyoshi però avevano detto basta: avevano pianificato tutto fin nei minimi dettagli, e alla fine di quella vacanza se dopo tutto quello che avevano organizzato quei due non si fossero messi ancora insieme li avrebbero come minimo picchiati a sangue. Ma no, stavolta non poteva non succedere. Aya era più che determinata e la festa del Tanabata sarebbe stata un occasione perfetta.
Dopo aver messo l’ultima cosa che le serviva in valigia la chiuse di botto e con forza. Tutti erano più che determinati e ormai non potevano più tornare indietro, quella vacanza avrebbe sistemato tutto. Lei, Tsu, Hisae, Gomi, e Mami avrebbero fatto di tutto pur di aiutarli. Anche Akito e Sana meritavano di essere felici!
 
La mattina della partenza sia Sana che Akito erano più che nervosi, l’idea di dover stare a stretto contatto per 3 lunghi giorni non lasciava tranquilli nessuno dei due. Il solo pensiero di poter rimanere soli li terrorizzava, come si sarebbero dovuti comportare? Ormai era passato così tanto tempo dal loro ultimo, fugace, dolce e tenero bacio e da quella promessa di parlarsi che non era stata mai mantenuta. Quasi 4 anni per l’esattezza, 4 lunghissimi anni passati nella timidezza e nell’angoscia che aveva creato una barriera tra loro. Sana quasi pensava che fosse tutto passato, che tra loro non potesse esistere più alcun tipo di rapporto, ma allora perché, tra i tanti ragazzi che cadevano ai suoi piedi, lei non aveva mai provato interesse per qualcun altro? Se era finito tutto perché non si dava pace? Oh lo sapeva perché, perché lui c’era in ogni momento, c’era stato in passato, e probabilmente ci sarebbe stato anche in futuro, per sempre. Era una presenza silenziosa nella sua vita, eppure non poteva farne a meno, non sarebbe mai riuscita a chiudere definitivamente i rapporti con Akito, perché non ne aveva il coraggio, perché aveva paura che si sarebbe sentita ancora più sola, perché nonostante tutto lo amava, e quello probabilmente non sarebbe mai cambiato.
Intanto gli amici fecero di tutto per far stare Sana e Akito vicini durante il viaggio nel treno, ma nonostante i loro sforzi i due non parlarono poi molto, niente discorsi troppo lunghi, niente scherzi e niente prese in giro, solo silenzio, un silenzio insopportabile.
Quando arrivarono a destinazione tutti ammirarono la bellezza della villa dei nonni di Aya, non era grandissima, ma molto graziosa, e con i suoi colori chiari e il suo giardino pieno dei fiori più colorati trasmetteva un senso di pace e tranquillità. Dopo che tutti si furono sistemati nelle rispettive stanze si ritrovarono nel salotto della villa intenti a decidere cosa fare.
propose Aya che conosceva la zona,
L’idea fu accolta con grande entusiasmo così dopo aver preparato il pranzo al sacco e aver preso tutto l’occorrente il gruppetto raggiunse la metropolitana e poi la spiaggia. Quest’ultima era davvero grande e il mare luccicava sotto i raggi del sole, a quella vista l’allegria di Sana si fece subito sentire.
urlò  con la sua solita vivacità.
Poi la rossa si tolse il copricostume e corse verso la riva per poi buttarsi in acqua felice. Gli altri la seguirono divertiti per poi cominciare a schizzarla tutta. Si divertirono tanto mentre si bagnavano a vicenda, ma qualcuno mancava all’appello, e chissà perché fu Sana ad accorgersene. Infatti era Akito che non era insieme a loro, le basto voltarsi un attimo e lo vide, intento a parlare con un gruppetto di splendide ragazze che lo stavano corteggiando. Certo era giustificabile, Akito era molto bello, lei stessa lo pensava, ma non riusciva a reprimere quella sensazione di gelosia nel vedere quelle ragazze alte, formose e sexy dalla testa ai piedi andare dietro al “suo” Akito. Perché lei non era così bella? Forse andava bene così, forse lui era attratto da quel genere di bellezza, forse lei non era adatta a lui…
Decise di andare al bar su richiesta dei suoi amici per comprare delle bibite fresche, tanto non aveva motivo di rimanere lì a guardarlo per poi soffrire ancora una volta.
