Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: fede_rica19    03/09/2014    1 recensioni
Avete mai immaginato il giorno in cui Draco Malfoy ha preso il Marchio Nero?
Avete mai immaginato cosa ha provato nel diventare uno schiavo? Lo schiavo del Signore Oscuro?
Avete mai immaginato la sua sofferenza, il suo dolore? Quanto si sia sentito solo e indifeso?
Avete mai immaginato il dolore di una madre che vede suo figlio trasformarsi in un assassino?
Ecco come penso siano andate le cose al Malfoy Manor quel giorno
(TRATTO DALLA MIA FF: LA RAGAZZA DAGLI OCCHI AMBRA, CAPITOLO 11)
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Draco Malfoy, Narcissa Malfoy, Tom Riddle/Voldermort
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


LA TUA ANIMA PER LA LORO VITA

 

Malfoy Manor, dopo l’arresto di Lucius Malfoy non era più il grande Maniero elegante, silenzioso e profumato, che sua moglie, Narcissa Malfoy, aveva tenuto in piedi per lungo tempo. La notte in cui la profezia era stata distrutta, dopo l’operazione a capo della quale era Malfoy Senior, Lord Voldemort era piombato in casa di Narcissa. Il grande mago oscuro aveva scagliato incantesimi distruttivi in ogni angolo dell’ampio Salone d’Ingresso, distruggendo e facendo esplodere ogni gingillo di inestimabile valore, mobile e arazzo, per la rabbia e la delusione arrecategli dal suo braccio destro. Aveva infine reso un cumulo di macerie il tutto, tra le urla disperate e terrorizzate della signora Malfoy. Quando aveva sfogato tutta la sua frustrazione, l’aveva afferrata per i capelli così che il viso pallido e tremendamente bello della donna, in quel momento deformato dalla paura, si era accostato a quello mostruoso del Signore Oscuro. A denti stretti le aveva sussurrato che suo marito aveva fallito. Amare lacrime di dolore ed angoscia avevano rigato il suo viso. Stava pagando per le colpe del marito… stava pagando per una causa che lei non aveva sposato quando aveva deciso di amare Lucius. Dopo fu scaraventata a terra, ed il suo pomposo vestito di velluto blu si era sparso sul pavimento disseminato di schegge e detriti. L’aveva cruciata, per minuti, ore o giorni. Narcissa non riuscì a ricordare per quanto tempo aveva sentito gli organi interni del corpo dilaniarsi ed esplodere. Non avrebbe saputo spiegare la sensazione dentro di lei. Ricordò che tutt’intorno a lei si fece buio e che sentì fiamme ardere il suo corpo. Non poteva spiegare la sensazione di morire dal dolore, mentre davanti ai suoi occhi apparivano i volti cadaverici, torturati ed ormai morti, di Lucius e Draco. Ricordava solo le sue urla raccapriccianti e poi i gemiti di sofferenza. Se si concentrava rammentava anche le risate fanatiche del Signore Oscuro. Poi fu tutto tetro e silenzioso. Quando dopo giorni, a quanto la sua elfa domestica Ignes le aveva riferito, si era destata il suo corpo era ancora percosso da fitte e spasmi quando si muoveva. Al suo fianco antidoti e pozioni curative su un prezioso mobilio in legno di noce, dell’ottocento. Ai piedi del letto c’era suo figlio mentre al piano di sotto sentiva un vociare concitato.

