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Autore: Marlowe    05/09/2014    6 recensioni
Dopo la battaglia ad Idris, Clary si risveglia in una cella buia e fredda. Non sa chi l'ha portata lì, né il perché. L'unica cosa che sa è che Jace è morto. Più tardi scoprirà che il suo carceriere è Jonathan, suo fratello. Il ragazzo è deciso a farsi amare da lei a costo di utilizzare trucchi e inganni.
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clarissa, Sebastian / Jonathan Christopher Morgenstern
Note: What if? | Avvertimenti: Incest
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CAPITOLO 9


 
CLARY


 
Quasi stentavo a crederci, io, Clarissa Fray, ero riuscita a scappare. Quando avevo visto Jace trasformarsi in Jonathan avevo temuto il peggio e lo ammetto, una buona dose di shock. Pensavo di non aver più via di fuga e invece ce l’avevo fatta. Ero a casa, senza di lui. Gli avevo rubato lo stilo per aprire un portale, quindi non mi sarebbe corso dietro immediatamente per venirmi a riprendere, doveva tornare alla villa no? Sperai vivamente che mio fratello non avesse altri super poteri utili e assolutamente snervanti. Mi aveva giocato proprio un brutto tiro, ma quale persona normale di mente si fingerebbe il tuo ex ragazzo morto? Nessuno vero? E la cosa che mi faceva più rabbia era l’ aver fatto l’amore con lui. Potevo negarlo quanto volevo, potevo farmi film mentali all’infinito, ma la sola verità era che Jonathan aveva ragione. Lui non mi aveva costretto, avevo fatto tutto io, lui si era persino offerto di fermarsi! Ma io no! Figuriamoci se potevo per una volta fare la brava e innocente ragazza e accettare il primo atto di cavalleria da parte sua. Quando mai! Dovevo per forza complicarmi la vita da sola, si poteva essere così idioti?
Ma soprattutto … perché cavolo non avevo aperto un portale vicino a casa di Luke? Dovevo per forza aprirlo vicino al Pandemonium? A cosa stavo pensando in quel momento? Ah già, a scappare il più lontano possibile dal mio fratellino. Che giornata orribile! Riassunto delle mie sfighe personali? Avevo perso la verginità con mio fratello, ero riuscita a tramortirlo e a fuggire con il suo stilo, stilo che ora si è rotto a causa del mio dolce peso, non ho soldi per chiamare un taxi e nemmeno un cellulare per avvisare qualcuno, devo farmela a piedi fino a casa di Luke, sembro una barbona, ho fame, e sto borbottando da sola in mezzo alla strada con la gente che mi guarda male e si scansa al mio passaggio. Che dire? Certe volte non vale proprio la pena svegliarsi la mattina.
Basta lamentarti Clary, inizia a muoverti! Le vie di New York erano familiari e riuscivo ad orientarmi perfettamente. Quante volte ero passata di lì in compagnia di Simon? La vista dei negozi, delle persone al cellulare avevano il potere di tranquillizzarmi. Alla fine rimanevo sempre una mondana, non importava che sangue avevo nelle vene, ero cresciuta in questo mondo e solo qui riuscivo a sentirmi completamente a mio agio.
Il mondo degli Shadowhunters era affascinante e pericoloso. Da bambina crescevo con la convinzione che una volta grande avrei vissuto mille avventure, ora ero uscita viva a malapena da tre e già volevo il pensionamento anticipato.
Luke viveva in periferia, in una casetta piccola e molto graziosa. Le mie estati ero solita trascorrerle lì insieme a mia madre e al mio migliore amico. Ci arrampicavamo sugli alberi, facevamo il bagno nel laghetto, era un luogo pieno di bei ricordi. Chissà se in casa c’era qualcuno. Ma in fin dei conti dove altro potevo andare se non lì? All’istituto no di certo, sarei stata al sicuro ma nessuno desiderava la mia presenza e soprattutto non ero sicura che i Lightwood fossero rientrati da Idris, loro mi sopportavano per merito di Jace, ma senza di lui avrei avuto lo stesso una bella accoglienza? Andare a casa di Simon mi sembrava un po’ azzardato, e se Jonathan era già sulle mie tracce? Non potevo rischiare di portarlo a casa di persone innocenti, dopotutto Valentine sapeva già dove abitava il mio amico vampiro. No, Luke era la scelta migliore.
Ci misi un’ora e mezza per arrivarci, i piedi stavano gridando pietà e il mio aspetto era peggiorato ulteriormente. Capiamoci, non sono una persona vanesia, ma lo ammetto quando faccio proprio schifo e in questo momento ero oscena! Sudata e puzzolente, i capelli un groviglio informe, il bel vestitino che avevo indossato era ridotto a uno straccio. Non vedevo l’ora di farmi una doccia e di mangiare qualcosa.
Mi avvicinai alla porta e bussai con decisione, erano le sette di sera, in casa ci sarà ben qualcuno no? In caso contrario non mi sarei fatta troppi problemi a scassinare la serratura, o almeno ci avrei provato.
