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Autore: Peppers    04/09/2014    1 recensioni
La Ruota del Destino gira, intrecciando i fili di tutte le esistenze nell’unico disegno della Storia. Nulla è scritto, se non che il mondo cambierà. Quando suonerà l’adunata, tutti saranno chiamati a prendere una scelta. Sarai colui che farà girare la Ruota, o assisterai inerme, travolto dal corso degli eventi? Il Destino non è il Bene né il Male. Il Destino è la Storia, forgiata dalle scelte, sia tu un contadino, un soldato o anche un dio.
Immergiti in un Impero Romano dalle tinte fantasy.
In Germania, nell’angolo formato dai fiumi Reno e Danubio, cresce la Foresta Nera, nel cui cuore vivono gli Elfi Silvani. Poche miglia più a sud, fra i Montes Alpes, sbocca Khandakhar, la città dei Nani Peaks.
Scopri la verità su ciò che gli annali elfici riportano come la Guerra del Tradimento.
Dal primo capitolo:
«Quanto pensi che impiegherà per capire?» chiese Cleygan, staccando il naso dal bocciolo.
«Credo che lo abbia già fatto» rispose tranquillo Caranthir, vedendo Nelendil che faceva un largo giro attorno al pozzo, precipitandosi nella loro direzione.
«Fine dello spettacolo, fratellino.» Il Principe lanciò in aria la rosa, disperdendola in un turbinio di lucine verdognole prima che toccasse terra. «Tagliamo la corda.»
Genere: Azione, Dark, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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CAPITOLO 1

Parte 4: Il Ritrovamento

Facce dipinte con colori intensi si schiudevano in urla selvagge, corpi seminudi percuotevano gli scudi con le scuri. Azimuth si accodò alla folla variopinta di nani Peaks che rumoreggiava nelle gallerie di Khandakhar. La sua figura minuta strisciava cautamente nel pavimento scheggiato e in alcuni punti crollato pozze di lava ribollente che rendevano asfissiante l’aria satura di sudore. Il fuoco arrossava la volta irregolare delle gallerie, rifrangendosi nelle decorazioni scrostate dei muri.
Un nano si aggrappò alla roccia con le dita prensili delle mani e dei piedi, rovesciò indietro la testa acconciata in una serie di treccine inanellate e storpiò qualche parola con la bocca segnata da una bava schiumante. Quando ricadde sul pavimento fu calpestato dalla folla incurante. Azimuth pungolò il Peaks con il bastone sormontato dal teschio di capra, strappando all’altro un rantolo intontito, poi continuò a tallonare il gruppo. Anche da quella distanza si distinguevano gli stemmi dipinti sugli scudi o imbrattati sulla schiena, che rivelavano per quale Signore della Guerra militava ciascun Peaks.
La folla chiassosa aveva svoltato l’angolo, rimanendo impigliata in un bivio. Azimuth si accucciò dietro una roccia, osservando l’agitato rimescolarsi dei nani con un occhio azzurro e l’altro dorato. La ressa si divise, proseguendo su entrambe le direzioni, e Azimuth allungò il passo dietro il gruppo più numeroso. Il sordo rimbombare di tamburi percossi da qualche parte in quelle profondità sotterranee dettavano il ritmo con cui Khandakhar, l’Ombelico di Fuoco, riversava i Peaks nei propri antri tortuosi. Di tanto in tanto Azimuth incrociava qualche nano solitario, che si limitava a fissarlo con aria torva, ma la maggior parte dei Peaks era raccolta in bande festanti, assortiti senza distinzione di bandiera.
Decine di gallerie convergevano in una grotta più grande delle altre. Azimuth rimase schiacciato nella fiumana dei diversi gruppi che si univano in una massa brulicante che strepitava, recalcitrava e premeva per riuscire a vedere ciò che stava accadendo al centro della grotta.
