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Autore: Aeltanin    03/09/2014    4 recensioni
Emma Watson non sa ancora che la sua cerimonia di laurea le riserverà una sorpresa speciale e inaspettata.
E' una circostanza che ha il tempismo perfetto a giocare con il destino e a permetterle di realizzare il suo più grande sogno nascosto.
Ma c'è qualcuno a minacciare la felicità...
{Feltson {Tom/Emma
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daniel Radcliffe, Emma Watson, Evanna Lynch, Rupert Grint, Tom Felton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3. Neither For A Moment

 

 

 

« Cosa è successo? » Tom mi sorpassa attonito senza degnarmi di uno sguardo. Si fionda sul corpo dilaniato di Jade, mentre una folla di curiosi si avvicina e commenta fastidiosamente l'accaduto. E' stato come tornare indietro di alcuni anni, quando si mostrava indifferente nei miei confronti, accompagnato da quella stessa ragazza che, stesa sull'asfalto, si è aggrappata al suo collo e tenta di colpevolizzarmi.

« Tom, lei mi ha…» un colpo di tosse particolarmente violento la costringe a interrompersi, per poi riprendere con voce roca « …spinta fuori dal marciapiede, è stata violenta e… non ho fatto in tempo a… ».

« Stai tranquilla, Jade » le sussurra, accarezzandole i capelli insanguinati « l'ambulanza sta arrivando e tu guarirai presto ». Vedo scorrere le dita tra i suoi capelli, invidiando quel gesto così intimo che non ho mai ricevuto da lui. Non abbiamo mai avuto il tempo materiale per scambiarci effusioni in tutti questi anni, perchè il destino, ancora una volta, ha deciso di spezzarci le ali. Fa davvero male la sua indifferenza verso di me, perchè, nonostante il momento richieda grandi attenzioni per Jade, io resto immobile a guardare quella scena, percependo il mio cuore riempirsi di crepe e la vita che continua a scorrere intorno a me, opaca, priva di suoni e colori.

« Tu…tu le credi? » le parole fuoriescono dalle mie labbra quasi fossero un sussurro, mentre rinsavisco gradualmente e mi avvicino ai due. Un ritmo incalzante prende a battere nel mio cuore, quando vedo Tom voltarsi lentamente e liquidarmi con un'occhiata fugace. L'ambulanza termina il suo percorso davanti la mia figura; due infermieri aprono le portiere e caricano Jade sul lettino. Gli agenti scambiano qualche informazione con Tom, per poi avvicinarsi a me e chiedermi ulteriori delucidazioni.

« Signorina, può raccontarci cosa è successo? » Mi guardano negli occhi sondandomi con invadenza, colpevolizzandomi già prima di aver ascoltato cosa ho da dire. 

« Io…io e la signorina Jade abbiamo avuto una discussione e abbiamo cominciato a spintonarci. Quando…quando ho capito che la situazione stava degenerando, ho tentato di farla ragionare e a tirarla sul marciapiede, ma lei… » come dire loro che Jade ha volutamente lasciato la mia presa? « …lei è scivolata dalla mia presa ed è caduta dritta in strada. Essendo questa una strada molto trafficata, un Suv ad alta velocità non ha avuto il tempo di frenare e… » le lacrime hanno cominciato a solcare le mie guance, non so se per la situazione tragica in cui mi trovo coinvolta, non so se per l'atteggiamento di Tom, che non mi ha creduta o per i due poliziotti appena arrivati, che mi caricano poco gentilmente sul sedile posteriore della voltante e mi portano via la piccola felicità provata nelle ultime ore.

« E' stata lei! » mi addita un signore grassoccio, con una sigaretta tra le labbra e una pronuncia volgare « l'ha fatta volare verso la strada! »

« Deve venire con noi in centrale, signorina Watson ». Non reagisco neanche alle loro pressioni. Uno dei due mi afferra rudemente il braccio e mi sistema le manette intorno ai polsi.  Mi siedo in macchina con una compostezza che mal si addice al momento e lascio vagare lo sguardo attraverso il finestrino verso la figura di Tom, che sale sull'ambulanza e mi abbandona, ancora una volta. Sfioro il vetro con le dita, cercando di cancellare con i polpastrelli una gocciolina di pioggia, la quale mi accorgo poi, essere una mia lacrima.