-DRACO!- urlò terrorizzata, ed ignorando il dolore lancinante alla schiena, gli si gettò al collo. –Sei vivo, sei vivo…- continuò a ripetere flebilmente ma felice. Draco l’aveva stretta a sé, le aveva carezzato i lunghi boccoli dorati, rassicurandola. Ma i suoi occhi erano spenti.
-Madre… sono qui per me…- sussurrò freddo, afferrandola delicatamente per le braccia e spostandola di fronte a sé, per guardarla negli occhi argentati, proprio come i suoi, e ricolmi di lacrime.
-Chi? Chi sono Draco? Cosa vogliono da te?- farfugliò spaesata ed agitata, mentre lo scuoteva per le spalle. Draco chiuse gli occhi con forza, per non piangere ed urlare. Narcissa urlò agghiacciata.
-I Mangiamorte madre… il Signore Oscuro è qui per… marchiarmi!- rispose con la voce spezzata dalla paura. Ed un altro urlo dilaniante fuoriuscì dalla bocca di Narcissa. Lei lo abbracciò forte al suo petto. Draco poggiò la guancia sul seno materno, avvertendone il battito ed il calore, come quando era bambino, quando tutto il dolore di un bambino, nel suo abbraccio, poteva scomparire. E pianse, sfogando la rabbia, il dolore e la paura per quanto gli fosse possibile. Stava per essere “condannato a morte” e nessuno poteva salvarlo dal patibolo.
Quanto gli mancava quel calore, quell’amore… sua madre era l’unica donna a cui era riuscito ad aprire il cuore e l’unica della quale si fidava… Draco sapeva che lei lo amava e sarebbe morta per lui. Si era sempre circondato di ragazze dai facili costumi, che si concedevano a lui un po’ per il suo aspetto elegante, affascinante e dannato, un po’ per il suo gran cognome da nobile e ricco purosangue. Notti di lascivia senza affetto o amore… solo sesso. Draco sapeva cosa era l’amore, quello di una madre, nulla più. Aveva conosciuto l’amicizia dopo che prima Nott e poi Zabini avevano abbattuto quel muro di cemento armato che si era eretto attorno a se. La sua educazione severa e rigida lo aveva allevato come una lastra di marmo: freddo, rigido e pungente. Sapeva di essere antipatico a molti per questo ma Merlino quanto ci aveva provato a cambiare, ma era tutto inutile. Suo padre aveva seminato dentro di lui dei principi così radicati oramai che non sarebbe stato se stesso se per tutti quegli anni non avesse sputato veleno o sentenze su chiunque.



-Tuo padre, Draco? Dov’è?- chiese Narcissa quando i sussulti di Draco si fecero più distanti l’uno dall’altro.

-E’ stato condannato madre… si trova ad Azkaban…- rispose sapendo che quella notizia l’avrebbe mortificata del tutto. Sentì un scossa scuotere la donna, ma non disse nulla, continuando a carezzare il figlio. Si lei lo amava, più di ogni altra cosa.
-Non è tutto madre… ma non c’è più tempo! Lui è qui… mi sta aspettando! Non possiamo farlo più attendere!- sciorinò freddo e prendendo coraggio in un profondo respiro. Narcissa si portò le mani al cuore, come se qualcuno l’avesse pugnalata, e boccheggiò preoccupata. Draco le porse una mano, per farla alzare dal letto, dove si trovava inginocchiata. La donna la afferrò delicatamente e si mise a fatica in piedi. Ogni passo per quel lungo corridoio, sorretta dal suo unico figlio, fu come una frustata. E sperò che quella lunga gradinata di marmo nero non finisse mai. Poi li vide, tutti in cerchio, i Mangiamorte venuti a presenziare all’iniziazione di Draco Malfoy, nel suo Salone d’Ingresso.

