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Autore: Damon Salvatore_Cit    04/09/2014    0 recensioni
[Justin Timberlake]
Questa storia tratta di una giovane ragazza che sogna di diventare la ballerina numero uno al mondo, e nel tentativo di esaudire questo suo sogno maturerà e crescerà anche grazie alle avventure e alle dure prove a cui la metterà davanti la vita. Come la perdita di persone care, l'amore vero, l'inganno, il tradimento, le difficoltà familiari e tanto altro.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: 50 Cent, Altri, Justin Timberlake
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il giorno seguente, Fabio non telefonò Francis come le aveva promesso.
Le lezioni alla scuola di ballo erano finite e Francis era a svolgere le sue due ore di pulizie.
Durante il giorno aveva incontrato Emma nel cortile e l’amica l’aveva obbligata a raccontarle tutto della serata precedente.
[…]
- Ieri poi quando te ne sei andata, ti ho seguita fin fuori al locale e ti ho vista insieme a lui, così non ho voluto disturbarvi. Ma ora raccontami tutto prima che mi venga un attacco d’ansia implacabile.
Francis sorrideva visibilmente imbarazzata, non era mai stato il tipo di ragazza che raccontava alle sue amiche i suoi incontri con dei ragazzi, anche perché prima di allora, nessun ragazzo era stato degno di nota…
- Beh siamo andati a prendere un gelato insieme, abbiamo chiacchierato un po’, mi chiedeva di me e poi…
- Aspetta, aspetta un attimo. Mi stai dicendo che avete mangiato un gelato senza di me?
- Dai scema lasciami finire o dimentico tutto.
- Credo proprio che non potresti mai dimenticarlo…
Ed aveva ragione Emma… Ma Francis sorvolò su quell’affermazione dell’amica e proseguì col racconto.
- Dicevo, mi ha chiesto tanto di me, cosa facevo, da dove venivo eccetera, poi mi ha raccontato di lui e indovina? E’ di Napoli! Ha quasi ventinove anni ed è un calciatore professionista. Gioca nel Parma da quasi sette anni, ma gli ho detto che non seguo particolarmente il calcio italiano ultimamente anche se sono un appassionata di pallone, ma non ne avrei il tempo.
- Ok salta questa parte poco interessante. Ti ha detto il suo nome?
- Ah! Sì, sì ed è stata quasi l’ultima cosa che mi ha detto.
- Come sarebbe?
- Avevo dimenticato di non conoscere il suo nome. Non so… ero immersa nella conversazione e… mi sembrava di conoscerlo da chissà quanto che non avevo pensato al suo nome.
- Allora? Come si chiama? Hai detto che è di Napoli come noi, non si chiamerà mica Ciro o Gennaro o Giuseppe… ti prego non dirmi che…
- Ahah no, per carità. Ha un nome abbastanza moderno, si chiama Fabio.
Disse con un sorriso sulle labbra la ragazza, già solo nominare il suo nome le causava una sensazione strana, quasi come se lo stomaco le si riempisse di farfalle.
- Uhm… Fabio… Mh… sì, sì mi piace. Direi che approvo la vostra relazione.
- Di quale relazione stai parlando?
Rispose Francis visibilmente sorpresa dalle parole dell’amica, forse più imbarazzata che sorpresa in realtà.
- Dai non dirmi che non ha provato nemmeno a darti un bacio…
- No! No, non l’ha fatto.
- Strano… E’ anche molto più grande di te… mh… quanti anni hai detto che ha? 29? Mmmh…
- Ti dico che non ci ha provato!
- Ma ti credo… è solo che….
- Non tutti i ragazzi ci provano sin da subito, Emms. E poi…io preferisco così…
- Lo so, ma… mh… ok. Forse hai ragione tu. Beh se così fosse hai culo! Hai trovato l’unico ragazzo serio da queste parti… Ma allora come vi siete lasciati?
- Mi… mi ha chiesto il numero di telefono…
- Davvero? Oh mio dio! E tu gliel’hai dato, vero? Vero Francis?
- Ahah sì… sì gliel’ho dato, anche se non credevo di farlo.
- E perché?
- Ma perché mi conosci… io non amo questo tipo di relazioni…
- Tu non ami le relazioni, punto. Non ami le relazioni che si fanno serie… appena inizi a renderti conto che le cose con qualcuno cominciano a farsi serie anche solo un po’,tu scappi.