 

 

***

 

 

« Non crederò mai ad una idiozia simile! Emma accusata di tentato omicidio! Sono matti!? » Rupert spegne il televisore, gettando il telecomando sul letto. Evanna si accoccola sul suo petto, posandogli una mano sul cuore in tumulto. E' terribile dover apprendere una notizia simile, diffusa senza il minimo tatto, proprio come si addice ai giornalisti.

« Tesoro, calmati. Io sono assolutamente sicura che tutto questo sia un fraintendimento. Nessuno potrebbe mai pensare che Emma abbia tentato di uccidere qualcuno. Vorrei chiamarla, che dici? » Gli sorride e lui le posa un bacio sulle labbra. Rupert afferra il cellulare e cerca il numero di Emma. Dopo molti squilli e la segreteria molesta, con un altro gesto rabbioso il cellulare viene scagliato contro la finestra. 

« …Ne ha passate così tante. » Rupert si prede la testa tra le mani e affonda il viso sul collo di Evanna. Lei gli accarezza la schiena, cercando di farlo rilassare e ascoltando ciò che le racconta. « Quante volte l'ho vista in lacrime, quante volte ho dovuto asciugarle dal viso il dolore, provocato da Tom. E adesso che finalmente si sono ritrovati, una tragedia li travolge. Emma è la mia migliore amica, non potrei sopportare di sapere che sta male…chissà adesso come si sente, cosa sta provando. » termina, rosso in viso. Evanna gli prende il volto tra le mani e gli sorride rassicurante.

« L'unica cosa che potrebbe aiutarla in questo momento è la vicinanza degli amici. Prenoto il primo volo, sei d'accordo? Tu chiama Dan e Bonnie, sono sicura che avranno appreso la notizia e saranno del nostro stesso avviso. Poche ore e saremo da Emma. » Rupert rilassa i lineamenti del volto per poi rivolgere ad Evanna uno sguardo adorante.

« Ma cosa ho fatto di così importante nella vita, per meritarmi un angelo come te? » Le si aggrappa alla vita e le bacia l'incavo tra i seni. Aspira il suo odore e risale sul volto, sentendola ridacchiare.

« Semplice! Hai distribuito gelati gratis su un carrettino, amore! Ti sembra poco!? » Rupert si unisce alla risata di Evanna, ma il suo sguardo si fa subito serio.

« …ma tu non avevi un provino importante? Resta, io vado da solo. Non voglio che tu comprometta la tua carriera. »

« Non pensarci neanche! Emma è amica tua, quanto mia, e non la lascerei mai da sola ad affrontare un momento simile. E poi senza di me non resisteresti mezz'ora in aereo! » Rupert diventa paonazzo e afferra, offeso, il cellulare capovolto sul pavimento. Evanna gli si avvicina e gli soffia sulle labbra:

« Sei adorabile, quando ti fingi offeso. Chiama Dan, io preparo velocemente le valigie. »

 

 

***

 

 

« Mi dica, quanto tempo occorrerà perchè possiate considerarla fuori pericolo? » chiedo per l'ennesima volta al primario del reparto di rianimazione. Jade, pallida e immobile, respira flebilmente e mi tiene la mano, debole. Sono terrorizzato all'idea che avrebbe potuto morire. E' stata la mia ragazza per così tanti anni ed io continuo a volerle bene. Non è stato affatto facile, vederla sporcata dal suo stesso sangue sull'asfalto. Se al suo posto ci fosse stata Emma io… Che pensiero orribile mi attraversa la mente. Non ho preferito che fosse Jade ad essere ferita, ma se fosse successo ad Emma, credo che avrei dato di matto. Probabilmente me ne sarei andato con lei. Non ho intenzione di passare la mia vita con nessun'altra che non sia lei.

