Le ipotesi pensate dai profiler si
rivelarono giuste quando,
la mattina dopo, trovarono Rosita Descantis una sudamericana
ventiduenne magra
e minuta. I suoi occhi lunghi sembravano spaghetti al nero di seppia,
tanto
erano lisci. Rawson era già sulla scena del ritrovamento del
cadavere, quando
Morgan svegliò Adele, bussando energicamente alla sua camera
d’albergo, la
numero 230. La ragazza prese i suoi occhiali da sole e si
precipitò sul posto,
sentendosi in qualche modo colpevole e anche irritata per non essere
stata
avvisata prima di quel agente egocentrico. Arrivata, ella
sollevò la banda
giallo e nera e si fermò ad una certa distanza dal corpo,
per poterlo osservare
meglio. Mick Rawson non c’era. La vittima era distesa sulla
schiena, i capelli
incorniciavano il pallore della pelle ormai fredda ed inerme. Gli occhi
erano
chiusi, particolare interessante solo se nessuno ha toccato il corpo
prima del
suo arrivo. Dubitava tutto ciò, in quanto le era
già stato comunicato la
presenza del agente di Cooper. L’erba verde e appuntita
sembrava seta vicino al
corpo, sembrava che lo stesse accarezzando, consolandolo nel riposo
eterno.
Adele stava ormai ferma così da cinque minuti e la pace del
parco la immobilizzò
ancora per qualche tempo. Tutto era cullato dal lieve venticello, gli
alberi,
le foglie, persino i capelli della ragazza e se ci si concentrava
meglio si
riusciva quasi a sentire i passi degli S.I, ignorando drasticamente i
rumori
della polizia locale. Era stato scelto di nuovo un luogo pubblico,
facilmente accessibile,
dove si può essere chiunque si voglia, senza destare alcun
sospetto. A causa della
statura il corpo della ragazza non doveva pesare molto, quindi bastava
che ci
fosse solo uno degli S.I sulla scena. L’altro non era
necessario, avrebbe
attirato l’attenzione. La donna. Era stata la donna a
trasportare il corpo fino
a lì. Lei, che si è imposta sull’uomo,
ha avuto il controllo di tutto fino alla
fine. Però Adele non riusciva a comprendere come mai la
donna avesse chiuso gli
occhi alla vittima. Era sociopatica, non provava compassione o rimorso,
lo
faceva per sentirsi libera. Che Adele si fosse sbagliata e ci fosse
stato anche
lui sulla scena? Insieme o separati?
-<< Hai paura?
>> un soffio di voce rauca arrivò
tempestivamente all’orecchio della profiler, che si
destò improvvisamente e rabbrividì.
Mick Rawson era dietro di lei, soddisfatto del brivido che aveva visto
correre
sulla schiena di lei e che si è protratto nel tempo sulla
nuca, fino a
spegnersi progressivamente tra i suoi capelli.
-<< No, stavo pensando.
>> Rispose.
-<< A cosa?
>> Il profiler aveva incrociato le
braccia al petto, facendo vedere le vene che si intrecciavano con i
muscoli.
-<< Non ha segni di
bruciature, perché? >>
-<< Bastano i tagli per
torturare una persona.
>> Scosse la testa.
-<< E se lui le avesse
impedito di bruciarla? >>
-<< L’S.I?
Pensi che Lui si sia appropriato della
vittima, sai mettendo solo la sua firma, facendola quasi diventare sua?
>>
-<< Non so
–ammise Adele – mi sembra solo …strano.
>> La conversazione fu interrotta da un leggero squillo
di un telefono. Mick
rispose senza guardare chi fosse. Chiuse gli occhi a lungo,
guardò in basso, si
massaggiò la tempia e salutò Cooper con un
“Arriviamo”. C’era un’altra
ragazza
scomparsa. Stavano degenerando entrambi e le due squadre erano ancora
in alto
mare. Per l’ennesima volta Adele pensò che poteva
esserci lei come vittima, se
non avesse scelto di intraprendere quella carriera. Un altro brivido la
percosse, ma era diverso da quello creato dalla voce di Rawson: questo
era
freddo, ghiacciato, rigido. Mick se ne accorse e con una leggerezza
soffice, le
prese il braccio e diede una veloce carezza, tanto per farle capire che
non
sarebbe stata sola. Fece un segno con la testa ed entrambi partirono
meticolosamente alla centrale per aggiornare ed essere aggiornati.