 
Era da circa 10 minuti che Akito cercava di liberarsi di quelle ochette presuntuose, certo non poteva negare che fossero molto attraenti, ma a lui in quel momento non interessava avere una storiella da 2 giorni al massimo, poi con Sana che indossava quel costume che lui riteneva fin troppo sgambato ma che comunque lo faceva impazzire, era quasi impossibile concentrarsi su qualcuno che non fosse lei. A proposito ma dove era finita? Non riusciva a vederla da nessuna parte, così con una scusa si allontanò dal gruppo di ragazze e si avvicinò ai suoi amici.
< Tsu, dov’è Sana? > chiese.
< È andata a prendere delle bibite al bar, perché non vai ad aiutarla? >
Probabilmente avrebbe fatto meglio a non mostrarsi così interessato ma si diresse comunque verso il bar dove trovò Sana al bancone con un cameriere che le stava dando tutte le bibite. La cosa che gli fece saltare i nervi fu che quasi tutti i ragazzi presenti la stessero guardando dalla testa ai piedi con occhi adoranti fermandosi chissà perché sul suo lato B. Lo sapeva che quel costume era troppo sgambato, e quel cameriere che le stava guardando il seno? Maledizione a lei, alla sua bellezza abbagliante e al suo corpo a dir poco perfetto, avrebbe voluto dare un pugno in faccia a chiunque la stesse guardando in quel momento, solo lui poteva guardarla in quel modo!
< Sana!> le si rivolse, mentre il cameriere le stava parlando amichevolmente.
< Oh Akito… > gli rispose lei un po’ sorpresa di vederlo lì.
< Hai finito? Gli altri stanno aspettando!>
Piccola bugia, ma doveva pur portarla fuori di lì no? No?
< Si, solo un minuto e… >
< Bene allora andiamo! >
Non la fece neanche finire di parlare, semplicemente afferrò la busta con le bibite e il suo polso e la trascinò via quasi di peso mentre lei si dimenava. Una volta fuori dal bar però Sana si liberò dalla presa di Akito e gli urlò contro arrabbiata.
< Si può sapere che ti è preso Akito? >
Bella domanda… cioè una risposta c’era, ma non poteva certo dirgli la verità, ovvero che era super geloso.
< Io credo che dovresti indossare costumi meno sgambati! > disse Akito, ma se ne pentì due secondi dopo.
Lo aveva detto davvero? Ma che gli era saltato in mente? Adesso Sana avrebbe sicuramente cominciato a…
< Che cosa? >
Urlare! Infatti… lo sapeva!
< Si può sapere che cosa significa? Adesso vuoi decidere anche come mi vesto? Chi sei tu per dirmi certe cose? Nessuno, assolutamente nessuno! > era a dir poco furiosa, ma come si permetteva?
< Con questo costume sembri una di quelle tante ragazze facili che si vedono in giro e che stanno con il primo che passa… sei quasi nuda Kurata! > sbottò lui arrabbiato più con se stesso che non lei.
Quello che disse però la ferì molto, pensava questo di lei? Pensava che fosse quel tipo di ragazza?
< Non devo rendere conto a te di quello che faccio o di quello che indosso capito? Sei un idiota presuntuoso! > esclamò lei mentre cominciavano a scenderle lacrime amare.
Perché la trattava in quel modo?
Cominciò così a correre, più veloce di quanto pensasse, pur di allontanarsi da quel dolore, anche se forse quel dolore non l’avrebbe abbandonata così facilmente.
 
Dal canto suo Akito si maledì da solo non appena vide le lacrime sul volto di Sana, ma come aveva potuto dirle certe cose? Come aveva potuto farla soffrire in quel modo? Era davvero un idiota, lui l’amava eppure l’unica cosa che sapeva fare era farla stare male… che cosa gli stava succedendo? L’aveva aiutata tante volte, le aveva dato il suo appoggio, l’aveva sempre sostenuta quando aveva potuto, ma ora? Che diavolo stava combinando?
Quando Aya, Tsu, Hisae, Gomi e Mami videro Sana con gli occhi arrossati capirono che qualcosa era andato storto, e maledirono Akito, perché se Sana stava piangendo lui le aveva sicuramente fatto o detto qualcosa che evidentemente l’aveva ferita molto.