- Ma no… non è vero.
- Sì invece e lo sai bene. Questa volta non scappare, Fran. Lascia che ti dia un consiglio. Lasciati andare, lascia che questo ragazzo veda quanto tu sia splendida… E comunque… vedrai che ti chiamerà.
Emma sorrise dolcemente a Francis che apprezzò moltissimo le parole della sua cara amica, e l’abbracciò affettuosamente.  
[…]
Francis stava pulendo il pavimento di una sala da ballo con lo straccio, quando sentì la voce di Emma chiamarla.
- Fran!
- Non ti avvicinare, Emms! Ho appena passato la cera sul parquet e potresti scivolare.
- Ok, ma ascolta...
Fran si voltò a guardare l’amica e con un braccio spostò dalla sua fronte alcuni ciuffi di capelli.
- Che c’è?
- Ti ha chiamato?
Bisbiglia la ragazza mimando una cornetta del telefono sull’orecchio per farle capire.
Francis per quanto tentasse di nasconderlo, le si leggeva in faccia che ne era turbata e dispiaciuta. Mimò un “no” all’amica scuotendo il capo.
- Sono sicura che ti chiamerà più tardi…
Le sorrise Emma dando speranze all’amica che abbozzò un lieve sorriso di ricambio.
[…]
Passò una settimana e quella telefonata non arrivò.
Francis ogni sera era al locale con la speranza di incontrarlo, ma non si fece vivo neppure lì.
Furono sette giorni interminabili, e un tardo pomeriggio le squilla il cellulare. Emma era con lei e subito si lasciò prendere dall’entusiasmo.
- E’ lui! E’ lui! Me lo sento!
Francis non si fece prendere dal panico, e da nessun’altra emozione particolare, si era ormai rassegnata, credendo fermamente che l’avesse soltanto presa in giro. Andò a prendere il cellulare che era poggiato sul tavolo, e avendo già letto chi fosse, rispose con tono marcato per far sentire all’amica che dall’altra parte della stanza era tutta un fremito.
- Ciao Luigi! Fratellone, come stai?
Emma si lasciò cadere sul divano, quasi sprofondandone dentro .
Intanto Francis e il fratello parlarono al telefono.
- Ciao Fran. Mi sei mancata! Quando ci vediamo?
- Che cosa? Sei ini Italia? E quando sei tornato?
- Eheheh sì! Sono arrivato questa notte ma non volevo svegliarti telefonandoti. Allora, come vanno le cose? Mi hai già distrutto casa lì a Parma?
- Mmmh… forse Emma ti ha distrutto il divano…
A quelle parole Emma si ricompose sul divano di fretta e cominciò ad agitare le mani mimando un “No” molto platealmente. Francis sorrideva guardando l’amica agitarsi, e intanto il fratello dall’altra parte del telefono continuava a parlarle.
- Mandale i miei saluti e dille che sto ancora aspettando che si decida ad uscire con me.
- Che cosa? Mio fratello con la mia migliore amica?
Intanto Emma, che sentiva tutto, tornò a sprofondare sul divano, cercando in tutti i modi di scomparire, ma con poco successo.
- E allora? Non sarai mica gelosa?!
Chiese con tono scherzoso Luigi.
- Sì che sono gelosa, lo sai.
Rispose con finta aria di superbia la ragazza al fratello.
- Ma non è di te che mi preoccuperei in tal caso, ma della mia Emma. E’ troppo anche per te, fratellone.
- Mi stai dando del brutto? Questa me la segno sai?
- Sei diventato permaloso e suscettibile. L’America ti fa male…
Le fece il verso simpaticamente. Luigi dopo una risatina, continuò a parlare:
- Allora? Quando ci vediamo? Ho delle cose da darti.
- Mi hai portato quel casco super figo per la moto che abbiamo visto l’ultima volta che sono venuta a trovarti lì a Los Angeles? A papà verrà un infarto quando lo vedrà.
- A papà verrà un infarto a prescindere se ti vedrà su quella moto.
- Ma se sono bravissima a guidarla?