Sentii dei passi pesanti avvicinarsi e quando la porta si aprì vidi Luke. Sembrava stanco e sciupato, mi sembrava anche dimagrito. La solita camicia in flanella gli pendeva un po’ addosso.
- Clary?
Annuii felice e lui mi abbracciò con calore, mi lasciò andare solo quando si reso conto che mi stava soffocando. Mi scrutò in cerca di ferite o qualche altro segno di violenza, sospirò contento quando constatò che ero illesa, fisicamente almeno.
- Per l’Angelo Clary dove sei stata?
- Luke che succede?
La voce di mia madre proveniva dalla cucina, non ricevendo risposta si avvicinò all’ingresso e lanciò un urlo quando mi vide, le ero forse mancata?
Mi strinse a sé, mi accarezzò i capelli ( che coraggio) e iniziò a sparare domande a raffica sul dove fossi stata e come avevo fatto a tornare.
- Jocelyn lasciala respirare, vieni Clary sarai stanca, hai un’aria …
- Sporca?
- Non volevo dirlo, ma visto che l’hai precisato tu direi di sì.
Sorrisi, mi era mancato davvero molto. Prima di iniziare con l’interrogatorio che sicuramente sarebbe scaturito da lì a poco, andai in bagno per scrostarmi il corpo dal tutto il sudiciume accumulato. Era davvero rigenerante l’acqua calda su un corpo stanco e soprattutto senza guardoni che ti spiano mentre ti lavi.
Finalmente fresca e pulita, con dei capelli che rasentano quasi la normalità, indossai dei pantaloncini e una canottiera e raggiunsi la mia famiglia in cucina. Quell’angelo di uomo aveva cucinato per me, e per fortuna perché se era mia madre avrei rischiato una lavanda gastrica. Era un semplice piatto di pasta ma lo divorai con ferocia, la frutta sarà pure salutare ma non ti riempie poi così tanto. Aspettarono con calma che finissi e poi iniziò l’ interrogatorio vero e proprio, il detective Luke sembrava molto preoccupato in effetti.
- Allora Clary dove sei stata?
- Dopo la battaglia, mi sono svegliata in una cella. Non so esattamente per quanto sono rimasta priva di sensi, ma è il primo posto che ho visto quando mi sono svegliata. Poi ho scoperto che il mio carceriere era Jonathan.
Mia madre sussultò quando sentì quel nome, era sempre un tasto dolente per lei, il figlio che aveva desiderato ma che considerava solamente un mostro. Continuai il mio racconto.
- Jonathan mi ha condotto fuori dalla cella, ha curato le miei ferite, procurato vestiti, si è preso cura di me. Ieri era uscito e mi aveva lasciato da sola con il suo amico come cane da guardia, con un po’ di astuzia l’ho messo fuori gioco e sono scappata.
- Basta?
- Basta.
Non raccontai dell’incantesimo illusorio, né del fatto che avevo passato la notte con mio fratello, a loro non doveva interessare e soprattutto non avevo alcune intenzione di far sapere loro certi particolari. Mi resi conto che nel mio racconto avevo dipinto Jonathan come un bravo ragazzo, come un salvatore più che un carceriere, perché? Perché non raccontavo loro la verità? Ma già mi immaginavo a dire a mia mamma “ Sai mammina, il tuo caro figliolo mi ha tirato fuori dalla cella dopo avermi curato, mi ha spiato mentre facevo la doccia per ben due volte. Ha organizzato un’incantevole gita per me dove mi ha baciato. Ha ristrutturato una bellissima villa per la nostra futura vita insieme e soprattutto abbiamo fatto l’amore. Oh si mammina cara ci abbiamo dato dentro come due conigli in calore e tuo figlio è proprio un amante pazzesco”. Io dico che ci rimane secca se gli dico una cosa del genere.
 Meglio tacere e far credere loro che ero scappata e che non era successo niente.
- Tutto qui Clary?
Annuii.
In fin dei conti non avevo raccontato nessuna bugia, ero stata trattata come un’ospite di riguardo in quella casa, omettere certi dettagli non avrebbe cambiato niente. I miei genitori mi guardavano in cerca di qualcosa, menzogne forse, ma non avrebbero trovato niente. Non avevo ferite di alcun genere, quindi perché dovevano dubitare della mia parola?
Luke prese una mia mano fra le sue e la strinse con affetto.
- L’importante è che ora tu sia a casa Clary, finalmente sei al sicuro.
Speravo vivamente fosse vero, ma una cosa avevo capito di mio fratello, non si arrendeva mai. Avrebbe lottato fino ad ottenere quello che desiderava e in questo caso ero io.
Mia madre continuava a fissarmi in silenzio, la guardai a mia volta per capire cosa avesse, sembrava così contenta prima e invece ora si era rinchiusa in un mutismo ostinato. Che le avevo fatto?
- Forse è meglio se vai a dormire Clary, hai l’aria stravolta. Domani poi sarà una giornata estremamente pesante.
Bravo Luke, ottimo suggerimento, una dormita come si deve è proprio quello di cui ho bisogno … perché pesante?
- Perché pesante?
- Dobbiamo andare all’Istituto, vedrai saranno contenti di rivederti.
Speriamo!
Andai nella mia camera e mi gettai sul letto, non era morbido come quello della villa ma mi addormentai comunque.
 