Un bordone di Peaks, tutti contrassegnati dallo stemma di una mano artigliata, trattenevano la folla dal riversarsi su un basamento rialzato mentre una seconda fila di nani dietro la prima percuotevano a ritmo regolare la pelle di grossi tamburi. La nota profonda tuonava sulla folla come un richiamo, inghiottendone le urla e riecheggiando per tutte le gallerie che si diramavano a raggiera. In cima al basamento roccioso, un nano con un armatura di cuoio nero attendeva davanti le statue in ebano degli dei gemelli Rudhin e Khudin. Si lisciava la barba biforcuta, guardando con un occhi scintillanti le numerose nicchie e balconi che si aprivano nella grotta, tutti gremiti da nani.
«Chi è quello?» chiese Azimuth a un nano che gli stava accanto, un ragazzino con una cresta rosso fiamma.
«Dove vivi, fratello?» gli rispose l’altro guardandolo con un paio d’occhi spiritati. «Quello è Draemon, il Dissacratore, uno dei Signori della Guerra Peaks.»
Azimuth osservò con distacco quel nano dal viso dipinto da un complesso intreccio di linee, con i capelli neri striati di grigio trattenuti da una fascia di cuoio. Si strinse nel mantello lacero, ondeggiando sotto le scosse violente della folla. La bocca di Draemon, con il labbro superiore glabro, era atteggiata in un sorriso pieno di soddisfazione. Il ragazzo con la cresta tracannò alcuni sorsi da un otre di pelle, poi riprese a parlare con enfasi.
«Ha messo le mani su Urisk, lo Scotennatore, e ora tutta Khandakhar si chiede cosa ne farà.»
«Urisk, lo Scotennatore» ripeté Azimuth, in tono piatto. «Un altro Signore della Guerra?»
«Draemon ha approfittato del fatto che il vecchio Urisk è caduto in disgrazia per mano degli Elfi Onirici. Gli ha strappato le ricchezze, e con quelle si è portato via anche gli uomini.» La voce dell’altro era una raffica amara che sapeva di birra. «Il tempo dello Scotennatore è ormai passato.»
«È ciò che accade prima o poi a tutti i Signori della Guerra» disse Azimuth, scuotendo la testa con fare infiacchito. Il ragazzo non badò al commento, preso com’era a invocare alternativamente il nome di Draemon e Urisk, accorato alla folla trepidante. La lava tutt’attorno al basamento pulsava, mascherando di una luce sanguigna sulle statue degli dei. Sotto lo sguardo austero di Rudhin e Khudin, il Dissacratore dava disposizioni a un terzo gruppo di nani con l’insegna della mano artigliata, una dozzina di Peaks imperlati di sudore che arrostivano un calderone di bronzo sopra uno squarcio obliquo del pavimento, allontanandosi quando le zaffate di calore magmatico divenivano insopportabili. I tamburi continuavano a rullare con un ritmo lento che penetrava le ossa.
«Naturalmente, Urisk ha tentato una rivalsa» gracchiò il ragazzo con soddisfazione. «Ma nessun assalto ha permesso allo Scotennatore di spiccare la testa di Draemon.»
«Dunque adesso la faida è terminata» rifletteva a mezza voce Azimtuh. «Il Dissacratore ha messo le mani su Urisk.»
«Nessuno nutriva dubbi sul fatto che Draemon l’avrebbe spuntata.» Il ragazzo si arrampicò sulla sezione tronca di una colonna dalle decorazioni smussate. «Per tutto l’oro di tutti i Peaks di Khandakhar, non vorrei essere nei panni di Urisk. Il Dissacratore è un nano feroce. Feroce e imprevedibile, per gli Dei.» Parlava con foga, accavallando le parole in un timore reverenziale.
Draemon percosse un gong appeso a una baldacchino di legno tenuto insieme da cinghie unte. I tamburi si zittirono immediatamente e la folla si immobilizzò in un silenzio teso. Il Signore della Guerra snudò un sorriso fosco, una ferita bianca sul viso olivastro, poi urlò con voce raspante: «L’esecuzione abbia inizio!»
I Peaks ai tamburi ripresero a suonare un ritmo irregolare e incalzante. La folla esplose in un boato mentre dei guerrieri armati di lancia creavano un corridoio fra lo sbocco di una gallerie e il basamento rialzato. Urisk fece il suo ingresso scortato da un anello di nani e preceduto dal vessillo di Draemon, la mano artigliata.
