{ . p h
o e n i x
Hermione
Granger aveva un segreto. Hermione Granger aveva un grande segreto.
Secchiona, certo; perfettina so-tutto-io, ovvio; ma nessuno può essere perfetto
fino in fondo, no?
Ognuno ha i suoi scheletri
nell’armadio.
{ . g o l d e n e y e s
« Io
esco. »
«
Quando torni? »
« Non lo so. »
«
Sono qui, Phoe. »
Una voce
in mezzo a tutte quelle di ragazzi, una voce terribilmente infantile e gioiosa
nel tono, una voce da bambina.
« Key »
Accoglierla
con entusiasmo, raggiungere quella voce facendosi strada tra la marea di gente
che occupava il locale.
« Sly dov’è? »
Domanda
spontanea sulle labbra carnose raggiungendo l’amica, sedendosi allo stesso
tavolino riservato loro da sempre.
« Ha
adocchiato il solito – ingenuo – forestiero. »
« Perfida. »
Scoppiarono
entrambe a ridere: rossa la prima e mora la seconda. Compagne di tante estati
quante ne potevano ricordare insieme alla terza di loro – poteva non essere
bionda quella? – entrambe figlie di donne che ci erano cresciute in quella piccola
città e che a fine estate – nostalgiche – ci portavano le loro ragazze.
« Ha
amici carini? »
Domandò
la mora con un sorriso ben stampato sul volto, le dita – rigorosamente laccate
di nero – impegnate a giocherellare con qualcuno dei suoi ricci mentre
attendeva un responso dall’altra.
«
Solo, soletto. »
Sbuffò la
rossa mentre il suo sguardo si spostava sulla folla.
« Se
cerchi Lawrence, è fuori. »
Le comunicò l’amica sorridendo mentre l’altra arrossiva.
« Posso..? »
Domandò titubante, una supplica negli occhi scuri e la sua famigerata
espressione da cucciolo in volto.
« Fila. »
Disse in
tutta risposta la riccia, concedendosi una risata nel vederla fuggire verso
l’entrata. Ormai sola si alzò a sua volta, diretta
verso il bancone nella speranza di trovare la terza componente del gruppo.
Jeans
scuri e una maglia che dietro aveva più nastrini che stoffa erano i suoi
vestiti quella sera, mentre un sorriso decorava il suo volto. Bizzarro il
trucco dei suoi occhi, nera la matita che ne seguiva il contorno, nero il
ghirigoro che una mano precisa aveva disegnato sulla sinistra sfiorando la
guancia, mentre oro il colore.
Occhi
dorati, occhi d’incantatrice.
{ . f r i e n d o f f o e
« Sei
qui da solo? »
Una voce vellutata da parte di una graziosa testolina bionda, mentre si
rivolgeva con un sorriso ad un’altra testa bionda.
L’altro,
in tutta risposta, inarcò un sopracciglio per poi ghignare in un modo – avrebbe
giurato – tremendamente sexy.
« Sì.
» Voce calda e profonda. «
tu? »
Il sorriso della ragazza sembrò allargarsi ulteriormente e – chissà per qualche
strano e oscuro piano – non per sè.
« Qui
con un’amica, o due. Non sei di qui, vero? »
Domandò, una strana luce negli occhi, mentre tutto ciò che le rimaneva da fare
era attendere.
Si
muoveva la riccia tra la gente, con un’eleganza quasi unica e una disinvoltura
che molti – se si fosse trovata altrove - avrebbero detto non sua.
« Ehi, Phoe. »
Saluto di
un moro con l’aggiunta di un caloroso sorriso: Jacob, eterno innamorato di Sly nonché migliore amico di quest’ultima, era stato fin da
bambino l’infiltrato nel loro trio.
«
Visto la tua bella? »
Mormorò avvicinandosi a lui e schioccandogli un bacio sulla guancia mentre
questo le circondava i fianchi con un braccio: giocavano agli amanti.
« Sì
e flirta con un biondissimo nuovo arrivato. »
« Biondo? »
Domandò
cercando sicurezze la riccia, con un tono che tutto pareva tranne felice.
«
Biondo. »
Confermò con un che di drammatico l’altro.
« Oddio,
no. »
« A
me lo dici? »
Fece sconsolato il ragazzo mentre assumeva un’espressione vista così tante
volte, da non riuscire più a contarle. Istintivamente un sorriso le si dipinse
in volto pensando al suo, di migliore amico.
«
Dovresti dirle quello che senti. »
Assentì la riccia – quasi con fare saggio – mentre un cenno del capo era fatto
in direzione della diretta interessata, avvistata mentre parlavano.
«
Magari urlarlo in mezzo ad una strada affollata, perché non è intenzionata a
darmi retta? »
Disse ridacchiando quello – ovvia allusione – mentre una piccola mano dalle
unghie nere gli dava uno spintone.
« Non
era nemmeno nulla di speciale. »
« Certo certo.. Solo perché
aveva già una ragazza. »
Continuò l’altro – degno compagno della sua migliore amica – sempre ridendo.
« Ma
sentilo.. ehi bella fanciulla bionda qua c’è qualcuno
che ti vuole tutta per sé. »
Gli tirò una manica per mostrarlo alla “bella fanciulla bionda” mentre
quest’ultima – non notando le proteste del moro – spostava la sua attenzione
verso chi aveva parlato.
« Phoenix!
»
Urlò
luminosa la seconda ragazza letteralmente saltando addosso alla riccia, mollando
seduta stante la sua ultima vittima e dando occasione a Jacob di mostrare il
migliore dei suoi sospiri rassegnati.
« Sly! »
Iniziò a ridere la mora ricambiando l’abbraccio, ignorando tutto ciò che la
circondava e non fosse l’amica, come se non si vedessero da secoli.