 
 
Il sogno che stavo facendo era stupendo. Mi trovavo in un’isola sperduta e stavo prendendo il sole senza che nessuno mi venisse a disturbare. Ero servita e riverita da molti camerieri, uno di loro assomigliava in modo preoccupante a Sebastian ma non ci badai più di tanto, ogni mio capriccio era esaudito, ero in pace. Mi stavo abbronzando bevendo un the ghiacciato, quando mia madre pensò bene di interrompere il mio sogno aprendo la porta di botto e facendola sbattere contro il muro.
Perché ultimamente nessuno mi lasciava dormire? Ma soprattutto perché dovevano svegliarmi sempre così bruscamente?
- Svegliati Clary, i Lightwood ci aspettano.
Ma facciamoli aspettare no? Non avevo nessunissima voglia di incontrarli. Mi alzai dal letto trascinandomi fuori come se fossi uno zombie. Mi lavai velocemente e indossai un paio di jeans e una maglietta a maniche corte.
Luke era già in sala da pranzo e aveva preparato una colazione abbondante. Riempii il piatto con ogni genere di cibo presente, i waffle, la pancetta, le uova strapazzate, jogurt, e soprattutto caffè! Santo, santissimo caffè! Avevo detto che una volta tornata a casa mi sarei ingozzata con tutte le schifezze esistenti? Ebbene mantenni fede alla promessa. Mia madre mi guardava leggermente disgustata, tanto mica si era persa lei nei boschi senza niente da mangiare, guardasse il suo di piatto!
 