« Dobbiamo attendere le prossime 48 ore. Inoltre ha avuto una emorragia interna che ha danneggiato l'embrione e le ha causato una aborto spontaneo. Mi dispiace per suo figlio. » Il mio udito  si ferma alla espressione "aborto spontaneo". Rivolgo al medico uno sguardo interrogativo, che lui interpreta correttamente. Io non ero a conoscenza che Jade portasse in grembo mio figlio. Le lacrime minacciano di uscire, ma devo essere forte. Lasciarsi andare adesso, sarebbe dannoso per me e per Jade, che non avrebbe alcun sostegno.

« La signorina Gordon era incita di tre mesi. L'incidente è stato nefasto. Mi dispiace per la sua perdita, signor Felton »

Sono stato padre.
Per tre mesi soltanto, ma sono stato padre.

Cosa avrei fatto se mio figlio si fosse salvato? Non sarei comunque rimasto con Jade. Il mio sentimento nei suoi confronti è pressoché inesistente. Le voglio bene come ad una sorella e con una sorella non puoi costruire una nuova famiglia. Per quello c'è la donna che amo e che mi riempie la vita.
Ma mio figlio l'avrei amato profondamente. L'avrei sicuramente cresciuto, mai l'avrei abbandonato.
La parola "abbandono" echeggia molesta nella mia mente e il mio cuore prima e il mio pensiero poi corrono veloci verso l'unica persona che mi ero ripromesso di non abbandonare e che invece ho lasciato sola sul ciglio di una strada proprio nel momento peggiore: Emma. La mia Emma.

Come ho potuto essere così insensibile? Sono corso a soccorrere Jade e non le ho neanche rivolto un sorriso, né una carezza. In quel momento ero frastornato, attorniato da gente invadente e terrorizzato dalla crudezza della scena. Ma mai, nemmeno per un istante ho pensato che Emma potesse essere colpevole. Mai.

E allora perchè la mia coscienza mi pressa e mi convince che mi sono comportato con lei come se lo fosse? 
Non era di biasimo lo sguardo che le ho rivolto, quando mi ha chiesto se credevo a Jade. Ero lo sguardo di un uomo che ha di fronte a sé la peggiore delle scene e la peggiore delle ipotesi. 
Che ne so se è stata Emma a lanciarla in strada o Jade che è stata incauta ed è scivolata?
E' stato un incidente. Questo è quello che credo e tutto quello che so.
Quando gli agenti mi hanno chiesto delucidazioni in merito all'accaduto ed hanno insinuato che Emma potesse essere la criminale, mi sono trattenuto dall'inveirgli contro. 

 

Devo andare da Emma. Devo correre da lei ed abbracciarla e sfinirla di baci. Devo starle vicino e prometterle che affronteremo tutto questo insieme.
Poso un bacio leggero sulla fronte di Jade e mi precipito fuori dalla stanza d'ospedale, travolgendo due o tre medici nel tragitto.
Quando esco in strada, sento gli sguardi della gente trafiggermi la schiena e mi chiedo il perchè. Ho forse causato io tutto ciò?! Ho soccorso Jade, l'ho accompagnata in ospedale e le ho tenuto compagnia fino ad adesso. Non ho neanche pensato alla mia fidanzata! 
Ed è proprio la foto di Emma a colpirmi, mentre attraverso l'incrocio. Una signora, seduta alla fermata dell'autobus, apre un giornale di cronaca, facendo palesare il volto apatico di Emma, mentre sale sulla pattuglia di polizia. Il titolo che reca la notizia, mi fa bloccare il cuore. 
Continuo a correre sempre più veloce, verso Emma.

 

 

 

"Emma Watson accusata di omicidio volontario.

La ex del suo attuale fidanzato, Tom Felton, si trova ricoverata presso il New York Memorial Ospital in condizioni critiche; pare inoltre che abbia perso il bambino, di cui il Signor Felton era padre.
La Watson non ha opposto resistenza e non ha smentito le accuse nei suoi confronti."

Approfondimenti a pagina 5. 