Lo Scotennatore non aveva un aspetto carismatico, né un portamento dignitoso. Aveva una testa calva, da cui spiovevano due baffi grigi, e un ventre prominente. Camminava a fatica, facendo ondeggiare le braccia dalla muscolatura asciutta. Quando si fermava a osservare la folla con i suoi occhi porcini, un guerriero lo colpiva col fondo della lancia, sbraitandogli di proseguire.
Giunto ai piedi del basamento roccioso, Urisk fissò Draemon digrignando i denti, con uno sguardo sbiadito in fondo brillava una luce incerta. La folla incontenibile fagocitò il corridoio che era stato aperto e premette attorno ai due Signori della Guerra, costringendo i guerrieri del Dissacratore a chiudersi a ventaglio alle spalle di Urisk. L’alfiere che portava lo stendardo della mano artigliata risalì pomposamente la gradinata e andò a disporsi al fianco delle statue degli dei, dal lato opposto al gong. Dalle frange più esterne della folla si levò il cozzare delle armi. Alcuni gruppi di nani guidati da altri Signori della Guerra, figure sinistre con un codazzo di guerrieri fedelissimi, avevano messo le armi per tentare di fermare l’esecuzione di Urisk.
La folla di Peaks si spaccava, ruggiva e versava sangue invocando il nome di Rhudin, il Vendicatore. Azimuth vide il ragazzo con cui aveva parlato saltare dalla colonna addosso a un nano, ficcandogli in gola un coltellaccio; alzava le braccia ululando la vittoria di Draemon nello stesso istante in cui un altro Peaks, alle sue spalle, gli piantò una scura nel cranio. Azimuth si abbarbicò sulla colonna tronca, rimasta libera, colpendo quanti tentavano di afferrarlo e trascinarlo nella rissa.
Draemon non sembrò preoccuparsi in alcun modo dello scempio che si svolgeva nella grotta. Irruppe in una risata grassa, passò un ordine ai propri soldati e rimase con le braccia incrociate e un sorriso selvaggio impresso sopra la barba biforcuta. I suoi occhi brillavano di un’intensità che andava oltre la soddisfazione per l’esecuzione di Urisk. Sembrava godere nel far fiorire il caos.
 Alcuni soldati scattarono a un tempo, stendendo Urisk supino fra i gradini sbeccati del basamento roccioso. Lo Scotennatore si dimenava con impeto, ma dieci paia di mani le tennero al suolo mentre altri Peaks sollevavano a spalla la trave su cui era appeso il calderone. Sulla colonna, alto al disopra del trambusto, Azimuth si ritrasse dalla scena a cui stava assistendo. Una colata di oro fuso venne versata nella gola di Urisk, che trangugiava e strillava insieme. Le urla acute si smorzarono in un gorgoglio fumante mentre l’oro fuoriusciva ai lati della bocca, raffreddandosi in una massa informe stesa sulla roccia.
Quando Draemon sollevò il corpo inerte dello Scotennatore sopra la propria testa, scagliandolo in mezzo alla folla, ogni Peaks nelle vicinanze si gettò a capofitto sul cadavere. Come se quello spettacolo crudele non li avesse ancora saziati i nani straziarono la carne di Urisk, dilaniando le ferite alla ricerca di pepite d’oro. Una ricerca convulsa, capace di far dimenticare ogni divisione politica.
Azimuth boccheggiò, stringendosi la testa albina fra le mani. Le urla discrepanti della folla, di ode e disprezzo, il clangore del metallo, il rullare incoerente dei tamburi si sovrapponevano in una cacofonia che premeva sulle sue orecchie. In ginocchio sulla sezione della colonna, inframmezzava i respiri affannosi con lunghi lamenti. Teneva la testa ciondolante, la lunga treccia biondo slavato che sfiorava le ginocchia.
Quando rialzò il capo, l’occhio dorato fiammeggiava al di sotto del cappuccio sbrindellato in direzione di Draemon. Svuotò i polmoni in un urlo barbaro e doloroso, che si perse nella folla come una goccia di pioggia nell’oceano.
   
 
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