La colazione venne consumata nel più totale silenzio, nemmeno una mosca volava. Fin troppo presto per i mie gusti dovemmo uscire per andare dai Lightwood.
Il furgoncino di Luke non sarà stato proprio nuovo e in buono stato ma era comodo ugualmente. Per una volta non c’era nemmeno tanto traffico, fatto strano a New York. Parcheggiammo davanti all’Istituto. All’inizio pensavo fosse una costruzione magnifica, così piena di storia e architettonicamente parlando davvero magnifica. Ora mi dava solo un senso di ansia. Più ci avvicinavamo al portone, più il senso di oppressione aumentava.
Entrammo in silenzio e salimmo sull’ascensore. Appena le porte si aprirono trovammo Churc ad attenderci per guidarci fino ai residenti di quella struttura.
Ci condusse fino alla studio di Maryse, ci ero già stata una volta e non fremevo particolarmente per ripetere l’esperienza. Luke bussò educatamente alla porta ed entrammo.
Alla scrivania era seduta la signora Lightwood, donna impassibile con sguardo freddo e austerità che trasudava da tutti i pori. Isabelle assomigliava moltissimo a sua madre, ma lei aveva una scintilla di vitalità che la donna invece non aveva, o semplicemente era scomparsa. La morte di Max e Jace dovevano averla davvero distrutta, non vedevo Robert però.
Ci fece accomodare su delle sedie e mi pregò di raccontare cos’era successo. Diedi la medesima versione che avevo già dato ai miei genitori. Ascoltò attentamente ogni mia parola, niente trapelava dal suo sguardo. Alla fine del racconto rimase un attimo in silenzio e poi sospirò gravemente.
- E’ davvero questa la verità Clary?
- Sì.
- Quindi non ti è stato fatto alcun male giusto?
- No
- Allora perché sei tornata?
Come scusa? Devo aver capito male l’ultima domanda. Mia madre seduta al mio fianco si irrigidì e iniziò a guardare la sua vecchia amica con odio, cos’era successo in mia assenza?
- Come sarebbe a dire perché sono tornata?
Ennesimo sospiro da parte sua.
- Mi metti in una brutta posizione Clary. Devo segnalare la tua ricomparsa al Conclave.
Scusate se sono tonta, ma davvero continuavo a non capire quale fosse il problema.
- Signora Lightwood non capisco davvero quale sia il problema.
- No? Eppure è tanto semplice.
- Evidentemente sono una ragazza molto stupida! Che c’è si può sapere?
La pazienza è un dono di cui sono sprovvista, soprattutto se uno ti guarda come se fossi un insetto.
- Il Conclave, dopo la tua scomparsa, aveva dato per scontato una tua possibile dipartita. Erano piuttosto, mm, come spiegartelo … entusiasti di non avere più Morgensten in circolazione.
- Entusiasti?
- Sì cara, invece sei tornata e non solo la figlia di Valentine riappare, ma ci porta la notizia che il fratello è ancora vivo! Capirai anche tu che sono pessime notizie.
No, io non capivo proprio niente! Il Conclave preferiva sapermi morta piuttosto che in buona salute. Jonathan su questo punto non aveva mentito.
- Sarebbe stato meglio per tutti se tu fossi rimasta con tuo fratello Clary, non prendertela a male cara ma sei portatrice di disgrazie.
Questo era il colmo! Mi alzai dalla sedia facendola stridere, un suono fastidioso per le orecchie ma non me ne curai, se le rigavo il pavimento era pura soddisfazione. Ero talmente arrabbiata in quel momento che avrei picchiato Maryse Lightwood con la prima cosa a tiro.
- Non me la devo prendere dice? Cara? Sa dove se lo può mettere questo cara?
Luke cercò di farmi sedere di nuovo ma scansai la sua mano.
- Voi tutti dovreste essermi grati per la runa che vi ha protetti! Senza le mie capacità sareste morti! Questo è il ringraziamento? Mi state punendo solamente perché sono la figlia di Valentine?
- Hai il suo stesso sangue nelle vene, hai anche tu un cuore di tenebra come lui. Guarda che fine ha fatto Jace, morto a causa tua. Se non fosse stato per te, sarebbe stato con noi sul campo di battaglia, sarebbe vivo! Invece si è dovuto innamorare del nemico, uno dei più grandi Shadowshunter è morto.
- Io amavo Jace! Come può accusarmi della sua morte?
- E’ la verità. Per ordine del Conclave sarai esonerata da tutte le normali attività di caccia e ti è proibito rimettere piede ad Alicante.
- Bene! Chi ci vuole tornare nella vostra città! Siete ciechi e ottusi, retrogradi e razzisti. Mi vergogno persino di aver creduto di poter diventare come voi.
- Non calcare troppo la mano ragazzina.
- Non calcare un paio di scatole! Meglio essere una mondana che una cacciatrice con il cuore avvizzito come lei.
Mi alzai e uscii sbattendo la porta. Non mi importava di lasciare indietro Luke e mia madre, non avevano detto niente in mia difesa, erano rimasti zitti tutto il tempo. Ero talmente arrabbiata che avevo bisogno di prendere a calci qualcuno. Presa dall’ira che continuava a crescere non mi accorsi nemmeno della ragazza che mi sbatté al muro.