-Nipote mio! Oggi è uno splendido giorno… il giorno in cui diventi un vero uomo e un vero mago!- cinguettò sua zia Bellatrix andandogli incontro. Narcissa non degnò la sorella di uno sguardo perché, donna coraggiosa e forte qual era, cercò gli occhi rossi e malefici di Lord Voldemort. Lì pronti ad incrociare quelli azzurri di Narcissa Malfoy. Draco fu accompagnato dalla zia al centro della Sala, tenendolo sotto braccio, mentre gli incappucciati bisbigliavano frasi incomprensibili, deformate dalla maschera nero-argento. Il ragazzo era a capo chino, con la mascella serrata e gli occhi grigi chiusi in una ferrea morsa.
-Prendi me!!!- disse perentoria Narcissa, trascinandosi fino al centro della Sala vicino al figlio e al Signore Oscuro. Draco sentì sua madre stringergli la mano. Le lacrime iniziarono a pungergli gli occhi ma non cedette. Ancora un vociare si sollevò dalle bocche dei Mangiamorte. Mentre sua sorella Bellatrix boccheggiava e l’ammoniva con lo sguardo, alla destra di Voldemort.
-Madre ti prego…- riuscì a dire Draco, la cui voce era spezzata dalla paura, per la sua sopravvivenza e quella della donna.
-Zitta Narcissa! Come osi?- chiese mortificata Bellatrix, abbassandosi minacciosa verso Narcissa. La donna, dai ricci capelli neri, ridusse gli occhi a due fessure. Se avesse potuto l’avrebbe cruciata lei stessa. Narcissa la ignorò e si inginocchiò ai piedi del suo Signore. Voldemort allontanò la sua serva devota con un gesto elegante del braccio, ed ella indietreggiò spaventata ed offesa allo stesso tempo. Neanche lei era stata ancora perdonata del tutto dopo il fallimento al Ministero. Ma almeno lei non si era fatta catturare dagli Auror, come invece Lucius, Nott ed altri Mangiamorte avevano fatto. Inetti, così tra i Mangiamorte sfuggiti e quelli che non erano parte della missione, ora venivano chiamati i prigionieri.
-Narcissa, per quanto nobili siano le tue intenzioni, e spero che lo siano… dovresti essere fiera ed orgogliosa che tuo figlio diventi un mio fedele servo! E mi auguro che lo sia… che diventi più capace di suo padre…- e a quelle parole Narcissa trasalì e singhiozzo sonoramente. –E voglio augurarmi che invece tu non stia offrendo te stessa perché ritieni sbagliato essere un Mangiamorte…- continuò adottando un tono minaccioso.
-No mio Signore! Voglio servirla fino alla morte… fate di me una Mangiamorte, marchiate me!! Draco è troppo giovane per potervi prestare servigi all’altezza dei vostri uomini…- rispose cercando di sembrare convincente e ricacciando le lacrime. Voldemort iniziò a ridere sguaiatamente e con tono cattivo. Narcissa fu scaraventata a terra con un calcio e gemette dal dolore.
-Madre…- tentò di aiutarla Draco, ma fu respinto da un getto invisibile, per opera dello stesso Mago Oscuro più potente del mondo Magico, che aveva appena ferito suo madre. Strinse i pugni, nei quali le vene pulsavano di rabbia repressa, e cercò di stare zitto.
-Detesto quando qualcuno mi ritiene così sciocco, sai Narcissa?- e si guardò intorno minacciando tutti i presenti con i suoi spaventosi occhi rossi. –Credi di essere coraggiosa o furba, offrendoti di essere marchiata al posto di tuo figlio? So perché lo fai… per lo stesso motivo per cui non sei mai voluta divenire una Mangiamorte… tu non appoggi la mia causa… ma sarò benevolo! Del resto io sono misericordioso con i miei simili. Tu, Narcissa, sei una purosangue e tuo marito, nonostante tutto, è un mio devoto servo, non ti ucciderò!- La donna singhiozzò ancora più vistosamente, riversa a terra, dove i lunghi boccoli dorati giacevano scompostamente, insieme alla veste avorio di seta. –Ora se vuoi liberarci della tua goffa presenza… Flipendo!- e Narcissa fu scagliata ancora qualche metro più in là, ai piedi dei Mangiamorte lì ad assistere.
-Ti prego…- sussurrò quasi impercettibilmente. Nessuno la udì.
-Ora mio caro ragazzo… vedi com’è ridotta tua madre? Ricordi dove si trova tuo padre? Sai Draco… che bel nome: elegante ed imponente, da vero Purosangue… sai puoi riscattare la tua famiglia con questo gesto!? Puoi impegnarti e rendermi fiero di te… ed io non ucciderò tua madre per l’enorme delusione arrecatemi da suo marito e da lei stessa quest’oggi! E se porterai a termine la missione che tua zia Bellatrix ti ha esposto stamani, tuo padre sarà un uomo libero!- argomentò pacato Voldemort, fluttuando attorno alla sagoma del ragazzo. Narcissa sobbalzò e si sollevò da terra a fatica, per ascoltare e vedere meglio quello che stava accadendo.
-Accetto mio Signore…- rispose quasi sottovoce ma con tono deciso. Voldemort sorrise ed estrasse la bacchetta. Narcissa si abbracciò le spalle, e gemette disperata. Ma i presenti la ignorarono. Tranne suo figlio, Draco pensava a lei, e a quanto voleva che stesse zitta per salvarsi la vita. Lo stava facendo per lei, per suo padre, per la loro vita.
-Bene Draco, molto bene… l’ho detto: sei davvero un bravo ragazzo! Da questo giorno oltre che del grande onore del Marchio, ti farai carico di un altro onore… quello di uccidere, per me- un altro gemito fuoriuscì dalle labbra umide dal pianto, di Narcissa, -Albus Silente!- concluse maestoso il Signore Oscuro. Tutt’intorno i Mangiamorte invitanti all’iniziazione, bisbigliarono eccitati mentre Narcissa si era pietrificata. Suo figlio un assassino? Suo figlio avrebbe dovuto assassinare Silente? Era impossibile ucciderlo per il Mago Oscuro e doveva riuscirci suo figlio Draco, a soli diciassette anni? Ma era inesperto… che ne sapeva il suo unico figlio di duelli all’ultimo sangue?!

