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Autore: CUCCIOLA_83    25/09/2008    8 recensioni
Jasper Hale, forse il più misterioso di tutti i membri della famiglia Cullen. Spesso sta in disparte, cerca di farsi notare il meno possibile dagli altri, ma io l'ho notato eccome. Mi ha incuriosito talmente tanto che ho deciso di scrivere una FF su di lui. Tranquilli niente cose strane, solo una piccola riflessione di cosa potrebbe passargli per la mente riguardo alla sua vita attuale. Buona lettura
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alice Cullen, Jasper Hale
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Odio me stesso per quello che stavo per fare

Appassionate di Twilight, come promesso sono di nuovo qui con una nuova storia.

Questa volta ho deciso di dedicarmi al mio personaggio preferito, Jasper Hale. Lo trovo un vampiro misterioso e con molte sfaccettature caratteriali tutte da scoprire.

Spero di averne colte almeno qualcuna. Ma a voi il compito di giudicare-

Buona lettura.

 

 

L’anello Debole

 

In quella giornata di fine estate, Jasper Hale si ritrovò insolitamente solo nella grande casa dei Cullen, a Forks, sperduta cittadina nello stato di Washington.

“Insolitamente” perché nessuno dei membri della famiglia si fidava particolarmente a lasciarlo solo, e lui conosceva perfettamente il motivo di ciò. Erano passati decenni da quando lui e Alice si erano uniti alla famiglia, ma nonostante tutti quegli anni di “addestramento” non riusciva ancora ad adattarsi completamente al loro stile di vita. Ce la metteva tutta, infatti, da quando stava con loro non aveva quasi più assaporato sangue umano, ma quella privazione era davvero dura da sopportare, dopo un secolo passato tra scorribande e sangue a volontà, la disciplina era ancora una cosa che lo faceva sentire in colpa per non direi frustrato con loro e con se stesso allo stesso tempo.

Anche quel pomeriggio, prima di uscire, Alice non gli aveva tolto gli occhi di dosso, osservandolo con quel suo fare indagatore per capire se, uscendo con Esme e lasciandolo solo, avesse potuto commettere chissà quale sciocchezza, forse allarmata dai suoi occhi sempre più scuri, segno che la sua ultima battuta di caccia risaliva a più di una settimana prima.

«Sto bene, in più questa notte andremo a caccia, quindi, posso resistere benissimo qualche altra ora». Tentò di nuovo di rassicurarla.

«Perché non vieni con noi?» Chiese lei.

«Sai benissimo perché». Così glielo mostrò attraverso il suo futuro, una lunga serie d’immagini con lui che si annoiava a morte mentre lei ed Esme facevano compere.

«Capisco. Va bene, torneremo presto». Assicurò.

«Non fare le cose in fretta a causa mia, non sono un neonato, non farò nessuna strage durante la vostra assenza».

«Non lo faccio per quello». Lo guardò maliziosa.

«Sparisci!» Rimanere seri quando lei faceva così era davvero difficile, scoppiò a ridere.

Ma ora eccolo lì, mentre osservava il mondo dall’altra parte della grande vetrata del salotto, con lo sguardo perso tra gli alberi di quella fitta foresta, bagnata dalla pioggia che cadeva incessantemente da diversi giorni, che circondava la casa. Delle piccole rane gracchiavano e saltellavano vicino al fiume, quel clima umido era l’ideale per loro, mentre gli scoiattoli si affrettavano a raccogliere nuove provviste in vista dei primi freddi che lì nella penisola di Olympia arrivava in anticipo rispetto al resto del Paese. Riusciva a sentirli come se si trovassero a pochi passi da lui e non a diverse centinai di metri. Cosa sarebbe successo se si fosse avvicinato? Sorrise pensandoci, riflettendo sul vetro la sua dentatura affilata e bianchissima. Probabilmente sarebbero scappati appena fosse uscito di casa, sentendo il suo arrivo, l’arrivo del predatore perfetto.

In passato era stato un imbattibile combattente e, ripensando alle ultime disavventure che la sua attuale famiglia aveva dovuto attraversare negli ultimi due anni, lo era ancora. Per la prima volta, dopo tantissimo tempo, si era sentito davvero utile per loro, li aveva addestrati a combattere un “branco” di neonati, ed era stato talmente bravo, che non avevano subito nemmeno una perdita.

