Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: HystericalFirework    04/09/2014    5 recensioni
Hans delle Isole del Sud poteva ucciderla, Elsa ne è consapevole.
Ma non lo ha fatto: la sua spada aveva già lambito il collo della ragazza quando sua sorella si è lanciata in soccorso. E ora la Regina di Arendelle si domanda perché? Perché ha esitato?
Durante la sua prigionia, Hans farà scoprire alla gelida Elsa una parte di sé di cui neanche lei era a conoscenza, una parte nascosta che farà sciogliere il ghiaccio di cui sono ricoperti i cuori di entrambi.
[Elsa x Hans]
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elsa, Fratelli di Hans, Hans, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Dopo una notte insonne, per Elsa fu un sollievo vedere i primi raggi di luce filtrare dalla finestra della sua stanza. Non era ancora abituata alla sontuosità dell’appartamento regale, all’immensità del talamo nuziale posto al centro della stanza, che ospitava i suoi sonni solitari.
Si alzò lentamente e si diresse in bagno a sciacquarsi il viso: nello specchio la sua immagine sembrava stravolta, gli enormi occhi azzurri cerchiati da ombre scure, la carnagione più pallida di quanto già non fosse. Cercò di aggiustarsi al meglio prima di scendere a colazione con la sorella, per non farla preoccupare.
Mentre il getto d’acqua la rinfrescava e lavava via il sonno dal suo volto, i pensieri della Regina di Arendelle turbinavano impetuosi: come poteva convincere Hans a parlare? Perché quel gelo negli occhi? Possibile che, proprio lei, non riuscisse a capire da dove quel freddo provenisse?
Intanto l’acqua del lavabo era stata ricoperta da una patina di ghiaccio.
Qualcuno che bussava alla porta la riportò al mondo reale.
- Sì?
- Elsa? Sono Anna! Ti ricordi che tra mezzora devi essere in sala grande per ascoltare ciò che hanno da dirti i rappresentanti del popolo?
Silenzio.
- Elsa?
- Sì, Anna arrivo! Aspettami in sala da pranzo.
Si era totalmente dimenticata. Corse verso l’armadio e prese un vestito di un rosso vermiglio che le fasciava il corpo forse un po’ troppo, ma che aveva proprio al centro lo stemma della famiglia reale.
 
In cucina fu subito pervasa dal fragrante odore di croissant appena sfornati.
- Buongiorno dormigliona!
Elsa rispose con un sorriso e si sedette di fronte alla sorella, sorridente come non mai.
- Stavo già stillando una lista di invitati e forse stanno diventando un po’ troppi ma con Kristoff pensavamo di chiamare anche i troll e…
- Anna.
- Sì?
- C’è tempo.
- Hai ragione.
- A proposito.. Dov’è lui?- la minore delle sorelle diventò paonazza e iniziò a giocherellare con una fetta di pane.
- Io, ehm, ecco… Insomma, io, cioè… E’ già andato via, aveva delle cose da fare con il ghiaccio.
- Immagino- rispose la Regina ridacchiando.
- Tu invece dove ti sei cacciata nel mezzo della notte? Ti ho vista passare, sai?
- Io, oh… Non riuscivo a prendere sonno e sono andata a fare una passeggiata in giardino.
Una mezza verità forse era meglio di una bugia.
- Sarà- sbuffò Anna facendo spallucce.
- Su, Vostra Maestà, è ora di andare… C’è un Reame che vi aspetta!
 
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- Ehi StupidHans! Dov’è la tua bambolina?
- Non è una bambolina, è il mio migliore amico!
- Hai sentito Doug? E’ il suo migliore amico… Povero piccolo IdiotHans!
- Ridatemela, vi prego!
- Andiamocene, Chris… o il moccioso chiamerà mamma.
Hans raccolse il pupazzo-Renna e scappò via, chiudendosi nella sua piccola stanza in fondo al lungo corridoio. Una lacrima solitaria scese sulla sua guancia.
- Tu non mi lascerai, vero Truk?- sussurrò rivolto alla renna di pezza.
Silenzio.
- Un giorno ce ne andremo da questo posto, e non saremo più gli ultimi, te lo prometto.
 