- Sì ma questo a papà non importa… ahahah
[…]
Tra uno scherzo e l’altro e dopo una lunga chiacchierata telefonica, i due fratelli decisero che si sarebbero visti il giorno seguente che era di domenica, ma Fran avrebbe dovuto raggiungerlo a Napoli.
- Così domani parti? Allora stasera dobbiamo per forza uscire insieme, almeno così sentirò di meno la tua mancanza.
- Sì ma non voglio andare al locale di Lucas…
- Dai… perché no? Ormai è tutta la settimana che ci andiamo, cosa vuoi che cambi se oggi non ci vai?
- Non lo so Emms… preferirei di no…
- E dai… Marco voleva anche presentarmi un suo amico…
Francis accigliò lo sguardo e si voltò a guardare l’amica seduta accanto sul divano.
- Davvero? E chi è?
- Non saprei… Magari è carino…
- Ora Marco ti combina gli appuntamenti?
- Ma va… lo sai che non ho bisogno di lui per procurarmi un appuntamento.
Disse fingendo di darsi delle arie, poi proseguì:
- Però se mi evita il lavoro… e dai Fran, fallo per me!
Si avvicinò all’amica e congiunse le mani in avanti pregandola con occhioni dolci.
- Potrebbe essere l’uomo della mia vita e tu potresti negarmi questa gioia nella vita.
Francis la guardò di sottecchi e poi si convinse.
- E va bene, ma andiamo via ad un orario decente, che domani ho il treno di mattina presto e non vorrei perderlo.
- Ahhhhh! Sì! Grazie!
Emma l’abbracciò forte e poi corse al suo appartamento per prepararsi per la serata.
[…]
Il locale era particolarmente pieno quella sera, e per entrarvi le due ragazze dovettero farsi spazio tra la folla.
Marco era lì col suo amico che aspettava Emma.
[…]
- Lo sai che sta per laurearsi in medicina?
Emma si avvicinò a Francis dopo aver trascorso quasi un’ora a parlare col ragazzo facendone conoscenza.
- E’ carino, non trovi? E poi… ho sempre amato i ragazzi intelligenti…
Francis intanto beveva un sorso del suo drink e lasciava fantasticare l’amica su quel ragazzo, sorridendo alle sue parole.
- Beh cosa aspetti? Chiedigli di uscire.
- Credi che non ferirei il suo orgoglio da homo sapiens se prendessi io l’iniziativa?
- Non hai appena detto che sta per laurearsi in medicina? Sono certa che avrà la mente aperta su questo genere di cose.
- Mh… forse hai ragione tu…
Dopo alcuni attimi di titubanza e una breve pausa riflessiva tra sé e sé, Emma si alzò e tornò dal ragazzo.
Francis si voltò a guardarla e sorrise divertita dal comportamento dell’amica.
Il suo sorriso però andò ad affievolirsi man mano, non appena vide tra la folla Fabio farsi spazio per raggiungerla verso il suo divanetto.
A quel punto Francis si alzò e andò nella direzione opposta al ragazzo, non avendo alcuna voglia di vederlo, né di parlargli.
Il ragazzo però fu molto più veloce e riuscì a raggiungerla tra la folla bloccandola per un braccio. A quel punto Francis fu costretta a voltarsi verso la sua direzione, ma tenendo gli occhi puntati verso la mano del ragazzo che teneva ben stretto il suo braccio.
Dopodiché alzò lo sguardo verso di lui e con forza tolse la mano del ragazzo da sopra il suo braccio. Aveva uno sguardo che mai aveva mostrato a quel giovane nei pochi giorni che lo conosceva, anche perché non ce n’era stato bisogno; era carico di rabbia e il ragazzo ne rimase visibilmente colpito, tanto da non riuscire più a staccare lo sguardo dai suoi occhi che quasi si trasformarono, perdendo tutta la lucentezza del loro raro color verde zaffiro.
- Non mi toccare!
Bisbigliò la ragazza, poi però si lasciò prendere dalla rabbia, e dalla musica in sottofondo che era molto assordante e rispecchiava in parte il suo stato d’animo, e così diede una forte spinta al ragazzo allontanandolo da lei con la forza.
Dopodiché gli lanciò un’ultima occhiataccia furiosa e poi proseguì per la sua strada uscendo dal locale.
Si affrettò a raggiungere la sua moto e salì in sella, prendendo il casco e cercando di slacciarlo, ma era troppo nervosa per restare calma e riuscirci.