Una presa salda al mio collo mi tenne inchiodata alla parete, quando misi a fuoco il viso del mio aggressore rimasi stupita di vedere Isabelle.
Aveva uno sguardo feroce.
- E così sei davvero tornata.
- Isabelle lasciala!
Guardai alle spalle della ragazza e vidi Alec Lightwood che cercava di allontanare la sorella da me. Per fortuna era abbastanza forte dal riuscirci, l’aria stava iniziando a scarseggiare.
Isabelle si staccò da me, non l’avevo mai vista così furiosa.
- Alec mollami.
Il fratello titubante la lasciò libera e per fortuna quella furia non mi si scagliò ulteriormente contro.
- Avevo desiderato solo una cosa, ma ovviamente non posso essere così fortunata! Si può sapere perché non sei morta?
Questa giornata era proprio idilliaca non c’è che dire.
- Tu sei la causa di tutto. Per colpa tua ho perso due dei miei fratelli! Te l’avevo già detto, desideravo solo che la mia famiglia si allontanasse da te, ma ovviamente tu devi sempre tornare per portare guai e guarda qual è il risultato! Jace è morto, morto perché amava una come te. Un essere insignificante che a ben guardarti non hai nulla di speciale.
Evidentemente madre e figlia avevano letto lo stesso copione, oppure condividevano lo stesso cervello. Perché davano a me le colpe di tutto? Non ero stata io a uccidere Max, non avevo accolto di certo io in casa il falso Sebastian Verlac. Non avevo obbligato Jace ad amarmi ma ovviamente Miss-guardate-tutti-me non riusciva proprio a capirlo. Ero stata l’intrusa nel loro meraviglioso trio dal primo giorno, prima Alec non mi sopportava perché innamorato del suo parabatai e lei perché non era più l’unica donna a godere di attenzioni.
- Piantala Isabelle, non è giusto e tu lo sai.
Questo mi sconvolse davvero, Alec non mi aveva per niente in simpatia, era strano che mi difendesse, ma ovviamente non fui così stupida dal negarmi questo appoggio.
- Si che è giusto. Lei doveva morire non loro!
Forse era il caso che prendessi parte alla discussione, non mi ero fatta mettere in testa i piedi dalla madre, figuriamoci se avrei permesso a una ragazza della mia stessa età di umiliarmi in quel modo.
- Non ho ucciso io Max e nemmeno Jace. Amavo Jace! Pensi davvero che la sua morte mi lasci indifferente? Pensi di essere la sola a soffrire?
- Perché forse ti manca? Ma fammi il piacere, gli ronzavi attorno solo per avere un po’ di attenzioni.
Questo era decisamente troppo e se proprio vogliamo puntualizzare, quello che girava intorno era lui, non io.
- Penso che tu mi confonda con te stessa Isabelle. Non sono io quella che frequenta soggetti poco raccomandabili per attirare le attenzioni. Amavo Jace e lui amava me, è questo il problema? Il fatto che nessuno provi un sentimento del genere per te? Se tu non sei stata in grado di proteggere i tuoi due fratelli è inutile che poi scarichi la rabbia su di me. Non li ho uccisi io!
- Come ti permetti razza di …
Mi si lanciò contro ma questa volta ero pronta a riceverla, non tornavo da una prigionia di Jonathan per farmi battere dalla prima isterica che trovavo.
Fermai le sue mani e le diedi una ginocchiata nello stomaco, con tutta la rabbia che in una sola mattinata ero riuscita a provare. Lei voleva accanirsi contro di me? Io potevo fare lo stesso, ma a differenza sua io avevo più autocontrollo. Si accasciò al suolo iniziando a singhiozzare, ne io ne Alec la toccavamo. Io perché non avevo l’affetto necessario per superare tutti gli insulti, il ragazzo perché conosceva il suo carattere e sapeva che era peggio non compatirla.
- Ti odio Clary, ti detesto, se solo non ti avessimo conosciuto.
- Tu cosa? Saresti stata più felice? Max e Jace sarebbero vivi? Non dire sciocchezze Isabelle. Quando l’ho conosciuto aveva un tale istinto suicida che dubito seriamente sarebbe riuscito a rimanere vivo per molto.
- Non è vero, era felice con noi! Eravamo la sua famiglia.
La guardai, questa volta solo con compatimento, la fredda e spietata Isabelle Lightwood ridotta a singhiozzare come una bambina. Anche se mi faceva pena non ero intenzionata a rimanere ancora lì per farmi insultare, salutai Alec con un cenno del capo e uscii dall’Istituto.
Il Conclave non volava avermi più fra i piedi, preferivano sapermi morta o vivere nella speranza che prima o poi Jonathan mi avrebbe ucciso. Avevo fatto tanta fatica per scappare per nulla? L’unico contento del mio ritorno per ora era Luke!
Mentre mi lasciavo l’Istituto alle spalle mi rimaneva solo una persona da chiamare, forse lui sarebbe stato felice di rivedermi.
Scorsi la rubrica fino al nome di Simon e attesi.
 