« Sly? Non era Lisa? »
Domandò –
abbastanza spaesato – il biondo sconosciuto mentre la sua attenzione andava
alle due pazze che continuavano a stringersi.
«
Lasciale perdere. »
Fu l’unico avviso del moro mentre la bionda sembrava rinsavirsi e indicò
all’altra il nuovo amico. Quella – stranamente silenziosa – seguitò a fissare
con sorpresa un paio di occhi tempesta che mai avrebbe confuso con altri. Già
la voce avrebbe dovuto metterla in allarme, il suo cervello aveva semplicemente
rifiutato che ciò potesse accadere, eppure..
« Draco, ti presento Phoenix. »
Sorrise calorosamente
“Sly”, sua peculiarità cercare disperatamente un
fidanzato – non rosso – alla riccia.
« E’
un vero piacere, Phoenix. »
Ghignò la serpe dando particolare peso alla parola “fenice”.
« Anche
per me, Draco. »
Rispose
di rimando concedendosi un ghigno a sua volta, chissà se non sarebbe stato
divertente per una volta essere amica del nemico.
{ .
w h e n
D r a c o m e t P h o e
Loro e
una panchina.
Non
sarebbe stato facile spiegare perché in quel momento non ci fosse nessuno in
quel luogo, beh forse non sarebbe stato facile da spiegare se incautamente una
certa biondina dagli occhi chiari non si fosse fatta notare mentre ringhiava
contro un povero gruppetto che cercava pace.
Era tutto nel suo piano e se la bella Phoe ne era più che consapevole, l’altro
doveva essere totalmente confuso. Ovviamente non lo dava a vedere.
« E
così tu saresti Phoenix? »
Provocazione
per spezzare il silenzio. Lui sapeva, ovvio che sapesse.
« O
Phoe. »
Rispose tranquilla l’altra, abituata ai suoi giochi e amante dei giochi.
« Una
costellazione, uh? »
Ghignò
ancora una volta, un braccio portato alle sue spalle.
« E
dimmi, perché non potrebbe essere l’uccello di fuoco? »
E ancora
sfida di parole, sfida sottile.
«
Perché una so-tutto-io non sceglierebbe mai qualcosa
di così ovvio. »
Sarebbe stato perfetto se lui non conoscesse l’altra.
«
Quella persona, in questo luogo, non esiste, Malfoy. »
« Niente più giochi? »
Persisteva – vittorioso – nel vederla improvvisamente seria, nel vederla
irrigidirsi mentre lo sguardo era rivolto verso il cielo.
«
Perché sei qui? »
Domandò
con fare serio, evitando il suo sguardo, poggiandosi involontariamente allo
schienale e quindi al suo braccio.
«
Perché dovrei dirlo ad una Mezzosangue? »
Domandò
con tono sprezzante, mentre l’altra si concedeva un sorriso. Qualcosa dentro di
lei sembrava urlare “casa”.
«
Perché si dia il caso che io conosca questo posto e tu no. »
Ridacchiò alzandosi, ponendosi di fronte a quello sfacciato, presuntuoso
Purosangue.
«
Posso chiedere. »
« Non
ci sono maghi. Ti abbasseresti a chiedere indicazioni ad un babbano?
»
Proseguì quella incrociando le braccia, fissandolo scettica e provocatoria.
Lasciando che l’oro del suo sguardo assumesse la tipica luce Grifondoro.
« Non mi conosci, Granger. »
Rispose
l’altro, quasi serio, se non fosse stato per il ghigno prestampato.
«
Voglio conoscerti. »
Una richiesta d’amicizia o una sfida molto ben celata. Non seppe riconoscerla,
ma di certo ne rimase sorpreso.
«
Ciao, io sono Phoenix, tu come ti chiami? »
Una bambina forse mentre gli tendeva una mano con un sorriso, mentre gli
chiedeva di ricominciare da capo.
«
Piacere, Draco. »
Forse – in fondo – non sarebbe stato così male conoscere la fenice.
{ . h o w d
o y o u
f e e l
L’aveva
trascinato in spiaggia, con grande felicità di Sly, e
adesso erano entrambi seduti sulla sabbia: lui sorseggiava una birra, lei
continuava ad osservare le stelle in silenzio.
«
Perché vuoi conoscermi? »
Non sapeva reggere i silenzi probabilmente, ogni volta era lui a spezzarlo.
«
Perché sei stato tu il primo a voler conoscere me. »
Se mai avesse avuto qualche dubbio ora ne era certo, dopo sei anni affianco a
San Potter e Lenticchia
« Ho
ucciso Silente. »
« Sbagliato, l’ha ucciso Piton.
»
Botta e risposta. Non cambiavano mai.
«
Sono figlio di un Mangiamorte. »
« Non
sei un Mangiamorte. »
Saccente
come sempre e non l’aveva guardato nemmeno una volta.
«
Cosa te lo fa credere? »
« Tu
non hai il fegato per essere un Mangiamorte. Tu non uccideresti nessuno, la
guerra è alle porte e tu sei qui a parlare con me. Con una Mezzosangue,
migliore amica di Harry Potter e mente del magico trio. Perché non mi hai
uccisa? »
La fissò a lungo senza dire nulla, fu costretta a rivolgergli uno sguardo per
controllare che fosse ancora lì e soprattutto fosse ancora vivo. Quello in
risposta scoppiò a ridere, una risata amara che non aveva nulla di felice.
« Vuoi
così ardentemente morire, Hermione? »
Era la
prima volta che la chiamava per nome, la prima volta e non avrebbe potuto
sceglierne una più sbagliata.
