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Autore: BrutalLove    03/09/2014    5 recensioni
Storia di un'adozione.
DAL TESTO:
“Ti chiami Billie, vero?”. [...]
“Billie Joe”. [...]
“Io sono Frank” dice l'uomo, porgendogli la mano. Il bambino la osserva perplesso e non si avvicina. "Hai una bellissima copertina, Billie Joe” aggiunge allora.
Il piccolo la osserva per un istante, con attenzione.
“Me l'ha regalata il mio papà” dice con tono severo, e Frank si sente morire dentro.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Billie J. Armstrong
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Frank si gira nel letto e apre gli occhi. A pochi centimetri dal suo viso c'è quello di Billie, i suoi occhioni verdi sono aperti e incontrano i suoi.

“B-Billie” mormora Frank, stropicciandosi gli occhi e accendendo l'abat-jour, “Già sveglio?” chiede, dopo aver letto l'ora sulla piccola sveglia digitale sul comodino. Sono le sei e trenta.

Billie non risponde, rimane immobile e lo fissa negli occhi.

Christine, accanto a loro, si sveglia e propone di fare colazione. È la cosa migliore, visto che il bambino è sicuramente affamato.

Dopo un breve giro turistico per illustrare la casa a Billie, si siedono tutti insieme a tavola.

“Fette biscottate e marmellata, per oggi” brontola Frank, “Bisognerà fare una spesa, prima o poi”.

La dispensa è praticamente vuota, visto che sono stati via da casa per settimane.

Billie si siede su una sedia con la seduta rialzata da un cuscino e comincia a sbocconcellare qualcosa.

“Ti piace?” domanda Christine e Billie annuisce, non troppo convinto.

Sarebbe molto più semplice se parlasse, ma non lo fa, quindi è quasi come avere un neonato in casa. Un neonato troppo cresciuto.

È la prima colazione che fanno insieme, nella loro casa, come una vera famiglia.

A Christine e Frank sembra impossibile. A volte credono che il piccolo Billie, il bambino che hanno desiderato per anni, non sia reale. Che sia una semplice allucinazione che un battito di ciglia possa cancellare.

“Hai finito?” domanda Christine quando si accorge che Billie ha smesso di mangiare.

Il bambino fa sì con la testa, e la donna sparecchia la tavola.

Dopo aver deposto le stoviglie nel lavandino, Frank propone a Billie di andare a vedere la sua cameretta, l'unica stanza che non ha ancora visitato.

Lui e Christine ci hanno messo mesi per farla e hanno aspettato altrettanto per utilizzarla. Non sapevano a chi sarebbe stata destinata, speravano solo che prima o poi sarebbe servita. E quel momento è arrivato. Non vedono l'ora di vedere la reazione di Billie quando vi entrerà per la prima volta.

Frank lo prende per mano e, seguito da Christine, lo guida di sopra.

Percorrono il corridoio senza parlare e, una volta arrivati in fondo, l'uomo apre una porta bianca. La stanza all'interno è molto spaziosa e luminosa. Le pareti sono verniciate di verdino e bianco, il letto posizionato al centro ha il copriletto dello stesso colore, il tappeto, gli armadi, il comodino, la scrivania e la cassettiera sono disposti in modo ordinato lungo le pareti.

Billie spalanca gli occhi e sembra completamente incantato.

Frank sorride a Christine, rassicurante. È stata sua l'idea del verdino. E anche quella di metterci un letto normale. Grazie al cielo le ha dato retta. Chissà cosa avrebbero fatto se al suo posto ci fosse stato un lettino con le sbarre o, peggio ancora, una culla.

La donna sorride con gli occhi lucidi e Frank sa esattamente cosa senta.

Jason.

Chissà se un giorno ne parleranno a Billie, chissà cosa dirà, chissà come...

Ma è presto per pensarci, sono cose che si decideranno con il tempo. Nel frattempo è meglio gustarsi la reazione del piccolo, dimenticando per un attimo i demoni del passato.

“Allora Billie, ti piace?”.

Il bambino annuisce e accenna un sorriso.

“E' tutta tua, puoi entrare” lo invita Christine.

Billie entra, all'inizio titubante, e subito si precipita su uno dei peluches appoggiati sul letto. È un orsacchiotto tutto morbido con un maglione rosso fatto a mano.