Fabio nel frattempo era uscito anche lui dal locale e le corse incontro.
- Francis! Ti prego aspetta, non andare via! Lascia che ti spieghi!
Intanto la ragazza riuscì ad indossare il casco, e ad inserire la chiave nella moto.
Finse di non notare la presenza del ragazzo, che tentava in tutti i modi di fermarla.
- Ti prego, ragazzina, lasciami parlare!
Intanto Francis mise in moto e accelerava ruotando con il polso ripetutamente, facendo più rumore possibile, dopodiché alzò la visiera del suo casco e lo guardò.
- Mi dispiace. Non riesco a sentire nemmeno una parola di quello che dici.
Alzò il cavalletto e dando un’ultima spinta di gas, facendo ancor più rumore col motore della moto, abbassò la visiera del suo casco e partì accelerando e sparendo lungo la strada.
L’incontro con quel ragazzo la turbò e non poco; non immaginava che potesse causargli un tale fastidio.
L’unico modo che aveva di placare la sua rabbia in quel momento, era quello di fare un lungo giro in moto, accelerando il più possibile. La velocità riusciva a sfogarla e a calmarla allo stesso tempo.
Non riusciva a smettere di pensare a lui e alla sfrontatezza che aveva avuto nel ripresentarsi da lei dopo una settimana di totale assenza.
Ma la cosa che più la infastidiva era il fatto che lei avesse desiderato di risentirlo, di rivederlo troppo a lungo e lui l’aveva soltanto illusa, presa in giro e mai nessun ragazzo l’aveva fatta sentire così, nessuno l’aveva mai umiliata in quel modo; anche perché a nessuno l’aveva permesso, ma questo ragazzo ora sembrava essere diverso dagli altri.
Perse la cognizione del tempo a bordo della moto, e pensò era ora di ritornare al locale e sperare che Emma non si fosse spaventata troppo nel non vederla più in giro.
[…]
Aveva trascorso ben due ore a bordo della sua moto, aveva fatto lunghi giri attorno alla città, fermandosi di tanto in tanto in luoghi tranquilli e solitari, lasciandosi andare ai suoi pensieri, e cercando in tutti i modi di farsi scivolare di dosso la rabbia e non spaccare qualcosa.
Il parcheggio del locale era quasi vuoto, segno che erano quasi andati via tutti.
Fran si precipitò nel locale sperando di trovare Emma non troppo agitata.
Una volta dentro vide soltanto un gruppetto di ragazzi seduti su dei divanetti, ed altri vicino al bancone. In lontananza vide Marco che riordinava delle cose e corse nella sua direzione, visibilmente allarmata nel non vedere Emma.
- Marco! Dov’è Emma? L’hai vista?
Francis aveva il fiatone ed era visibilmente preoccupata, Marco si voltò verso di lei un po’ sorpreso, poi le indicò la postazione del DJ.
- Hey Fran! Tranquilla è lì con Lucas. Ma dov’eri? Ti abbiamo cercata per tutta la serata…
- Scusa Marco, ho fatto un giro in moto. Emms ha detto qualcosa quando non mi ha vista?
- Si è preoccupata ma poi ha incontrato quel calciatore e …
- Cosa? L’ha incontrato?
- Sì, sì ho visto che ci ha parlato per qualche minuto, poi lui è andato via, ma l’ho visto con una brutta faccia.
Fran fu come colpita da una doccia fredda alle parole di Marco, ma poi lanciò uno sguardo verso Emma e Lucas e decise di raggiungerli.
- Hey fenomeno!
Esclamò Lucas non appena vide Francis.
- Ma dov’eri? Ti hanno cercato tutti stasera, sai?
Francis un po’ in imbarazzo abbozzò un sorriso salutando Lucas e lo abbracciò, e soltanto dopo riuscì a lanciare un’occhiata ad Emma che pareva tranquilla.
- Eh… non avevo voglia di ballare stasera e sono andata a fare un giro in moto.
- Piccola mi offendo, se a te non piace la musica che metto…
- No! Non è questo, figurati. Sai che ti adoro, ma questa settimana è stata un po’ pesante per me, tutto qui.
- Beh allora spero che quando tornerai da Napoli verrai a trovarmi e darai lezioni di ballo, eh?