«
Hermione vuole morire, Phoenix no. »
Si lasciò
cadere con un sorriso sulla sabbia, sdraiata, incurante che i granelli
finissero tra i suoi capelli o nel proprio vestito.
«
Davvero, per te è troppo difficile tenere il mondo magico fuori da tutto?
Questo paese è la mia oasi di pace, in questo momento non me ne frega nulla
della guerra. Voglio solo essere felice, chiedo troppo,
Draco? »
Stava ridendo, sembrava divertita dalle sue stesse parole, bizzarra,
decisamente bizzarra. Soprattutto perché stava dicendo tutto a lui.
«
Facciamo come vuoi tu, Phoe. La magia non esiste. »
Sospirò sconsolato l’altro mettendosi sdraiato al suo fianco.
«
Vedi, sei intelligente anche tu. »
« Guarda che dopo di te io sono il miglior allievo di
Hogwarts. Io sono intelligentissimo, osi metterlo in dubbio? »
« E
chi oserebbe mai? Mi scusi sua maestà! »
« Vedo che hai capito il concetto. »
« Ma
sentilo. »
Mormorò
con un che di indignato nel tono, seppur stesse faticando dal trattenere le
risate.
« Non
è colpa mia se sono nato così bello, sexy, affascinante e tutte le donne cadono
ai miei piedi. »
Sorrideva
anche lui, in fin dei conti “conoscersi” non era così terribile.
« Non
tutte. »
«
Tutte. »
« Io no. E non osare mettere in dubbio che io sia una
donna se no giuro che ti prendo a pugni. »
« La mia faccia ricorda e vuole evitare. »
« Eh? »
Si alzò
per fissarlo, facendo leva sulle braccia, mentre attendeva la risposta
dell’altro.
« Hai
dimenticato il pugno del terzo anno? »
Si mise
seduto anche lui, sorpreso a sua volta mentre quella ancora sembrava non
ricordare nulla.
« Non
ci credo, questa mi prende a pugni e pure se ne dimentica. Sei incredibile,
mezzosangue. »
Non vi era disprezzo nelle sue parole, anzi vi era decisamente incredulità e un
che di affettuoso. Se non fosse stato per i pregiudizi sarebbe potuta nascere
una buona amicizia.
« Lo so, furetto. »
Quell’episodio
però se lo ricordava bene, anzi sembrò sul punto di scoppiare a ridere
immaginato un bel furetto bianco al posto del suo interlocutore, ma
un’occhiataccia di quell’altro sembrò bloccarla dal farlo.
«
Possiamo vederci domani? »
Era seria ora, un po’ supplicante e un po’ malinconica.
« Mh.. »
Un che di
incerto e di dubbioso, mentre quella si illuminava e gli buttava le braccia al
collo.
« Ehi.. cosa sono questi slanci d’affetto. Ho detto che ti voglio
conoscere, non che voglio diventare il tuo migliore amico. Queste cose le puoi
fare solo con lo sfregiato. »
La allontanò con malagrazia, l’aria di quel posto faceva male alla ragazza.
« Non
ci posso far nulla, Phoe è fatta così. »
Una linguaccia infantile prima di rimettersi in piedi e defilarsi con un
semplice “devo scappare”. Per la prima volta in quei sei anni Draco Malfoy si chiese se quella che aveva visto ogni
giorno, quella che era scoppiata a piangere al secondo anno o si era
trasformata in uno splendido cigno al quarto, fosse la vera Hermione Granger.
{ . h a v e y o u
n e v e r b e e
n a l o n e i n
a c r o w d e d r o o m
«
Dannata mezzosangue. Ma dove diamine si è cacciata? »
Imprecazione silenziosa quella di un biondino mentre passeggiava sul lungomare,
le mani nelle tasche. Irritato dal semplice motivo che si fosse volatilizzata
nel nulla dopo avergli dato un appuntamento per quella giornata. Gli aveva dato
una buca, una mezzosangue a lui.
«
Cerchi inutilmente, biondo. »
Rossa la
chioma di chi aveva parlato: ragazza minuta dal volto grazioso seppur un lieve
graffio sfigurasse una guancia. Era comodamente seduta sul bordo di un muretto,
le gambe incrociate a reggere i suoi gomiti. Sembrava annoiata – eppure lo
sguardo non trasmetteva altro che la voglia di ucciderlo da un momento
all’altro.
«
Calma Sophie. Ti ricordo dove siamo. »
Altra voce, un che di altezzoso nel tono, mentre con fare snob la nuova
arrivata osservava qualcosa di molto interessante nelle sue unghie. Un semplice
assicurarsi che fossero a posto probabilmente.
«
Dovresti ricordarlo anche tu, Lis. »
Sorrise
quindi la prima delle due alla biondina, abbandonando la sua aria da randagio
rabbioso e rilassando anche la postura. Quasi fosse totalmente cambiata la sua
personalità.
« Draco, giusto? »
Domandò la bionda prendendo a sua volta un atteggiamento diverso, più aperto e
meno arrogante. Fu certo per un secondo di essere circondato da psicopatiche.
« Sì.
»
Rispose quello esponendo uno dei suoi ghigni migliori, adottando la classica
maschera quotidiana.
« Sly, nessun altro potrebbe chiamare la nostra Phoe
mezzosangue se non lui. »
Un po’
saccente invece la rossa, Sophie, mentre le braccia
erano tenute incrociate, mentre continuava ad alternare sorrisi a sguardi
d’odio.
« Un
vero piacere conoscerti. O dispiacere, dipende dai casi. »
Proseguì
– il momento dell’odio – mentre soffiava distrattamente su una ciocca corta più
fastidiosa delle altre, cercando un qualche modo per apparire totalmente
disinteressata nonostante fosse esattamente il contrario.
