Superbia: desiderio irrefrenabile di essere superiori, fino
al
disprezzo di ordini, leggi, rispetto altrui.
“Then
it all crashes down and you
break your crown
And you point your finger, but there's no one around”
Metallica
– King Nothing
Aveva passato la vita a corrodere
disperatamente tutto ciò che lo circondava
–l’oro lo aspettava sotto la
superficie oscena del mondo [degli uomini].
Aveva cercato la fama, aveva cercato di
marchiare a fuoco la realtà con il suo nome.
E, che Dio lo perdonasse, ci era riuscito.
Ci era riuscito.
Uomo tra bestie antropomorfe [bestia
spietata tra uomini], aveva comprato e si era venduto. Un cuore che
dell’idolatrato oro aveva solo la durezza.
Lui, che del re aveva portato la corona,
lui, che si era procurato il mondo
sul sangue degli altri [uomini, uomini, uomini, decine, centinaia di
uomini per
i suoi vuoti desideri], lui che era arrivato ad un passo
dall’onnipotenza, lui
era stato in realtà volontario sacrificio alla
divinità creata dall’uomo per
l’uomo: il dio Denaro di fittizia felicità.
Malsano rapporto di schiavitù, aveva
reclamato alla fine il suo compenso.
La corona che si era posto sul capo con
mani corrotte [sporcano tutto ciò che toccano, anche lei,
anche lei] si era
infranta al suolo: era bastato un soffio di vento.
Tutto ciò che aveva inseguito, tutto ciò
che aveva costruito [sono aria e sogni di un illuso], tutto era andato
distrutto [resta solo il ricordo fugace di un mostro, era quello che
volevi?].
E allora aveva puntato il dito, aveva
accusato e aveva ucciso ancora [è la rabbia del caduto,
misero assassino della
propria gloria] e infine la mano l’aveva tesa [osa chiedere
aiuto chi è
consapevole dei delitti commessi?], ma attorno aveva trovato [creato]
il vuoto:
nessuno l’avrebbe lavato dei suoi peccati.
Furono lacrime di carbone allora, nero su
nero, per colui che aveva giocato a fare il re. Portava un impero
crollato
sulle spalle: erano macerie che sarebbero pesate anche dopo la vita, e
lo
schiacciavano, lo schiacciavano, lo schiacciavano.
Lo schiacciavano. Lui a cui restava solo il
fantasma di un nome razziato.
Dov’è
la tua corona, re Niente?
Dov’è
la tua corona?
Ne era rimasta solo una scheggia, piantata
in profondità nel suo cuore. E sanguinava ogni giorno,
sanguinava per
ricordargli che aveva voluto l’infinto senza poterne
sopportare il peso.
Aveva soggiogato una stella [alcuni la
chiamano Lucifero] per i suoi desideri, e gli era esplosa tra le mani.
Dov’è
la tua corona, re Niente?
Dov’è
la tua corona?
Polverizzata nell’impatto al
suolo.
Vertiginosa caduta che aveva spezzato il
suo regno e la sua anima [l’hai già persa da
tempo].
E poteva solo vagare, ora, in un nulla
fremente di ricordi e voci accusatrici [verrà un Giudice
più alto, e le tue
colpe dilanieranno ciò che di te sarà rimasto].
La sua fame aveva divorato il mondo [sei
sazio, uomo?], la sua sete il sangue degli uomini [sei sazio?].
Sei
sazio?
Word
count: 447
Hola! Con
la superbia si apre questa raccolta! Intanto, complimenti se siete
arrivati
fino a qui, poi: come potete vedere, la shot di per sé non
ha una vera e
propria trama, e gran parte delle cose che scrivo sono su questo
genere,
tuttavia molti dei prossimi capitoli saranno più lunghi,
strutturati e meno
incentrati sull’introspezione, se no sai che palle se
scrivessi solo così!
Quanto
al resto, beh, mi sembra che non ci sia troppo da spiegare, spero
soltanto che
il capitolo vi sia piaciuto ^^
Ovviamente
mi piacerebbe sapere cosa ne pensate: sono ben accette anche le
critiche, purché
siano costruttive!
Un
inchino e al prossimo capitolo!
-Nomy