Il ragazzo le fece l’occhiolino le diede una pacca sulla spalla, dopodiché Francis guardò Emma.
- Allora, andiamo? Domani ho sveglia presto ed è già tardi…
- Sì, dai andiamo…
[…]
Dopo aver salutato tutti, le due amiche andarono via. Emma continuava ad avere un comportamento strano, distaccato, così Francis non resistette e le chiese spiegazioni:
- Mi dici cos’hai? Non mi hai rivolto più parola da quando sono tornata.
- Già quando sei tornata. A proposito, dove sei stata? Mh?
- Sei arrabbiata perché me ne sono andata?
- Certo che sono arrabbiata, Fran! Mi sono spaventata! Eri sparita, per fortuna ho incontrato Fabio che mi ha raccontato tutto…
- Bene…
- Fermati, ascolta.
L’amica la bloccò per un braccio e l’obbligò a fermarsi.
- Ci conosciamo da quasi dieci anni, e per me sei come una sorella, Dio solo sa il bene che ti voglio. Mi hai aiutata in molte situazioni, anche finanziare nonostante tu odiassi chiedere soldi alla tua famiglia. Mi hai difesa, hai creduto in me quando nemmeno io lo facevo, se ti proponevano un lavoro, lo accettavi sempre dopo che avevano preso anche me. Non abbiamo mai permesso all’ambizione di distruggere il nostro rapporto. Non smetterò mai di volerti bene, te lo posso giurare, e non so cosa farei senza di te, ma… è proprio perché ti voglio così bene che mi preoccupo per te.
- Ora cosa c’entra con tutto questo? Perché dovresti essere preoccupata per me? Per questo ragazzo che ti ha raccontato chissà cosa?
- No. Lui non c’entra. Dico solo che mi preoccupa del tuo atteggiamento, Fran. Lo sai quante volte mi hai spaventata? Non riesci a gestire la tua rabbia, e delle volte ti sfoghi andando in moto, dici che la velocità ti calma, ma potrebbe anche ucciderti e io non voglio nemmeno immaginarla una cosa simile. E se non vai in moto allora fai a botte con qualcuno o distruggi qualcosa.
- Emma, smettila ti prego. Non voglio che tu mi faccia un’ennesima morale sul mio caratteraccio. Smettila. So di non essere perfetta…
- Tu sei la persona più bella che conosco. Sei l’amica che tutti sognano di trovare nella vita e io mi sento fortunata perché Dio ha voluto dare a me questo privilegio. So quanto hai sofferto nella tua vita. So che sei stata sola a lungo, per otto anni eri mandata da un istituto all’altro in cerca di una famiglia che si prendesse cura di te, chiedendoti sempre perché era capitato proprio a te. Eri soltanto una bambina, ma non ti sei mai goduta l’infanzia, anche quando fosti adottata da tuo Padre, hai sempre avuto problemi ad adattarti a questo nuovo stile di vita che volevano importi con la ricchezza, lo so perché anche se tu non me ne parli apertamente, io ti osservo e ti capisco. Sei come un libro aperto per me, ti conosco meglio di chiunque altro ed è per questo che ti chiedo di venir da me ogni volta che sei in difficoltà per ogni genere di cose. Non distruggerti lentamente, amica mia, corri da me, non in moto. Io ci sarò sempre, non ti lascerò mai sola, te lo prometto.
Francis non resistiva più, in uno scatto veloce andò incontro all’amica e l’abbracciò stringendola forte a sé. Le due amiche si abbracciarono a lungo e sul volto di entrambe cadde qualche lacrima.
- Sono io quella privilegiata…
Disse Francis in un sussurro mentre era ancora lì ad abbracciare Emma, poi aggiunse:
- Perché sei mia amica… perché ci sei… Ti voglio bene Emms!
- Anch’io ti voglio bene Francisca!
- Perché mi hai chiamato col mio nome d’origine?
- Ma se ti chiami Francisca?
- Sì ma mia madre mi chiama Francis da quando avevo otto anni.
- Io non sono tua madre…
- E allora? Erano anni che nessuno mi chiamava così.
- Allora vuol dire che da oggi sarò l’unica a chiamarti così.
- Non ci provare…
- Hey Francisca come stai? Consuelo che dice?