 
Molti anni dopo, un Hans più alto, con il cuore indurito, ma ugualmente solo, ascoltava le gocce di pioggia che cadevano una dopo l’altra sul pavimento umido della sua cella.
I vestiti iniziavano ad essere sporchi, la barba ispida sul mento e sulle guance gli dava prurito e avrebbe tanto voluto un pasto decente.
D’un tratto sentì un altro rumore che si univa alla pioggia: passi.
Passi? A quell’ora della notte? Forse dopo l’irriverenza della sera precedente la regina aveva deciso di giustiziarlo in gran segreto, o forse…
- Hans, delle Isole del Sud.
La Regina di Arendelle era in piedi di fronte alla sua cella, di nuovo, e trascinava con sé un grosso sacco.
- Ma che piacere! Ieri non sono stato abbastanza scortese?
- Ho portato un po’ di cose- sbuffò lei armeggiando con la serratura.
- Che cosa stai facendo?
- Mi sembra ovvio, sto entrando.
- Non puoi!
- E’ il mio castello, certo che posso.
Hans si rifugiò in un angolo della cella come un animale braccato, mentre Elsa si adagiava sul pagliericcio.
Il suo viso era illuminato dalla debole luce che filtrava dalla finestra, i capelli sembravano raggi lunari che le ricadevano delicatamente sul collo e il vestito vermiglio avvolgeva il suo esile corpo perfettamente.
E’ davvero bella, pensò Hans, ma scacciò subito quell’idea dalla testa.
- Ho portato delle lamette per la barba, vestiti puliti e asciugamani.
- A cosa mi servirebbero gli asciugamani?
- Ad asciugarti dopo il bagno caldo. Due servitori stanno portando giù una tinozza in questo momento.
- Oh.
Silenzio. Lo sguardo di ghiaccio della Regina incrociò per un momento quello velenoso del Principe, prima che entrambi iniziassero a fissare il pavimento.
- Perché lo fai?
- Voglio sapere la verità. Posso renderti la vita molto più facile, Hans.
- Vi credevo più dura, Maestà. Di solito il ghiaccio non si piega al volere delle foglie.
- Non mi sto piegando!
- Ah no?- Hans si sporse in avanti, con aria di sfida. Erano talmente vicini che una ciocca ramata di lui riusciva a toccarle la fronte.
Troppo vicini, pensò Elsa.
- Smettila!
- Di fare cosa?- domandò lei sbigottita.
- La temperatura è calata di venti gradi nel giro di due minuti, stavo solo scherzando, permalosa.
- Come ti permetti, io sono la tua Re…
- M.. Maestà? Dove dobbiamo posare questa?- a interromperla fu Vik, uno dei due servi che aveva incaricato prima.
- Poggiatela nell’angolo destro della cella. Grazie Vik.
- A… arriv… arrivederci, Vostra Maestà- e con un inchino i due si congedarono.
- E ora?- domandò il Principe, sogghignando.
- Ora mi giro e aspetto che tu ti lavi, il tuo odore è nauseabondo.
- Accidenti, Regina Elsa, non ti facevo così… sfacciata.
- Non uscirò da questa cella fin quando non mi dirai il vero motivo per cui non mi hai uccisa.
- Allora suppongo che avrò compagnia per molte notti ancora.
 
 
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- Hai fatto?
- Non ancora. Certo, se ti vuoi girare non sono il tipo che si imbarazza facilmen…
- No grazie- lo freddò subito Elsa.
Lo sentì uscire dall’acqua e prendere gli asciugamani.
La Regina non poté far a meno di osservare con la coda dell’occhio i muscoli della schiena che si tendevano, il fisico asciutto del principe con la massima calma si avvolgeva l’asciugamano in vita.
Non aveva mai visto un uomo nudo, neanche suo padre, e le sembrò che il primo fosse quel verme di Hans delle Isole del Sud. Un moto di imbarazzo e di disgusto la pervase.
- Vacci piano, sono nudo! Dì la verità, vuoi farmi morire assiderato in questa cella.
- Scusa- sbuffò lei.
- Ho l’asciugamano. Puoi girarti ora, se vuoi.
- Mettiti i vestiti puliti prima.
- Quanto sei pudica, reginetta…
 
Pulito e tirato a lucido, Hans aveva tutto un altro aspetto; Elsa riusciva a riconoscerlo come il viscido verme che aveva illuso sua sorella e l’aveva portata sul punto di morire.
- Ora parla.
- Perché è così importante per te saperlo? Non capisco…
- Voglio solo una risposta.
- Non te la saprei dare. Bisogna rassegnarsi al fatto che ad alcune domande semplicemente non esistano risposte.
- Cosa ti ha fatto cambiare idea un secondo prima che la tua spada mi tagliasse la testa?
- Non lo so.
- Come puoi non saperlo?- sbraitò esasperata la Regina, prendendosi la testa nelle mani.
- Non lo so, Elsa, ho sentito che… che era sbagliato e che non potevo farlo.
- Mi vuoi far credere che il tuo senso morale si sia risvegliato così, in una frazione di secondo?
- Non saprei, probabile. O forse ho semplicemente sentito che tu non te lo saresti meritato.
- Perché io?
- Perché sei sola, Elsa. E so cosa significa sentirsi soli da tutta la vita.
Seduti fianco a fianco, riuscivano a sentire il loro respiro, con gli occhi piantati in quelli dell’altro, qualcosa in quel momento si sciolse.
E Elsa corse via, chiudendosi la cella alle spalle. 
  
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