«
Key! »
« Pardon. »
Cane e gatto.
«
Scusala, non ha mai provato molta simpatia per te. »
Tentò
gentilmente Lisa continuando a guardare in modo torvo l’altra, l’ultima cosa a
cui aveva pensato era quella di confondere il proprio interlocutore.
« Lusingato
di tale immotivato odio allora. »
« Non
è immotivato. »
Intervenne la più turbolenta delle due.
« Noi sappiamo tutto di te, Draco
Malfoy. »
Continuò
al suo posto l’altra mentre entrambe portavano la propria attenzione sulla
serpe.
« Beh
allora saprete anche dei rapporti tra me e
Arrogante
mentre occhi scuri e occhi chiari lo squadravano, arrogante mentre mentalmente
si dava dello stupido per non aver realizzato subito: quelle due sapevano,
tutto.
«
Beh, questo non è propriamente vero. »
« Il
rapporto che Phoe ha con te è a dir poco eccezionale. »
Appoggiandosi
affianco alla compagna, la biondina, faceva uno strano effetto: non avevano
nulla in comune, slanciata ed elegante la prima, minuta e sgraziata la seconda.
«
Illuminatemi, allora. »
Sbottò cercando di mantenere qualcosa della sua facciata, lievemente innervosito dal fare saputo di quelle due, soprattutto se
parlavano a vanvera come in quel caso.
« Phoenix.. no.. Hermione, è molto più complessa di quella che
sembra. »
« Lei non riesce a.. »
« .. a rivelare la vera sé stessa di fronte ad altri. »
Completavano
le proprie frasi, cercando parole e mantenendosi serie, terribilmente serie.
« E questo cosa c’entra con l’eccezionale rapporto? »
Domandò
senza troppi preamboli o smorfie. Si scambiarono uno sguardo – muta domanda –
prima che con un gesto Key lasciasse all’altra il “palcoscenico”.
« Non
ti chiedo di capire tutto ciò che avrò da dirti. Anzi non voglio – vogliamo –
assolutamente nulla da te, solo che tu ascolti. Ieri sera sapevo chi eri, ti ho
riconosciuto subito – Phoe è bravissima a descrivere la gente, ama osservarla –
e il tuo nome non era stata altro che la certezza che cercavo. »
Calma
mentre anche il biondo si accomodava, si appoggiava ad uno dei lampioni che si
trovavano in quella zona di lungomare e si preparava all’ascolto, certo che
quella non sarebbe stata che l’ennesima irritante paranoia.
«
Phoenix probabilmente dopo un po’ ha capito che io sapevo, ma ha fatto finta di
niente. Ha continuato a giocare – come dice lei – e probabilmente si è
divertita. Ti chiedo di dimenticare la tua compagna di scuola, la tua nemica di
sempre, quella che vedi non è Hermione, è un’altra. Generosa e cordiale come
lei, testarda e orgogliosa, ma più libera. Potresti definirla benissimo una
bambina da come si comporta – e smettila di ghignare in quel modo idiota per
cortesia - e
lei ne è cosciente. Per quanto sia tutto studiato questo è il suo – nostro –
comportamento naturale. Non pretendo che tu capisca, di certo. E’ complesso
anche solo immaginarlo, un parto di menti malate, ma di comune accordo nessuna
di noi è la vera Sophie o Lisa. Siamo Key e Sly e lei è Phoe. Ma se per noi la differenza è minimale
per lei è radicale, ma credo che tu questo non possa vederlo. »
« Tu
sei l’unico a cui lei abbia mostrato Phoe e non solo Hermione. »
Concluse
la rossa, un po’ spazientita di quanto allungasse il brodo l’amica.
«
Mostrato Phoe? »
Ripeté, non troppo convinto di cosa quelle due le stessero raccontando: non
solo
«
Suppongo l’abbia fatto per difendersi. »
Sentenziò Sly.
« Lo
credo anch’io, ma ciò non toglie che tu sia stato l’unico tra quelli come voi che ha visto come è
davvero fatta la nostra brunetta. »
« Lo
spirito battagliero, la testardaggine, il coraggio di prendere a pugni qualcuno
sono tutte qualità di Phoe, non è qualcosa che Hermione accetta. E’ un gioco il
nostro, dividiamo la parte buona da quella cattiva. »
« Anche
se non sempre ciò che riteniamo “buono” lo è per gli altri. »
Due occhi tempesta le fissavano mentre il proprietario era in silenzio,
riflettendo su un discorso che non arrivava da nessuna parte.
« E.. »
Le spinse a continuare, ancora niente che potesse in un qualche modo
interessarlo o riguardarlo.
« Phoenix
è sola. »
Era stata
la rossa a parlare, niente astio nel tono solo una grande tristezza e forse
frustrazione perché dopo tutto non erano nulla.
« Ci
sono Lenticchia e lo Sfregiato, è circondata da persone amiche e che le
vogliono bene. »
Semplice risposta pacata – rapida, senza nemmeno il bisogno di pensarci –
mentre pian piano iniziava ad irritarsi.
«
Amico il rosso? Lo stesso che le ha voltato la faccia non si sa quante volte? »
Era scattata Sophie, l’avrebbe preso a pugni se solo non
ci fosse stato il richiamo –sussurro- dell’altra a placarla.