 
 
JONATHAN


 
 
Ero arrabbiato, a stento riuscivo a controllarmi. Come accidenti avevo fatto a sottovalutarla in quel modo? Era fuggita per ben due volte, una sotto la sorveglianza di Sebastian e una sotto la mia.
La piccola disgraziata mi aveva rubato lo stilo e se ne era tornata a casa sua, poco ma sicuro, dove altro sarebbe potuta andare?
Se l’incantesimo illusorio non fosse terminato sarei riuscito a riportarla alla Villa insieme a me, invece era svanito e lei si era spaventata urlando come una pazza. Quante storie aveva fatto, aveva scoperto che aveva perso la verginità con me e allora? Era giusto che fosse così, e io ne ero oltremodo soddisfatto. Come si dice, il fine giustifica i mezzi. La volevo e l’avevo avuta, più volte. Chissà se l’aveva già raccontato alla nostra cara madre, avrei voluto vedere la scena.
La villa era silenziosa, più del solito intendo, i domestici mi evitavano come la peste, avevano capito che non era giornata. L’unico rumore proveniva dal divano in sala, dove Sebastian continuava a lamentarsi per il dolore alla testa, non importava che gli avessi già fatto una runa di guarigione, gli piaceva fare il melodrammatico.
Presi del ghiaccio e tornai da lui, glielo posai malamente sulla testa, anche se non serviva visto che era già guarita, visto che fingeva tanto valeva farlo realisticamente.
Io mi sedetti sulla poltrona e rimuginavo fra me e me sul da farsi. Andare a prenderla ora era una follia pura e semplice, ormai sapranno che non sono morto e che lei è il mio obiettivo, avrà una sorveglianza molto stretta.
- Mi dispiace amico.
Guardai il mio migliore amico, sembrava davvero dispiaciuto, e volevo ben vedere! Si era fatto mettere ko da una ragazza che pesava la metà di lui e pure io non ero da meno.
- Mi domando ancora come sia possibile che sia riuscita a stenderci entrambi colpendoci alla testa.
- Io l’avevo detto che tua sorella stava tramando qualcosa, ma mai mi sarei aspettato che mi frantumasse il cranio con una statuetta, tra l’altro particolarmente rara e preziosa. Ora è sporca di sangue, ha rovinato un’opera d’arte.
- Dubito che le interessi, e tanto la tua testa non ha subito danni, non puoi diventare peggio di come sei già.
- Ah ah, che gentile. Comunque ora che hai intenzione di fare? Vai subito a riprenderla?
- No, se lo aspetta, facciamo calmare le acque prima.
Mi guardò sorpreso.
- Hai davvero intenzione di aspettare ancora? Ma ti senti bene?
- Più che bene.
- Non mi hai raccontato cosa è successo nel bosco, ti ho visto solo infuriato.
Risi.
- Ho voluto giocare un po’ con la mia sorellina. Ho preso le sembianze del caro Jace e lei subito è corsa ad abbracciarmi. Abbiamo fatto l’amore.
- In quel senso?
- Perché ne esiste un altro?
- E quando ha capito che eri tu?
- Vuoi dire molte ore dopo? Ha dato di matto e ha cercato di scappare lontano da me.
- Non ti offendere amico ma sei stato proprio uno stronzo.
Scrollai le spalle, stronzo o no, l’avevo avuta.
- Almeno ti sei tolto lo sfizio, ora ti è passata l’ossessione no?
- L’ossessione? Credo che tu non abbia capito Sebastian, io l’ho avuta e l’avrò ancora, e sarà così per sempre. Lei è mia e di nessun altro e presto lo capirà anche lei.
Capito Clary? Aspettami amore vengo a prenderti.
 



 
ANGOLINO DI MARLOWE
 
Come preannunciato settimana scorsa eccomi con il nuovo capitolo di venerdì! Ma non fateci l’abitudine, da settimana prossima si torna con l’aggiornamento al sabato. Che bell’accoglienza ha ricevuto Clary vero? Chi ha bisogno dei nemici con degli amici così? Speriamo che almeno Simon sia felice di rivederla, l’autrice pensa di sì, vediamo cosa mi verrà in mente poi. Breve spazietto per Jonathan, lui e il suo amico sono arrabbiati perché una ragazzina gli ha bellamente battuti, mi pare giusto … potere alle donne!
Come sempre aspetto un vostro giudizio! E speriamo che domani ci sia il sole, non mi va di agghindarmi con un bel vestito per poi stare sotto la pioggia.
Kiss
Mar
 
 
 
 
  
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