Anime & Manga > Pokemon
Segui la storia  |       
Autore: pikychan    04/09/2014    1 recensioni
Questa fanfiction comincia da Lucinda.
Ora ha tredici anni e anche quest'anno parteciperà al Gran Festival.
Poco prima della finale però conoscerà una ragazza che sembra conoscere Ash. Questa decide di ripartire per trovarlo.
Preoccupata per le sorti della ragazza ne parla con la sua amica Zoey.
...
"...Non ti piacerebbe rivedere Ash?"
...
Le consiglia di ripartire con questa ragazza, ma Lucinda è confusa.
Che cosa farà alla fine?
{Pearlshipping and Elettricshpping}
[AshxLucinda and CamillaxLem]
Genere: Demenziale, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Ash, Lucinda, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Pokémon: Le mie fanficition sulla pearlshipping'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Un principino capriccioso

 

Camilla aveva trascinato fuori Lucinda. In poco tempo erano uscite e si erano allontanate dal Centro Pokèmon. La ragazza blu implorava l'amica di andare più piano. In passato lo aveva già fatto, ma in certi casi era un bene ripetersi. Soprattutto se il tuo ascoltatore è una certa ragazza mora con gli occhi color nocciola. Ma tanto la ragazza dai capelli blu sapeva che per quante volte glielo avesse detto non l'avrebbe mai ascoltata. Non per antipatia, ma l'amica era di natura mutevole e dispersiva. Anche se voleva fare qualcosa, se non la desiderava dal profondo, non riusciva a portarla a termine.

Gli altri invece camminavano dietro di loro. A passo normale. Non troppo lento. Erano quasi tutti inteneriti dalla, ancora giovane, amicizia tra le due ragazze. Clem invece ne era entusiasta. Le ammirava moltissimo. Tutte e due. Da grande avrebbe voluto essere come loro.

Erano arrivati a destinazione. Camilla aveva fatto strada. Era stata lei a prendere l'iniziativa, fin dall'inizio. Tutto il gruppo si chiedeva come lei di Kanto sapesse con certezza la strada. Lucinda pensò che si fosse informata la mattina, mentre lei dormiva ancora. Ora erano davanti a un cancello chiuso. Un cancello molto grande che si chiudeva davanti a un grande edificio. Un castello. Un castello antico.

“Perchè siamo venuti qui?” chiese Ash continuando a guardare il cancello confuso. Cosa aveva in mente? Nessuno dei presenti lo immaginava.

“Perchè è il compleanno di Lucinda!” rispose entusiasta. Questo però servì solo per confonderli ancora di più. Allora la ragazza dai codini spiegò, un po' spazientita, che il castello si poteva visitare.

«Sarà divertente!»

Poi però si lamentò perchè erano tutti più stupiti che contenti. Era ingiusto. Lei si era impegnata per organizzare tutto. Si era alzata alle sei per perlustrare tutta la zona in cerca di un posto divertente per festeggiare... beh, insomma, un castello non era certo la sua idea di divertimento. Ma era l'unico posto, diciamo, un po' particolare.

Non dovettero aspettare molto perchè il cancello si aprisse. Pensarono che era davvero strano. Si lanciarono tutti un'occhiata. Ad eccezione della piccola Clem e della ragazza mora che a passo balzato fecero strada a tutti.

Entrarono nelle fauci del castello. Incredibile a dirsi, ma anche la porta di ingresso era aperta. L'interno non era per niente male. Si vedeva che era arredato con mobili antichi. La cosa che attirò l'attenzione di Ash erano proprio le statue dei Pokèmon. Ce ne saranno state una decina solo in quella stanza. Le statue erano in puro oro massiccio... oppure erano colorate? Comunque sia al ragazzo non sembrava interessare per niente questo piccolo particolare.

Ad un tratto sentirono delle voci poco più distanti da loro. Un bambino e un adulto. Doveva essere per forza così...

«No, io non voglio conoscerla!»

«Signorino, non può rifiutarsi...»

...il bimbo sembrava fare i capricci. Tuttavia il signore che parlava con lui non sembrava suo padre. E il fatto che lo chiamasse signorino era indice del fatto che avessero ragione.