« Sia
chiaro, biondo» sentenziò quest’ultima, più diplomatica. «
noi il rosso non lo possiamo vedere. Non credo dimenticherò mai quanto fu
difficile farle confessare l’evento del ballo, farci spiegare il perché delle
lacrime sulla lettera che ci aveva mandato nonostante dicesse di stare bene. L’abbiamo
vista soffrire a causa di quell’essere tutto lentiggini,
così fin dal terzo anno. E Harry.. Harry è un bravo
ragazzo in fondo, è il suo migliore amico, ma non conosce tutto di lei, dice
che è forte e non prende le sue parti. Non riesce a conoscere, vedere, la lei
bambina e noi siamo troppo lontane per proteggerla, noi stiamo perdendo la lei
adulta. »
Aggrottò
le sopracciglia, metteva insieme quelle poche – inutili – informazioni che
aveva: l’avevano vista tutti in lacrime il quarto anno, non poteva negarlo e
tantomeno poteva negare che Weasley era un pezzo
d’idiota. Forse era l’unica cosa sensata che quelle due avessero detto
dall’inizio del discorso e seppur Malfoy, era umano, poteva
capire.
« Non
esistono solo loro due. Ogni giorno è sempre circondata da tantissima gente. »
Ennesima
affermazione – convinta – per rendere a tutti i costi giusto ciò che vedeva
della Granger: una so-tutto-io
circondata da amici. Semplicemente non accettava di essersi sbagliato.
« Sei mai stato solo in una stanza affollata?
»
{ . o u r f r i e n d s h i p i s
a c a p r i c e
Erano in
spiaggia, vestite, isolate nel loro modo bizzarro: la rossa e la bionda.
Abitudine la loro di usare il rumore del mare come sottofondo dei propri
pensieri: Sophie con la testa poggiata sulla pancia
di Lisa e questa che giocava con i capelli corti e spettinati dell’altra.
«
Secondo te è stato un errore? »
Domandò ad un certo punto Key interrompendo quel silenzio.
«
Cosa? »
«
Dirgli di Phoe. Del suo “piccolo segreto”.»
« Non
lo so. »
Sospirò
con fare sconsolato mentre le dita lunghe e affusolate – mani da pianista le
sue – passavano tra i fili ramati.
« A
rigor di logica non dovremmo sapere nemmeno noi dove si trova. »
Proseguì la rossa.
« Come
se fossimo così facili da ingannare. Lo sai benissimo anche tu che ha bisogno
di sfogarsi con qualcuno, ha bisogno di parlare con qualcuno che la può capire.
Noi non possiamo, lui sì. »
Mormorò Sly quasi con malinconia, irritata dal semplice fatto di
essere “niente” in una situazione come quella.
« Lui
è l’unico che può tenerle testa. »
Ridacchiò
l’amica cercando con la mano quella dell’altra e scostandola dal proprio capo.
« Se
non fosse per loro due in questo momento noi nemmeno ci parleremmo. »
Sempre Key a parlare mentre lasciava il suo posto e voltandosi a pancia in giù
affiancava l’altra.
«
Ovvio, chi farebbe amicizia con una teppista. »
Ribatté con un sorriso la biondina cercando lo sguardo dell’altra.
«
Parla la regina dei ghiacci. Voci ben confermate dicono che sei sempre la
stessa principessina snob e altezzosa. »
Una risata da parte di entrambe, divertite al solo pensiero di vedersi nella
vita di tutti i giorni, “l’altra vita” come avevano preso a chiamarla.
«
Quasi sette anni, riesci a crederci? »
Domanda quasi retorica.
« Già.. Se non sbaglio la lettera di Hogwarts le arrivò proprio
mentre eravamo qua in vacanza, me la ricordo mentre correva per annunciarci che
una scuola “speciale” la voleva come alunna. »
Di nuovo
un sorriso da parte della rossa mentre rivolgeva lo sguardo lontano, mentre si
perdeva in vecchi ricordi assieme all’amica.
« Non
sapevamo ancora che fosse una strega. »
« Ce lo disse solo alla fine del secondo anno, per la
faccenda della “mezzosangue”. Non credo abbia mai pianto tanto. Si sentiva
inferiore, diceva che era inutile quanto studiasse, quanto diventasse
“secchiona”.. »
« Non era mai abbastanza. »
Concluse l’altra per lei.
« Fu
lì che nacquero Sly, Key e Phoenix. Forti abbastanza per superare tutto, tra la scomparsa di mia nonna e il
divorzio dei tuoi, Lì, ce la passavamo davvero male, eh? »
« Dobbiamo
un favore a Draco Malfoy! Se non l’avesse portata a
reagire a quest’ora ognuna sarebbe stata per la propria strada. »
Sospirò
la bionda chiudendo gli occhi, riparandosi con un braccio dalla luce del sole,
mentre l’altra – usando i gomiti come appoggio – la fissava dall’alto.
« Oh
beh, questo lui non lo saprà mai. Non voglio ringraziare chi ha fatto soffrire
in quel modo barbaro Herm. »
«
Perché tu sai dire grazie? »
E di nuovo scoppiarono a ridere, in fondo i loro battibecchi non erano che
l’ennesima dimostrazione d’affetto.
{ . a s a n o
l d m e m o r i a
« Dov’è ora ? »
Domanda disinteressata la sua,
perché in fondo gli sarebbe dovuto importare qualcosa della mezzosangue?
Si fissavano le due amiche, un
cenno affermativo, un sospiro sconsolato.
« C’è una vecchia villa poco fuori
dal paese, il giardino è diventato tutt’uno con il cimitero di questo posto.. è là. »
La fenice
sedeva sull’erba, il silenzio attorno a sé, il nulla.
Nessun
vestito troppo complicato, maglietta nera e i ricci tenuti in una coda alta.
Dietro l’orecchio teneva una matita, sulle gambe incrociate un grande libro
dalla copertina scura, non leggeva, non sembrava far nulla tranne che pensare –
decidere.
Sostava
di fronte ad un tomba, nessuna data e nessun nome,
solo una lapide con un giglio e un serpente incisi sulla pietra.