 

 


***

 

 

Mi portano in una stanza buia, con due grandi finestre oscurate. Solo un lumino sulla grande scrivania in legno a rendere nitidi i volti.
Loro possono vedere me dall'esterno, io non posso vedere loro. Vogliono interrogarmi, vogliono farmi vomitare una verità che non è la mia. Perchè non ho mai avuto intenzione di uccidere nessuno, neanche la donna che mi ha tenuto lontana dall'amore della mia vita per tredici lunghi anni.
Mi trattano già come se fossi colpevole. Mi osservano guardinghi, come a voler scovare nel mio atteggiamento un qualche indizio per loro fondamentale.
Ma non ho niente su di me che testimoni la volontà di compiere un gesto riprovevole come quello di cui sono accusata.
Che accuse dovrei rifiutare, se non ho alcuna colpa?

Mi fanno domande specifiche. Mi chiedono se fossi a conoscenza della gravidanza di Jade, se Tom ne fosse a conoscenza. 
Se lo avessi saputo, non avrei mai deciso di affrontare una relazione con lui. Avrei sempre considerato Jade e suo figlio come parti inscindibili delle nostre vite e non avrei mai goduto di Tom in modo esclusivo. 

Alla fine ce l'ha fatta Jade, ad impedirci di essere felici. 

Mi chiedono a quando risale il nostro ultimo rapporto di natura sessuale. Alzo gli occhi al cielo, frustrata. Che indizio potrebbe essere mai questo per la mia colpevolezza? Che se ne fanno di dettagli così rozzi?
Dopo un'ora e mezza di interrogatorio, mi permettono di uscire, scortata, per sedermi nella sala d'aspetto della prigione.

Tengo lo sguardo basso sulle manette, accarezzando con le dita il metallo freddo. Quando rialzo gli occhi, vedo correre verso di me le persone a cui voglio più bene al mondo e grazie alle quali ho superato numerosi momenti tristi.

« Rupert! » un abbraccio stretto da parte sua, un bacio sulla fronte e un sorriso triste « Che ci fate voi qui? Come vi è venuto in mente di attraversare mezzo mondo?! » Dietro Rupert scorgo la chioma nera e spettinata di Dan, che con i suoi meravigliosi occhi, riesce sempre a darmi sollievo.

« Emma, sappi che noi non crediamo ad una sola parola di quegli stupidi giornali. » vedo Bonnie ed Evanna annuire e le lacrime cominciano a scorrere sul mio viso, prima ancora che me ne accorga. E' avvilente non poterle asciugare per via delle manette.

« Emma, tesoro, mi sei mancata tanto! » Esclama Evanna commossa, per poi prendere le mie mani tra le sue e accarezzarle dolcemente. « Rupert è quasi impazzito, quando ha letto la notizia. Non sapevo davvero come calmarlo. Devi resistere Emma, devi farcela. Possiamo farcela insieme. » Annuisco, ancora scossa dalla loro presenza, e un ciuffo biondo cenere mi ricade sulla fronte. Dan si avvicina, me lo sistema dietro l'orecchio e mi abbraccia dolcemente, come a volermi infondere il calore della persona che in quel momento mi manca di più e che allo stesso tempo farei di tutto per non rivedere. La mia espressione ha sempre parlato per me, senza che io aprissi bocca. I miei occhi sono spenti, ogni alito di vita è stato spazzato via dalla consapevolezza che l'uomo che amo, non è con me. C'è qualcuno che se ne accorge e che mi fa piombare in un baratro di disperazione.

« Dov'è? » esclama Bonnie, il viso rabbioso « Dov'è quel mezzo uomo? Dov'è quell'ameba? » non è necessario che specifichi il soggetto, tutti sono a conoscenza della scarsa stima che Bonnie nutre nei confronti di Tom, per via di Jade. « Emma, dimmi dov'è. »

« Io…lui è con… » Stringo gli occhi per trattenere le lacrime. Un rumore particolarmente acuto interrompe la nostra conversazione. La porta d'ingresso si apre e lascia correre trafelato verso di me, Tom. Scansa tutti poco gentilmente e mi guarda negli occhi, con la richiesta di un perdono che so di non volergli dare. Mi stringe a sé, facendomi mancare quasi il respiro e per un momento soltanto mi beo dell'odore fresco della sua pelle. Vorrei tanto abbracciarlo forte, baciarlo e farmi restituire gli attimi che non abbiamo trascorso insieme. Ma sono sicura che anche senza l'ostacolo delle catene, non sarei stata in grado di alzare le braccia e cingerlo. Vorrei essere davvero in grado di comprendere le sue ragioni e perdonarlo, ma sono troppo ferita: l'unica persona di cui avevo bisogno, non ha avuto bisogno di me e mi ha lasciata da sola ad affrontare tutto questo.

