Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: little star    24/09/2008    4 recensioni
Harry, Draco, malinconici, delusi e con il cuore a pezzi davanti ad un bicchierino di Tequila.
Genere: Triste, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Yaoi | Personaggi: Blaise Zabini, Theodore Nott | Coppie: Draco/Harry
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Draco cosparse l’incavo tra il pollice e l’indice della sua mano sinistra con il sale e sollevò lo sguardo.
Potter, davanti a lui con quello sguardo instupidito dall’alcool, aveva appena fatto la stessa identica cosa. Sollevarono il bicchiere nello stesso istante, e fecero un brindisi silenzioso per qualcosa che sapevano solo loro.

Draco leccò il sale e bevve d’un sorso il liquido incolore che stava, placido ed infelice, dentro un bicchierino grande quanto il suo pollice. Si ficcò il limone in bocca, dilaniandolo con i denti non appena sentì il sapore di alcol farsi strada nella sua gola. Lo fece più per la frustrazione, che per l’incendio che gli era appena scoppiato sulla lingua.

Harry era venuto qualche mese prima – cazzo, a lui sembravano secoli! – a porgergli la sua mano. La sua mano leggermente abbronzata, tiepida, forte e sicura. La mano che aveva sperato di stringere sin da bambino, la mano che aveva salvato il mondo.


La mano che amava.


La loro amicizia era iniziata sincera e disinteressata, quella stanca giornata di autunno. Si erano perfino fatti i regali di Natale e avevano discusso dell’amore più di una volta, insieme.

Harry credeva ancora alle favole, all’amore sincero, al fatto che amore tutto può tutto prende e tutto dà; Draco, infelice e malinconico, tentava di spiegargli che l’amore era l’inverno della razionalità, della felicità e della stabilità. L’amore intorpidiva i sensi e cacciava tutte le sensazioni in un grosso limbo di speranza dal quale non si poteva più uscire. E quando Potter gli chiedeva spiegazioni sul suo modo assurdamente nero di vedere l’amore, Draco si limitava a non rispondergli. Solo un giorno gli mormorò sottovoce di non aver mai ricevuto una fetta di amore sincero, e che aveva sempre dato la sua devozione più pura a persone che non avevano saputo accoglierla.

Quando sbocciarono i primi fiori che avevano lottato contro l’ultimo gelo dell’inverno, Harry gli disse di essere innamorato. In modo pazzo, eccessivo e devoto.


Ci aveva sperato per qualche secondo.
Aveva veramente creduto che Harry Potter lo amasse.


Ovviamente si sbagliava. Il destinatario di tutta quella passione era Blaise Zabini. Blaise, il suo migliore amico. Blaise, che odiava Potter almeno quanto lo odiava suo padre prima di essere rinchiuso ad Azkaban. Blaise, che aveva sempre avuto amore da ogni essere umano, Blaise, che era corteggiato da Theodore Nott come se fosse qualcosa di molto prezioso. Blaise, sei lettere che gli facevano venire voglia di strapparsi la carne con le unghie, di graffiarsi la faccia, di mordersi come un animale che ha fame e non ha nient’altro da mangiare, di farsi del male fisico, perché quello che gli stava opprimendo il cuore era un dolore insopportabile.

Gli aveva chiesto se lo avrebbe aiutato, se nella conquista di Blaise Zabini, se Draco avrebbe potuto, per favore, dargli una mano.

Come no. Avrebbe sacrificato la sua felicità per dare spazio a quella di Potter. Lui, un Malfoy, la cui volontà è legge, la cui felicità contava più di chiunque altro essere vivente per il semplice motivo che lui era lui: un bastardo egoista.
Il guaio è che poi l’aveva fatto davvero.

I fatti si erano succeduti rapidamente. Lui che cercava di rendere felice Potter e Blaise e la sua infelicità che lo stava lentamente uccidendo. Blaise che trattava Potter come un giocattolo, che dopo un po’ buttava nel cestino e decideva finalmente di permettere a Nott di far parte della sua vita.

“Ordina altri due di questi affari, Potter. E dì di portarli in fretta. Come cazzo hai detto che si chiama?”

Ed eccoli lì, in un locale Babbano, scappati da Hogwarts a notte fonda, per andarsi a bere quegli alcolici insensati e affogarci dentro i dispiaceri, i casini, l’amore, Blaise Zabini ed Harry Potter stesso.

“Tequila.”