Combattere. Quel senso di potenza che solo una battaglia è in grado di dare, difficilmente lo avrebbe ammesso, ma gli aveva fatto bene farlo per una causa davvero importante, le persone a cui teneva davvero.

Ora si sentiva più forte e in grado di sopportare le privazioni, forse ora non sarebbe più stato l’anello debole, quello da tenere d’occhio ad ogni minimo spostamento. Chissà. Sarebbe stato bello.

 Essere continuamente la preoccupazione di tutta la famiglia, a volte, era snervante. Sentirsi sempre gli occhi puntati addosso a controllare ogni suo movimento e pensiero, andarsene sarebbe stata la cosa più semplice per tutti, lo sapeva bene. Alice cercava sempre di minimizzare, cos’altro poteva fare? Certo, se non fosse stato per lei, chissà che fine avrebbe fatto. Perso nel mondo cercando di sopravvivere alla meglio, quindi, essere sorvegliato da lei non lo turbava come invece facevano le incursioni mentali di Edward. Avere una persona vicino che ti scandagliava la mente senza lasciarti un minimo di privacy era particolarmente irritante. Il più delle volte cercava di non dargli peso, sapeva bene che era inevitabile per lui ascoltare i pensieri della gente che lo circondava, lo aveva intuito dai suoi stati d’animo così variabili, capiva bene che per suo fratello non doveva essere facile.

Così, spesso, si concentrava sul centro della sua vita, Alice. Quel piccolo terremoto che aveva sconvolto del tutto la sua vita e l’aveva resa migliore. Dalla prima volta che aveva incrociato il suo sguardo aveva capito che niente sarebbe stato più uguale. Il solo averla vicino rendeva tutto migliore, persino la bruciante sete. Avrebbe fatto di tutto per proteggerla, anche se sapeva che poche cose erano in grado di nuocerle, e lei non mancava di ricordarglielo ogni volta che se ne presentava l’occasione. Ma lui non poteva farci niente, era pur sempre un gentiluomo del sud, come spesso lo prendeva in giro.

Mentre pensava a tutto questo continuava a passeggiare nel fitto della foresta, come se fosse un essere umano qualsiasi. Non lo rendeva nervoso, come invece capitava ai suoi fratelli, improvvisamente si accorse che Alice ed Esme erano già sulla strada di casa.

“Hanno fatto presto…” Pensò.

Così decise ti tornare indietro molto più velocemente dell’andata.

 

 Arrivato davanti a casa le trovò indaffarate a scaricare l’auto.

«Eccoti, prendi queste. È stata interessate la passeggiata?» Chiese Alice.

«Sì direi di sì, ho trovato un gruppo di campeggiatori e il tempo è volato».

Esme lo guardò pietrificata, ma poi si rilassò osservando meglio.

«Esme, tranquilla. Non farei mai una sciocchezza simile». La rassicurò. Si sarebbe mai fidata davvero di lui?

«Sì, lo so. Scusa mi dispiace è che anche quando scherzi sei così serio». Cercò di giustificarsi.

«Non ti preoccupare, lo capisco. Vedo che i vostri acquisti sono andati bene».

«Certo, ne dubitavi? Vieni ti faccio vedere cos’ho comprato per me». Così lo trascinò in casa e poi nella loro stanza.

«Ok, vediamo questi bellissimi acquisti». La incoraggiò vedendo che non stava ancora frugando nelle borse firmate.

Invece gli si avvicinò e lo baciò.

«E questo per cos’era?» Chiese confuso.

«Era un ringraziamento». Rispose sedendosi vicino a lui sul divano di pelle, nero, «Per aver deciso di non andartene per sempre, oggi».

«Oh. Così l’hai visto. Mi dispiace, non volevo farti preoccupare. Ogni tanto mi capitano pensieri del genere, lo sai. Ma sai anche che non sono in grado di vivere lontano da te».

«E di questo sono particolarmente grata». Sorrise.

«Bene. Allora, mi fai vedere questi vestiti?» Le chiese.

«Certo, aspetta qui!». Esclamò prima di correre nel bagno a cambiarsi.

Jasper sorrise vedendola sparire in un baleno.

Sì, quel piccolo, adorabile, mostriciattolo era davvero il centro del suo universo personale.

 

 

Ed eccoci giunti alla fine. Non so se dopo questa storia ne seguiranno altre, dipende tutto dalla mia ispirazione, ma chi lo sa, forse Breaking Dawn me la darà.

Tao tao

Smack :*

   
 
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