-Si mio Signore!- rispose flebile e rassegnato Draco, tenendo gli occhi chiusi ed il capo chino. Terrorizzato dall’idea di specchiarsi negli occhi scarlatti di quel mostro.
-Porgimi il braccio Draco…-
Il cuore gelido di Draco perse un battito e una nausea incontenibile lo assalì. -Ecco Signore…- rispose mentre sentiva una fitta allo stomaco e dietro le orecchie. Si tirò su la manica della camicia grigia e mostrò il suo braccio candido e sfilato al Signore Oscuro. Quest’ultimo lo fissò eccitato, poi posò la bacchetta sulla sua pelle e sussurrò una formula che il ragazzo non riuscì ad udire e poi solo dolore.
Sentì il braccio avvampare, la testa esplodergli, e gli occhi uscirgli fuori dalle orbite. Mentre il disegno di un teschio, dalla cui bocca fuoriusciva un serpente, si articolava sulla sua pelle nivea. Percepiva come mille lame incandescenti che si incarnavano dal braccio e poi lo dilaniavano dall’interno, fino al cervello. Credette di urlare e di piangere, ma non fu cosciente fin quando quel dolore cessò. Quando riaprì gli occhi era disteso al centro della Sala. Il Signore Oscuro lo sovrastava e i Mangiamorte intorno a lui erano in silenzio tombale.

-Adesso… Draco, tu sei un Mangiamorte! La tua vita mi appartiene e obbedirai a me e a me soltanto! Da oggi il tuo unico scopo di vita è ingraziarti la mia stima e rispetto, uccidendo Silente! Se fallirai ucciderò te, tuo padre e la tua cara madre qui… ma sono certo che saprai accontentarmi!- nel frattempo il ragazzo aveva osservato il suo braccio, un tempo innocente e candido, tatuato del terribile Marchio Nero. Quando fu in piedi, tra le fitte e gli spasmi, annuì al cospetto del Lord. Non di certo in segno di devozione o debolezza, ma per paura. Mai nella sua vita si era sentito così impotente, piccolo e inutile. Aveva subito inerme e muto, quelle sevizie e tutto per il bene della sua famiglia. Si era fatto marchiare per vedere sopravvivere i suoi genitori. Aveva accettato di diventare un assassino in cambio della sua vita, e affinché quella dei suoi genitori potesse essere risparmiata. Aveva resistito a quel sopruso e al dolore lancinante affinché il Signore Oscuro potesse perdonare l’affronto arrecato da suo padre.

-Certo mio Signore! Al costo della mia vita!- rispose alla fine, serrando la mascella e gli occhi per lo sforzo. Lord Voldemort rise freddo e distaccato.
-Bene bene! Ne sono certo! Narcissa volevo ringraziarti per la tua ospitalità: io e i miei servi sono sicuro ci troveremo benissimo nella tua dimora! Sarà un’estate piacevole ed operosa! Dì ai tuoi elfi di preparare le stanze e la cena per i miei fedeli!- ordinò rigido. Narcissa sussultò ed iniziò a boccheggiare confusa. Draco si affrettò a correre verso sua madre, approfittando del fatto che il Signore Oscuro gli aveva dato le spalle, congedandolo. La abbracciò per le spalle e la sorresse.
-Madre… si trasferiscono qui… è il loro quartier generale ora!- gli sussurrò in fretta all’orecchio. Narcissa soffocò l’ennesimo pianto isterico, e sorretta al braccio del figlio, raggiunse la stanza degli elfi domestici per avvisarli delle nuove direttive.
Pochi giorni dopo al Manor arrivò Theodore Nott, anche lui claudicante per i dolori arrecati dal Marchio fresco di Incantesimo. Anche lui punito per gli errori commessi al Ministero del padre. Anche lui in carcere ad Azkaban per espiare la colpa. Anche Nott Senior stava aspirando alla libertà per mezzo dei servigi del figlio. 