Harry lo guardò con aria stanca e vagamente malinconica, anche lui distrutto da un amore non corrisposto. Il problema di Harry, secondo Draco, era che aveva sempre avuto una fetta grande della torta e che nel momento in cui gli era stata assegnata quella piccola si sentiva frustrato e preso in giro.
Draco, da parte sua, aveva sempre raccolto solo le briciole dell’amore sincero, e si era sempre accontentato. E gli era andato bene, accontentarsi, fin quando Potter non gli aveva fatto sperare, con tremendi quattro secondi, di poter avere finalmente di più, prima di pronunciare il nome di Blaise.

“Come cazzo siamo finiti qui, Draco?”
“Potter, sei già ubriaco fino a questo punto? Eppure non hai bevuto molto. Credevo avresti retto di più.”
“Quello lo so. Intendo, come siamo finiti qui, a deprimerci in questo locale?”
“Non lo so Potter. Io mi sto solo ubriacando, sei tu che ti stai anche deprimendo.”
“Non mi raccontare cazzate. Si vede dai tuoi occhi che c’è qualcosa che non va. Merda, Blaise ha ridotto proprio tutti uno straccio, non è così?”

Draco annuì piano, abbassando lo sguardo sul tavolo, preparandosi all’ennesima scusa. Si sentiva un tripudio di ipocrisia ogni volta che parlava con Harry di Blaise. E se proprio bisognava essere sinceri, quello più stronzo di tutti in quella bella situazione del cazzo non era Blaise ma Harry, che si preoccupava solo della propria felicità senza occuparsi della sua.

“È il mio migliore amico, il fatto che si stia allontanando da me non mi irrita. Io vorrei solo vederlo felice. Perché eravate felici, quando stavate insieme, vero?”

Si sentì un idiota non appena ebbe pronunciato quelle parole. Succedeva ogni volta che faceva il finto tonto, il bambino innocente che ancora non ha capito come funzionano le cosa dei grandi, che pensa che tutti vivranno felici e contenti. Ma, porca miseria, Draco la pensava in modo totalmente diverso. Ma se Blaise Zabini era l’unico contatto, l’unica cosa che restava in comune tra lui e Potter allora andava bene così. Andava bene soffocare il pianto, sorridere e ridere anche se non ne aveva voglia, convenire che Nott a letto non doveva essere un granché e buttare giù Tequila come se fosse acqua.

“Io ero felice. Mi piace da impazzire, Draco. Farei qualunque cosa, qualunque, per riaverlo indietro.”

E mentre Harry pronunciava quelle parole, Draco sapeva che nessuno gliele avrebbe dette. Doveva avere qualcosa – un fattore genetico sbagliato, il destino contrario, le stelle messe in una disposizione infelice il giorno in cui era nato – per cui non avrebbe mai ricevuto la sua fetta d’amore sincero.

“La vostra Tequila, signori.”
“Grazie.”
“Grazie.”

Draco, ridendo di una risata strana e falsa sollevò il bicchiere e pronunciò:

“Alla fine della depressione!”
“No.” Lo contraddisse Harry, guardandolo con i suoi occhi vacui. “Ad un nuovo inizio.”

Bevvero, e Draco sentì di nuovo il sapore forte di Tequila invadergli la bocca. Non diede peso alle prole di Potter, era convinto che stesse parlando di Blaise. Constatò solo, dal tono affaticato con cui le aveva dette che era già piuttosto brillo, mentre lui era perfettamente lucido. Beato lui, almeno poteva permettersi qualche secondo di libertà dai pensieri infelici.

“Ho bisogno di un po’ d’aria, non capisco più un cazzo.”
“È come pensavo. Davvero non lo riesci a reggere, l’alcol.”
“Oh, ma sta zitto, Draco. Accompagnami fuori.”

L’aria era leggermente fredda e frizzante, con un leggero sentore di inizio d’autunno. Harry era irrimediabilmente brillo e inspirava pesantemente più aria che poteva dalle narici. Era l’atmosfera più irreale che si fosse mai presentata a Draco fino a quel momento: erano come in una bolla senza pensieri malinconici e assurdi. C’erano solo loro, nessun altro, in pace col mondo per alcuni secondi sottratti alla folle corsa verso qualcosa di assurdo.


E poi Harry l’aveva baciato.


Senza dirgli niente, senza accarezzargli i capelli – aveva sempre immaginato che lo avrebbe fatto -, senza nemmeno aver dimenticato Blaise, senza fingere di aver dimenticato Blaise, senza che gli fosse importato niente di lui.

Il suo sapore era amaro ed infelice, frustrante.

Sapeva di Tequila.


SPAZIETTO!
Inutile dirvi che questa storia avrà un seguito, e che, se ve lo state chiedendo si, è tratta da un'esperienza personale. Diciamo che non è andata proprio così, però è stato orribile uguale, perciò... Beh, in goni caso spero vi sia piaciuta^^!
little star
  
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: little star