Guardarono incuriositi cercando di scorgere i due che parlavano. Ma non dovettero attendere molto perchè il più grande si accorgesse di loro. Li raggiunse a passo lento senza far trasparire nessuna particolare emozione. Era un signore anziano. Con i capelli grigi.

“Benvenuti al Castello Vanità, voi dovete essere dei visitatori, mi scuso per il disagio, ma oggi in castello è chiuso al pubblico” si inchinò.

“Oh no! Che peccato...” si fece stappare Camilla. Si era intristita di colpo.

“Eh? Che ha detto...?” domandò Ash infine. Era un po' lento e non capiva molto il linguaggio formale.

“Vuol dire che non possiamo visitare il castello, Ash” gli sussurrò Lucinda in risposta.

Intanto il bambino di prima senza dare troppo nell'occhio era passato dietro al signore e ora li osservava con sguardo fermo e critico.

“Lei è il proprietario di questo castello?” chiese Lem curioso.

“Oh no, io lavoro qui ormai da diverse generazioni, sono il loro maggiordomo di fiducia”

Per la prima volta il bambino accanto al maggiordomo decise di prendere la parola. Disse che era il figlio del proprietario del castello. Il suo nome era Augusto Cornelius I. Un nome piuttosto singolare da dare a un bambino così piccolo. Ma dal tronde anche i re del passato non erano nati grandi.

Avrà avuto poco più di undici anni. Era bassino. Aveva i capelli rossi pel di carota e gli occhi marroni.

“Tu sembri proprio una principessa” commentò con tono rigido puntando il dito contro la blu. Come se la stesse rimproverando. Certo. Indossava ancora il vestito rosa confetto della madre. In effetti poteva ricordare un po' una principessa.

“G-grazie” ringraziò lei un po' imbarazzata. Lo sapeva che prima o poi qualcuno le avrebbe detto qualcosa. Anche se non aveva capito come mai avesse usato un tono così brusco. Sembrava la stesse accusando. Forse era solo il suo modo di fare. Comunque non sapeva cosa dire quindi grazie andava bene.

“Non hai capito, non è un complimento, odio le ragazzine come te che credono di poter fare le principessine solo perchè sono carine”

La ragazza dagli occhi blu ci restò malissimo. Il ragazzino non aveva proprio peli sulla lingua. Perchè era stato così scortese con lei. Era sconcertata e irritata, come poteva essere un nobile?

Cornelius disse loro che ci avrebbe pensato lui a fare da guida.

«Seguitemi...»

Mentre se ne andava il maggiordomo, che ora mostrava agitazione, gli diceva che non poteva. Che i suoi genitori si sarebbero arrabbiati. Lui lo ignorò completamente e proseguì dritto per la sua strada.

 

Una volta in giardino i ragazzi cominciarono a guardarsi intorno meravigliati. Incredibile, dietro al castello c'era un enorme fiume. Per attraversarlo avevano costruito un ponte. Chi l'avrebbe mai detto. Il ragazzino invece guardava sempre davanti a se. Aria critica. Portamento serio. Sembrava un vecchietto. Un noioso vecchietto di undici anni. La blu si augurava solo che fosse in grado di spiegare ciò che vedevano. Anche se aveva dei dubbi. Pregiudizio. Ma quel bambino non le stava per niente simpatico. Era sgarbato e poi aveva trattato malissimo quel povero maggiordomo. Però dovette ricredersi. Spiegava tutto perfettamente e nei minimi particolari. Era spaventoso. Quando arrivarono in fondo al giardino trovarono una statua di un Pokèmon nero con le ali.

“Questo è Zekrom, uno dei Pokèmon leggendari di Unima...” cominciò a spiegare, ma venne interrotto.

“Io una volta ho visto Zekrom!” disse Ash alzando la mano, cosa che avrebbe anche potuto evitare dal momento che non aveva aspettato il permesso di parlare.

“Davvero? Non me l'hai mai detto!” commentò Lucinda ammirata.

“Eccome, e l'ho anche cavalcato” aggiunse sentendosi importante. Mise i pugni sui fianchi e chiuse gli occhi.