- Ay mira esa maldida mujer como se burla de mì pobrita Consuelito…
- Non iniziare a parlarmi spagnolo che non capisco un accidenti.
- Ma se non capisci neppure l’italiano?
- Guarda che ti pesto un piede!
- Questa è la minaccia più spaventosa che abbia mai avuto in vita mia…
- Ah sì? Ti faccio vedere io Consuelito!!!
Emma cominciò a rincorrere Francis per pestarle giocosamente un piede, e le due amiche scoppiarono a ridere e scherzare, mentre correvano per tutto il parcheggio del locale.
Qualcosa però destò la loro attenzione, una volta arrivate dinnanzi alla moto di Francis dove accanto vi era parcheggiata anche l’auto di Emma.
Fabio era seduto sulla moto di Francis e aveva un espressione seria in volto ma anche abbastanza rilassata, come se fosse stato lì per molto tempo.
Francis si immobilizzò a pochi metri dalla sua moto guardandolo in volto facendo sparire lentamente il sorriso dal suo volto.
Emma guardò prima lui, poi si voltò verso l’amica, visibilmente preoccupata di quello che sarebbe potuto accadere a breve.
- Forse questo è l’unico modo che ho per farmi ascoltare…
Disse Fabio guardando Francis e stringendosi nelle spalle.
- Emma, va pure avanti, non preoccuparti. Ti chiamo.
Si rivolse all’amica senza neppure guardarla, era stata catturata dallo sguardo del ragazzo.
- Sei sicura?
Chiese Emma rivolgendo ancora una volta lo sguardo al ragazzo, non era molto convinta.
- Sì. Vai.
Emma sapeva che quando Francis era così seria, era meglio non insistere. Aveva fiducia in lei, soprattutto dopo tutto quello che si erano dette poco prima, ma era comunque preoccupata per l’amica.
Lanciò una lunga occhiata al ragazzo, ci aveva parlato in precedenza e le era sembrato davvero dispiaciuto per come si era comportato in quei giorni in cui non si era fatto sentire.
Dopo alcuni attimi di titubanza riuscì a salire a bordo della sua auto e ad andar via, lasciando soli i due ragazzi.
- Posso scendere dalla moto oppure c’è il rischio che scapperai di nuovo.
Francis aveva un’espressione distaccata in volto e parlò con altrettanto distacco, portandosi le braccia incrociate sotto al petto.
- C’è questo rischio…
- Ok, bene allora.
Il ragazzo sospirò profondamente abbassando lo sguardo, poi cominciò a parlare.
- Avrei tanto voluto telefonarti, avrei voluto vederti e stare con te, ma… sono dovuto correre a Napoli, mio padre è stato poco bene.
A quelle parole fu come se una doccia d’acqua fredda colpì Francis, che non riuscì a dire una parola.
- Sono tornato stamattina, e… sono venuto a cercarti sperando di trovarti qui e riuscire a spiegarti tutto.
Dopodiché il ragazzo scese dalla moto e poi alzò lo sguardo verso la ragazza.
- Bene. Ora che te l’ho detto e che mi hai ascoltato… puoi andartene se vuoi.
Francis lo fissò per qualche secondo intensamente, e quasi si vedeva uno scorcio di lacrime invadere i suoi occhi.
- Adesso sta bene?
Fabio rimase sorpreso nel vedere quelle lacrime negli occhi della ragazza, non si aspettava che reagisse così, in effetti non si conoscevano, ma apprezzo moltissimo la sua tenera preoccupazione e un sorriso dolce marcò il suo volto.
- Sta molto meglio, grazie…
A quel punto Francis si avvicinò al ragazzo e lo travolse in un abbraccio del tutto inaspettato.
Fabio dopo alcuni secondi in cui rimase sorpreso da quel gesto della ragazza, la strinse a sé, poi però Francis si allontanò e si ricompose.
- So cosa si prova. Sta accanto a tuo padre e… scusa per come mi sono comportata prima, credevo mi avessi illusa ed ero arrabbiata.
Salì in sella alla sua moto, ma prima di indossare il casco guardò il ragazzo.
- Puoi ancora chiamarmi se ti va…
Gli sorrise ancora una volta, e solo dopo aver visto il suo splendido sorriso andò via.
[Continua…]
   
 
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