« Hai idea di cosa ha passato, pezzo di merda? Che cosa ti salta in mente? Lasciarla sola in un momento simile?! » sbotta Bonnie.

« Io…non sapevo cosa fare, non volevo… mi dispiace amore mio, mi dispiace così tanto! » strofina il naso sul mio collo e mi cinge la vita. « So che non mi merito niente, so che non mi merito il tuo perdono, ma ti supplico, lasciami rimediare. Sono stato malissimo senza di te! » Quando si stacca da me, la furia che anima i miei occhi è scomparsa ed ha lasciato il posto alla tenerezza. E' sincero, lo sento. E' stato un momento terribile tanto per me, quanto per lui. E' spaesato e terrorizzato: le iridi non splendono, sono diventate opache quasi attendano un responso nefasto. Le sue dita sono gelide a contatto con i miei fianchi, ma ancor più gelida è la mia voce, quando gli chiedo di staccarsi da me.

« Lasciami, Tom. Per favore, spostati. » 

« No, non ti lascerò ancora. » Vedo Bonnie digrignare i denti e Dan metterle una mano sulle spalle. Rupert ed Evanna ci guardano, attoniti, in disparte.

« E' qui che ti sbagli. Tu non te ne rendi conto. Mi lascerai ancora, e implorerai il mio perdono. Tornerai da Jade e poi di nuovo da me. » 

« Io non sono tornato da Jade e non ho intenzione di farlo! Cristo, Emma! » si porta le mani alle tempie, massaggiandole « L'ho vista in quelle condizioni, piena di sangue, avrei soccorso chiunque! Sono stato un vero idiota a lasciarti in quelle condizioni, lo so! Ma non l'ho fatto per ferirti, volevo…solo compiere una buona azione. Solo…fare la cosa giusta. » Pronuncia le ultime parole, lasciando scorrere le lacrime sul suo viso chiaro. Non posso fare a meno di pensare quanto sia bello ed etereo. Sono combattuta tra il volerlo massacrare di botte e il volerlo sfinire di baci. Si avvicina nuovamente a me, posandomi un bacio leggero sulla fronte, poi uno sul naso e ancora uno su entrambe le guance. Mi sfiora le labbra in una carezza impercettibile, che sa di menta. Prima ancora di pensare, sono io a muovere la bocca e cercare la sua. Preme le sue mani sui miei fianchi e mi stringe ancor più a sé, facendo aderire la sua erezione al mio bacino. Mi lascio esplorare dalla sua lingua, che lambisce ogni parete della mia bocca con dolce passione, finché mi stacco da lui in carenza di ossigeno.

« Perdonami, Tom. Ho pensato che tu le credessi, che non ti importasse come mi sentivo… »

« No! Non pensare mai che io possa essere indifferente verso di te amore, mai! Ho agito con la testa e ho sbagliato. » mi accarezza il volto con le mani, che corrono frenetiche su ogni parte di esso. « Perdonami, ti prego. Non chiedermi di staccarmi da te! »

« Devi credermi, non sono stata io. Io non volevo, lei mi ha afferrata per le spalle e… »

« Shhh, lo so. » mi posa l'indice sulle labbra « Non ho dubitato di te neanche per un momento. E' stato solo un incidente. »

« No Tom, non è stato un incidente. » I suoi occhi mi scrutano, spaesati.

« Come? Che vuol dire, Emma? »

« Non mi crederesti, se ti dicessi la verità. » Mi stringe le mani tra le sue, infilando le dita attraverso le manette e accarezzandomi dolcemente l'interno dei polsi.

« Io ti credo amore, ti credo. Sei l'unica persona di cui mi fido! Dimmi, cosa è successo veramente? »

« Signorina Watson, la sua cella è pronta. » Tom mi stringe ancor più a sé, imprimendo il suo odore sui miei vestiti. Si volta verso la guardia pieno di astio e rabbia. 