Ritornarono a casa verso il tardo pomeriggio, e un silenzio glaciale si era instaurato tra Sana e Akito che a malapena si guardavano, poi una volta arrivati alla villa scivolarono tutti e due silenziosamente nelle loro camere per prepararsi per la festa, nonostante non fossero dell’umore adatto per parteciparvi.
 
Quando quella sera le ragazze raggiunsero i ragazzi nel soggiorno pronte per uscire, questi ultimi rimasero letteralmente a bocca aperta. Erano tutte bellissime, dalla prima all’ultima, e una volta messi gli occhi addosso a Sana, Akito non aveva intenzione di toglierli presto. Era semplicemente meravigliosa, con quello yukata di un delicato rosa chiaro tempestato di fiori rossi che si abbinavano alla larga fascia rossa sotto il seno, la quale dietro la schiena andava a intrecciarsi in un bel fiocco. I capelli poi erano legati in uno schignon, mentre la frangetta era stata lasciata davanti. Dava una sensazione di purezza e delicatezza, altro che ragazza facile, come lui aveva insinuato, che stupido era stato!
Sana lo ignorò totalmente, ancora un po’ arrabbiata per la loro discussione. Certo la rabbia l’aveva sbollita, ma si chiedeva se Akito pensasse davvero quelle cose che le aveva detto, oppure se era stata tutta colpa della rabbia di quel momento. Non se ne curò in quel momento, preferiva non pensarci.
< Akito che dici vogliamo andare? O preferisci rimanere qui? > gli chiese Tsuyoshi che per ottenere la sua attenzione dovette agitargli una mano davanti alla faccia.
< Oh certo! > disse Akito frettoloso mentre cominciava ad arrossire.
Tsu non poté fare a meno di farsi una risatina. “Speriamo riesca a combinare qualcosa!” pensò.
Salirono così in macchina del nonno di Aya e partirono.
Quando arrivarono a destinazione la festa era incominciata da parecchio e ormai si faceva fatica a camminare a causa della quantità eccessiva di persone, e infatti non passò molto tempo che Sana, dopo essersi soffermata a guardare alcune decorazioni, si accorse di non riuscire più a vedere i suoi amici. Cadde così nel panico più totale, non aveva con sé il cellulare, lo aveva dimenticato alla villa, e ovunque si voltava non vedeva che sconosciuti, e così cominciò ad urlare i nomi i suoi amici. Niente, nessuno sembrò fare caso a lei. Stava per mettersi a piangere quando qualcuno la chiamò a gran voce. Quando si voltò vide il volto di Akito, e subito si rasserenò.
< Sana! > la chiamò preoccupato Akito.
Poi la prese per il polso e la portò in un punto dove riuscirono a parlare senza urlare.
< Dove sono tutti? > chiese Sana vedendo solo l’amico.
< Non ne ho la più pallida idea! Adesso provo a chiamare Tsu, sperando che senta il telefono in mezzo a questo caos! > esclamò Akito prendendo il telefono e selezionando dalla rubrica il numero dell’amico.
Passarono alcuni minuti durante i quali Akito provò a chiamare tutti i loro amici, ma nessuno rispose. Sana e Akito si guardarono sconsolati.
< E adesso? > chiese la prima.
< Bé trovarli è impossibile, dobbiamo aspettare che la festa finisca, in modo che non ci sia più tutta questa gente. > le rispose il secondo.
< Ok ma io non sono venuta qui per non far nulla! >
< E chi ha parlato di non far nulla? Non ci resta che continuare il giro da soli… per te va bene? >
Se le andava bene? Akito le stava chiedendo se le andava bene passare del tempo da soli? Probabilmente non aspettava altro da tempo immemorabile, come poteva dirgli di si senza mostrare troppa gioia?
“Adesso non farti prendere dalle emozioni Sana, tu sei ancora arrabbiata con lui, ricordatelo!” si disse la rossa per controllarsi.
< Bé, non è che ci siano altre alternative… quindi si, va bene! > disse per non sembrare troppo entusiasta.
Akito un po’ triste per come Sana gli aveva risposto cominciò a camminare buttandosi di nuovo in mezzo alla folla, ma in fondo cosa si aspettava? Oggi l’aveva fatta arrabbiare senza un motivo valido. Anche se comunque per lui il motivo per arrabbiarsi con lei c’era, ma in fondo la sua non era altro che… si non era altro che gelosia!