-Cosa ti ha ordinato di fare, Theo?- sussurrò Draco, seduto al margine del suo letto ad una piazza e mezzo, a baldacchino, di un pregiatissimo legno di mogano. L’amico sospirò, e anche il respiro risultò flebile ed angosciato. Draco afferrò le coperte argento di seta pregiata per reprimere la rabbia e la frustrazione.
-Mi ha detto che dovrò affiancare McNair il prossimo mese…o forse di più…-
-Per cosa esattamente?- chiese invidiando l’amico a cui non era stato imposto un destino più difficile e crudele del suo.
-Non lo so di preciso… McNair mi ha detto che si tratta di un reclutamento! Non so altro…- rispose massaggiandosi il braccio.
-Ti fa male?- chiese Draco alzandosi dal letto e oltrepassando il grosso e lucido armadio in mogano scuro, verso la finestra, dalla quale Theodore era affacciato.
-Sempre… alle volte devo tamponarlo… sanguina!- rispose voltandosi a guardare l’amico. –Il tuo?- chiese di rimando, abbassando lo sguardo sull’avambraccio di Draco, coperto dal maglione verde scuro.
-Ogni secondo… mia madre ha detto che quando mio padre si è marchiato, urlava tutte le notti perché ci pensava costantemente… ha detto che se distolgo la mente sarà meno doloroso e col tempo diverrà come una comune voglia tranne…-
-Tranne quando?- domandò Theodore con lo sguardo di colui che pendeva dalle labbra.
-Tranne quando lui ci vorrà al suo cospetto! Sentiremo il suo richiamo sempre Theo! La nostra anima non è più nostra… appartiene a lui!- concluse poggiando una mano sulla spalla dell’amico. Theodore la strinse per darsi forza ed infonderla a Draco. Si guardarono per alcuni istanti, ad assaporare quel placido silenzio.
-Non so se potrò tornare ad Hogwarts quest’anno…McNair me lo farà sapere!- disse Nott tornando a guardare le siepi di rose, del Manor Malfoy. Hogwarts! A quel nome Draco sentì un pugno allo stomaco. Ad Hogwarts non aveva nessuno… cosa avrebbe fatto? Come avrebbe affrontato quella missione con il solo aiuto del suo ingegno così giovane ed inesperto?
-Io devo… è lì che si trova Silente… è lì che dovrò ucciderlo!-
-Hai già un piano?-
-Un’idea… dovrò prima andare da Maggie Sinister, ma solo quando sarò lì a scuola, potrò essere sicuro che possa funzionare!- rispose freddo e cupo. Theodore lo osservò ma sapeva che non era tenuto a saperne di più né doveva chiedere. Ed infine annuì.
-Devo andare Draco… se potrò in questi mesi estivi ti scriverò e ti verrò a trovare!- disse con tutto l’affetto che delle parole potevano riuscire a contenere. E si abbracciarono energicamente. Draco chiuse gli occhi e gli diede delle pacche sulla schiena per poi staccarsi e sorridergli.
-Ci vediamo presto Theo!- rispose sperando di aver ragione.

Le notti passavano lente ed insonni. Combatteva con la voglia di guardare il Marchio e di raschiarlo via. Sapeva che non era possibile ma era l’unico modo per sentire di essere ancora padrone del proprio corpo. “Più lo rifiuti e lo disprezzi, più ti dilanierà la pelle e brucerà Draco” ripeteva sua madre. I giorni erano solitari e mesti. Li passava nella grande biblioteca del Manor, a rincuorare Narcissa e a partecipare alle cene indette dal Signore Oscuro. E quando gli finiva peggio ad assistere a lunghe torture di maghinò o mezzosangue. Avvenivano lì, lì dove un tempo chiacchierava allegro con sua madre. Quando suo padre era un uomo libero ed il Signore Oscuro era solo una presenza e non era tornato. Aveva sempre odiato che i mesi estivi passassero troppo in fretta, perché fino a quell’anno, le aveva sempre trascorse da un dimora  all’altra, delle sue vaste proprietà, sparse per il mondo. Affiancato da Blaise e Theo. Ma quelle vacanze furono terribili: tetre, raccapriccianti e dolorose. Mentre la mente vagava tra le mura di Azkaban, verso il padre. Se da un lato gli era devoto e lo ammirava come un buon figlio, dall’altro lo detestava. Era colpa sua se era dovuto diventare un Mangiamorte. Se lui non lo fosse stato, per scelta, prima di lui, non sarebbe accaduto di doverlo essere a sua volta. Se lui, sin da piccino, non gli avesse inculcato tutte quelle malsane idee sul sangue puro ed il sangue sporco, adesso non avrebbe fatto parte di quel mondo, ma della resistenza. Se lui non avesse fallito al Ministero la sua famiglia sarebbe stata ancora la più nobile ed in voga e lui poteva vivere ancora all’ombra del grande ed invitto Lucius Malfoy.

 
Se vi va lasciate una recensione e fatemi sapere che ve ne pare. Un abbraccio, rory!
-Tratto dalla mia ff la ragazza dagli occhi ambra.
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: fede_rica19