« Lei non è colpevole, non ha fatto niente! » Grida Tom all'indirizzo della guardia, che poco educatamente mi sospinge verso la cella, staccandomi da lui. Sento quasi di non poter respirare lontana da Tom. Vorrei massaggiarmi lo sterno, all'altezza del quale si è creato un macigno, ma le manette ancora una volta, mi impediscono un movimento naturale.

« Non è compito mio deciderlo. Eseguo gli ordini e basta. » risponde neutro a Tom, il quale mi osserva triste, mentre la cella si richiude alle mie spalle.

« Jade mi ha incastrata, amore! » Gli urlo, lontana, con le lacrime agli occhi. Tutti i presenti mi osservano, allibiti. Quella frase deve averli sconvolti oltremodo. Vedo Tom accasciarsi su una sedia ed Evanna andargli incontro. Gli posa una mano sulla spalla, ottenendo da lui un sorriso. 

« Io te lo avevo detto che quella ragazza non era una tipa a posto! » urla Bonnie al suo indirizzo « Ma tu hai voluto comunque sbattere la testa, Felton! » Tom si alza di scatto e le si pone ad un palmo di naso.

« Che ne sai tu di quello che ho passato, eh? Sempre pronta a giudicare e a condannare! Ho sbagliato e mi pento ogni giorno di non essere stato accanto ad Emma! Ma adesso basta puntarmi il dito contro! Ho bisogno…ho bisogno di voi, ho bisogno che mi sosteniate, perchè… da solo non ce la faccio. Ed Emma ha bisogno di me, come mai prima d'ora. O forse sono io ad avere la necessità di averla vicina. » Pronuncia le ultime frasi con rassegnata commozione, mentre Rupert e Dan lo abbracciano, dandogli una pacca sulle spalle.

« Se Jade ha fatto tutto questo per mettervi i bastoni tra le ruote » si intromette Dan, strofinandosi il mento con le dita « forse dovremmo cercare il cavillo che scagioni Emma e che allo stesso tempo incastri Jade ». Tom annuisce, poi a grandi passi raggiunge la mia cella.

« Ti tirerò fuori da questo posto infernale, te lo prometto. » si sfila la giacca di jeans e me la porge attraverso le sbarre, attento a non farsi notare. « Prendila, stringila, quando ti sentirai triste. Io sarò con te sempre, in ogni momento. »

« E tu prendi questo » mi sfilo l'elastico per capelli e glielo infilo al polso sinistro « perchè il profumo dei miei capelli possa esserti di conforto. » mi regala un sorriso radioso, prima che una guardia corpulenta interrompa il nostro idillio.

« Adesso basta, piccioncini! » una delle guardie spintona Tom per farlo allontanare dalla cella, non prima che sia riuscito a posarmi un bacio sulle labbra, attraverso le sbarre « Ti amo, Emma. »

« Ti amo anch'io. » 
 



 

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Controllate le vostre analisi del sangue e accertatevi che il vostro livello di zuccheri sia a posto! Scherzi a parte –analisi no, quelle fatele– ecco un altro aggiornamento di A Vicious Circle, che ovviamente arriva in ritardo per via degli esami incombenti! Qualsiasi idiozia io abbia scritto in relazione al campo medico, prendetela per quella che è. Sono ignorante in materia. :) Tom ed Emma non sono una coppia nella vita reale, così come non lo sono Rupert ed Evanna! Jade è davvero una cara ragazza Aeltanin sei una bugiarda!, la stimo molto ma fammi il piacere! Se vi ho dato l'impressione che non mi stia simpatica, sappiate che non è così è esattamente così. Ricordo sempre che si tratta di una fanfiction senza pretese. Sono abituata a scrivere Dramione, le Feltson non sono esattamente la stessa cosa. Se voleste palesarmi le vostre impressioni, ne sarei felice! Spero di non aver deluso le vostre aspettative.

 Aeltanin Astoria (che ha cambiato nome!)

 



 

 

 

 

   
 
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