Sana nel frattempo però era rimasta un po’ indietro e si diede da fare per raggiungere l’amico. Quando riuscì a raggiungerlo fece un gesto del tutto spontaneo, dettato dal timore di perdere anche lui e di rimanere sola, lo prese per mano! Si rese davvero conto di quello che aveva fatto quando Akito si fermò e girandosi verso di lei la guardò con sguardo stupito. Sana a quel punto ritrasse immediatamente la mano arrossendo e imprecando contro se stessa per quel gesto stupido, cosa le era saltato in mente?
< Scusami… avevo solo paura di perdermi di nuovo, ma non fa niente. > balbettò ormai tutta rossa per la vergogna.
< Scusami tu, puoi tenermi per mano se ti fa stare più tranquilla… > disse lui senza guardarla veramente. Sana esitò, avrebbe voluto farlo ma lui cosa voleva?
< Anzi fallo, fa stare più sicuro anche me… così so che ci sei! > disse lui prendendole la mano e cominciando di nuovo a camminare. Entrambi a quel punto non sapevano più cosa dire e continuarono a camminare e a guardarsi in giro in silenzio.
Sana si guardò ancora attorno, era un festival come tanti, con tante bancarelle di tutti i tipi, da quelle per il cibo, a quelle che permettevano di partecipare a giochi tipici di quella festa. E soprattutto c’era bambù ovunque, simbolo principale del Tanabata. C’erano anche i tanzaku naturalmente, strisce di carta colorata che simboleggiano i fili di seta intrecciati da Orihime. Su di essi vengono scritti preghiere e desideri rivolti alle stelle protagoniste della festa e successivamente legati ai rami di bambù. Quando Sana  vide una pianta di bambù molto grande già adornata con molti tanzaku non resistette, voleva scrivere un desiderio anche lei. Così di punto in bianco Akito si ritrovò trascinato da Sana vicino a quella pianta di bambù.
< Cosa c’è? > chiese lui perplesso.
< Voglio scrivere un desiderio su un tanzaku! > disse Sana con gli occhi che brillavano e con un sorriso bellissimo, a cui Akito non riuscì a resistere.
< Scrivi pure… sei proprio una bambina! > disse lui con un tono che non dava per niente l’idea di una presa in giro.
< Non ti stavo mica chiedendo il permesso! > disse lei facendogli scherzosamente la linguaccia.
Sana così prese un tankazu di colore azzurro e una penna. Si diede qualche secondo per pensare a un desiderio, si sforzò di scriverne uno originale, ma ce n’era solo uno al momento che aveva in mente. Così senza esitazione lo scrisse: “Vorrei che le cose tra me e il ragazzo che amo si aggiustassero!”.
 
Nello stesso momento i loro amici guardavano divertiti le chiamate perse sui loro cellulari, sperando che quello che avevano architettato funzionasse.
E mentre Aya, Tsu, Hisae, Gomi, e Mami speravano che tutto andasse per il meglio, dopo che Sana allegramente aveva scritto il suo desiderio, quella tensione che si era creata tra lei e Akito era svanita, lasciando posto alla solita allegria della prima e alle solite prese in giro del secondo. Passarono una divertente serata insieme, Akito prese per lui e per Sana dei  takoyaki, polpette fritte fatte con pastella e polpo, e Sana per ricambiare prese invece a entrambi alcuni dango, dolcetti colorati di forma sferica serviti a spiedo.
Alla fine della festa sia Sana che Akito avevano il cuore più leggero, grazie al fatto di riuscire a comportarsi come sempre con l’altro. Ormai rimanevano solo i fuochi d’artificio, e Akito propose di andare sulla spiaggia per avere una vista migliore, Sana accettò subito entusiasta, adorava i fuochi d’artificio e non vedeva l’ora di vederli. E inoltre la presenza di Akito secondo lei rendeva tutto più bello, era così felice!
Mentre passeggiavano sulla spiaggia il volto di Akito si fece improvvisamente serio.
< Sana senti… io voglio scusarmi per le cose che ti ho detto stamattina in spiaggia, ho davvero esagerato! >
Akito si sentiva in colpa per come l’aveva trattata, era stato davvero cattivo, e lei non lo meritava.