“Tu sei troppo fortunato”

Cornelius però si irritò abbastanza nel sentire quei due che parlavano tra loro come se niente fosse.

“Potreste evitare di fare commenti? Io stavo spiegando” disse. Le sue parole erano come coltelli affilati. Nonostante non avesse detto parole sgradevoli il suo comportamento era pessimo. Intollerabile.

“Scusami tanto, ma a volta potresti anche rilassarti un po'! Ash non stava dicendo niente di sconveniente!” Lucinda scoppiò. Non riusciva più a stare zitta.

“Come se un tipo del genere avesse incontrato davvero Zekrom...” incrociò le braccia con aria da sufficienza.

“Ehi!” si lamentò il diretto interessato.

“Ash non dice le bugie, io gli credo!” lo difese, poi si rivolse all'amico “Scommetto che sai anche la leggenda legata a lui!”

“Beh...” no. La cosa lo imbarazzava, ma non se la ricordava. Dopo tutto era passato quasi più di un anno. Si grattò le testa sorridendo mortificato, ma la ragazza non capì.

“Dai, racconta!” incoraggiò.

Nonostante il ragazzo non se la ricordasse cominciò a raccontare. Forse aggiunse qualche ehm e uhm di troppo, però tutto sommato andò bene. Non fece la figuraccia che pensava. Alla fine gli amici gli applaudirono anche, avevano notato la fatica che aveva fatto per ricordare la storia. Non lo stavano prendendo in giro. Erano solamente contenti in generale. Ash era veramente diverso da quel ragazzino. Più simpatico. Questo era poco ma sicuro.

Il gruppo non se ne era accorto, ma Cornelius se ne era andato. Più o meno da quando avevano iniziato ad applaudire. Se n'era andato su una panchina. Stava leggendo un libro. Era circa a metà.

“Che cosa legge di bello?!” domandò una ragazza entusiasta sfilandogli il libro dalle mani. Lo guardò per un po' fingendosi interessata.

“Ehi, ridammelo!” si lamentò lui muovendo le mani. Cercava di riprenderlo, ma anche se si era alzato la ragazza era molto più alta di lui. La ragazza dagli occhi nocciola lo fermò mettendogli una mano sulla testa.

I vari modi in cui si può verificare un'evoluzione Pokèmon?” lesse dal titolo. Era interrogativa perchè non ci poteva credere che un ragazzino così piccolo facesse certe letture. Insomma, neanche lei che aveva dodici anni si interessava a libri del genere. Alla sua età l'unico libro che aveva letto parlava di un Pikachu che girava per il mondo alla ricerca di amici con cui condividere nuove avventure.

“Sì! Ora ridammelo! Mi hai interrotto nel momento migliore! Si stava facendo appassionante!” alzò le braccia.

“Appassionante? Mi sa che abbiamo un concetto diverso di passione” controbatte lei sempre più stranita. Però lasciò che il bambino pel di carota si riprendesse il suo amato libro.

“Sei impazzita?! È logico che una ragazzina svampita come te non riesca a capire un genere letterario così sofisticato!” prese il libro e se lo strinse al petto. Era veramente furioso. Quella ragazza non capiva niente. Doveva stare lontana da lui.

Camilla adesso si stava arrabbiando. C'è, praticamente le aveva dato dell'oca? Ci si credeva di essere quel bambino? Solo perchè aveva due nomi seguiti da un numero romano? Anche se era più piccolo e andava contro i principì solidi della ragazza, ora basta. Era troppo da sopportare. Non si sarebbe fatta maltrattare. Gli pestò il piede. Un pestone secco e preciso. Poi se ne andò, mentre lui saltellava tenendosi il piede per il dolore.

Qualcosa attirò la sua attenzione. In lontananza. Erano... la ragazza che sembrava una principessa. Indossando il suo bel abito rosa confetto. E il ragazzo che sosteneva di avere conosciuto Zekrom. Quel ragazzo non lo poteva sopportare. Era davvero irritante. Troppo allegro. E per giunta tutti gli volevano bene. Soprattutto lei. Proprio quella ragazza bellissima dai capelli blu. Dal primo momento l'aveva incantato. Eppure era stato così scortese per lei. Perchè si era comportato così? Non lo sapeva. Gli veniva naturale. Poi era logico che stesse antipatico a tutti.