Lo stringe a sé e sembra contento. Per una frazione di secondo il velo di tristezza che Frank gli vede sempre negli occhi, scompare.

 

 

 

*****

 

 

Due ore dopo Billie è seduto sulla poltrona del soggiorno e il signor Duke, lo psicologo che seguirà lui ed i suoi genitori adottivi per un po', gli sta di fronte con un quadernetto sulle ginocchia e una penna in mano. Sono soli ed il bambino non è per niente tranquillo. Si mangia le unghie dal nervoso.

Christine e Frank, nonostante non siano i suoi genitori, lo tranquillizzano e non è quasi più agitato quando sta con loro. Forse semplicemente perchè li conosce da un po'.

Adesso è solo con quest'uomo e ha paura. Gli hanno detto che gli deve raccontare tutto quello che gli viene chiesto, deve parlare, aprirsi. Deve fare quello che non fa da quando lo hanno strappato alla sua famiglia, insomma. Non lo farà. Non con quest'uomo, non qui, non ora. No.

“Allora Billie” comincia il signor Duke, “Mi racconti quello che hai fatto ieri?”.

Uhm...ieri? Cosa ho fatto ieri? Ah sì, ieri sono salito su un... aereo per la prima volta.

NO, figlio di puttana. Non dirglielo. Non ti puoi fidare di lui. Non rispondere. Figlio di puttana, figlio di pu...

“Non ti va molto di parlare, uhm?” chiede ancora Duke.

Billie si limita a scuotere la testa, mentre cerca di controllare le voci nella tua testa senza successo.

Forse così mi lascerà in pace! Voglio stare solo.

Ah, vuoi stare solo? Figlio di...

Smettila, smettila!

Tu vuoi stare solo... ma io ti troverò! Ahah!

“Lo sai in che paese siamo?”.

NO! Ancora domande?

“Siamo in Inghilterra, sai?”.

Che cos'è l'Inghilterra?

Nonostante sia pieno di domande non lascia trapelare nulla. Rimane immobile, impassibile, mentre le voci lo tormentano in continuazione.

“D'accordo” afferma Duke, “Visto che non hai voglia di parlare andiamo dritti al punto. Ho una cosa per te, sai Billie?” e senza lasciare al bambino il tempo di rispondere sfila dalla sua cartella in pelle un quadernetto tutto colorato in copertina.

“E' un album da disegno. Mi piacerebbe molto che disegnassi qualcosa, su questi fogli bianchi. Christine mi ha detto che hai dei bellissimi pennarelli, in cameretta”.

Incrocia lo sguardo di Billie e gli sorride “Prendilo, è tuo”.

Il bambino afferra l'album con una mano, titubante.

“Per oggi abbiamo finito” commenta Duke iniziando a riporre la sua agenda nella cartella in pelle, “Ma promettimi una cosa, Billie. Promettimi che disegnerai qualcosa, d'accordo?”.

Billie alza gli occhi e incontra quelli dell'uomo che gli sta di fronte.

Ehi figlio di puttana, a te non piace disegnare, vero?

SMETTILA, SMETTILA DI CHIAMARMI COSì!

Non risponde. Non ne ha voglia.

“D'accordo” dice Duke, “Noi ci vediamo tra un paio di giorni”.

Sospira e si allontana. Billie lo sente parlare con Frank e Christine che sono rimasti in cucina perchè gli è stato detto così. Poi i due entrano nel soggiorno, si avvicinano a Billie e Christine gli accarezza dolcemente i capelli.

“Non ti piace il signor Duke?” chiede.

Billie scuote la testa. Non ha voglia di dire 'no'. Non ha voglia di parlare.

“D'accordo” dice Frank, “Andiamo a giocare?”.

 

 

 

Angolo autrice

Eeeeee buondì :D

Sì, sono tornata, e adesso cercherò di essere puntuale, fino alla fine della storia. Purtroppo credo che questa sia la mia ultima fanfiction a capitoli che pubblicherò, perchè mi sto dedicando ai libri, e ovviamente sono impegnativi da scrivere e mi occupano molto tempo.

Cooooooomunque...

C'è qualche personaggio nuovo, in questo capitolo, eh? Jason, Duke... cosa ne pensate?

Quanto a Billie, vi piace lo sviluppo del personaggio?

Grazie a tutti e a presto! :D

 

BrutalLove xx

  
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