< Non fa niente, ho già dimenticato tutto Akito… >
Sana ci aveva davvero messo una pietra sopra, la spensieratezza che aveva ritrovato quella sera insieme a lui aveva spazzato via tutta la sua rabbia, ma non poteva negare che le sue parole l’avevano ferita, perché si era comportato così? Voleva saperlo!
< Davvero? > le chiese lui non molto convinto.
< Si, ma se vuoi davvero farti perdonare dimmi perché mi hai detto quelle cose! Ho bisogno di saperlo. > disse Sana decisa.
 Si ne aveva bisogno, perché in fondo non sapeva più cosa pensare. Loro due cos’erano? Amici? Più che amici? Una via di mezzo? Il loro rapporto come poteva essere definito?
Akito in quel momento pensò a cosa gli aveva detto Tsu qualche tempo prima, se non le diceva il motivo e non le confessava cosa provava una volta per tutte l’avrebbe persa davvero, e lui non voleva. No, non voleva perderla, perché lei era sua e di nessun altro. Ciononostante abbassò lo sguardo prima di parlare.
< Sana la verità è che… oggi nel bar in spiaggia ho notato un gruppo di ragazzi che ti guardava con occhi sognanti, si insomma ti stavano mangiando con gli occhi… >
Sana al sentire quelle parole arrossì violentemente, si in quel momento era in imbrazzo!
< E… e con questo? > chiese Sana balbettando.
< Io mi sono ingelosito! >
< Perché? Perché avresti dovuto essere geloso?! Io non sono la tua ragazza, non ne hai il diritto! > disse Sana che ormai stava scoppiando.
< Hai ragione non ne ho il diritto, eppure non riesco a farne a meno, ogni volta che ti guardo ti trovo talmente bella da voler essere il solo a poterlo fare! > disse Akito prendendole il viso tra le mani e ammirando quei profondi occhi scuri nei quali ormai non vedeva altro che smarrimento.
Stava per baciarla, lo voleva più di qualunque altra cosa, e lo avrebbe fatto se Sana non lo avesse fermato e anche allontanato.
< No Akito! > esclamò quasi piangendo. < Ti prego non lo fare un'altra volta! >
Non era pazza, non lo era per niente, anche lei moriva dalla voglia di baciarlo, di assaporare il sapore delle sue labbra, ma se lo avesse fatto avrebbe perso il lume della ragione e non poteva lasciare che accadesse. Voleva sapere lei cosa rappresentava per lui, una volta per tutte.
< Akito per favore, te lo chiederò per l’ultima volta, poi non lo farò mai più. Ti prego dimmelo, dimmi che cosa provi per me, ti prego! > e mentre queste parole le morivano in gola portò le mani davanti agli occhi per cercare di fermare le lacrime che ormai non riusciva più a trattenere. Tremava tutta, per le lacrime, per il dolore, per la lontananza che c’era stata tra loro in quegli ultimi anni. Lei lo amava, lo amava con tutta se stessa, ma non voleva più soffrire così, non ce la faceva più a reggere quella situazione. Ancora un po’ e sarebbe crollata definitivamente.
Akito vedendola piangere sentì il suo cuore quasi spezzarsi, aveva sempre odiato vederla piangere, ma sapere che in quel momento era lui a causare quelle lacrime lo distrusse. Le si avvicinò piano e sfiorò le sue spalle con le mani, e vedendo che lei non opponeva resistenza la strinse forte contro il petto. Ormai neanche lui ce la faceva più a tenere dentro quel sentimento, doveva dirglielo, sapeva di poterlo fare.
< Ti amo Sana… > le sussurrò vicino all’orecchio.
Sana al sentire quelle parole tanto desiderate sbarrò gli occhi, non riusciva a crederci, tanto da on riuscire più a smettere di piangere dalla felicità.
< Anche io ti amo! > disse piano mentre ricambiava quell’abbraccio pieno d’amore
Adesso lo sapeva, adesso sapeva che niente li avrebbe più tenuti lontani. E in quel momento, testimone di quella certezza, di quell’amore a lungo soffocato ma che finalmente era sbocciato furono i fuochi d’artificio che risplendevano in quella meravigliosa notte piena di stelle.

 
  
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