Lucinda e Ash erano seduti su una panchina. Nonostante fossero vicini ognuno faceva i fatti suoi. Il ragazzo controllava il Pokèdex, mentre la ragazza stava lavorando alla costruzione di una coroncina di margherite.

La blu aveva finito. Emise un debole fatto osservandola per un paio di minuti. Poi decise. Guardo Ash e la coroncina, ancora Ash e poi la coroncina. Gli avrebbe fatto un bello scherzetto. E lui non se ne sarebbe neanche accorto da quanto era impresso. Gli tolse i cappello e con uno scatto veloce lo scambiò con la corona di margherite. Lui se ne accorse e confuso emise qualcosa come cosa? Guardò l'amica. Vedeva che rideva. Una risata silenziosa. A bocca chiusa. Con una mano sulla bocca. Non riusciva a capire. Sentiva che c'era qualcosa di diverso, ma non capiva cosa. Poi vide il suo cappello. Lucinda lo teneva in mano. Ma com'era possibile? Sentiva che aveva qualcosa in testa... se la tastò e riuscì a capire. Perse la coroncina e se la tolse. L'amica gliel'aveva fatta. C'era cascato. Sorrise.

“Molto divertente” commentò un po' ironico.

“Te l'ho fatta” emise l'altra sentendosi importante.

La ragazza gli restituì il berretto. Cominciò a slacciarsi il fiocco dalla testa. Ash la guardò. Sapeva già quello che voleva fare. Provare la coroncina. Così sarebbe stata una principessa completa.

Una volta slacciato il fiocco lo mise da parte. Si portò la coroncina incorno alla testa e la lasciò andare. Sorrise. In quel momento si ricordò di quando da piccola faceva la stessa cosa con sua madre e Liona. Si voltò verso l'amico.

“Allora, come sto?”

Il ragazzo subito non disse niente. La guardava intenerito. Forse giocare con le margherite era sottovalutato. Come guardare anime e leggere manga. Solo per bambini, dicevano tutti. Ma a lei non importava. Si sentiva felice ed era questo che importava. Vedere il suo viso contento non aveva prezzo.

“Non dici niente?” chiese dopo un po' lei perplessa e un po' delusa. Poi un'idea le passò per la testa facendola terrorizzare “S-sto così male?...!” la sua espressione ricordava molto quella dell'Urlo di Munk. In quel momento se avesse voluto avrebbe indietreggiato.

Il ragazzo dagli occhi marroni se la rise per un po'. Facendo crescere la perplessità della blu.

“Lucinda sei davvero divertente”

“Uffa, non è mia intenzione fare il pagliaccio...” mise su il broncio.

“Non te la prendere, non l'ho detto!” disse in sua difesa.

“Ma tra le righe sì!” insistette lei.

“Comunque non è vero che stai male, anzi, ti dona, sei molto più carina” aggiunse con tono allegro. Ridente.

Lucinda arrossì. Pian piano. Però non distolse lo sguardo. Lo abbassò solo un po'. Cosa stava succedendo? Perchè arrossiva? Perchè sentiva il cuore battere all'impazzata? Stava male? Aveva la febbre? Eppure solo pochi secondi fa stava bene... cosa le stava capitando?

Intanto Cornelius da lontano aveva osservato tutto. Non era riuscito ad ascoltare i dialoghi, ma non cenera bisogno. Aveva una buonissima vista. E una buona vista compensa uno scarso udito.

“Cosa guardi?” sbucò qualcuno alle sue spalle.

Il ragazzino si voltò subito. Aveva preso quasi un colpo. Adesso osservava il suo interlocutore confuso. Era quel ragazzo. Ash. Solo pochi secondi fa era là e ora era lì da lui. Troppo strano. Buttò di nuovo l'occhio dove credeva che fossero lui e Lucinda. E vide che ora anzi che il ragazzo c'era una ragazza sulla panchina. Coi capelli castano chiaro. Parlava con Lucinda. Non sapeva che Serena aveva chiesto ad Ash di lasciarla da sola con la blu.

“Fatti gli affari tuoi!” disse sulla difensiva.