Amava
quel posto, lo amava incondizionatamente. Adorava il silenzio, adorava quel
vento profumato che ogni tanto sorvolava la tomba, adorava la sensazione che
quel luogo stesso dava.
Era
magico, una di quelle sorgenti naturali di magia di cui fino a qualche anno
prima aveva letto solo nei libri.
Teneva
gli occhi chiusi – sola nella sua testa – e nessun rumore riusciva a
raggiungerla, stupore di certo quando il richiamo di una voce le fece capire di
non essere più sola.
« Sbaglio
o noi due avevamo un appuntamento? »
« Furetto. »
L’accolse lei voltando di poco il capo e concedendosi un ghigno.
« Non
pensavo desiderassi tanto trascorrere il tuo tempo con una mezzosangue. »
Lo canzonò lasciando per terra il librone e alzandosi in piedi. L’altro non
rispose – non aveva un motivo – e si limitò a fissare il luogo attorno a sé, i
sensi all’erta quasi ci fosse qualcosa di sospetto in ciò che lo circondava.
« Che
luogo è questo? »
Domandò portando lo sguardo su di lei, le braccia incrociate.
« Una
tomba, non vedi? »
Rispose la riccia con un sorriso indicando la lapide ormai alle proprie spalle.
«
Allora la domanda spontanea sarebbe, chi di tanto potente vi è stato
seppellito? »
E un ghigno anche sul suo di volto mentre avanzava.
« Te
ne sei accorto? »
Domanda – sempre sorrisi – mentre lo sguardo finiva in un punto imprecisato
attorno a sé.
« Non
sono stupido, Granger. Conosco la magia molto più di quanto tu riesca lontanamente
a immaginare, incantesimi e pozioni troppo potenti per essere insegnate a scuola.
E’ questo che insegnano ai Purosangue. »
Ai figli di Mangiamorte.
Sembrò
quasi rabbuiarsi la riccia a quella sua sentenza, era evidente che esistesse
molto più di quello che insegnavano: Hogwarts non avrebbe avuto una sezione
proibita se non fosse stato così e lei, lei in un certo senso, sapeva.
« E dimmi, tanto decantato Purosangue, cosa ci fai in un luogo
come questo? »
La domanda, curiosità nell’oro dello sguardo, mentre d’istinto volava al
braccio di quello. Delle bende a coprire l’avambraccio sinistro, non se ne era
mai accorta – non aveva mai voluto
vedere. Lui se ne accorse e si limitò a nascondere – istinto – il braccio
dietro la schiena.
« Non
sembra evidente? »
Una risata amara mentre gli occhi grigi andavano verso il cielo a sua volta
plumbeo, non aveva neppure la forza di ghignare – il che era una rarità.
« Fuggo, Granger. »
E ora di nuovo maledettamente serio mentre lei tornava a cercare il suo volto,
nessun sorriso baldanzoso ma una semplice compostezza.
« Da
chi? »
Una domanda apparentemente stupida ma che lei volle ugualmente fare, voleva
avere conferme.
« Dai
“cattivi” e dai “buoni”. »
Si limitò a dire, sbrigativo, per poi recuperare l’arroganza di sempre, per poi
avvicinarsi alla ragazza e alzare la mano destra verso il suo volto. Fu divertente
vederla fuggire al suo tentato tocco, fu divertente almeno quanto – stranamente
– frustrante, ma questo non l’avrebbe mai ammesso nemmeno a se stesso.
« E tu,
da cosa fuggi, Phoenix?
»
Sembrava
canzonarla mentre nuovamente portava il braccio lungo il fianco, mentre lei si
chiedeva come mai, per un istante, avesse avuto paura che lui la toccasse. Era come se una fastidiosissima
coscienza le urlasse che qualcosa non andava - in lei.
« Non
fuggo da nessuno, furetto. »
Esclamò arretrando ancora, di spalle ormai, mentre pian piano si chinava per
riprendere il libro che qualche minuto prima stava consultando.
«
Perché tutta la storia di Phoenix allora? »
Domandò, semplice desiderio di voler avere tutto
sottocontrollo – anche lei – o pura curiosità, preoccupazione forse.
«
Vuoi davvero saperlo? »
Gli domandò mentre il tomo era al sicuro tra le sue braccia, mentre i loro
sguardi si incontrarono. Non si erano fissati negli occhi nemmeno una volta da
quando erano in quel luogo, forse timore o forse altro.
Fu solo
un attimo prima che fosse lui a cambiare oggetto di attenzione, prima che
decidesse che l’incisione sulla lapide fosse decisamente interessante.
«
Allora? »
Riprese lei, avanzando tranquillamente ma fissando la strada alle spalle
dell’altro.
{ . o b l i v i o n
Per la
seconda volta si trovava in un luogo senza aver ben colto il passaggio, per la
seconda volta questo era accaduto con
La riccia
entrò senza problemi seppur chiaramente l’insegna dicesse chiuso. La parte
interna era molto semplice, classica da film, con un bancone e qualche tavolino
disposto di fronte ad un palco. Era molto più grande di quanto sembrasse da
fuori, tanto che vi era anche uno spazio libero al centro di quella sala, nel
caso qualcuno avesse voluto ballare.
All’interno un uomo suonava il pianoforte: lui non se ne era curato più di
tanto, ma lei.. lei era semplicemente entusiasta. Note
di un tango probabilmente, ma era troppo occupato dall’osservare le labbra di
lei che si schiudevano per sussurrare note o semplicemente per mormorare il ritmo
della melodia a mezza voce: sotto quella luce – doveva ammetterlo –
«
Mezzosangue.. »
Chiamò quasi spaventandola. Impaziente e alquanto innervosito dal dover solo
assistere a quell’esibizione di pianoforte, non poteva lasciarlo così, non
senza aver parlato.