“Mamma mia quanto sei irascibile, me ne vado, scusa i disturbo” si mostrò un po' offeso. Iniziò ad andarsene.

“Aspetta un attimo!” lo richiamò. Il ragazzo si fermò stupito. Cosa voleva? Forse scusarsi? No, sapeva non lo avrebbe mai fatto. Si voltò. Vide chiaramente che Cornelius aveva abbassato la testa e aveva fatto un grande sforzo a richiamarlo.

“Lotta con me!”

“Eh? Una lotta Pokèmon?”

“Sì, e chi perderà dovrà rinunciare a Lucinda...”

“Eh? Lucinda?...!” che centrava adesso Lucinda? Di cosa stava parlando?

“Che c'è? Hai paura di perdere?” chiese. Con tono arrogante. Adesso non faceva più tanta fatica a parlare.

“No, non ho paura! Ma non gioco i miei amici come se fossero dei trofei!”

“Ma Lucinda non è tua amica...” il ragazzino pel di carota ormai stava davvero esagerando. Dire che lui e Lucinda non erano amici? Come si permetteva? Che ne sapeva lui? Delle avventure che avevano passato, di quelle che stavano vivendo, di quelle che avrebbero vissuto in futuro... Ash aveva frainteso. Cornelius non voleva dire quello.

“Hai voglia di scherzare? Che ne sai tu?! E va bene, accetto la tua sfida, lo farò per Lucinda e vincerò anche!” ormai non ci vedeva. La rabbia gli aveva uffuscato la ragione.

 

Andarono in un punto del giardino riservato alle lotte Pokèmon. Clem e Camilla erano sedute su una panchina. Lem invece era nel punto centrale pronto ad arbitrare. Poi Ash e Cornelius. Uno di fronte all'altro. Ognuno dei due aveva un'aria di sfida che inquietava timore.

Lucinda e Serena arrivarono poco prima la lotta. Guardarono il campo con aria perplessa.

“Ehm... ma che sta succedendo qui?” chiese la blu.

La ragazza mora e la bimba le spiegarono che Ash e Cornelius stavano per lottare. E che pareva che il motivo della loro decisione fosse proprio lei. La ragazza sgranò gli occhi. Perchè fare una cosa del genere? Non cenera motivo. Si precipito a bordo campo. Aveva le braccia allargate e era un po' piegata.

“Fermi! Ma che vi salta in mente!?”

“Vattene, non ti riguarda” disse il ragazzino con tono secco.

“Non trattarla così! Lucinda lascia che gli dia una lezione!”

“Ora smettetela, chiaro!?” la blu urlò talmente forte che nessuno dei due aveva più il coraggio di parlare. A dire la verità si erano un po' intimoriti. Finalmente la ragazza ce l'aveva fatto. Quindi tornò a sorridere “Ora va meglio, allora, posso sapere cosa è successo?”

I due raccontarono a turno la storia. Anche se non era lunga ognuno esponeva il suo punto di vista in modo pacifico. Certo, non volevano che la ragazza blu si riarrabbiasse. Lei era così contenta, si sentiva come un giudice in aula. E non aveva neanche il martelletto. Non ascoltò con molta attenzione. Forse se l'avesse fatto avrebbe scoperto qualcosa in più...

 

Più tardi il gruppo dei nostri ragazzi lasciò il Castel Vanità. Avevano salutato tutti ed erano pronti a tornare al Centro Pokèmon per la notte. Il giorno dopo sarebbero ripartiti.

Alla fine Ash e Cornelius avevano fatto davvero l'incontrò. Uno contro uno. Alla fine vinse Ash. Forse era scontato, ma gli aveva fatto piacere lottare con quel ragazzino.

“Eh Lucinda...” emise Camilla senza preavviso. Il solo scopo della ragazza era di attirare l'attenzione dell'amica. E ci riuscì bene “dovunque via semini cuori infranti... persino il principino si è preso una cotta per te”

Lucinda diventò di botto paonazza per la vergogna. Era proprio quello che la mora voleva. Si mise a ridere, mentre l'amica con le guance ancora rosse rosse le gridava di smetterla.

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Pokemon / Vai alla pagina dell'autore: pikychan