« Shh.. »
Lo zittì lei, fissandolo con astio per un breve istante, prima di tornare con
l’attenzione al pezzo di pianoforte.
«
Granger. »
La richiamò lui prendendole un braccio, quasi strattonandolo. Odiava essere
zittito in quel modo, odiava essere ignorato in quel modo.
« Che
c’è? »
Una conversazione di sussurri, sulla porta, mentre il pianista ignaro alzava lo
sguardo.
Strana e calorosa accoglienza mentre il motivo si interrompeva, l’uomo
conosceva la ragazza – la conoscevano tutti in quel luogo – e lei gentile e
cortese, come sempre l’aveva vista durante la scuola, si era prodigata anche
per aiutarlo a sistemare qualche tavolo.
Lui era
semplicemente rimasto in disparte mentre i due chiacchieravano
spensieratamente. Era perfettamente immobile contro una parete, con le braccia
incrociate e un’espressione imbronciata disegnata sulle labbra sottili. E
pensare che era stata la mezzosangue a trascinarlo lì,
la stessa che in quel momento spensierata sembrava chiedere qualcosa all’uomo
per poi dirigersi verso il ragazzo.
« Che
fai Malfoy, hai intenzione di uccidermi con il tuo sguardo? »
« E
se anche fosse? »
Ghignò mentre quella semplicemente lo fissava, di nuovo oro nell’argento fuso.
« Te
l’ho detto, tu non sei capace di uccidermi. »
Saccente come sempre, giocosa come rare volte era riuscito a vederla.
« Non
esserne certa, Granger. »
Sussurro, ennesima sfida, mentre quella di nuovo sembrava voler cambiare
carattere, mentre pian piano si allontanava da lui con un sorriso sulle labbra
rosate.
« Non hai
ancora risposto alla mia domanda.. »
Riprese il biondo serpeverde staccandosi dal muro e
iniziando a seguirla attraverso la sala.
« Perché Phoenix ? »
Si accomodò prendendo posto vicino al palco sufficientemente grande solo per il
pianoforte.
« Sai
cos’è “ Phoenix ” ? »
Rispondere ad una domanda con una domanda, terribilmente seria mentre di nuovo
il suo sguardo indugiava sul braccio dell’altro.
« La
fenice, animale mitologico che rinasce dalle proprie ceneri. Ho studiato bene
la lezione? »
Arrogante mentre spostava il braccio dall’attenzione di lei, odiava quello
sguardo sui propri errori.
« No.
Phoenix è una costellazione, Draco. »
Alzò lo sguardo e fissava la sua faccia. Avrebbe capito?
« Come
“Draco”. »
Non era un caso che l’avesse chiamato per nome in quell’istante.
« E dimmi, è stata una scelta casuale? »
Si era fatto più curioso e adesso non aveva scuse per se stesso. Il suo
interesse per
«
Diciamo che ho rubato l’idea dal tuo nome. E poi il Dragone è l’opposto della
Fenice, no? »
Sorrise, un sorriso strano, mentre l’uomo sparito poco prima faceva la sua
comparsa interrompendo inevitabilmente il discorso. Inutile dirlo che quel tempismo
era più che perfetto. Porse un bicchiere di thè alla
ragazza per poi dirle di curare il locale mentre lui usciva.
« E’
un amico di vecchia data di mia madre, uno “zio” per me. »
Esclamò lei per interrompere il silenzio che si era venuto a creare da più di
mezzora.
« Mi
ha insegnato ad amare la musica, il pezzo che stava suonando appena siamo
entrati in particolar modo. »
Sorrise mentre prendeva un sorso di thè.
« Mh. »
« Sai.. tra un anno Phoenix non esisterà più. »
E questa volta il biondo non poté che rivolgere alla riccia la sua attenzione,
risvegliato forse da qualche suo strano ragionamento.
«
Abbiamo deciso così tempo fa. Appena la prima di noi compierà diciotto anni
Phoenix, Key e Sly cesseranno di esistere. »
Un altro sorso.
«
Perché? »
« Perché quando si diventa adulti bisogna smetterla di
fuggire. »
« Hai detto che non fuggivi, le brave Grifondoro non
mentono. »
Ghignò, il solito ghigno made
in Malfoy che lo rendeva unico.
«
Forse io non sono una brava Grifondoro. »
Risposta adeguata alla sua provocazione, tanto quanto inaspettata.
«
Essere Phoe, mi mancherà. Phoe è tutto ciò che Hermione non è e vorrebbe
essere. Phoenix è esuberante, è pazza. Phoe a quindici anni ha baciato una delle sue migliore amiche per scommessa davanti a mezzo
paese, si è dichiarata così tante volte da perdere il conto ma non si è mai
innamorata. Phoe è forte, Hermione è debole. »
Strano paragone e confessioni che il Serpeverde non
avrebbe mai voluto ascoltare.
« Non è quello che ho visto io. »
Semplice borbottio da parte del biondo, mentre pian piano cercava di assimilare
il tutto.
« Io
ho visto una ragazza soffrire per un idiota e una ragazza con il coraggio di un
leone e un’intelligenza senza paragoni. »
« Perché Phoenix è nata per proteggermi da quelli come
te, Malfoy. »
Sorrise di nuovo, nemmeno sapeva perché gli stava raccontando tutte quelle
cose.
« Non
ho mai avuto il coraggio di mostrare quella che sono, al primo anno piangevo
nei bagni, al sesto piangevo nella solitudine della mia stanza. Non è cambiato
niente in tutto questo tempo, mi sono sempre nascosta. Dovevo essere quella
intelligente, quella giudiziosa e che non si doveva dare mai per vinta. Sono
stanca, ma presto finirà tutta questa storia. Ormai siamo agli sgoccioli e
tutti, babbani o maghi che siano, iniziano a
comprenderlo. »
L’ultimo sorso di thè di quel bicchiere.
« Hai
cercato di rimuovere il Marchio vero? »
Domandò, composta e ancora seria. L’altro si limito a
fissarla.
« Te
l’ho detto Malfoy, tu non sei cattivo, tu vorresti esserlo. »
Saccente, quasi stesse spiegando una lezione.
« Questa
arroganza non ti dona, Hermione. »
Puntualizzò lui, gelido.
«
Già. »
Semplice
affermazione prima di calare nuovamente nel silenzio. Solo il canticchiare di
lei lo interrompeva, semplice non saper che dire mentre le dita accarezzavano
il bordo del bicchiere.
« Questo
motivo.. » Disse all’improvviso. «
Si chiama Oblivion. E’ un tango. »
L’altro si era decisamente perso qualche passaggio.
« Il
pianoforte da solo non riesce a rendere la bellezza di questo pezzo musicale.
Dovresti ascoltarlo suonato da un’orchestra, con violini e chitarre. Uno
spettacolo unico. »
Si mise ben a sedere sulla sedia, chiedendosi seriamente cosa ci facesse in
quel luogo. Qualche mese prima non avrebbe mai ascoltato quei deliri, si sarebbe
alzato e avrebbe lasciato la stanza. Per quanto ne sapeva lui l’Oblivion era un incantesimo di memoria, non un tango.
«
Qual è il punto di questa conversazione, Granger? »
Domandò, di nuovo rude, di nuovo gelido.
«
Prima ti ho mentito. Hermione non si è mai innamorata,
Phoenix sì. E’ stato l’amore più strano che abbia mai avuto,
un sentimento incostante e duraturo, più simile all’odio che altro. Ma forse è
vero che la linea tra amore e odio è facile da oltrepassare. »
Inarcò un sopracciglio, certo di aver capito male mentre quella continuava a
parlare con una naturalezza invidiabile. Se solo avesse fatto più attenzione
avrebbe notato che sul tavolo vi era solo una mano.
« Mi
mancherà davvero tanto Phoe. Sai, pare che scioccamente, questa parte del mio
carattere mi abbia fatto innamorare di te. Non lo trovi buffo? Tu, mio nemico
giurato e che mai mi ha rivolto mezza parola cortese. »
Quello sarebbe dovuto essere il momento in cui lei scoppiava a ridere e gli
diceva che era tutto uno scherzo. Sarebbe stato credibile per Draco Malfoy, molto più credibile di
quella dichiarazione prima di senso. Certo era l’unica persona che riusciva a
tenergli testa e superarlo, l’unica che amava stuzzicare per semplice
divertimento, ma sentire quella stessa persona parlare di amore per lui era più
che assurdo.
« Non
è divertente, Granger. Ricorda con chi stai parlando e ricorda che in questa
favola io sono il cattivo. »
Era duro lo sguardo, si fissavano negli occhi per cercare una risposta e lei
sorrideva, ancora, tremendamente irritante e tremendamente falsa.
« Ho
una passione per i cattivi ragazzi. »
Esclamò alzandosi, accostandosi pian piano al palco mentre le braccia teneva
accostate – nascoste – lungo i fianchi.
« Non
devi dimenticare che io sono un ex-Mangiamorte. »
Semplice seguirla da parte di lui, porgersi di fronte a lei che persisteva nel
suo sorriso beffardo.
« Non
credo che questa volta possa ribattere. »
Arrogante, tremendamente arrogante per quanto sembrasse più arrendevole.
« A
che scopo mi hai detto tutto questo? »
Inutile dire che non riusciva a capire ancora cosa lei volesse da lui.
« Te l’ho
detto, Draco, siamo agli
sgoccioli. »
Portò la mano sinistra, piccola e rovinata dal tanto lavoro sulla guancia di
lui, non li avrebbe permesso di abbassare lo sguardo.
« Lo
ripeto, non è divertente, Hermione. »
Sottolineò il nome di lei, mentre sembrava alzarsi sulle punte, avvicinarsi
a lui. Non si chiese perché non si spostava, non si chiese perché in fondo la
lasciasse fare. Magari era solo la speranza che all’improvviso rinsavisse e
tornasse a ricoprirlo d’insulti. Eppure il suo odore si faceva più vicino,
eppure quel volto continuava ad avanzare verso il suo. Nemmeno mezzo centimetro
a separare le loro labbra, davvero poco prima che quella si bloccasse
all’improvviso.
« Mi
spiace, Malfoy. »
Semplice sussurro e allora lui capì perché quell’altra mano era rimasta sempre
nascosta, troppo repentino il movimento del braccio destro per reagire a quello
che sarebbe successo di lì a poco.
« Oblivion. »
Dannata Mezzosangue.
“ Secondo
una leggenda cinese, il Dragone e
Alla fine
non era riuscito a dirglielo.
{ . p h o e n i x
Note dell’autrice.
Dedicata a
Rio per il suo compleanno e terminata -grazie a non so quale santo- in tempo
per il venticinque settembre. Spero che ti sia gradita come sorpresa, perché tu
sei la mia sempai e meriti tutto il bene del mondo,
perché siamo donne mitiche e perché noi siamo quelle che fuggono alla parola
con la “A” XD. Tanti auguri, sempai.
La tua
piccoletta.
Un grazie anche a tutti coloro che
leggeranno e magari lasceranno una microscopica recensione. Ly’